11 maggio 2006

ARGENTO! (capitolo 13)




Immerso nel canto delle cicale si godeva il primo venticello fresco che soffiava da nord est, leggiucchiando il suo amato Cervantes e lanciando
Plof Plof Plof
un sasso dopo l’altro nell’acqua del fiume.
E stava seriamente pensando, ora si’ ora no, nella totale indecisione, se onorare il grande cedro in riva al Rio Cuba schiacciando un pisolino, dato che la notte prima non aveva chiuso occhio, e che le borracce erano ormai piene.

Il Parador era terra arsa e generosa di polvere e desolazione, ma a lui, al pari di molti altri paesi diseredati del sud del mondo, piaceva immensamente.
Era immerso in pensieri non del tutto sereni, “sto invecchiando, anche un picaro muore in un posto solo, e da fermo”.
Oppure “Dovrei constatare quando il gioco finisce. Dovrei constatarlo in base all’esperienza e in base ai venti che si quietano”.
Ecc ecc.
quando il franare di una serie di piccoli sassi gli fece alzare lo sguardo verso la carrettera sovrastante.

“Regolari”. Disse Vladymir Andrey Rostropovitch. E vide chiaramente un drappello di regolari che si dirigeva a passo deciso verso di lui.

A klog tzu meineh somin! “Madedizione ai miei nemici”, sentenzio’ tra sé e sé

Anni di solitudine sviluppano un senso del pericolo istintivo. Non si perse in riflessioni e monto’ a cavallo .

“conto su di lei, Her Doktor”. Sussurro’.
Her Doktor comincio’ a trottare in mezzo alle poveri della carrettera 56.

PAM PAM

E le pallottole cominciarono a fischiare.

Non che fosse sport praticato di frequente, ma non era certo la prima volta che gli sparavano dietro. Urlavano qualcosa adesso, quelli. Qualcosa che lui non aveva alcuna voglia di comprendere.
Her Doktor filava ispirato al galoppo lasciandosi dietro un nuvolone bianco che rendeva difficile distinguere qualcosa.

“Giddap” disse in linguaggio equino, e abbandono’ la carrettera, per buttarsi in mezzo a viti e palmeti e cercare di rendersi il meno visibile possibile.

Si trovo’ dunque, all’improvviso, a costeggiare i recinti di una fazenda bananiera.

Fu li’ che gli si paradoro davanti alcuni gringos, armati di tutto punto.
“Halt” gli intimarono. In sei. E non avevano facce amiche.
“Vigilantes della fazenda senza dubbio”. Penso’. E tiro’ dritto.

Era giornata in cui, a quanto pareva, molti volevano intrattenersi con lui.

A nechtiker tog! “dimenticatevelo” disse ridendo mentre quelli aprivano il fuoco.
Non rispose eppure era armato ed eccellente tiratore.
Ma quella, lo sapeva bene, era “violazione di proprietà privata” e gli uomini di Don Enrico il senatore, grande coltivartore della Banana Majestic, erano pagati per essere poco comprensivi.

Quel posto benedetto dalla polvere e baciato dai venti cominciava a dimostrarsi innospitale.

Galoppando per qualche miglio si trovo’ immerso in un ‘atmosfera irreale, ad attraversare quello che rimaneva di Coloriu Arrubiu, piccolo villaggio minerario fondato da ingegneri inglesi alla metà del secolo prima.
Non un anima.
E quel che restava di carrelli e binari, carrucole o lampade sembrava cristallizato, corroso dalla salsedine.
Com’era possibile? Una città fantasma a poche miglia da Mammarranca. A poche miglia dai bananeti, dove ferveva la vita.
Si domandava quando il filone d’argento si era estinto, quando mai la compagnia aveva deciso di emigrare per sempre, chiudendo i battenti. Non doveva essere più di una decina d’anni prima eppure sembravano passati secoli.

Scrutando il cielo, mentre beveva un sorso di acqua fresca vide due avvoltoi volare. Brutto presagio. E lui era picaro antico, capace di leggere i segni che il destino disegnava sul mondo.

