31 marzo 2006

quel pomeriggio



nel 75 ero avevo 17 anni. Mi trovavo a Roma con mio padre, che faceva il sindacalista. C'erano i film in prima visione e correvano per l'oscar. Mio padre, come me, amava il cinema e andammo a vederli tutti e due, quelli che erano in gara. Un pomeriggio dopo l'altro, dopo il congresso del sindacato.
I film erano "quancuno volo' sul nido del cuculo" e "quel pomeriggio di un giorno da cani". Due titoli belli ed enigmatici, molto diversi dai titoli oggi di moda. ("colpevole di innocenza", per esempio: vorrei conoscere il demente che lo ha ideato per stringergli la mano).
I film erano buonissimi entrambi e da allora non hanno cessato di interessarmi per la tensione e la grande umanità dei personaggi raccontati. In America inoltre, a differenza di oggi, si cercava, negli anni settanta, una riflessione sull'identità.
Una riflessione anche sociale, stratificata e complessa. Allora non eravamo narcotizzati come oggi.
Adesso riguardo il dvd e sento il commento di "dog day afternoon"; il commento di Lumet, che lo diresse. Ed è affascinante sentire come ha costruito, mattone su mattone, con esperienza e capacità di ascolto un piccolo affresco che appare oggi come immortale.
Il film gli fu commissionato dai produttori. Ma lui ne fece un capolavoro.
Un ottimo esempio di come si possa essere popolari e geniali al tempo stesso.

26 marzo 2006

ascoltando vinicio



caro Claudio, caro Niccolo',
rispondo ai vostri ultimi post con un'immagine.
Per me ci sono molti punti in comune con una visione narrativa , bislacca, astratta con cui vinicio compone i suoi viaggi musicali.
Adesso disegno, a stomaco vuoto, mangero' dopo, quando avro' tempo. Rielaboro alcune storie e le pitto, coloro, distorco, riscrivo al suono della musica di vinicio; che mi ispira come i racconti di pasolini, di genet, la pittura di emil nolde, o kirkhner, i racconti di celati o buzzati o di fante.
Cerco un'idea di racconto che non sia quella piatta e codificata di molte "scritture bianche" di oggi; per me l'italia è il ventre della narrazione umana, gnoma, polverosa (troppi aggettivi, lo so, poi Hem mi si incazza. Ma sono a stomaco vuoto come miro' quando faceva le sue cose grandi e io con le mie piccinerie sto comunque bene, avvolto in questi spifferi di racconto dell'isola).

22 marzo 2006

plin plon


Bardamu consiglia:

Vinicio Capossela in concerto su RADIO 1 venerdi sera ore 21.00".

Grazie per la segnalazione. Sintonizzatevi tutti. E' un ordine.

16 marzo 2006

pensieri

dlin dlon

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grazie perl'attenzione. 

Roland

Sto lavorando su Steinberg, sto consultando quanto più attentamente possibile il dettaglio del suo lavoro. Sollevo la testa, rifletto e lascio agire in me quello sguardo interiore che è lo sguardo del ricordo. Di che cosa mi ricordo? Qual'è l'idea generale che ho di quest'opera? A prima vista è un'idea "aggettiva": ricopro Steinberg di aggettivi, che sono come le rapide, molteplici vibrazioni che quest'opera viva suscita in me.Mi dico: è intelligente, preciso, buffo, divertito vari, insistente, ironico, tenero, elegante, critico, bello, attento, aperto, acuto, inventivo, incantevole, di razza ecc.L'immagine trema e insiste; provoca in me una sorta di formicolio linguistico e questa leggera ebbrezza di piacere assorbe infine senza esaurirli tutti gli aggettivi che conferisco a Steinberg. 
Infatti non arrivo a dire tutto, e di conseguenza provo la sensazione di non aver detto nulla. C'è un "resto" di impressione che il mio linguaggio non riesce a padroneggiare. L'idea generale che ho di Steinberg è dunque la seguente: egli è, alla lettera, "inesauribile". Ho un bello svolgere analisi, enumerare attributi, ho un bel correre dietro l'essere di quest'arte; non posso acchiapparla. 

Questo testo scritto da Roland Barthes nel 76 è tradotto da Marina Di Leo.  

15 marzo 2006

Saul



si moltiplicano le pubblicazioni su Saul Steinberg, il grande vignettista visionario.
Saul va guardato, con l'attenzione che merita un creatore di sguardi. Sornione, ironico, acuto osservatore e distillatore di segni. Saul con la punta del suo pennino ha inciso sull'immaginario contemporaneo anche per i rimbalzi che le sue visioni hanno avuto nel nostro modo di "vedere il mondo". Nostro, degli autori di ieri e di oggi.
Mi ha sempre incuriosito il suo modo di pensare il disegno, o l'antidisegno, se preferite. Questo tono dimesso, giocoso, sottile e sommesso con il quale guardava alla storia dell'arte amoreggiando con la stampa da rotocalco.
Saul ha scritto. Consiglio vivamente i suoi libri pubblicati da adelphi, in particolare "lettere a Aldo Buzzi". Una vera e propria miniera, un "metodo".


