30 dicembre 2005

mega ritmi



Nel marzo/aprile del 1955, cinquanta anni fa, sulle pagine di IMPACT Bernie Krigstein pubblicava una piccola storia che sarebbe entrata nella storia del fumetto. il suo titolo era Master Race.
Il mondo dell'immagine disegnata, da allora non è più lo stesso.

17 commenti:

igort ha detto...

Sto cercando delle immagini di Eisner, quelle di spirit con i montaggi sincopati. Ma non le trovo (tre quarti dei miei libri sono in Sardegna). C'è un montaggio con un metronomo e un occhio che guarda terrorizzato che appartiene a una storia incredibile, in cui il genio narrativo di Eisner mostra la sua zampata.
Dovremmo parlare più spesso di grandi innovatori del fumetto perché le ondate editoriali che si succedono con il tempo sembrano cancellare tante cose belle.

Giacomo Nanni ha detto...

Igor, su Dolce Vita nel 1988 avevi pubblicato "More Blessed to Give..." di Kriegstein, sono andato a recuperarlo. Introducendolo riportavi anche un suo aneddoto, lo copio qui sotto. E' lui che parla.

"Io volevo espandere le storie, volevo dar loro maggior respiro, e una volta gli chiesi (a Feldstein della EC) di darmi una dozzina di pagine per sviluppare una sceneggiatura originale secondo il mio stile. Feldstein però mi rispondeva: - Ti darò una storia di cinque pagine e in quelle cinque pagine puoi fare ciò che vuoi.- In pratica mi suggeriva di prendere una tavola a sei vignette e trasformarla in una a quindici."

La cosa interessante, credo, è che poi l'ha fatto veramente.
More Blessed to give...tra l'altro è bellissimo, Master Race invece non l'ho mai letto.

Giacomo Nanni ha detto...

E buon anno!
(ciao ponkyo)

Panda ha detto...

"Semplicemente fantastico.
Miller, chi sei? Sin City, cosa vuoi?"

Ci vogliono i maestri e ci vogliono gli allievi. Uno apre una strada che qualcun'altro percorrerà. Per nostra fortuna può essere un infinita staffetta.
Gli storyteller di oggi sono i figli di quelli di oggi. Gli storyteller di domani ne saranno i nipoti e così via con sentimento.

Credo che sia Eisner (o Breccia, Wood, Kurtzman ....etc.) che Miller (o Igort, Gipi, Pazienza, Taniguci... etc.) siano maestri.
Il presente esiste grazie al passato. Ed anche il passato a sua volta ne ha avuto uno.

Tutto questo per dire che non ritengo giusta quella tua affermazione ponkyo. Miller è così grazie a quei maestri e sono sicuro che ne uscira uno nuovo ancora più bravo grazie al lavoro di Miller e di Breccia messi insieme.

Buon Fine e Buon Inizio a tutti!

Robbè :)

igort ha detto...

Bene: penso sia necessario un chiarimento. La storia è costellata di personalità che compaiono e scompaiono dal "firmamento". El greco ha fatto, nei secoli, il suo come back diverse volte. A un certo punto era considerato pittore di "orribili caricature" e le sue tele furono portate nei sotteranei.

Oggi viviamo in un contesto altamente imperializzato. L'america domina, questo è innegabile. E l'italia è colonia tra le colonie. Quindi concordo con la frase provocatoria di Ponkyo quando chiede a Miller chi sei. Perché il significato di questa provocazione serve a ricordarci che quel che si crede (che molte cose Miller le abbia inventate) in realtà fanno parte di una scala di discendenze. Una scala che non sminuisce il lavoro di ogni artista. Ma che va tuttavia ricordata. Questione di proporzioni.
Oggi Breccia non se lo ricorda nessuno. Se pubblichi un suo libro ci rimetti dei soldi. Eppure la sua posizione fu illuminante e pionieristica.
Miller ha fatto un lavoro interessante ma meno innovatore di quanto si pensi, probabilmente.

Una cosa che ho sempre amato di Munoz è il suo discorso sulla famiglia, sulla discendenza; parla di Breccia o Pratt, come fossero parenti stretti. Eppure, come scrive Craig Thompson, Munoz è una leggenda vivente.

andrea barbieri ha detto...