Il cavallo adesso aveva rallentato la sua corsa. E procedeva a un andatura che gli permetteva una sorta di contemplazione; il sole cominciava a picchiare e gli piaceva quell’atmosfera sospesa tipica dei luoghi riarsi.
Si udi’ un fischio, e poi un altro in risposta.
E non erano uccelli.
Poi, mentre si voltava , per verificare di non essere seguito, fu colpito da qualcosa alla testa e tutto, all’improvviso, si fece buio.



Poco distante, alla Piana Do Diablo, donna Aurelia faceva gli sciaqui disinfettanti per curare il suo occhio ferito e ascoltava musica tropicale. Mozart gli dava pena perché le faceva pensare a Don Erminio su dottori che, lo sentiva, non aveva fatto rientro al suo ambulatorio.

Mentre Alvino e Astor riparavano la sedia a dondolo lei prese il cavallino e lo attacco’ al carro.

“Vado in città disse, la zuppa è nel coccio, se avete fame riscaldatela”. Disse. E parti’ pensierosa.

Il carro attraverso’ la carretera 56 e incrocio’ due camion militari pieni di cadaveri. Si fece istintivamente il segno della croce. E per evitare di lasciarsi andare ai cattivi pensieri si sforzo’ di ricordare quando abitava lontano lontano da quel villaggio, quando abitava nel nord. All’odore dei gelsomini della sua casa di bambina. Eh, se aveva pianto quando capi’ che avrebbe dovuto lasciare per sempre quel giardino in cui aveva mosso i suoi primi passi.

Immersa nei ricordi giunse a Mammarranca una mezzoretta più tardi.
Gli spazzini stavano cancellando le tracce di quella repressione terribile.
Buttavano calce viva e lavavano i muri alla bell’e meglio. C’erano solo loro per la strada e questo anche se era giovedi’, giorno di mercato.

La vecchia transito’ a passo d’uomo e uno di loro si tocco’ il cappello, per salutarla.
“Avete visto il dottore?” Chiese lei. E lui fece cenno di no con il capo.

Quando giunse all’ambulatorio rimase quasi delusa nel constatare che la porta era come l’aveva lasciata la mattina prima. Scese dal carretto.
Entro’, guardo’ se c’era traccia del passaggio del medico e poi, contatato che tutto era tale quale al giorno prima, usci discretamente.
Attese che il tempo passasse, che il dottore ritornasse. Ma nulla. Un senso di malumore e di pena le si appiccicco’ alle ossa.

Che ore erano? Quanto tempo era rimasta ad aspettare? Non lo sapeva.
Senza pensare monto’ sul carretto e si diresse verso il mare, verso la basilica di Buenas Aires, di fronte al molo di levante.
E li’ si mise a sedere.
Calma.
Lascio’ passare il tempo, senza pensare, a guardare l’acqua putrida in cui la muffa di cui le aveva parlato il dottore faceva silenziosamente il suo lavoro.

Quel mare sporco che si puliva da solo. In tutto questo vide una grande bellezza.
E le sembro’ che il peso che provava nell’anima si alleviasse un poco.

Quando una leggera folata di vento le carezzo’ i capelli.

38 commenti:

igort ha detto...

Boris, a commento della discussione del post precedente, scrive una riflessione e rilancia il discorso, parlando di Kurt Vonnegut che racconta lo shock subito durante il bombardamento di Dreda (lui americano prigioniero dei tedeschi, a Dresda, e bombardato dai suoi che rasero la città al suolo. E questo è Mattatorio numero 5, uno del libri epocali, a mio avviso).
Boris dice:
"Credo che Fromental non volesse parlare di nostalgie o di vecchi albi su cui abbiamo imparato a leggere, ma volesse piuttosto dire questo. Che per saper godere della difficilissima bellezza e verità dei fumetti bisogna essere continuamente in grado di provare meraviglia. OUR LADY OF PERPETUAL ASTONISHMENT.E questo meglio dei bambini nessuno lo sa fare."

igort ha detto...

