24 giugno 2006

ARGENTO! (capitolo 32)




Attaccò alle spalle con tutta la forza di cui era capace. E prese di mira il più grande dei due. Aveva bisogno del carretto per la sua fuga, il chico, e si comportava come un animale ferito e braccato.
Stringeva la testa di Astor, da dietro, con le due braccia e cercava di stroncargli il collo, con una mossa secca.
Frattanto il carretto continuava a filare sotto la pioggia per la Piana do Diablo.
Il cavallo ormai senza controllo andava come impazzito.
Ringhiava Elmer, e questo, di solito, terrorizzava le sue vittime. Alvino era imbambolato per la paura e vedeva Astor in difficoltà che cercava di liberarsi da quella furia che somigliava a un bambino. Che non era riconoscibile nel comportamento di un bambino. Ma che dopotutto, per le sue fattezze, era proprio un bambino.
Con il manico d’osso della frusta Astor colpì più volte all’altezza del volto di Elmer sino a sentirlo urlare per il dolore. Sentì del sangue colargli in testa e allentare leggermente la presa, il tanto sufficiente per farlo scivolare con violenza di lato.
E cadde battendo la fronte sul predellino, Elmer, ma si divincolò con un calcio dalla presa.
Poi gli fu sopra, ancora una volta, e spinse con forza e cattiveria i pollici nei globi oculari.
Astor cominciò ad urlare e Elmer a ringhiare sempre più.
Era un orgia disarticolata di suoni; una cosa che sembrava appartenere a un regno non terreno.

E Alvino finalmente sveglio, con gli occhi spalancati, vinse la sua paralisi e si buttò in soccorso dell’amico.
Cominciò a sussultare, Elmer, e si sarebbe detto che ridesse, ma aveva uno strano ghigno. Poi, quasi per giocare, prese la testa di Alvino e la batté sul fondo del carro
TUMP
TUMP
TUMP
Tre volte, fortissimo. Con l’intento di romperla. Astor non perse tempo e gli sferrò un pugno alla mascella. Elmer si fermò, sputò sangue e un paio di denti, sorrise e si lanciò sopra Astor. Gli morse un orecchio e lo strappò via. Sempre sorridendo, con il viso sporco di sangue.
Astor urlava ma ad Alvino non sembrò si sentire più nulla.
Nell’ultimo assalto si era slacciata la marsina di Elmer e qualcosa di scuro era caduto rimbalzando pesantemente sul fondo di legno.
Fu l’ultima cosa che vide. Distintamente. Sotto i suoi occhi increduli. Poco prima che il carro si rovesciasse.
Il taccuino nero custodito da sua nonna. Il taccuino segreto dei Picocca.
Non ebbe il tempo di porsi alcuna domanda perché la ruota sinistra del carro urtò violentemente un masso ai lati della carrettiera e i loro corpi furono proiettati nel fango, mentre il cavallo finalmente libero con quel che restava dei finimenti a penzoloni galoppava verso l’orizzonte.



Viaggiavano nella notte per le vie della città, il duca di porcellana e i suoi chicos, maledicendo quei cavalli e quel loro carro che si impantanava facilmente.
“Tempo della malora. Cavalli bastardi. Andate maledetti.”
“Sembra entrato in un fosso” urlava Gregory.
“Dannazione. Tutti giù, spingete! ”
E frustava con violenza il dorso dei due ronzini che facevano del loro meglio per trainare fuori il carro.
“che diamine sta succedendo? Si è aperta la porta dell’inferno qua sotto?”
“ No ci siamo signore.”
“Ah, finalmente!”
Ripartito il carro vedeva quella sfilza di ometti, bagnati e sporchi che cercavano di rimontare in corsa.
“Forza, che aspettate, volete rimanere a terra? Ha ha ha”
E si divertiva, il duca di porcellana, a vedere correre, lo sguardo disperato, i suoi chicos.
“se non riuscite a tornare sul carro è segno che non valete una cicca.”
Trovava che le difficoltà li indurissero e mostrassero loro la verità ultima che lui aveva imparato dalla vita: il mondo è un grande spettacolo di sopraffazione.
“Tenete bene aperti gli occhi, voi” intimava ai chicos.

Solo Greg sorrideva pensando al fatto che Elmer adesso era divenuto preda e nemico da cacciare.
Si sentiva appagato finalmente, appagato perché le sofferenze di un tempo stavano per finire.
Non ci sarebbe stata quella sensazione sgradevole che gli aveva divorato lo stomaco, notte dopo notte.
Non avrebbe più patito nelle serate di bruma, quando il duca raccontava la storia della sua vita, a constatare che era sempre ad Elmer che il duca si rivolgeva.
Gli abissi di quel dolore lo avevano segnato e portato a uno stato di perfezione nel borseggio che non avrebbe mai creduto di raggiungere. Si era cesellato. Con puntiglio e cura.
A sera si allenava allo specchio. Ossessivamente.
Fino al giorno che un click dentro il suo cranio di settenne gli disse quello che desiderava: “ora sei perfetto”. Questo fu quello che Greg udì.
E con questo, ovviamente, arrivarono le lodi e il rispetto.
Era arrivato, era “perfetto”. Però in fondo Greg sapeva, credeva di sapere, perfino meglio del suo padrone che lo aveva adottato ed educato dalla sua più tenera età, che lui aveva dovuto imparare, studiare, apprendere a costo di sacrifici, quello che per Elmer era invece del tutto naturale.

“Abbassa la testa Tobe”. Urlava il duca di porcellana. Non vedo. Dove si sarà cacciato quel bastardo? “

Ragionava a voce alta, il duca, come spesso faceva. Solo che adesso non mormorava, ma parlava a voce piena, urlando ai quattro venti le sue intenzioni.

