Lo so, qui non c'entra. Ma. Ho appena visto sul blog di LaPunka la copertina di Storyteller-libro. Io non ne so nulla, mi sono perso qualcosa o non se ne è parlato? Ma Black non esce più? e - tanto per fare sempre le stesse domande - una rivista meno librosa ma mensile proprio non si riesce a mandarla in distribuzione? Un orfano di Frigo.
Storyteller è un voliume appena stampato. In distribuzione in questo periodo, a quanto mi dicono. Si tratta di un volume che riguarda scritti e disegni sul raccontare a fumetti. Sull'idea di fondare una grammatica del racconto per immagini. Contiene in parte scritti che già conoscete e diverse cose inedite, saggi pubblicati in Francia, illustrazioni a coliri, bozzetti, progetti, foto e via dicendo.
Black. E' uscito black 8. Molto corposo e pieno di novità, come la new wave coreana, per dire.
Fare un mensile? Non è nei nostri piani per ora.Mi interessa di più fare libri. E farli bene se possibile.
grazie per la segnalazione! io sono quella che nell'intervista non è giacomo nanni, e il fatto che sia servita a serena per conoscerlo è già una bella soddisfazione...
in occidente: il bianco è il colore della purezza. il rosso è il colore della passione. il nero è il colore della morte. non è un caso che i dittatori abbiano sempre usato questi tre colori nella rappresentazione grafico-simbolica dei loro regimi. si pensi ai manifesti propagandistici dell'unione sovietica, alla bandiera nazzista, ecc... i crociati erano vestiti di bianco con croci rosse e cotta di maglia e elmi bruniti. hitler usava questi tre colori per veicolare il seguente messaggio: i tedeschi sono disposti a MORIRE pur di difendere la PUREZZA della loro PASSIONE(intesa come passione politica verso gli ideali del nazional socialismo). la pubblicità ha sempre usato questa combinazione cromatica proprio perché è la combinazione cromatica del potere autoritario. e quindi colori che attirano l'attenzione delle persone più di altri. negli ultimi dieci anni non so quante cose ho visto stampate col rosso e il nero su carta bianca... ora, ho capito che è un po' una moda, ma basta, vi prego.
nanni è un autore delizioso. le sue cronachette sono entrate fra le mie letture giornaliere. lo adoro. semplicemente. lo a-do-ro.
ma la prossima volta: scegli un altro pantone? ce ne sono a centinaia... :)
guardo la pagina di nanni postata da igort. e vedo la berlino nazista degli anni quaranta... e l'ovetto della kinder.
dico questo perché nell'intervista a nanni ho letto questa frase:
"Non mi interessa per esempio l’utilizzo di archetipi o simbologie particolari, quello che mi interessa è raccontare la storia che voglio raccontare, per cui l’espediente narrativo è esclusivamente funzionale a quella."
credo che se si racconta una storia per immagini si racconta per simboli a prescindere. a partire dai colori che si usano.
non dare importanza al simbolo e alla metafora può creare un cortocircuito culturale e quindi (in noi che scriviamo storie) narrativo.
Murray Bookchin reputa che si tratti di una creazione degli anarchici spagnoli fin dalla costituzione della CNT nel 1910. A partire da questa considerazione è spiegabile come la sua diffusione sia stata repentina in tutti i paesi neolatini, quelli maggiormente in contatto con la Spagna. Basta citare la presenza di bandiere rosso-nere sia durante il biennio rosso in Italia sia il loro uso da parte di Augusto Sandino in Nicaragua. Lo storico americano Donald C. Hodges spende molte pagine circa l’origine anarco-sindacalista del movimento sandinista.
tratto da qui
www.ecn.org/contropotere/simboli.htm
sono stato abbastanza chiaro?
Serve altro?
Poi: quando dico che non mi interessa l'utilizzo di simbologie, non intendo dire che tu come lettore non possa trovarvene. Il punto e` che se anche dovessi trovarvene non riusciresti a trovare in esse una coerenza rispetto ad un messaggio ideologico. Il libro contiene una storia d`amore. Punto. E' chiaro che se il palazzo che vedi ti riporta al nazismo, probabilmente non e' un caso, ma l'hai letto il libro? Ho come l'impressione di no.
