6 maggio 2006
ARGENTO! (capitolo 9)
Aveva ordinato dell’acqua calda, nella sua stanza al secondo piano della Volpe d’argento, Vladymir Andrey Rostropovitch, e ora stava disponendo tutti gli oggetti per la rasatura, in ordine,uno dopo l’altro, di fianco al catino smaltato.
Gli piaceva quel rituale che ripeteva metodicamente e con gesti precisi . Era “casa” per lui. Il segno che, ovunque si trovasse a vagabondare nella sua vita nomade, quella certezza non mutava.
“Da come ci si rade si capisce che tipo di uomo sei” gli aveva ripetuto più volte suo padre.
E lui di quello aveva fatto una regola. Rasarsi, sempre, con cura. Questione filosofica, che alla vita, come alla morte ci si deve presentare “in ordine”.
Bisognava essere Choshever mentsh, persona dignitosa. Qualunque mestiere la vita ci permettesse di esercitare.
“l’acqua calda, senor”
"A shaynem dank in pepek!" replico’ meccanicamente il picaro.
E prese a radersi, come sua abitudine, per essere perfetto prima di uno spettacolo. La luna era già alta.
Frattanto Colmish rientrava con il codazzo dei suoi amici bracconieri a prendere abbondanti libagioni da portare in piazza. La forca era pronta e il processo volgeva al termine; procedeva con ritmo adesso. Merito della frescura arrivata con la sera, e dell’alcol che aveva suggerito scorciatorie alle prassi processuali. Al grido di “Giustizia rapida” bracconieri e latifondisti avevano incitato l’alcalde a concludere, la festa non poteva aspettare. E c’era di che festeggiare, che diamine. La cattura di un pericolo pubblico mannaro e la dovuta ricompensa che i bracconieri inglesi sapevano di meritare.
E poi era arrivata pure l’orchestrina di sei elementi che intonava canzoni messicane.
Tutto lasciava prevedere un’ottima notte di baldoria da concludere, eventualmente, al bordello.
“Questa sera… lasciatemi parlare esimi colleghi, questa sera… si premierà colui che avuto l’intuizione, che ha saputo stanare il lupo mannaro”.
“Hurrah”
E questi offrirà il bordello e il Rhum a tutti i bracconieri, a titolo di rimborso morale”.
“Hurrah”
“Non prima di avere decretato finita la battuta di caccia e di avere espletato la pesa della preda.”
“Hurrah”
Parlava di se stesso in terza persona, Colmish, dato che aveva cominciato a considerarsi per davvero “Sir”.
E voleva mostrarsi sovrano generoso, poiché era lui la persona che aveva ricevuto, a titolo confidenziale, dall’alcalde, l’informazione su chi era il lupo.
Arrivo’ un carro, con una bilancia, visto che l’accordo tra la cittadinanza e i bracconieri era che si sarebbe pagato tanto oro quanto l”uomo lupo pesava.
La Plaza de la Libertad cominciava a popolarsi. I contadini e pastori uscivano dalle case e venivano dalla piana, a piedi perlopiù. Non avevano il volto allegro. E non solo perché avrebbero dovuto pagare con oboli e donazioni per ringraziare il governatore e i bracconieri.
Non erano allegri dato che sapevano bene che Aureliano era accusato più per le sue idee politiche che per reali crimini.
Già in passato l’alcalde aveva utilizzato pratiche poco ortodosse per contrastare la diffusione di pericolose idee sovversive. Queste, era chiaro, unite alla fame dei campesinos non promettevano altro che guai. Quindi dal presidente Fulgenzio Villa e dai boss delle compagnie bananiere o di cacao, era stata richiesta una certa stabilità che l’alcalde aveva ottenuto con il pugno di ferro.
Mentre scendeva le scale con l’intento di mettere qualcosa sotto i denti, Vladymir Andrey Rostropovitch, noto’ che nella piazza si stava radunando una piccola folla.
Fotografo’ con il suo occhio clinico quale era il luogo migliore per piazzare il suo banchetto e potere esercitare lo spettacolo d’arte varia che aveva ccosi’ ben rodato in questi anni.
