4 maggio 2006
ARGENTO! (capitolo 7)
L’arrivo in città di Vladymir, l’ipnotizzatore, fu accolto con insolito entusiasmo dalla popolazione radunata in piazza. Presto ci sarebbe stata un’impiccagione e poi si sarebbe fatta festa. Erano tutti allegri, i latifondisti, i bracconieri, e salutavano con larghi sorrisi il forestiero appena giunto.
Il russo, che parlava uno spagnolo buffo e approssimativo infarcito di yiddish, era alto e allampanato, con due baffi impomatati e uno sguardo gelido da ebreo triste. Aveva con se, nelle tasche della sella di un cavallo che si ostivava a chiamare “Herr Doktor”, una certa scorta di Armagnac, che sorseggiava con grande non chalance.
I pantaloni, aderenti alle lunghe gambe, erano a righe bianche e blue e contribuivano ad accentuare l’effetto di una magrezza impressionate. Il panciotto, aderente anch’esso, mostrava due rigonfiamenti all’altezza dei pettorali che significavano solo una cosa: Pistole.
Non una. Ma due.
Vladimyr Andrey Rostropovich era saltimbanco da diverse generazioni. Maniere fini, da invertito, e occhio cascamorto.
Traeva in inganno gli uomini, che lo consideravano con pena. E sbagliavano.
Vladymir Andrey Rostropovitch aveva percorso tante di quelle volte l’America del sud da considerarsi oriundo.
E la miseria di quei luoghi gli era del tutto indifferente, poiché era grandemente bilanciata dalla bellezza delle donne creole, che egli amava con la devozione di un sedicenne ancora vergine.
Grande seduttore, all’occorrenza baro, ma con moderazione, sfoderava un sorriso che sfociava in una irresistibile risata solo quando era immerso tra le pagine ingiallite di Omero e Cervantes, che considerava i suoi soli unici amici e che viaggiavano nelle altre tasche della sella, sempre con lui..
“un libro, non disturba, tace quando vuoi, è li’ per te quando lo cerchi”
questa era la sua frase preferita.
"A shaynem dank in pepek!"
Questa era l'altra, una specie di intercalare beffardo che voleva dire, in due parole, "grazie di nulla", ed esprimeva il semplice assioma che, per lui, la vita per lui non era sempre stata un viaggio in carrozza.
"A shaynem dank in pepek!" disse a Pedro quando questi gli consegno' la chiave di una stanza al secondo piano della “volpe d’argento”.
Era assai meno discreta dell’altra locanda, quella, si capisce, ma in compenso era piena di allocchi; i bracconieri. Meravigliosamente ottusi e ben nutriti potenziali clienti. Vittime perfette.
Rostropovitch classificava il creato secondo categorie del tutto personali, in numero di 4.
1 C’erano i "numi tutelari", e quelle erano le anime che gli insegnavano a vivere. Mai incontrate di persona ma solo sulle pagine dei libri.
Cui seguiva la categoria 2, assai preziosa: quella della bellezza “angelicata”, altra espressione del sacro su terra, rubata a religioni di quel continente non suo, eppure suo fin nel profondo. A questa categoria appartenevano le amate: creole o meno, puttane o sante, sincere o mendaci.
C’erano poi, categoria 3, i potenti. Amministratori, prefetti di polizia e perfino scribacchini o contaiuoli, i quali esercitavano sull’umore del luogo, fosse esso villaggio o grande città, influenza vera. E per questo motivo erano stimati come altamente temibili. Da riverire, insomma.
Il resto, un immenso numero 4, era pollame. Pollame da spennare alla bisogna.
Certo; era sensibile di tanto in tanto, e giungeva perfino alle lacrime davanti alle storie scellerate che gli era capitato di vedere con i suoi occhi tristi di picaro.
La vita era crudele e amara come il cianuro, oppure dolcissima come un bacio.
Questo credeva di avere compreso in anni di peregrinare.
Spargeva qualche lacrima. E poi, rimessosi dall’emozione, tirato un lungo sospiro, Ahhhhhhh, decideva che era “lo strumento” . E che, era un’evidenza, il Grande Drammaturgo, colui che intreccia i destini di noi tutti per lo spettacolo ineluttabile che chiamiamo vita, aveva prescelto lui, proprio lui, insindacabilmente lui, perché desse una sonora e alquanto pedagogica lezione al malcapitato di turno.
“Era una missione. Accidenti, e davanti a una missione non ci si tira indietro”, diceva bofonchiando tra sé e sé, rivolto ai suoi "numi tutelari" , Omero il severo e Cervantes il sornione.