El Greco è stato un grandissimo maestro e "El entierro del Conde de Orgaz" è uno dei più bei quadri mai dipinti da un essere umano. Solo un pazzo potrebbe levare un suo dipinto per chiuderlo in cantina.
http://www.iupui.edu
/~lmena1/greco/entierro.jpg

Credo che Miller sia un geniale autore (un narratore, infatti il suo disegno non è gran che) per l'iniezione ricostituente che ha dato a narrazioni di genere. Però - almeno secondo me - la gabbia del genere sta attorno al suo lavoro, rigogliosa, modernissima, ma c'è, e forse è depotenziante. Quando si dice così, di solito si apre un abisso di discussioni in cui prima o poi si sente dire "tutto è genere", anche l'Entierro rientrerebbe nel genere dell'arte religiosa: invece secondo me rientra nella vita e basta, questa è la sua forza. Quindi direi che se Eisner e altri sono giganti, Miller è un nano sulle loro spalle.

andrea barbieri ha detto...

Provo a dire una cosa che non tiene conto della storia del fumetto né dei meriti di ogni autore nel far progredire il linguaggio (che non conoscerò fino al rpossimo bil bol bul). Insomma il mio punto di vista è l’unico che posso permettermi: quale fumetto vorrei leggere (è facile che dica delle fesserie naturalmente, abbiate pietà! :-)
Mi viene da pensare che la tavola di Bernie Krigstein è interessante in quanto uno dei personaggi è spettatore dello stesso evento di cui è spettatore il lettore: questo spiazza, ci fa confondere con lo spettatore di carta. Il montaggio è abbastanza “naturalistico” nel senso che si risolve in una moviola (elegantissima) dell’incidente, una parcellizzazione del tempo attraverso fermi immagine realistici (a parte l’ultima tavola in cui i segni si sovrappongono).
Nelle due tavole di Breccia il montaggio mi permette di percepire un tempo psicologicamente dilatato. Non è più il tempo del cronometro, il tempo fisico: è il tempo interiore della paura. Breccia non usa un montaggio-moviola, usa un montaggio-musicale, e sceglie tra le varie possibilità, una musica percussiva e lenta. Addirittura, per evitare che l’evento passi dallo psicologico all’esteriore, al naturalismo, ripete alternandole le stesse figure. Nella seconda tavola, da grande maestro, si permette di ripetere tre volte lo stesso volto leggermente ingrandito, come un suono che si alza appena. Nel disegno di Breccia poi c’è figura e fisionomia, ma è assolutamente priva di particolari oziosi: rispetto a quel che serve per esprimere, non c’è un movimento in più, un’espressione in più, nemmeno una piega in più.

@ Lola, me la prendo col genere solo se è fatto di cliché, sono d'accordo che libri catalogati a volte come di genere, sono del genere "libri belli": Durremmat, Léo Malet, Izzo, Vonnegut e tanti altri autori anche italiani di oggi.

andrea barbieri ha detto...

Ehm: Dürrenmatt

igort ha detto...

Il "genere" in se stesso non vuol dire granché. Voglio dire, che per parlare del solito Hitchcock, vediamo come nei suoi film ci sia tanto oltre il semplice thrill.

A Lola K posso dire che condivido certe perplessità e un imperativo di base: diamo spessore a quello che facciamo e cerchiamo una complessità senza vergognarcene. (Il mercato ha orrore di questa parola: complessità)

A Paolo posso chiedere cosa rimanga se si riconosce in un lavoro Sessismo, Omofobia e Fascismo. Certo la forma è interessante. Ma poi? Basta?

Ad Andrea Barbieri vorrei dire che un montaggio "naturalistico" non esiste per definizione. il montaggio è una selezione di informazioni. Una selezione di solito sincopata. E il reale a essere "naturalistico" , casomai.

andrea barbieri ha detto...