Riguardo al rosso poi...dove li hai visti tutti sti fumetti in nero e rosso me lo chiedo sinceramente, perche` mi interesserebbe leggerli. Fammi qualche titolo dai...a parte Rossoltremare di Manuele Fior, s'intende...un libro che ti consiglio caldamente. Oppure La tremenda Lulu, di Y. Saint Laurent, un libro in nero, bianco e rosso del 1956, ma tu nel `56 l`avevi gia` capito che era una moda, vero?
Ausonia caro, non ti pare di avere semplificato un pochino? Personalmente, come editor, la domanda che mi pongo quando un autore mi propone una bicromia è solo questa: hai un'idea di cosa vuol dire usare il rosso o il blu? il giallo o il verde ecc? Cosa significa narrativamente? Che senso ha un certo colore?
Rappresenta ombre o una energia cromatica, la luce del mediterraneo ecc ecc.
Una volta che comprendo che l'autore sa dove sta andando,anche se io non amassi quella scelta estetica, per me è libero di fare.
Quando io vedo una tavola di Nanni come quella che ho pubblicato nel mio blog, vedo un lavoro potente e visionario. Che ha una dimensione tutta sua.
Ciao Giacomo, Igort. Per me l'utilizzo di 1 colore, 1 solo colore sottintende (può sottintendere?) un'atmosfera, una tonalità, un'indicazione... a volte solo estetica ma cmq al servizio della storia.
Poi alla fine forse troppo pensare non fa bene all'arte... un po' di inconsapevolezza, (però pensata. o involontariamente pensata perchè parte del mondo stesso di cui si nutre l'autore.Bella questa, no?). Un uso ironico, un po' Dada del colore... un colore buttato lì fintamente a caso, ma per quel fintamente invece pieno d'ironia...?
e poi Giacomo fa cose belle... scrive e disegna con lievità però andando a fondo... racconta di gatti, del loro sguardo, del loro modo di muoversi ma... parla di noi... ci mostra mondi, surrealtà...
non so... io come lettore e come "studioso" del Fumetto sono contento, ammirato e ben disposto di fronte alla sfida Coconino in genere, quella di Nanni o dei "Canicolati"... a volte difficile, ma se è difficile poi la soddisfazione non è maggiore?
se il fumetto è un mezzo espressivo perchè non può essere Arte. E il fumetto può essere Arte. E se è Arte perchè anche non provocare? Perchè non un fumetto che dice "questo non è un fumetto"? ;)
grazie igort, e smokycat, e anche ad ausonia grazie per avermi dato l'occasione di chiarire alcune cose. Il tono forse era un po' risentito, ma quando ho letto "ovetto kinder" non ci ho visto piu`
nanni, ho tutto l'affetto e la stima per te, lo sai. non ho parlato di libri a fumetti nel mio intervento, ho detto: "negli ultimi dieci anni non so quante cose ho visto stampate col rosso e il nero su carta bianca..." e mi riferivo a molta pubblicità che vedo su riviste e giornali.
la mia, non vuole essere una critica al tuo libro che non ho ancora letto. sia chiaro. che senso avrebbe? ma paradossalmente è una critica che sento di muovere in generale a molti autori (a prescindere dalla loro bravura e dalla loro sensibilità) su quanto riguarda l'uso, un po' sbrigativo, dei simboli. da lettore, non amo troppo la casualità.
quando un autore sceglie un colore, a prescindere da cosa rappresenta per lui, deve sapere cosa quel colore rappresenta in sé. mi spiego meglio citando smoky che scrive cose che non condivido:
"Poi alla fine forse troppo pensare non fa bene all'arte... un po' di inconsapevolezza, (però pensata. o involontariamente pensata perchè parte del mondo stesso di cui si nutre l'autore.Bella questa, no?). Un uso ironico, un po' Dada del colore... un colore buttato lì fintamente a caso, ma per quel fintamente invece pieno d'ironia...?"
la casualità uccide l'arte. l'inconsapevolezza dell'artista è un falso mito contemporaneo (di comodo).
non è una provocazione, la mia. e non è casuale. con questo intervento non faccio ironia o dadaismo. trovo che se l'arte figurativa (in questo caso il fumetto) perde di vista i simboli (quelli anche ormai storicizzati) di cui si compone... si impoverisce. diventa prodotto senza nessun valore intrinseco. credo che l'autore debba studiare a fondo. non basta una ricerca veloce su google per capire ciò che si è fatto. perché se vogliamo che il fumetto sia prodotto culturale, l'autore ha il dovere di conoscere il senso delle proprie scelte.
non ho giudicato il tuo libro perché non l'ho letto.
