12 maggio 2006

ARGENTO! (capitolo 14)




Quel sibilo che gli fischiava nelle orecchie non capiva se era vento o una voce di donna. Anzi gli sembrava che un grillo stesse pascolando tra le rughe del suo cervello; l’effetto era uno strano formicolio, e non era piacevole.
Poi il sibilo si fece continuo e senti’ una specie di scarica.

Qualcuno aveva chiuso le imposte all’improvviso. Un temporale elettrico che aveva ceduto il passo alla polvere.

Tanta polvere che si sollevava e trascinava cosa? Una lobbia. La lobbia era un cappello che lui aveva sempre amato. Adesso che ci pensava bene quella era la “sua” lobbia, una lobbia fatta da un cappellaio italiano, un cappellaio napoletano precisamente, che aveva avuto l’ardire di giocare e perdere tutto con lui. Tutto, tutto, tutto.
“Buongiorno, cosa costa una cosa del genere?”
“ Ah una lobbia…le piace la lobbia, un cappello elegante…”
Era successo due anni prima.
Egidio Iappariello, incontrato ad Acapulco.
Gli aveva fatto una lobbia e poi aveva perso. Avevano giocato trentadue giorni e trentatre notti e poi quello aveva perso perfino la moglie che era partita, perché un uomo del genere è un dissennato e lei con un dissenato divorato dal gioco e dalle superstizioni non voleva più avere a che fare.
WOOOOSHHH
Se lo ricordava ancora il sorriso amaro e napoletano del cappellaio. Ma loro si sa, hanno un’arte particolare per affrontare la malasorte. La baciano in fronte e sorridono e quella si dilegua, sembra più lieve.
Cantava una canzone composta da un pescivendolo. Quando lui, a cavallo di Herr Doktor, con la sua nuova fortuna riparato da una lobbia si era allontanato tra le polveri del Sud America.

Questo, il vento e i ricordi gli facevano pascolare per le pieghe del suo cervello . Sino a quando non apri’ lentamente uno e poi due occhi e vide quel che vide.

Vide due piedi, scalzi e minuscoli. Sporchi. Appartenevano a due bambini, che lo guardavano e ridevano. Sollevo’ il capo dolorante. E ne vide un altro paio, di bambini, poco dietro, vicini a Herr Doktor, che si stavano scolando la sua provvista di Armagnac, e un quinto che (eresia delle eresie) sfogliava la sua copia dell’Odissea. E questo lo fece perfino infuriare più del fatto che la sassata aveva fatto un segno sul feltro della sua lobbia.

Si rimise in piedi, dolorante, era caduto da cavallo.
Inoltre, si accorse, la marsina era sbottonata e qualcuno gli aveva preso le due colt.

“Alzati gringo”.

Quel modo di chiamarlo non gli era per nulla simpatico, lui non era né gringo né forestiero. Come un amante tradito adesso guardava la donna che gli rivolgeva la parola. Non senza una punta di amarezza, che qui l’unico autorizzato a barare, e con moderazione, era lui.
La guardo’ e rimase commoso. Adesso che aveva l’espressione accigliata era ancora più bella. Era Lupita Maraboto.
Che gli puntava le sue pistole contro.
“shynem danke in pepek” disse. E comincio’ a spolverarsi.

“muoviti lentamente gringo e comincia a camminare”.
“Ma come, salvo tuo fratello dalla forca…”


I bambini portavano Herr Doktor per le briglie. Avevano smesso di bere l’armagnac e riposto i libri nelle sacche, cosa che lo aveva calmato. Lui camminava tenendo la lobbia il mano.
Con l’altra si accarezzava la testa indolenzita.

Al fondo della stradina polverosa una costruzione bassa, ricoperta di calce bianca. Ci si avvicino’ e la porta si apri’. Qualcuno lo invito’ ad entrare. Nel bel mezzo dell’unica stanzetta c’era una botola spalancata.
Vladymir Andrey Rostropovitch si fermo’ e guardo’ la donna. Lei, con le pistole in pugno disse: “scendi”.
Ubbidi’ e si ritrovo’ al centro di un dedalo di catacombe. C’erano dei binari per terra e capi’ subito dove si trovava. Gallerie sotterranee, che avevano costituito il cuore della miniera d’argento. Le gallerie erano scarsamente illuminate, e si sentiva il vento fischiare che costituiva una strana cantilena. Il picaro avanzava, con la mano tastava la parete e disturbo’ dei pipistrelli che si misero a svolazzare per i cunicoli.
Poi all’improvviso qualcuno lo abbraccio’ e puzzava di sudore e alcol di patate.

7 commenti:

perec ha detto...

... e qualcuno ha chiamato il nero con un tempismo da urlo. perfetto.

igort ha detto...

???Pardon???

Doctor Ban ha detto...

oh , brother...where are thou..?

maurizio.cacciatore ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
maurizio.cacciatore ha detto...

Complimenti, Igort...
La "portata" di questo racconto - come della tua produzione - è ammirevole.
Per questo, i miei omaggi in questa sede e "due parole", con una modestissima presenza di punti interrogativi, in un'altra...
http://www.fantasociety.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=284

igort ha detto...

Bene, eccomi di ritorno. Ero a un festival in Normandia. Ho prodotto il capitolo di ieri e dunque anche se oggi sarebbe giorno di pausa recuperiamo a minuti.


Grazie alla "moglie di Casanova" (sic). Devo dire che oltre a quello che dice, apprezzo anche il suo nIckname burlesque.

E grazie a Jackind, fin troppo generoso nel suo blog, a proposito di chi vi scrive.

Preparatevi al nuovo capitolo perché è un capitolo molto importante per il romanzo.

A tra poco.

click.

Anonimo ha detto...

Great site lots of usefull infomation here.
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