L'essere bambini, nel senso di provare meraviglia. Questo, a onor del vero, Fromental lo dice. Lo dice quando parla di spiegelman e della dimensione che molti autori hanno, nel loro lavoro.
Mi è parso di vedere "la nostalgia" recensita come un sentimento di cui doversi giustificare, o provare vergogna. Io credo che questo sia fuorviante.

Sto riflettendo solo sull'idea di un linguaggio confinato a una visione adolescenziale. Voglio dire, il fumetto è davvero questo?

Scott McLoud parrebbe confutarla questa visione.
Ma Scott è un autore. E forse vede troppo rosa. Nella concezione popolare i fumetti sono quelle cose con i pupazzetti.

Per riprendere il discorso di Boris che mi pare lanciare una riflessione degna di nota, Vonnegut è grande proprio perché ha una sua visione personale del narrare. Che ha fuso senza problema alcuno genere e non genere.
Consiglio vivamente, Perle ai porci, La colazione dei campioni, il grande tiratore e ovviamente, imperdibile, il libro in questione. Mattatorio numero 5.

Anonimo ha detto...

Per me il fumetto non ha a che fare per forza con i ricordi dell'infanzia.E qualcosa di diverso.Io da piccola leggevo la Nidasio e Pratt.Adesso non leggo le stesse cose.Seth e Tomine,che sono tra i miei preferiti,non hanno nulla a che fare con quel modo di raccontare o con quei temi.Per me questa nuova stagione del racconto è qualcosa di unico e di mai visto prima.Non conosco Vonnegut. Cerco i suoi libri.Chi li pubblica in italiano?

Loopguru

perec ha detto...

adoravo la nidasio. e mi piace ancora, moltissimo, leggere le storie della stefy. avevo più o meno la sua stessa situazione familiare, e mi sembrava che la nidasio sbirciasse in casa mia, per scrivere le sue storie.

vonnegut è uscito tutto in feltrinelli, a parte l'ultimo, un uomo senza patria, edito da minimumfax. se fai un salto sul sito di minimum ci trovi uno speciale su vonnegut, scritto da un pazzo che scrive benissimo, giordano meacci.

ale ha detto...

Credo che Scott McCloud confuti questa visione proprio perché la vede molto presente attorno a sè, sia tra i lettori che gli autori.

Da un lato - se ho capito bene quello che vuoi dire, Igor, non ne sono sicuro però - questa sovrapposizione "fumetti = pupazzetti" è un limite, perché non permette al mezzo di essere preso sul serio come meriterebbe, di essere, cioè, popolare così come il cinema (il fumetto mi sembra "popolare" solo quando parla agli adolescenti, altrimenti è un po' di nicchia; oppure soffre delle forme della nostalgia o del collezionismo: mio zio che compra tex perché lo leggeva da piccolo); dall'altro però è un gran vantaggio, perché lascia spazio a narrazioni altrimenti non dicibili o accettate difficilmente.

La forza del fumetto come mezzo è forse proprio questo spazio di "narrabilità aggiunta" (scusate l'orribile formula), credo.

Unknown ha detto...

Mi permetto di porre una domanda a te Igort. Quante volte ti hanno chiesto "che mestiere fai?". E alla risposta( variabile nella forma ) " io faccio fumetti" in quanti hanno detto :
a) "ah, li leggevo quando ero piccolo."
b) " Ma dai, i disegnini, e per lavoro?"
Forse mi sono un pò allontanato dal vostro tema, ma credo questo esempio renda l' idea di come è considerato da molte persone( ovviamente per me ignoranti) il fumetto; non un mezzo espressivo, incisivo , potente e da esplorare come la "letteratura", bensi un puerile passatempo.
Credo che essere consapevolmente un pò infantili ci aiuti non solo a meravigliarci, ma ad assaporare meglio e a diversi livelli ciò che amiamo e ciò che scopriamo.

Temo che spesso il termine popolare venga un pò confuso, attribuendogli un senso improprio.
Scusate , forse troppo lungo.

igort ha detto...

