25 maggio 2007

Golden days




In questi giorni di grande movimento, tra un aereo e un altro, una residenza nelle mie città, che siano Napoli, Parigi o Cagliari, vengo preso dai ricordi. E tra le chiacchiere comincio a viaggiare all'indietro nel tempo. Si materializza un igor che credevo morto e sepolto. Potere della musica? Non saprei davvero.
Scopro su un bancone di libreria all'aeroporto di Elmas la biografia di Lou Reed, quella scritta da Bokris, già biografo di Warhol, recitata in radio, per storyville, dal mio amico Servillo.

Perché ora?
Mi vedo sconcertato e trovo che certe cose si mettano a posto come in un puzzle che ora mostra la sua faccia.

Lou, Andy, la factory, Diane Arbus, Hubert Selby, Weegee, Kerouak, sono stati importanti per me.

Quando ero ragazzo, neppure maggiorenne, scoprii alla radio la voce felpata di Lou Reed, le sue note venate di malinconia, e lo odiai con tutto me stesso, come si odia chi ti somiglia, chi ti riporta in musica il tuo malessere, la tua solitudine.

All'epoca lui parlava di cose distanti anni luce dalla cultura imperante. i miei amici o compagni erano "alternativi" e si vestivano come dei frichettoni, ascoltavano la musica della west coast, confusa e hippy. Parlavano di una liberazione sessuale fatta di spinelli e tette al vento. Visione, nei migliore dei casi, lisergica.

Per me tutto questo era folkloristico, divertente pure, ma tremendamente superficilale.
Per cui, anche se non avevo ancora letto alcune cose che furono decisive nei mesi e anni successivi una cosa era chiara: quella contro-cultura era davvero distante dall'universo ironico, perverso e decadente di Reed e del suo mentore Wharol che erano, artisticamente ed esistenzialmente, la mia famiglia. Ancora oggi mentre faccio qualche segno mi dico "hei ma questo è wharhol", il re del timbro, della campitura piatta, in due parole "della Pop".

Negli anni ho cercato di essere onesto, di rendere loro omaggio. Su Warhol ho fatto un piccolo film documentario, in occasione della mostra a palazzo Grassi, che Venezia gli dedico'. Un film che ho rivisto di recente e sono contento di pensare che "tiene ancora". A dispetto di tante cose fatte nel passato che oggi non mi appassionano più.
Su Lou e gli altri ho scritto una canzone da poco. Un rock'n'roll tirato che parla di quei giorni dorati e marci, magnifici e decadenti, che mi hanno insegnato a guardare alle cose del mondo.

Pensavo al suicidio allora. ci pensavo spesso. E forse la musica o forse il disegno mi hanno salvato.

Non lo so, ma "Sinatra", il mio primo libro con coconino, è anche questo. Una voce nel buio, il tentativo di ricordare quei giorni. E questa storia lo so che diventerà un altro libro, più esteso, sviluppato. Quando trovero' il coraggio, la forza e l'atmosfera per potere mettere su carta quello che ho già, in parte, scritto.

12 maggio 2007

Cosa ho fatto sotto il Vesuvio




In questi ultimi giorni ho lavorato a un nuovo progetto che mi sta a cuore da alcuni anni, il nuovo disco. L'abbiamo finalmente terminato. Io, Sarah, Mario e il produttore visionario Rosario Castagnola, con i quali suono da anni.

All'indirizzo

http://www.myspace.com/igortlocicero

potete ascoltare tre brani di questo album.
Sono contento del tono del disco, che è caldo e sereno ( merito delle scelte produttive e del tipo di missaggio che l'ottimo Rosario ha applicato al sound).

Sono storie di italo americani o omaggi alla cultura che è stata importante negli anni della mia formazione (Lou Reed, Weegee, Carver, Patty Smith, Kerouak, Diane Arbus, Warhol ma anche Ramones ecc).
Insomma se ci fate un salto e mi scrivete due righe mi fate un piacere.

Adesso scrivo delle storielle e faccio disegni collegati a quello che ho scritto nei testi delle canzoni.
Intanto vi mostro la copertina.

Stay Tuned.