Quindi si metteva d’impegno perché la lezione fosse “memorabile”.
Rovinava in questo modo persone e famiglie stando sempre attento a evitare i potenti. E cambiava spesso villaggio o città, regione e perfino stato. Ma mai, mai, continente, poiché sentiva il fischio del vento al pari di un qualunque paradoreno. E il fischio del vento portava ricordi e un senso di nostalgia inesorabile e antico.
Ora mentre “Herr Doktor” incedeva con il suo fare di equino svogliato e pure elegante, attraversando la piazza grande di Mammarranca, il processo farsa ad Aureliano Maraboto aveva luogo. L’imputato, essendo privo della lingua, era costretto a scrivere le sue dichiarazioni su dei foglietti. Che poi venivano letti dal suo assistente legale in un cerimoniale lento e straziante che appesantiva ulteriormente il protocollo infarcito di frasi ampollose e burocratiche.
Per guadagnare tempo, e mostrare la sua immensa efficienza, Don Ignazio Rodriguez Ramos, nella sua doppia funzione di giudice e alcalde della cittadina di Mammarranca aveva autorizzato la costruzione della forca poco distante. Cosa che non faceva che aumentare l’angoscia di Aureliano.
Le prove che non era uomo lupo le avrebbero avute molto semplicemente al prossimo plenilunio. Questa era la linea difensiva suggerita dallo stesso imputato a un legale che aveva bisogno di essere rifocillato con razioni di Rhum costanti e abbondanti.
Era una linea tenue e inappuntabile, che si basava su una premessa del tutto fallace: la generale buona fede.
"Ma come? Mettere a rischio l’intera comunità solo per attendere di vedere Aureliano trasformarsi in pericolosissimo e letale Lupo Mannaro?
Meglio la morte (dell'imputato) e lo scampato pericolo (della cittadinanza tutta)." Questa la tesi del pubblico ministero.
Una farsa è una rappresentazione del reale con toni umoristici. Come tale appariva a Vladymir Andrey Rostropovitch la contesa. Apprezzava l’ironia, l’ipnotizzatore, e si sarebbe pure divertito se non fosse stato piuttosto evidente per lui che l’impiccagione e l’inizio dei festeggiamenti era davvero cosa imminente.
Doveva darsi da fare.
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28 commenti:
Mi piace molto questa new entry.Un ipnotizzatore, baro occasionale.Wow.
Loopguru.
P.S.però potevi almeno farci capire cosa succede ad Alvino.
Comunicazione di servizio: la discussione del post precedente segue qui.
grazie.
Boris Battaglia apre su un idea di sganciarsi da una lettura ideologica.
Andrea Barbieri invita a leggere Carla Benedetti nel suo blog. (scusate ma non so fare i link diretto, dovrete andare al post precedente se lo volete trovare)
Bau!
Pippo
link diretto :
igort
ti spedisco le istruzioni se ti interessa
Io credo che sia una cosa diffusa, diffusa più di quanto non si sospetti. C'è una incapacità di comprendere che il senso di un opera è qualcosa di più vasto della ideologia del suo autore.
Per Loopguru.
Cosa succede ad Alvino lo capiremo ben presto, non disperare. Sto facendo una "zuppa di pesce" speziata.
Bananos, diamo a tutti il sapere:
qui c'è il kit completo per formattazione, immagine, collegamenti ipertestuali, ecc ecc...
God bless you Mr. Barbers!
bhè...io avevo pensato più a questo ,ma va benissimo anche il tuo, caro omonimo
@igort> visto che siamo in ambito OT, prendo un po' di spazio per ringraziare per il link (oltretutto, al Korova mi trovo benissimo per un motivo personale legato ad Arancia Meccanica particolarmente importante. tu, invece, con che intento hai scelto quel nome?).
ah, ho prontamente contraccambiato.
Korova milk bar, un locale nel quale incontro gli amici. Quelli che tra di voi mi visitano più spesso.
Dedicato a Kubrick. Naturalmente.
"il lavoro rende l'uomo simile alle bestie..."
Finalmente ho trovato un pò di pace. Niente telefonate, niente mail di editor furiosi, niente.
Mi leggerò Argento! con l'attenzione che merita.
ciao
Esagerato. Non era il lavoro che nobilitava l'uomo? Ho sbagliato tutto?
Bentornato.
@igort> Ho letto "Argento!" ieri notte: molto bello.
Divertente e colorato (i colori del Sud del mondo sono), musicale nell'uso dei nomi (quando ho letto il mio, poi, ero ancora più dentro il racconto... sensazione piacevolissima ma, visto il narrato, a suo modo dolorosa).