Per Brekane,

in Giappone il fumetto parla a tutti. C'è una cosa molto semplice che gli editor fanno, leggono i giornali. E lo fanno per lavoro. Costruiscono con gli autori manga cheparlano programmaticamente, di cose; che appartengono anche alla vita di tutti i giorni.
Non solo storie di evasione e non solo di miti adolescenziali.

Qui se leggiamo Satrapi o Sacco siamo scioccati della loro grande attualità.

Sono autori ottimi ma in Giappone sarebbero meno eccezionali.
Io credo che siamo al principio. Il romanzo grafico, ho idea, è un linguaggio che aprirà molte, moltissime porte.

Per Thomas,

non mi è mai capitato di sentire "dai, disegnini ecc" ma mi è capitato spesso di sentire" li leggevo da ragazzo, ora non più", e senza nessuna remora. io se non vado a teatro non è che sbandiero la cosa quasi come se fosse ovvia.
E il fumetto è un linguaggio, non un genere di intrattenimento. Non necessariamente una lettura da toilete.
Non solo da toilete, almeno.

igort ha detto...

Spari, che tipo di acidi usi?
(non mi vorrai dire che questo è l'effetto che fanno i fumetti se letti da piccoli?

igort ha detto...

PLIN PLON

Oggi rivevo una mail da repubblica.
Mi scrivono, "c'è un articolo per te".

Guardo.


Baricco ha avuto l'idea di pubblicare un feuilleton.

Una pagina al giorno.

E io dico a me stesso.

"Ma anche tu fai un feuilleton Una pagina al giorno".


C'è differenza?

Si', ho avuto prima io l'idea.

Altra differenza?

Si' , i miei lettori piuttosto che leggere preferiscono cazzeggiare. Sa, sono lettori abituati al fumetto. Loro sul monitor non possono leggere.

Guardo la pagina dell'articolo di repubblica. Baricco pubblica un capitolo al giorno. E' su carta, ma poi lo mettono in rete. E poi lo spediscono a tutti.

Morale; ognuno ha i lettori che si merita.

PLIN PLON

ale ha detto...

Non solo, Igor! Oggi nella newsletter del Centro Fumetto A Paz mi è arrivata questa segnalazione:

- IGORT BLOG: SONO PUBBLICATE ON-LINE LE TAVOLE DEL NUOVO ROMANZO: "ARGENTO!"

Sul blog di Igort potete trovare le tavole del suo nuovissimo romanzo dal titolo Argento!, ambientato in Parador, nel lontano 1910. Questo lavoro leggibile autonomamente, è anche da considerarsi come compendio alla pubblicazione su carta di Baobab (collana ignatz, coconino press).

http://igort.blogspot.com/

igort ha detto...

C'è qualcosa che non va? Ditemelo subito. Ho sbagliato stanza, reparto? Linguaggio?

Ho comperato delle nuove lamette per tagliarmi le vene...
(parte musica della Rettore)

Gipi ha detto...

Aiai, devo intervenire anche se mi vergogno!
Baricco non sta facendo un feuilleton, ma piuttosto un testo/saggio/riflessione.
Insomma, non è un romanzo. non ci sono personaggi e trame in sviluppo.

Lo so perchè lo sto illustrando e lo farò per i prossimi mesi.

All'inizo, quando il giornale mi avea proposto il lavoro avevo anch'io pensato alla coincidenza con il tuo lavoro d' Argento. Ma quando mi sono arrivati i testi ho visto che era una cosa completamente diversa.
Credo che questo sia bene.
Saluti a tutti, risparisco.

[emo] ha detto...

@Igort:

Al di là della gaffe del CFAPAZ, c'è da dire che anche la mail che hai ricevuto da Repubblica non è che brilasse per chiarezza...
Se si fa un salto sul sito di Repubblica (non so mettere il link senza che debordi, quindi potete arrivarci dal blog di Gipi, che illustrerà gli interventi di Baricco), lo stesso Baricco specifica che il suo non sarà un romanzo, ma un saggio...