io parlo di un'altra cosa. la mia è una riflessione sull'approccio che un autore ha verso i simboli che usa. la spinta me l'ha data la tua intervista... in cui affermi certe cose riguardo la casualità. tutto qui. dai.
scusa ausonia eh? appunto, cioè tu approfitti di un post per fare un discorso generale, ma inevitabilmente essendo dedicato il post al mio libro, non posso fare a meno di sentirmi coinvolto se dici "trovo che se l'arte figurativa (in questo caso il fumetto) perde di vista i simboli (quelli anche ormai storicizzati) di cui si compone... si impoverisce."
visto che nell'intervista avevo detto "Non mi interessa per esempio l’utilizzo di archetipi o simbologie particolari, quello che mi interessa è raccontare la storia che voglio raccontare"
Comunque preciso ancora, anzi riporto quanto scritto più sopra: quando dico che non mi interessa l'utilizzo di simbologie, non intendo dire che tu come lettore non possa trovarvene. Il punto e` che se anche dovessi trovarvene non riusciresti a trovare in esse una coerenza rispetto ad un messaggio ideologico. Il libro contiene una storia d`amore. Punto. E' chiaro che se il palazzo che vedi ti riporta al nazismo, probabilmente non e' un caso.
riguardo alla casualità: non conoscevo il lavoro di Michel Pastoureau, ma il mio è un libro a fumetti, non un trattato teorico sulla tradizione della colorazione delle fiabe. Anzi, mi ha fatto piacere conoscere una cosa nuova.
D'altra parte, L'architettura del palazzo non è casuale, è veramente un'architettura fascista, "esistente".
Riguardo ancora ai colori poi: in pubblicità viene utilizzato il rosso in determinati contesti, il blu in altri, ma sono in genere i colori primari ad avere la meglio perchè attraggono rapidamente lo sguardo dell'osservatore. Per questo dovremmo eliminarli dal nostro vocabolario? Io le capisco le tue idiosincrasie, ma non le condivido.
l'affetto è reciproco, però se mi scrivi "ma la prossima volta: scegli un altro pantone? ce ne sono a centinaia... :)" mi da fastidio, perchè è stata una scelta sofferta, e mi sembra che manchi di rispetto al mio lavoro, avevo già scritto molto semplicemente questo: "a me interessava utilizzare il rosso perché di ombre rosse in genere se ne vedono poche nella realtà, è un colore che più spesso viene messo in relazione con la luce, e mi è piaciuto giocare con questa ambiguità. Mi interessava il fatto che il rosso non mi sarebbe servito solo per descrivere la luce ma anche per creare situazioni evocative di un altro tipo." Ti sembra che avessi scelto il primo pantone che capitava? Pensi che sia corretto liquidare una scelta di questo tipo con una battutina di quel genere?
qui si vuol far finta di fraintendere. si fraintendono anche gli emoticon... quindi mi arrendo.
le cose che ho scritto poco più sopra danno la possibilità di essere rilette e comprese meglio. vi invito a farlo. grazie. ma non ho prroprio voglia di entrare in polemica...
se segui il ragionamento che ho fatto qualche riga sopra si evince che:
se si fanno scelte senza tenere conto dei simboli oramai storicizzati si rischia un cortocircuito espressivo. narrativo. culturale.
nazismo e kinder sono due cose lontane e diverse che però hanno deciso di avere la stessa "bandiera" cromatica. chiunque conosce il nazismo e la scritta kinder rossa con la "K" nera su fondo bianco.
e se io, autore, scelgo quella stessa bandiera cromatica non posso che accettare che il lettore (curioso) veda prima queste due bandiere della mia. perché nell'immaginario collettivo sono due bandiere molto più potenti e storicizzate, appunto, del mio fumetto che è appena uscito. che è una novità.
e così, nella testa del lettore curioso, anche solo a livello inconscio, si crea un cortocircuito.
e l'inconscio non è da sottovalutare quando si ha a che fare con l'arte.
un autore DEVE pensare prima di fare scelte. deve pensare che prima di lui c'è stato tanto altro. che alle sue spalle esiste una storia e una cultura. e che lui, autore, non è altro che una persona sensibile a cui è stato passato un testimone.