Decise che vicino all’orchestra era troppo rumoroso. La forca avrebbe distratto l’attenzone dal suo spettacolo. Il tribunale all’aperto era un luogo di troppo transito mentre invece, piuttosto, il gazebo delle bibite, offriva un trastito moderato. E qualcuno con un bicchiere in mano, di solito, cerca un posto tranquillo. Fardinen a mitzvah, Ottima soluzione, penso’ tra se e se.
Mentre gustava un piatto di panada di cinghiale, condito alla maniera del sud, con semi di finocchio e pomodori secchi, l’ipnotizzatore noto’ una donna tra la folla. Non l’avevano fatta entrare nella aula del processo, dato che era una donna del popolo e il popolo osservava da fuori. Alta con i capelli e gli occhi neri, aveva un portamento fiero e sembrava cercare, con lo sguardo, Emiliano Maraboto. Emiliano era l’imputato ed era talmente prostrato per l’andamento delle cose non sembrava più seguire con alcun interesse la sua propria sorte.
Da due colpi di martello di legno e da un’acclamazione dei signorotti del luogo e dei bracconieri era chiaro che il verdetto era stato emesso. L’alcalde si sollevo’ e dichiaro’ tolta la seduta.
“finalmente, basta con questa parrucca” e si diresse verso il gruppuscolo di latifondisti che applaudivano.
Emiliano fu preso e portato verso la pesa.
“49 chili” disse il contaiuolo
e qualcuno tra i latifondisti lancio’ un torsolo di mela. “sei magro, mangia un pochino". E giu’ a ridere.
Lo spettacolo stava per cominciare ed Emiliano fu fatto salire sulla forca. La donna cercava di avvicinarsi.
Dalla terrazza all’aperto della Volpe d’argento Vladymir Andrey Rostropovitch seguiva la scena.
“Molto buona la Panada.”
“gracias senor”
“Ah senti, Pedro, chi è quella donna?”
“Quale senor?”
“Quella alta che si sta muovendo, la’ vicino alla forca”
“Quella è Lupita Maraboto senor, è la sorella di Emiliano”
Conversava per comprendere il sentimento del luogo, una vecchia tattica appresa con il tempo e l’esperieza, che gli aveva salvato la vita diverse volte in passato.
“sarete contenti che hanno catturato l’uomo lupo, eh Pedro? Un bel sollievo per il villaggio…”
“Se fosse vero senor. Ma Emiliano non è l’uomo lupo, non più di quanto non lo siamo io o voi”
Mentre pagava il conto non staccava l’attenzione dalla scena ammaliato dalla bellezza e dallo sguardo disperato di Lupita Maraboto.
L’amminsitratore diede disposizione che la cittadinanza venisse tassata per i prossimi sei giorni di 49 chili d’oro da versare a “Sir” Colmish, meritevole di avere liberato Mammarranca dall’incubo e dai crimini dell’uomo lupo.
Fu fatta un’ovazione ripetuta per i bracconieri tutti. E prese la parola Colmish per un suo breve discorso.
La donna cercava di parlare con Emiliano, il quale, stordito, non prestava attenzione a nulla.
Fu fatto chiamare il prete; Emiliano disse che preferiva morire vedendo il cielo. Niente cappuccio.
L’orchestrina adesso aveva cessato di suonare ad eccezione del batterista che aveva cominciato a fare delle lunghe rullate
TTTRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR
Quelle rullate avevano aumentato la distanza tra gli umori degli astanti. I campesinos erano scuri in volto, per nulla disposti a fare festa, mentre i proprietari terrieri, gli amministratori, l’alcalde, e i bracconieri avevano cominciato a ridere a crepapelle, assaporando lo spettacolo minuto per minuto.
Fu messo il cappio a Emiliano.
Lupita lo chiamava ma: lui, anche se vicinissimo pareva non udirla.
Bofonchiava qualcosa, lo sguardo perso nel vuoto, qualche suono inarticolato che pareva incomprensibile e che nelle sue intenzioni avrebbe suonato come:
“Viva la revolucion….A morte Fulgenzio Villa”.
TTTRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR
TTTRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR
TTTRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR
Fu in quel momento, dopo l’ennesima rullata che Vladymir Andrey Rostropovitch sparo’ un colpo in aria con la sua colt 45.
Giusto per richiamare l’attenzione su quanto stava accadendo a un lato della piazza.
Era giunto, con la bava alla bocca e visibilmente agitato, un magnifico cavallo arabo nero.
Portava, legato alla sella, e tenuto eretto con due bastoni di legno, come fosse un vero cavaliere, un uomo orrendamente mutilato. Straziato da ferite profondissime che l’avevano quasi tagliato in due.
Tutti si voltarono e riconnobbero in quel corpo privo di vita Billy lo gnomo.
FINE PRIMO MOVIMENTO
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39 commenti:
Benoit Peters, rinomato sceneggiatore e amico mi disse:"quando un critico stronca qualcuno parla di sé stesso. Quando elogia un lavoro parla di quello."
...applausi,applausi,applausi!
(al critico, dico.)
A quale critico? A quello che parla di sé?
certo che sì. è una gran bella verità, questa. almeno, è quello che normalmente ho modo di verificare io. c'è anche da dire che non sono molto d'accordo sul fatto chee le discussioni sui blog siano falsate dalla mancanza di rapporto visivo. le persone sono quello che sono nella realtà. chiunque, smette di fingere dopo un po', se inizialmente lo faceva. conosco praticamente tutti quelli coi quali parlo, e non ci sono differenze fra come sono via internet o di persona. in fondo, se hai argoementi li esprimi su qualsiasi media, se non ne hai, nemmeno dal vero. quello che trovo, ogni tanto, è una certa superficialità, nei giudizi come nei discorsi. ma forse fin qui ho avuto fortuna. quello che ho incontrato, in qualche modo, ha suscitato nuove curiosità e mi sta facendo crescere.
La mancanza di rapporto visivo permette di parlare come dietro a una maschera e amplifica gli aspetti di una personalità. Chi è vigliacco e usa l'anonimato per dare il proprio rancore e il proprio odio.
Chi si apre e diventa più sincero e senza difese.
Dipende tutto, ancora una volta, solo da noi.
Il blog è un linguaggio.
Abbiamo cose da dire?
Diciamole.
Ma l'avere cose da dire è sufficiente?
Oltre l'esperienza, intendo.
"Dire" le cose ha un valore in se?
Se il Dott. Mengele, sotto false spoglie, scrivesse un articolo sulla bellezza dei bambini, le sue parole avrebbero comunque senso?
Il suo "dire" avrebbe un peso indipendentemente dal suo "vivere" e dalla sua storia personale?
Gli atteggiamenti, in sostanza, equivalgono l'esperienza?
E se la risposta (come temo) è "sì". Allora mi chiedo: "essere" e "dire" sono la stessa cosa?
Grazie per l'attenzione.
Doc. M.
con tutto il rispetto e scusando il linguaggio scurrile......MA CHE PALLE 'STI ANONIMI!
andate a dormire sereni dopo una giornata passata
a distribuire i vostri pensierini, anonimi come voi, qua e la per il web?certo che il mondo è bello perchè vario...
Bananos autentique Doc.
il padrone di casa spero voglia scusare il mio scatto d'ira,mi rendo conto di essere un ospite e di aver violato le regole di un sano galateo....ma stamane mi sono svegliato con i nervi a fior di pelle.
è proprio che non sopporto l'anonimato.....che ce pozzo fà..
Caro Bananos, l'anonimo si è firmato con un acronimo. Doc M.
E' vero che sulle prime pensai si trattasse di Doc Mimosa. AKA Doc Bananos Mimosa.
Ma poi, dalla reazione qui sopra evinco che si tratti di qualcun'altro.
Doc.M. stà per dottor mengele igor....almeno credo.
oltreche anonimo è pure spiritoso/a.........
Avere cose da dire è il risultato di vivere. Ma presa cosi' la discussione è virtuale, astratta.
Mi parli di plausibilità di esperienze, come se l'esperienza debba essere etica, e, nel caso, il dire un'esperienza non etica, sia non etico, a sua volta.