Recentemente la mia amica Paola Bristot mi segnala un volume edito da Marcos y Marcos (titolo piuttosto laconico: Saul Steinberg) pubblicato nella collana riga 24; Il libro a cura di Marco Belpoliti e Gianluigi Ricuperati è una raccolta di saggi, omaggi, chiacchiere su e con Saul. Non l'ho ancora leto tutto ma contiene delle piccole perle.


Una rilfessione: Saul riteneva che la maggiore malattia dell'arte moderna si chiamasse surrealismo.

Meditate gente, meditate.

13 marzo 2006

tornato a Parigi...





Tornato a Parigi con il carico di dvd e libri che accumulo ogni volta, mi rimetto al lavoro. Devo consegnare una storiella breve, che accompagnerà un doppio disco di Chet Baker. Non faccio più lavori su commissione; da un po' di tempo preferisco rimanere concentrato a raccontare.
Ma lavorare su storie corte per musiche che amo è uno stimolo interessante. Il pretesto per percorrere cammini diversi.
Per sperimentare un pochino.
Adesso per esempio sto prendendo appunti mentre realizzo la storia stessa. Cerco, se possibile, di improvvisare su un tema. Ho scritto una storia e poi, man mano che disegnavo sono venute fuori altre cose, un secondo tema che adesso sto intrecciando al primo. La storia in questo modo cresce, ogni storia ha un suo equlibrio, e inserire un secondo tema spesso significa riscrivere quasi tutto. Ma mi piace elaborare pensando a lasciare porte e finestre aperte. Dalla corrente che si provoca scaturiscono freschezza e vita, di solito.
Ovvio, non potrei probabilmente fare questo su una storia lunga. Quelle hanno altri equilibri, ed è necessario tenere la barra del timore perché il rischio di annoiare altrimenti si fa alto .

Sto sperimentando anche altre modalità di scrittura rispetto a 5 o Baobab. Parlo di testi.

Ho letto nei blog amici che adesso stiamo addirittura cercando di definire cosa sia il fumetto.
Non so, non credo saprei dare una definizione, su due piedi. Preferisco restare immerso nel "fare". Ma apprezzo che ci si ponga delle domande.
Io penso al fumetto mentre ascolto musica. Da quella ho imparato, molte cose. Come pure dai libri, dai romanzi o saggi.
Intendo che ho imparato a disegnare diversamente. (Quello cui Gipi allude quando parla di imparare a disegnare male, credo, lo si trova spesso in musica e letteratura, una scrittura non accademica in cui la categoria dello"sgraziato" diventa parte integrante di uno sguardo personale).

Mi interessa quell'idea di scrittura che certi musicisti mettono in pratica, dimessa, fresca. penso a Daniel Johnston, a E degli Eels, a Devendra Banhart a Bonnie Prince Billy, o ai Bright Eyes.

Una scrittura fresca e dimessa l'hanno messa in pratica molti disegnatori qui in francia, ma quello che vedo in quasi tutte le pagine in cui mi imbatto è pura "maniera". Sono costernato nel vedere tic grafici affollare il nulla che spesso diversi autori hanno da dire.

7 marzo 2006

grazie Fats 3



Napoli, una fiera faticosa in compagnia degli amici con cui stai bene, a chiacchierare a guardare le cose a pensare nuovi progetti.
Ci sono anche i premi poi e gli incontri. Abbiamo vinto io e Gipi: (Fats miglior libro del 2005, Gipi miglior disegno, per "Questa è la stanza"). Ha vinto anche Giacomo Nanni nella categoria "nuove strade".
Siamo poi andati in giro per la città, a notte fonda, per vedere locali, bere una birra, vedere libri. Abbiamo incontrato il mio locale preferito di Napoli, in piazza Bellini, che è un caffé leterario nella sua vera accezione: Intra Moenia; un posto molto bello da visitare ma anche la sede di un editore attento. Un editore che fa libri bellissimi di foto e esplorazione della cultura Napoletana. Lucia, la compagna di Gipi (nella foto è la bellezza bionda che vedete sbracciarsi mentre io disegno) ha comperato un libro su espressioni e modi di dire. Io due volumi fotografici. Visitate la loro libreria, merita davvero.
(Ah, la foto è scattata da Paul Karasik )

1 marzo 2006

si parte



Ultimi preparativi. Domani si parte. Mentre disegno la nuova grafica per la terza edizione (in bicromia) di "cinque" penso a cosa dire del fumetto delle origini, di Winsor McCay e del suo figlio Little Nemo.
Il cui libro "Little Nemo, un secolo di sogni", domani vado a presentare (ore 18, Feltrinelli di Piazza Galvani, a Bologna).
Poi Venerdi' mattina a Napoli, al comicon.
Ah: io, Gipi, e Toffolo, siamo in gara per il "libro dell'anno". Ci sono numerose altre nomination Coconino (Gipi ne ha tre), anche Gabriella Giandelli per il suo "interiorae" (migliore disegno) e Black Hole di Burns (miglior libro straniero).
A Napoli esce in anteprima il nuovo "arrabiato" di Baru, Baobab 2, il bellissimo ignatz di Corona "riflessi".
Io sto sintonizzato comunque.
Click.