[emo] ha detto...

appunto, ha già detto tutto Gipi...

igort ha detto...

Ciao Gianni, scherzo, non voglio mica mettermi in competizione con il best seller italiano. Stavo solo ironizzando sul culo di piombo di certi lettori.

Certo è che se io o uno di noi, va a repubblica a dire, domani comincio un feuilleton a fumetti o meno, mica ci danno lo spazio.
Ma noi non vendiamo ancora duecontomila copie.

Pero' quando ho parlato con quelli di repubblica, loro mi dicevano che non leggevano le nostre storie. Mica una remora.
Lori dicevano:"siete dei bravissimi disegnatori".

"ma scusi, guardi che i disegni li usiamo per raccontare, lo ha notato?"

E' che oggi mi sono svegliato strambo. Mi son messo in testa che fare fumetti o romanzi è lo stesso, e che in fondo noi raccontiamo.

Che cazzo di idee che mi frullano.

perec ha detto...

da accanita lettrice di romanzi, mi piacerebbe leggere un grande romanzo che diventa un grande fumetto. e perché mai non dovrebbe essere possibile che un buon romanzo prenda vita sotto forma di fumetto?

il linguaggio è una convenzione. non è più di questo, in soldoni.

fra l'altro, sono d'accordo con boris. il commento alle puntate è, di fatto, una critica ed è anche un saggio.
il bello dell'idea è che è leggibile da più punti di vista: aperta alle critiche dei lettori, esercizio di concentrazione quotidiano che da privato diventa pubblico (e dato il mestiere dell'autore qualcuno ci sarebbe arrivato prima o poi a collegarlo a qualche prossima uscita...), desiderio di misurarsi con un'altro linguaggio che prende forma su una pubblicazione che ha le caratteristiche del quotidiano.

tanto di cappello.

igort ha detto...

Ok ha ragione Boris,
sono d'accordo sul fatto che stiamo discutendo e che ci sono due livelli di narrazione. Giustissimo.
Sono d'accordo anche sul fatto che siamo tutti quasi troppo poco analitici e che siamo sempre troppo d'accordo. Se ci sono idee diverse sulle cose che si dicono sono le benvenute.
MA ho detto idee, non epiteti o insulti pretestuosi.

A quelli non sono interessato, e li cancello senza pietà. Lo avrete notato.

E poi riapro il caso Vonnegut. Boris diceva una cosa precisa. lo stupore. lo stupore come forza riformatrice. Quello che ha un bambino appunto.

Io quando ho visto per la prima volta il vinile bianco di Eskimo dei Residents e ho ascoltato un finto documentqario sotto forma di narrazione musicale sono rimasto stupito per davvero. Non sapevo che cosa avevo in mano. Musica? Opera d'arte dada? Film senza immagini?

Lo spiazzamento è segno di una grande forza visionaria. Spesso.

igort ha detto...

Cara Perec,
cosa intendi quando scrivi: "da accanita lettrice di romanzi, mi piacerebbe leggere un grande romanzo che diventa un grande fumetto. "?

Immagino che non intenda un'adattamento romanzo- fumetto. Quelli ci sono.
Ti riferisci all'idea di romanzo grafico?

duccio ha detto...

io credo che ci siano diversi tipi di spiazzamento.

La cosa vale sia in ambito musicale che "visivo". in generale in tutto quello che consiste la fruizione di un prodoto artistico. Io ne conosco almeno due. Ci sono lavori che producono in me uno spiazzamento dovuto alla forte e immediata sensazionie che in quel magma ci sia qualcosa che parla di me, qualcosa di evidente, manifesto, in pratica che riconosco consciamente al primo contatto. Nello specifico poi questo tipo di spiazzamento mi porta a desiderare fortemente quel prodotto.
L'altra tipologia consiste in quelle opere che invece mi spiazzano perchè non assomigliano a nulla che conosco. stridono con le mie precedenti esperienze.
in genere ci giro un po' attorno, le scruto prima di immergermi, ma poi spesso sono quelle che mi arricchiscono e mi mostrano cose che non sapevo di sentire. In quei casi il vero motore è la curiosità, il desiderio di spingersi oltre, oltre quello che già si sa di se..

per poi scoprire spesso dopo una lunga immersione che abbiamo "solo" illuminato 1 altra parte inesplorata di noi stessi..

un po' confuso, lo so..

perec ha detto...

già.

ma sono ancora sull'acerbo andante.
perché un fantastico romanzo grafico non dovrebbe saltar fuori?

senility ha detto...