Che palle Ausonia. bastaa!! Bianco rosso e nero stanno bene insieme, ok? Fanno stare bene. I contenuti del libro di cui parlate, fanno stare male. E la combinazione di queste due sensazioni danno una gran pacca, disorientano, rendono il libro bellissimo: cazzo, leggitelo! (...Ma poi, scusa, l'ovetto kinder non è bianco e arancione?) E poi, se pensi che non sia bene sottovalutare l'inconscio del lettore, come mai sottovaluti tanto il TUO? Pensi veramente di poter CONTROLLARE tutto? Pensi davvero che la Storia e la Cultura abbiano unicamente un percorso razionale..illuminato dalla ragione e dalla consapevolezza?? Beh, a me non pare proprio, nel bene e nel male. (...ma poi, dico, è pazzesco! Se uno deve calcolare il preciso effetto storicosociologicoesteticoculturale di ogni colore che GLI VA di usare...sai che alla fine sarebbe tanto bloccato che non farebbe PROPRIO NULLA?...Non ti pare?)
la moglie di frankenstein: lo so. a volte siamo puntigliosi su cose che magari sono o sembrano di poco conto... io vorrei che i miei interventi fossero presi per il verso giusto e cioè come spunti critici. o iper-critici. ma non offensivi. io adororo il lavoro di nanni. e non vedo l'ora di leggere il suo libro. però spesso sui blog si finisce solo per farci i complimenti a vicenda e... è un po' noioso. e non serve a nessuno.
anni fa gli artisti si ritrovavano nei caffé a parlare, a discutere e anche a litigare, ma il giorno dopo erano di nuovo lì a bere caffè insieme. e la stima era intatta.
No. Nel blog è banale essere aggressivi gratuitamente, caro Ausonia. Perché ognuno, proprio nel blog, pare volere indossare una maschera. Questa "pratica" fa parte del vuoto pneumatico contemporaneo (di cui abbiamo tanto parlato nel post successivo).
Vediamo di avere il coraggio di essere semplici se ci riesce. Semplici e nudi. Persone e non personaggi. Ok?
Demitizziamo queste visioni per cui andare d'accordo significa essere piatti, e senza opinioni. Litigare significa essere profondi. Provocare significa essere profondissimi.
Sono tropo vecchio per credere a queste scempiaggini. Queste sono categorie adolescenziali.
In questi giorni Gipi è a Parigi. Con lui e Tota si fanno le tre di notte a parlare, nei caffé. Parliamo di tutto, con foga ed entusiasmo. Abbiamo visioni diverse, ma, mi pare, armoniche. C'è spazio per tutti. Avere cose da dire non significa "negare" l'altro.
Il libro di Nanni è bellissimo. E non ha nulla a che vedere con categorie pre-costituite.
L'edificio nel disegno di Nanni se non sbaglio è la stazione di Rimini. A me sembra un disegno potente e i colori azzeccati. Però mi piace molto quello che dice Ausonia perché argomenta e studia.
Ehm, ora che ci penso dovrebbe essere la stazione di Forlì, la mia città, ecco perché mi è familiare. Comunque molte stazioni dalle mie parti sono state costruite in epoca e stile fascista assomigliandosi.
Sì, ma quella ha un orologio nel mezzo: dovrebbe essere una stazione. E Nanni abita a Rimini, quindi è una stazione vicina a lui secondo me. E' un giallo ormai! http://www.comune.forli.fo.it/test_turismo/attributi/Stazione%20ferroviariask.jpg
ehi, anche la mia scuola ha un orologio nel mezzo! guarda che quando dico che i fascisti non avevano fantasia... non lo dico per dire... hanno costruito lo stesso edificio centinaia di volte in ogni città italiana...
sono consapevole di quello che dici. è vero che quella è stata l'ultima grande ipotesi urbanistico/architettonica in italia. dopo il ventennio fascista l'italia non ha saputo lasciare nessuna impronta in questo senso. tralasciando lo sviluppo costante e sconsiderato delle periferie dormitorio...
Aspe' Igort, tu vivi a Parigi, io a Forlì che è a due passi da Predappio. Qui l'architettura fascista è ovunque e orrenda. Per la mia città è diventato addirittura un destino, nel senso che per quanto si tenti è impossibile che acquisti perlomeno un garbo architettonico. I capolavori del razionalismo, per esempio la colonia Agip a Cesenatico, sono assai rari, il più delle cose qui sono progetti senza qualità, imponenti, spersonalizzanti e opprimenti. Il peggio dell'architettura di quel periodo. E tu che disegni sai quanto può essere importante una forma per l'anima della gente.