Alludi a cosa, caro Doc M? A Celine e alle sue discutibili prese di posizione?
Vuoi leggere un linguaggio, un'opera, sulla base di un'ideologia?
E' possibile naturalmente, lo si è fatto per decenni, ma la rétina non è sifficiente a catturare il pesce, che è smisurato e di altra consistenza. Cosa resta nelle maglie di una rétina ideologica dopotutto?
Pensare che ci sia un passaporto etico che autorizza un 'esperienza a essere scritta è non comprendere il senso stesso del narrare.
Questo penso.
E' quel tuo
"Grazie per l'attenzione"
che fa si' che prenda sul serio la tua domanda. Che mi fa sperare che non voglia semplicemente perdere e far perdere tempo.
Grazie per l'attenzione.
igor
No... ma... invece... piuttosto... cosa significa "fine del primo movimento", Igort? Non ci farai mica prendere una pausa, vero? Adesso che ci hai attirati fin qua, ci hai fatto affezionare ai personaggi, al paese... come sta la nonna di Alvino? e ci sarà l'impiccagione?
("questa tensione è insopportabile. Speriamo che duri")
Sulla critica non so bene da che parte stare. Il critico, parlando d'altro, parla anche di sé? Oppure: parlando di sè - come mi sembra impossibile non fare - deve anche parlare d'altro? C'è una poesia di Vittorio Sereni che parla di Umberto Saba. A un certo punto dice: "Sempre di sè parlava ma come lui nessuno / ho conosciuto che di sé parlando / e ad altri vita chiedendo nel parlare / altrettanta e tanta più ne desse / a chi stava ad ascoltarlo". Qui si parla più dell'artista, ma non è anche un atteggiamento del critico? Molti autori(scrittori, poeti, artisti) che si dedicano anche a recensire, quando recensiscono altri, spesso notano cose che si possono applicare molto bene alle loro stesse opere. Tornando a Saba, per esempio: si lamentava perché diceva che Montale, recensendolo, aveva, secondo lui, parlato solo di sé... Alcune scritture critiche sono ossessionate da certi argomenti, spesso di natura personale, che però si fanno grimaldello per un discorso più ampio. E anche: parlando della critica, e di ciò che mi interessa, non è che sto essenzialmente parlando di me?
uhm... non riesco ad uscirne...
Brekane, rendiamo semplice cio' che semplice è:
chi scrive una stroncatura, spesso vuole solo farsi pubblicità. La critica non puo' essere totale, perché una critica totale mira semplicemente a negare l'altro, per, banalmente, affermare sé.
Non parlo di beghe tra artisti che scrivono.
Parlo di qualcuno che guarda e che dal suo osservatorio fa il cecchino.
Tira e stronca.
A me interessa la critica, ma mi interessa se è utile.
La critica sul mio lavoro e sul lavoro degli altri.
Tra autori ci si trova e ci si mostra i lavori in corso.
E non si è teneri. Anche se si comprende, che non bisogna distruggere; perché un amico che ti mostra un opera in corso ti mette a disposizione le sue idee, sensazioni, e visioni prima che siano sigillate. Ed è cosa delicatissima, poiché puoi devastare un lavoro e danneggiare il morale del suo autore.
Per questo motivo, per potere avere un mood onesto e disponibile a far sorgere questa dimensione quasi "privata", ho chiesto di usare, in questo blog, maniere cortesi.
Tatto.
Con gli amici è possibile. Con chi ti è ostile sei costretto ad alzare le difese e il sistema di comunicazione diventa dismostrativo. Questo è il limite del blog, a mio parere.
L'esibizionismo.
Che non mi interessa.
Poi ci sono i limiti personali, certo. Vedo che spesso c'è poca disponibilità ad ampliare i propri orizzonti.
Leggere un libro sul monitor?
E' scomodo.
I primi capitoli non ci fanno pensare a qualcosa di imperdibile?
E allora via. Si passa ad altro.
Tutto è lecito. Ma da questo io igor leggo, evinco, poca curiosità e poca voglia di muovere il culo.
Atteggiamenti sul serio senili, se mi si consente una battuta.