(la prima parte è vagamente polemica, ma da leggere in chiave scherzosa)(saltatela semmai)

pt 1

...mi sembra che qua non è che si parli molto di argento ...
ho l'impressione che si parli del mezzo con il quale igort sta scrivendo, si parla dell'amore per il fumetto, si parla di possibili sviluppi della narrazione, in molti campi.
tutto questo prenderà le mosse dal racconto, ma non ci sono riferimenti diretti ai licantropi...
(forse non sono l'unico degli utenti che non legge argento...)

pt 2

lo stupore di fronte all'opera è fondamentale, e riesco a trovarlo quasi solo nella musica, anche perchè la mia ignoranza mi permette di ascoltare i beatles come se avessero suonato ieri per la prima volta.

nel fumetto trovo sempre più difficile "stupirmi"...
e non è che io abbia letto moltissimo, sono un pò oltre i beatles, ma non poi così tanto...

consigliatemi qualcosa che mi stupirà!

igort ha detto...

Senility, hai ragione, non si parla moltissimo di argento, ma considera che l'idea del lupo mannaro è, in quello che io sto scrivendo, inserita in un contesto molto più ampio. Alvino, licantropo, non è il protagonista della storia, che è una storia corale.
Forse è anche per questo che non trovi molti riferimenti ai licantropi. La cosa che mi interessa è la seguente: raccontare il mondo che ho intesta, che è un mondo che disegno da venticinque anni. E farlo con tutti i mezzi che mi capitano. Per dare a questo mondo una plausibilità. Mi interessa inoltre vedere quanta birra ho. Andare sino ai confini della mia immaginazione.
L'ho imparato in Giappone.
Sondare un'idea sino a capire che l'ho esaurita.
Per come la vedo io scrivere una storia, scandagliare i rapporti tra i personaggi, vederli dubitare, cambiare, fuggire, esitare, scoprire ecc. Fa parte di quel processo che sono abituato a frequentare, che si chiama narrazione.

Non pretendo poi che a ogni capitolo ci sia qualcuno che ne fa l'esegesi. MA mi fa piacere se li si legge e mi si da un riscontro, perché stoprovando ad aprire le porte. AVale a dire scrivere giorno dopo giorno e costruire una struttura, senza rete.
Se scazzo lo vedete tutti. Non posso sconvolgere l'ordine dei capitoli e via dicendo.
Cosa che potrei fare, insieme a mille riscritture, se scrivessi per me, in provato e pubblicassi tutto d'un colpo quando ho finito letto e riletto (come dice Perec).

Ma questa sfida mi interessa anche perché (come dice Boris) stiamo usando il blog, forse, inventandoci una nuova visione di questo.
A scatole cinesi. E si lavora su più livelli di memoria e a più teste e voci.

Anonimo ha detto...

Baricco? Ma, allora qui ci sono davvero degli ''intellettuali''...

igort ha detto...

Perché tu che non sai neppure firmare saresti meglio di Baricco? Ma famme ride'.

Anonimo ha detto...