Beh, Andrea ti lamenti di Forlì ... io abito a Latina (Littoria). Nel razionalismo ci sono dentro tutti i giorni. Sembra di stare in un quadro di De Chirico. Gli edifici del centro storico sono i più vecchi (parola grossa per edifici che hanno 70 anni) della città. Molte cose non mi piacciono, altre sono pregevoli, perchè comunque pensate, magari con un modello d'uso diverso da quello che è l'anima attuale della città. Ma ti assicuro che tutto quello che è venuto dopo a livello architettonico (diciamo dagli anni '50 in poi), è da far accapponare la pelle. Non c'è un progetto o almeno un pensiero urbanistico dietro. Solo far soldi con la speculazione e creare "non luoghi". Però sono d'accordo con Igort in quanto ad evitare un approccio (solo) ideologico ai movimenti artistici o culturali. Cerchiamo di capire, se ci sono delle cose buone e quali non lo sono o non lo sono state ... in questo, da parte di molti studiosi, e non necessariamente di destra, si sta cercando di dare una lettura del razionalismo diversa e più laica rispetto alle ideologie. ... scusate, era solo una parentesi ....
44 commenti:
Non conoscevo il suo lavoro. Vado a cercare il suo libro, grazie.
Lo so, qui non c'entra. Ma. Ho appena visto sul blog di LaPunka la copertina di Storyteller-libro. Io non ne so nulla, mi sono perso qualcosa o non se ne è parlato? Ma Black non esce più? e - tanto per fare sempre le stesse domande - una rivista meno librosa ma mensile proprio non si riesce a mandarla in distribuzione?
Un orfano di Frigo.
Caro Ant.
Storyteller è un voliume appena stampato. In distribuzione in questo periodo, a quanto mi dicono.
Si tratta di un volume che riguarda scritti e disegni sul raccontare a fumetti. Sull'idea di fondare una grammatica del racconto per immagini. Contiene in parte scritti che già conoscete e diverse cose inedite, saggi pubblicati in Francia, illustrazioni a coliri, bozzetti, progetti, foto e via dicendo.
Black.
E' uscito black 8. Molto corposo e pieno di novità, come la new wave coreana, per dire.
Fare un mensile? Non è nei nostri piani per ora.Mi interessa di più fare libri.
E farli bene se possibile.
abbracci.
grazie per la segnalazione! io sono quella che nell'intervista non è giacomo nanni, e il fatto che sia servita a serena per conoscerlo è già una bella soddisfazione...
Cara Samantha, grazie per il tuo lavoro. E' molto importante rimanere curiosi, sono questi i nostri lettori.
in occidente:
il bianco è il colore della purezza.
il rosso è il colore della passione.
il nero è il colore della morte.
non è un caso che i dittatori abbiano sempre usato questi tre colori nella rappresentazione grafico-simbolica dei loro regimi.
si pensi ai manifesti propagandistici dell'unione sovietica, alla bandiera nazzista, ecc...
i crociati erano vestiti di bianco con croci rosse e cotta di maglia e elmi bruniti.
hitler usava questi tre colori per veicolare il seguente messaggio: i tedeschi sono disposti a MORIRE pur di difendere la PUREZZA della loro PASSIONE(intesa come passione politica verso gli ideali del nazional socialismo).
la pubblicità ha sempre usato questa combinazione cromatica proprio perché è la combinazione cromatica del potere autoritario. e quindi colori che attirano l'attenzione delle persone più di altri.
negli ultimi dieci anni non so quante cose ho visto stampate col rosso e il nero su carta bianca...
ora, ho capito che è un po' una moda, ma basta, vi prego.
nanni è un autore delizioso. le sue cronachette sono entrate fra le mie letture giornaliere. lo adoro. semplicemente. lo a-do-ro.
ma la prossima volta: scegli un altro pantone? ce ne sono a centinaia... :)
guardo la pagina di nanni postata da igort. e vedo la berlino nazista degli anni quaranta... e l'ovetto della kinder.
dico questo perché nell'intervista a nanni ho letto questa frase:
"Non mi interessa per esempio l’utilizzo di archetipi o simbologie particolari, quello che mi interessa è raccontare la storia che voglio raccontare, per cui l’espediente narrativo è esclusivamente funzionale a quella."
credo che se si racconta una storia per immagini si racconta per simboli a prescindere.
a partire dai colori che si usano.
non dare importanza al simbolo e alla metafora può creare un cortocircuito culturale e quindi (in noi che scriviamo storie) narrativo.
sono le quattro passate... buonanotte,
un vostro lettore curioso.