Io ho quasi cinquant'anni e trovo che la curiosità sia indispensabile. Sia indispensabile evitare la lamentela, sport nazionale, e sia indispensabile cercare di comprendere.
Ma lo so, il mondo non è perfetto. Altrimenti io cosa ci starei a fare?
Segue battuta di Groucho Marx sul fatto che "non accetterei mai di fare parte di un club che ammettesse , tra i soci, qualcuno come me".
ecc ecc
per "Fine del primo movimento".
La saga prosegue. E' una piccola partitura musicale, divisa in, credo, tre movimenti.
Devo tirare le fila e organizzare gli spostamnti delle truppe. Avere una piccola pausa, ogni settimana, per riprendere il fiato. Quindi oggi, domenica, è pausa.
L'impiccagione ha quasi avuto atto.
Donna Aurelia ha custodito il segreto.
Alvino ha scoperto che Donna Aurelia puo' fare cose che non sospettava.
E il nostro picaro si è fatto notare nel villaggio.
La sinfonietta paradorena carica i cannoni. Ci saranno una serie di esplosioni.
Grazie per l'affetto e per la fiducia.
Grazie anche a quelli che sono troppo pigri per leggere.
a presto
Paolo Pellegrin. Uno dei più grandi fotografi di oggi. Uno che ha uno sguardo.
Caldamente consigliato.
si in effetti, non mi chiamano senilità a caso.
però rivendico la possibilità del lettore di non finire di leggere un libro. cosa che mi riesce difficilissima se ho libro tra le mani, meno difficile se è su uno schermo.
Paolo Pellegrin
@ igort,
vedo che si impara in fretta......
bananos@work
se anzi che farmi il link ai siti che uno deve studiare parola per parola mi ricopiavate il semplice tag imparavo ancora prima. Razza di "professori animali".
Adesso torno a finire Chet. Che scalpita e sbuffa peggio di un toro.
Grazie a te Igort, sei stato molto chiaro! ciao, a presto
Il problema è che se scriviamo il tag, il programma lo legge come tag e quindi esegue l'ordine invece di visualizzarlo: il tag, paradossalmente, è invisibile, e l'unica è linkare la pag (ma qui occorrerebbe la conferma di Bananos). A me che il tag è invisibile mi sembra una cosa così affascinante :-)
@barbieri, hai perfettamente ragione.il popup ,o la finestra dei commenti, che si apre alla richiesta della pagina(dipende dalla conf.scelta dallautore del blog)non è altro che un javascript(è lungo spiegare)che accetta solo determinate istruzioni:come recita la stessa finestra in alto.
...chi programma ha fatto questa scelta per l'imitarne l'uso e perchè fosse il meno anarchico possibile il risultato.immaginate dei commenti con delle immagini....un caos totale.......nel listato della pagina dei commenti ,in xhtml, si legge che lo stesso ha chiare precise istruzioni per far si che il tag rimanga invisibile e che compaia solo il risultato dell'istruzione stessa che può essere corsivo-grassetto o link ,solo questo è concesso....
...e a me sinceramente pare giusto e pulito.d'altronde ci sono precise regole dettate dal w3com ,questo perchè detrminate istruzioni devo essere eseguibili da qualsiasi browser e da qualsiasi O.S..:in alternativa ci sono strade tortuose che si possono intraprendere per ottenere altri risultati...ma a che pro?
...ad una richiesta del nostro igort,diro' che proverò (non adesso)a postare un commento dove ci sia un'istruzione per far comparire un secondo popup con una immagine....ma quando avrò un pò di tempo.anche perchè non mi pare indispensabile....
barbieri sei mitico!
bananos informatico
Alcune cose che amo molto.
scopritele
soprattutto per chi ha un gatto.. toccano delle corde particolari.
peccato non si possano lasciare commenti ma immagino sia una scelta
No, non è storia di gatti, ma molto, molto di più. C'è vita in quelle tavole. La vita guardata con molto garbo.