I bambini erano vigili, con gli occhi puntati verso ogni angolo, ogni anfratto che avesse potuto celare il loro fratello ribelle. Colui che aveva rotto il patto. E Greg sapeva che quei chicos da adesso erano suoi. Feroci soldatini, sotto il il suo esclusivo comando. Niente, più niente da dividere con Elmer.
“Non c’è più Elmer, non c’è più nessun altro capo. Elmer è morto. Non lo sa ancora ma è morto. Ma si che lo sa sì, sì, lo sa benissimo.”

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Igort,
curiosita´mia, quali sono gli ultimi cinque graphic novels che hai letto?
Ora faccio mente locale e poi posto la mia lista.
Ciao.
Luca

igort ha detto...

Faccio prima a dirti gli ultimi cinque dischi che ho ascoltato, i romanzi grafici non li ricordo, sto leggendo una quantItà di cose per coconino, che non sono dunque ancora uscite. E mentre lavoro a una storia lunga spizzico, è difficile che mi perda in una graphic novel di qualcun altro se no finisce che mi influenza.

1 YELLO ESSENTIAL
2 TOM WAITS BONE MACHINE
3 LOS LOBOS KIKO
4 WALL OF WOODOO CALL OF WEST
5 WHITE STRIPES ELEPHANT

[emo] ha detto...

@igort> mi ha sempre incuriosito - lo riconosco, in maniera interessata per le mie velleità di sceneggiatore - il discorso relativo al lasciarsi o meno influenzare da altre opere.
ti chiedo: perchè potresti essere influenzato da un fumetto e non anche da un disco o da uno spettacolo teatrale?
capisco il fatto che tu fai fumetti e un altro fumetto potrebbe influenzarti direttamente anche in termini di linguaggio e non solo di atmosfera, ma mi piacerebbe approfondire quest'argomento.

igort ha detto...

Non posso leggere racconti interi di qualunque tipo. Perché quando scrivo o disegno una cosa lunga viaggio per atmosfere e concatenazioni e non voglio cose esterne che influenzino queste concatenazioni.
Rossini, per dire, non ascoltava alcuna musica ben tre mesi prima di comporre qualunque sua opera.

Se io leggo una graphic novel con l'attenzione dovuta, entro in ritmi e scansioni narrative altrui e per ritrovare la mia lunghezza d'onda e la mia concentrazione pulita ci metto settimane.

Credo che sia una cosa condivisa e facile da riscontrare tra gli autori.

Anonimo ha detto...

Ci credo, in effetti, mi sono sempre domandato come un artista riesca ad isolarsi dalle influenze esterne non volute.
Ciao.
Luca

ale ha detto...

Ah, Igort! Secondo tuo consiglio (un post di qualche mese fa) mi sono procurato Masters of American Comics. E' meraviglioso, streputoso, fantastico! Grazie!

ale ha detto...

"strepitoso", naturalmente, anche se "streputoso" rende l'idea lo stesso...

igort ha detto...

Mi fa piacere che ti sia piciuto. E' uno di quei libri che da l'idea di cosa sia raccontare con le immagini. Un libro che è, per un cartoonist, come la coperta di linus.


Streputoso, appunto.

igort ha detto...

Non credo di conoscere "testa di colla" degli Yello. Ma i primi yello mi piacciono molto.
Anche, per parlare di musica "old fashion", Methamatic di John Foxx, che, a differenza di molti altri lavori dell'epoca, trovo non sia sia per nulla datato.
Ha una sua bellezza siderale e romantica, molto meglio degli ultravox di Midge Yure (o come cappero di scrive).

duccio ha detto...

trovo che sarebbe molto particolare una versione "radiofonica" di "Argento!"...
non so perchè ma l'idea di poter ascoltare via radio (o via web) i vari capitoli, che diventerebbero a questo punto vere e proprie puntate, mi affascina..
quante volte ho sentito in casa i racconti di intere famiglie che si ritrovavano la sera attorno alla radio..

Niccolò Storai ha detto...

Yellow e Tom Waits, sono gemme sopraffine.
Io aggiungerei anche gli Eels ed i Franz Ferdinand che mi stanno facendo impazzire in questo periodo.
Quando mi dedico ad un lavoro sia esso fumetto, grafica, pittura cerco di evitare di frequantare materiale prodotto da altri nei campi sopracitati.
Non per snobbismo, ci mancherebbe, lo faccio per non interrompere il flusso di pensieri e di voglie che mi porta a materializzare su carta quello che ho avuto modo di assorbire dalle fonti che mi trovo ad evitare nei momenti in cui come detto prima realizzo qualcosa.

igort ha detto...

Per Bardamu.
In questi giorni pensavo ad Argento come a un radio dramma. Credo che mi piacerebbe, se fosse letto in maniera non enfatica.
E con le musiche.


YELLO non YELLOW.
Sono svizzeri di Zurigo e produssero i primi dischi miei (Slava Trudu). Dieter Meier e Boris Black sono persone notevoli, teste genialoidi con cui ho trascorso serate a ridere e scherzare.

duccio ha detto...

ma con tutti i personaggi o una unica voce narrante?

Mi vengono in mente le favole narrate in cassette che i miei genitori mi compravano da piccolo...
cmq non credo che oggi sia eccessivamente complicato realizzarlo.
certo che gli attori, o l'attore devono essere bravi..

Credo anche io che in maniera enfatica non sarebbe appropriato.
solo musiche o anche rumori?

Niccolò Storai ha detto...

Hai ragione Igort, mi è scappata la W, cavolo, mi succede sempre quando parlo o scrivo di loro, quella dannata w mi frega sempre.
Sono dei geni, verissimo!

Anonimo ha detto...

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