Mega ritmi è una tavola bellissima, ma a me pare così diversa da ritmi e ultra ritmi, e mi chiedevo il perché. La risposta che mi dò è abbastanza strana, inventata su due piedi: montaggio moviola e montaggio musicale.
Saranno entrambe selezioni, non lo discuto, ma continuano a sembrarmi selezioni diversissime, più spostata sul realismo una, più spostata sull'interiore l'altra.
Questa del realismo/naturalismo sta diventando la mia fissa, eppure a me pare una porta da sfondare :-)

igort ha detto...

La tavola di Bernie Krigstein è stata eseguita una ventina di anni prima di quelle di Alberto Breccia. Krigstein era interessato a una scansione di tempo e visione, con volontà oggettiva. Breccia ci parla di una scansione psicologica; il tempo si dilata. E' la paura pura, vissuta in soggettiva.

L'atteggiamento è diverso per ogni autore, stanno esplorando le potenzialità di un linguaggio che muove ancora i primi passi.

andrea barbieri ha detto...

Quella volontà oggettiva è amplificata dal personaggio- osservatore.
Se tu mi avessi chiesto quale tavola mi sembra più moderna, nel senso di disegnata dopo ma anche più vicina al linguaggio (mainstream?) di oggi, avrei detto Krigstein!
Ieri sera sfruculiando nel web ho trovato assonanze tra Feininger e Breccia che disegna a pennellate larghissime certi personaggi grotteschi, oppure scorci urbani (ovviamente le assonanze sono dovute all'Obliquomo che è in loro). C'è molta forza in quel disegno sbrindellato. Come ce ne può essere in un disegno fermo e gentile. Willem de Kooning Vs. Giotto, e in mezzo un milione di strade.

andrea barbieri ha detto...

Uhm, anche Celine è omofobo, sessista e fascista. Credo che queste schifezze possano convivere con una grandissima forza espressiva e penetrazione del reale.
Così l'Iliade è sessista e fascista, tutti fanno a sberle e si ammazzano e tirano l'acqua al proprio mulino raccomandandosi agli dei, eppure...

igort ha detto...

No, secondo me non è necessario essere grossolani se si lavora con il genere; Questo assioma è smentito da decenni di pratica sottile. c'è differenza tra Valentina e Jacula. C'è differenza tra Chandler e Spillane.
FAre un fumetto non sessista è fsacile, basta non essere sessisti nella vita.
Poi concordo con Barbieri quando cita Celine. Gould era di destra e faceva un bellissimo Dick Tracy.
Ma quando sono arrivati Munoz e Sampayo il noir ha volato in alto, per umanità e ricerca di senso politico.

igort ha detto...

L'iliade sessita e fascista? Andiamo, contesto storico, contesto storico. Mi fate diventare quello che non sono mai stato: un critico marxista.
Collocare l'opera nel suo contesto storico per meglio comprenderla.
Miller e Mazzucchelli sono entrambi americani e hanno pure lavorato insieme; ma uno è teso a cantare l'America senza troppi dubbi di Bush e l'altro invece esplora un america piccola e umana che i dubbi sae li pone.
Contesto storico, please.

andrea barbieri ha detto...

Aspe' aspe', prima di diventare Vladimir Igortvitch, volevo dire che mi mettevo nei panni di un lettore che senza saperne un cavolo apre l'Iliade: ci trova efferatezze una dietro l'altra e un'idea della donna terrificante. A prima vista (quella ingenua) sembrerebbe una specie di Sin City. Invece non lo è, è epica.
E' anche Sin City epica? secondo me non ci arriva nemmeno di striscio pur essendo un prodotto notevole e da non sottovalutare. Non riesce a creare miti, manca una storia possente, manca la commozione.
Da questo punto di vista Sandman è davvero un'altra cosa, e trovo che sia pazzesco ridurlo a giochetti postmoderni (Spari d'inchiostro).

Ma davvero Miller si fa pochi problemi su Bush?, avrei pensato che le sue scariche di violenza fossero un po' critica sociale oltre che prodotto facilmente vendibile. Ma di Miller non so nulla, insomma della sua vita.

andrea barbieri ha detto...

http://www.fucine.com/
network/fucinemute/
core/index.php?url=redir.php?articleid=849

Ecco, spezzo il link altrimenti risulta tagliato (in realtà c'è un modo di editare i link, ma non conosco i comandi).
Ne ho letta metà, finisco e medito.