In genere non prendo mai un libro da solo, nel senso che magari vado in libreria e di libri ne prendo un certo numero (3-4 o più). Perché mi colpiscono per qualche motivo, magari la copertina, magari una dritta di amici, magari del mio libraio Piermario. E quando dico libri non intendo solo narrativa ma anche “fumetti” o come oggi diciamo, per elevare il contenuto ed il contenente … graphic novel.
E poi quello che sempre succede, o per tanti libri o per uno solo, è che il pacco rimane lì ad aspettarmi per giorni, a volte settimane. Non è pigrizia, è che mi piace allungare i tempi, perché so già che quando parto a leggerne uno poi velocemente trova questo la fine, perché la storia mi prende … ed il piacere di leggere brucia velocemente. E rimane la certezza di non per più riprovare il piacere della prima volta per quella storia. Magari poi, specie per i fumetti, c’è la rilettura, o anche più di una, per capire meglio, per godere delle figure, dei disegni, delle sequenze, delle inquadrature. Ma questa fase è più tecnica, se mi si passa il termine. Il piacere della prima volta ci sarà solo con una storia nuova. Ma l’esperienza dell’attesa si ripete.
Per “Argento” è stata la stessa cosa . Diligentemente il libro cresce ogni giorno sul blog e nel mio computer, ma aspetta. Apro il blog. Seleziono il nuovo capitolo, copio ed incollo in un documento word, figure comprese, mantenendo la struttura grafica che gli è stata data da Igort.
Ora debbo essere onesto, al capitolo 14, e tenendo conto che è appena iniziato il secondo dei tre movimenti, comincio a temere che il momento dell’inizio della lettura, se aspetto che tutto sia uscito dalla tastiera di Igort, sarà molto lontano. E non so se riuscirò a resistere.
Invece, anche se pare strano, l’altro piano della discussione, il fiume sotterraneo, me lo leggo tutto in diretta, a volte con qualche fatica (a casa o al lavoro), perché non ho letto magari il capitolo di cui si parla. Ma così, ragazzi, aumenta solo la voglia di leggere. Sto per cedere.

Anonimo ha detto...

l'auto eleggersi a stupido , o inadeuato o incompetente per poi sparare gudizi , polemiche corrosive e sarcastiche sugli atti e i lavori delle persone, per poi pararsi dietro il "per me" "come la vedo io " a me sembra" è una cosa veramente indisponente rende subito la voglia di ragionare con te inesistente ..la voglia di contestarti incontrollabile ....caro senity
e non sto parlando di questo tuo ultimo post ...ma sono tutti così
se ti va il confronto ti consiglierei di cambiare approccio con l'umanità


mi scuso dello sfogo
igort
e mi scuso per l'italiano imperfetto ma "sono ignorante"
lucina

Anonimo ha detto...

Igort, io naturalmente so firmare. Scelgo di non farlo. Il blog permette questa scelta e io legittimamente me ne avvalgo. Se non ti garba credo che sia veramente un problema tuo. OK?
Ciao, ciao.

Anonimo ha detto...

Anzi mi correggo. Il blog permette questa scelta e io legittimamente me ne avvalgo perchè non ho il coraggio delle mie opinioni.
Ciao, ciao.

Anonimo ha detto...

Insomma capitemi, ho dei problemi.
Ciao, ciao.

Anonimo ha detto...

No, guardate che l'anonimo del primo "ciao,ciao" ha ragione, tanti sono i motivi per cui uno partecipa senza firmarsi. Bisogna accettare lo strumento blog anche in questi aspetti. Credo comunque che ci sia la possibilita' di escludere la possibilita' di contribuire con i commenti anonimi, se moralmente (vedi "mancanza di coraggio") vi disturbano.

ale ha detto...

bah, a me sembra semplicemente una questione di buona educazione

se uno fa complimenti anonimi vabe', lo capisco, non vuole apparire un leccaculo, lo fa gratuitamente perché ci crede e non per un vantaggio personale.

se uno insulta da anonimo è semplicemente maleducato e fastidioso, tira il sasso, poi si nasconde per non essere costretto a subirne le conseguenze. vabe', un po' lo capisco, l'ho fatto anche io in altri posti. però è fastidioso lo stesso.