"Mammarranca" è lì davanti agli occhi, anche se nella mia immaginazione mutava da accrocchio di casette bianche in prossimità del deserto a spuntone di tetti su qualche collinotto sardo.
I personaggi, poi, sono irresistibili e appaiono davanti agli occhi in tutta la loro forza espressiva.
si, hai sbagliato tutto.
:-))))
otium über alles!
Ragazzi alle volte ho l'impressione di essere parte di un club di fannulloni. Il presidente onorario è Bananos, naturalmente, vice presidente Bardamu.
Di iscritti al club ne vedo molti.
Per Emiliano, mi fa piacere che ti piaccia e prenda il racconto. io mi sto divertendo molto. E' un esperienza nuova, per me, questa di usare il blog come fossero pagine di un feuilleton. Mi piace.
sarò molto onesto...ho letto i primi 3 capitoli...e non mi sono appassionato abbastanza per continuare a leggere sul video, cosa che trovo piuttosto faticosa.
probabilmente faticosa non tanto per la difficoltà fisica, quanto per il fatto che arrivo in un blog e mi aspetto qualcosa di più breve, e, soprattutto non mi aspetto narrativa...
un limite mio probabilmente.
(...c'è anche da dire che per i capitoli che ho letto, non è che sia proprio quasta figata imprescindibile)
mi iscriverei anche io al club dei fannulloni se solo non avessi così tanto sonno
bhè.. vice presidente... mi ci stimo un po'! poi sotto la presidenza di una personalità così autorevole e che ammiro come Bananos... lusingato.
scherzi a parte,
per molti anni ho rifiutato l'informatica perchè il "progresso" un po' mi infastidisce a pelle... (e per carattere non sono portatissimo). Ma dopo un po' mi rendo conto che certe cose diventanto importanti se non indispensabili.
Ma scoprire che possono essere anche belle e piacevoli, come dire, mi ha sorpreso. mi ha obbligato a riflettere.
Per questioni inconoscibili, nonchè geografiche, fino ad oggi sono sempre stato abbastanza isolato nella mia Ferrara, ma il blog con tutta la sua rete di utenti, addetti ai lavori e attenti curiosi, da la possibilità anche a me di avere contatti con persone con cui condivido interessi e passioni oltre che la convivenza in questo periodo storico. Mi da l'occasione di leggere e discutere di cose che mi interessano e spero, di conseguenza, di crescere. o perlomeno di avere una visione un po' più ampia delle cose.
grazie a tutti :)
bardamu,
noi docenti amacologia,dovremmo essere un tantino
meno confidenzievoli:contegno ragazzo contegno....
ehm...è indispensabile nella tua posizione.
bananos presidente
@bananos & bardamu> questa è roba vostra? :)
http://amaca.bahia.at/
l'ho già detto da qualche parte... quindi lo ribadisco:
i fumettisti non sono presenti in tv, alla radio... almeno qui in italia.
i blog consentono di farci parlare e di raccontarci. credo che non ci sia una decente critica del fumetto perché i fumettisti per primi danno l'idea (mi riferisco al sentire comune) di non prendersi sul serio.
i blog, dunque, sono uno spazio formidabile per capire l'intenso lavoro che invece sta dietro ad ogni nostro libro.
se ci penso, ciò che sta accadendo ha un'importanza storica per il nostro lavoro.
ciao, bananos!
@ emo,
MA QUESTO è IL PARADISO!!!
grazie amico mio!!
@ ausonia,
un abbraccio a te!
credo che all'assenza dalla tivvù si possa in qualche modo rimediare. prima o poi. ma, in generale, è il modo di trattare l'oggetto libro e l'idea arte, quello che lascia parecchio a desiderare in italia...
Oggi a radiotré, dalla Fiera, ho sentito un bell'intervento di Tiziano Scarpa sulla letteratura come voce ribelle di un singolo che può invadere i lettori.
Poi Bergonzoni, insieme a Ovadia, ha fatto un intervento straordinario, antigalateale, dicendo cose profondo sul libro e su come va trattato e ribadendo che l'arte è fondamentale per vivere.
Ma sono ancora troppo pochi quelli che alzano voci critiche intelligenti verso il sistema. Occorrerebbe più senso di autonomia nelle testoline di tutti mantenendo sempre il discorso oltre le beghe personali. Speriamo che questa utopia attecchisca. Anche i fumettisti devono dare una mano.
"antigalateale"?
Insomma, contro il galateo.
Galateo nel senso che le critiche devono alludere ma mai fare nomi, mai essere radicali, mai essere veramente critiche, mai pestare piedi, sempre un po' al taralluccio.
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