La storia dei commenti se ho capito bene è questa. Il blog è partito coi commenti, poi Nanni ha pubblicato un gustoso post in cui raccontava John Cage attraverso la partecipazione a Lascia e raddoppia di Mike Bongiorno, pubblicando anche la foto in cui il musicista era ritratto insieme al sensitivo Roll. La cosa è gustosa, geniale e anche molto attuale ricordando certi procedimenti narrativi di Giuseppe Genna che usa accostamenti inauditi tratti dalla realtà (virtuale?) dell'informazione (o del gossip) per creare mitologie strambe e forse rivelatrici della nostra epoca (vedi Dies irae, ed Rizzoli). Dunque Nanni ha fatto quello che sa fare: l'artista e per giunta bravo.
Poi deve essere comparso un demente nei commenti - ma questa è una mia supposizione dato che non si possono più leggere - che ha sostenuto qualcosa tipo: sei solo un fumettista non permetterti di parlare di ciò che non conosci (Cage). Idiozia, perché un artista non è un biografo o un musicologo: è un artista, quindi deve aprire prospettive che biografo e musicologo non potrebbero toccare.
Quindi Nanni stufo ha chiuso i commenti.
ciao, siamo un po' OT rispetto alla discussione precedente, ne approfitto per dire che la sto seguendo con interesse, e che trovo sempre qualche cosa da imparare. Poi, appunto, dicevo ad un amico pochi giorni fa che è bene che le discussioni sui fumetti si svolgano negli spazi giusti. Solo per questo ho tolto i commenti dal blog. Li ho tolti prima che qualcuno mi facesse delle osservazioni su quel post che cita Andrea.
Grazie Andrea.
Potevo anche non intervenire ora, perchè la storiella di me che, stufo, chiudo i commenti non era male...ma tant'è...
E grazie (!) ad Igort della segnalazione. E un ciao (!) a Bardamu-Duccio.
@ nanni,
non ho forse afferrato esattamente il senso del tuo post.....dici che dovremmo parlare dei fumetti solo tra addetti ai lavori e eventuali amatori?e questo perchè ci sono in giro dei personaggi(figli del critico?)che hanno i paraocchi tipo ciucci ce he parlano a sproposito?scusami ma non ho capito......(effluvi del vino post pranzo)
Doc..."figli del critico", eheh buona questa. No, penso che uno spazio di discussione vada "moderato", e che ci voglia qualcuno che lo faccia. Mi pare che questo blog sia un bell'esperimento, perchè il padrone di casa ha la capacità/pazienza di farlo. Ci vuole la pazienza per esempio di individuare quale direzione sta prendendo la discussione per evitare derive nel cazzeggio puro e semplice o nel commentino lampo del tipo: "mi piace", "non mi piace", "il fumetto italiano è morto"...
In definitiva credo sia una questione di ospitalità, di saperne offrire.
Io, se qualcuno ha qualcosa da dire sul mio lavoro rispondo molto volentieri per email, anche alle critiche.
...certo ognuno prende la strada che preferisce;io,scelta personale,ho deciso di non moderare fino a che qualcuno,come succede a volte in questa beneamata casa,non rompe la zucchina.in quel caso sicuramente eliminerei il commento se si trattasse di semplici "parole al vento" o improperi e poco più.ma,se ci fosse un elemento di confronto,non mi dispiacerebbe:sono dell'idea di esser cresciuto di più con quest'ultimi che con i sempre graditi apprezzamenti.capisco comunque il tuo punto di vista e lo rispetto:il tuo indirizzo mail c'è nel sito?
Sì Doc, l'indirizzo c'è.
mi sono espresso male probabilmente.
non intendevo dire che fosse una storia di gatti.
solo che con quelle tavole è riuscito anche a tratteggiare molto bene la "personalità" dei gatti.
io ho una gatta, vivo da solo con lei. è ho riconosciuto elementi anche della nostra quotidianità. quelle tavole mi toccano molto. il gatto è 1 animale complesso e non facile da disegnare senza farlo diventare una comparsa o una macchietta. lì è un personaggio.
...mi sa che non mi sono spiegato bene nemmeno questa volta...
Ciao nanni-giacomo :)
Seguo sempre con cura il tuo blog-sito!!
P.S. sulla questione della critica non mi pronuncio, non sono in grado. (per non rimanere troppo OT)
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