e poi c'è anonimato e anonimato: anche io sono anonimo, in fin dei conti mi firmo con un nickname, quasi nessuno qui conosce il mio cognome, chi sono o che cosa faccio; però sono sempre riconoscibile, o un'email a cui contattarmi; invece gli anonimi-anonimi non si sa mai con chi si sta parlando, sembra di stare tra i fantasmi, invece che tra le persone... almeno datevi un nome e rimaneteci fedeli! Che ne so: "L'intellettuale"; l'Anonimo n.1; il figlio di zorro; Bob Rock; Lorenzo Da Ponte; l'innominabile; la vampira che ride; la moglie di Casanova; salvate il soldato Igort; il dermatologo del demonio; la metafora dell'orrore; il sultano Friz; Ugo il gasista; Pancho Villa; Marietto il ribelle; eccetera

insomma, un po' di fantasia almeno se vi manca il coraggio (o l'educazione)
ciao
alessandro

Gipi ha detto...

Caro ultimo anonimo
forse il non avere il coraggio delle proprie opinioni potrebbe far venire il dubbio che quelle stesse opinioni non valgano molto.
Può essere?
Del resto, se non mi sono perso qualcosa, la tua "opinione" era riassunta in questo articolo illuminante:

"Anonymous said...
Baricco? Ma, allora qui ci sono davvero degli ''intellettuali''..."

Insomma, non è che uno deve scagazzare le proprie (non)opinioni ad ogni angolo. Si può anche non scrivere niente.

Per quanto mi riguarda, infatti, a parte rompere le balle a te, oh anonimo, non scrivo mai niente.

senility ha detto...

e basta levare la possibilità di lasciare commenti anonimi, no?

Anonimo ha detto...

è sempre una questione di buona educazione o almeno di buon senso... insomma, uno può anche starsene semplicemente zitto, e sono d'accordo con gipi... io faccio quasi sempre così.
bè, però la frase "non ho il coraggio delle mie opinioni"... è potentissima. quasi commovente. e non vuol dire che non credi fino in fondo a ciò che scrivi... ma che non hai il coraggio di affrontarne le conseguenze.
affascinante...

luciaLu ha detto...

Viva gli anonimi ! ah che vita grigina senza di loro ....con la grande soddisfazione di poterli insultare in libertà... tanto che mi frega ...non li conosco ....perchè poi la loro sola caratteristica è la provocazione e allora si va a nozze !!
è amabile rintuzzarli fino allo sfinimento tanto dopo non devo giustificarmi con loro ... il primo torto è loro ... e poi chi sa che gliene viene di non farsi riconoscere ...forse sono leccaculo identificabili di giorno e maligni di notte ?!
a che reti di favori devono sottosare da nominabili?

la quasi anomina lu

Anonimo ha detto...

''Insulti''? Mi sembra un po´troppo...vi danno fastidio le opinioni fuori dal coro, e attaccate la persona senza entrare nel merito, questo con un anonimo, figurarsi con una persona la cui identita´e´nota...
Ciao, ciao.
Uno dei tanti Anonimi...

senility ha detto...

be, l'atteggiamento di lucina mi sembra il meno opportuno con degli anonimi provocatori...spero che stesse scherzando.

poi, visto che questo post mi sembra esaurito, e la discussione spostata al più recente, mi permetterei un piccolo battibecco, mi voglia scusare il padrone di casa per la mia invadenza:

Lucina, non ho mai detto di essere stupido, ammetto le mie ignoranze, come ogni persona che ama conoscere, ametto la mia arroganza, la mia superbia, la mia devastante pigrizia, il mio modo di fare spesso supponente e indisponente e la mia assoluta sincerità.

se non sei d'accordo con quello che dico, dimmi la tua idea, e parliamone.
se non ti piace il tono in cui lo dico, scusami, per favore, e ignorami.

a che serve ribattere sullo stile del mio post?
se il tuo post successivo
parla del racconto e di narrazione, il mio post sarà dimenticato se inutile...

mi scuso ancora per aver aproffitato di questo spazio, e vi assicuro che non accadrà mai, da parte mia, durante una discussione ancora attiva.

Anonimo ha detto...

Nice colors. Keep up the good work. thnx!
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