La bandiera rosso-nera
Murray Bookchin reputa che si tratti di una creazione degli anarchici spagnoli fin dalla costituzione della CNT nel 1910. A partire da questa considerazione è spiegabile come la sua diffusione sia stata repentina in tutti i paesi neolatini, quelli maggiormente in contatto con la Spagna. Basta citare la presenza di bandiere rosso-nere sia durante il biennio rosso in Italia sia il loro uso da parte di Augusto Sandino in Nicaragua. Lo storico americano Donald C. Hodges spende molte pagine circa l’origine anarco-sindacalista del movimento sandinista.
tratto da qui
www.ecn.org/contropotere/simboli.htm
sono stato abbastanza chiaro?
Serve altro?
Poi: quando dico che non mi interessa l'utilizzo di simbologie, non intendo dire che tu come lettore non possa trovarvene. Il punto e` che se anche dovessi trovarvene non riusciresti a trovare in esse una coerenza rispetto ad un messaggio ideologico. Il libro contiene una storia d`amore. Punto. E' chiaro che se il palazzo che vedi ti riporta al nazismo, probabilmente non e' un caso, ma l'hai letto il libro? Ho come l'impressione di no.
Riguardo al rosso poi...dove li hai visti tutti sti fumetti in nero e rosso me lo chiedo sinceramente, perche` mi interesserebbe leggerli.
Fammi qualche titolo dai...a parte Rossoltremare di Manuele Fior, s'intende...un libro che ti consiglio caldamente. Oppure La tremenda Lulu, di Y. Saint Laurent, un libro in nero, bianco e rosso del 1956, ma tu nel `56 l`avevi gia` capito che era una moda, vero?
Detto q
mi e` partito l'invio
ok
ciao
Ausonia caro, non ti pare di avere semplificato un pochino?
Personalmente, come editor, la domanda che mi pongo quando un autore mi propone una bicromia è solo questa: hai un'idea di cosa vuol dire usare il rosso o il blu? il giallo o il verde ecc?
Cosa significa narrativamente? Che senso ha un certo colore?
Rappresenta ombre o una energia cromatica, la luce del mediterraneo ecc ecc.
Una volta che comprendo che l'autore sa dove sta andando,anche se io non amassi quella scelta estetica, per me è libero di fare.
Quando io vedo una tavola di Nanni come quella che ho pubblicato nel mio blog, vedo un lavoro potente e visionario. Che ha una dimensione tutta sua.
Ciao Giacomo, Igort.
Per me l'utilizzo di 1 colore, 1 solo colore sottintende (può sottintendere?) un'atmosfera, una tonalità, un'indicazione... a volte solo estetica ma cmq al servizio della storia.
Poi alla fine forse troppo pensare non fa bene all'arte... un po' di inconsapevolezza, (però pensata. o involontariamente pensata perchè parte del mondo stesso di cui si nutre l'autore.Bella questa, no?). Un uso ironico, un po' Dada del colore... un colore buttato lì fintamente a caso, ma per quel fintamente invece pieno d'ironia...?
e poi Giacomo fa cose belle... scrive e disegna con lievità però andando a fondo... racconta di gatti, del loro sguardo, del loro modo di muoversi ma... parla di noi... ci mostra mondi, surrealtà...
non so... io come lettore e come "studioso" del Fumetto sono contento, ammirato e ben disposto di fronte alla sfida Coconino in genere, quella di Nanni o dei "Canicolati"... a volte difficile, ma se è difficile poi la soddisfazione non è maggiore?
se il fumetto è un mezzo espressivo perchè non può essere Arte. E il fumetto può essere Arte. E se è Arte perchè anche non provocare? Perchè non un fumetto che dice "questo non è un fumetto"? ;)
delirante smoky cat
grazie igort, e smokycat, e anche ad ausonia grazie per avermi dato l'occasione di chiarire alcune cose. Il tono forse era un po' risentito, ma quando ho letto "ovetto kinder" non ci ho visto piu`
ciao
nanni, ho tutto l'affetto e la stima per te, lo sai.
non ho parlato di libri a fumetti nel mio intervento, ho detto:
"negli ultimi dieci anni non so quante cose ho visto stampate col rosso e il nero su carta bianca..."
e mi riferivo a molta pubblicità che vedo su riviste e giornali.
la mia, non vuole essere una critica al tuo libro che non ho ancora letto. sia chiaro. che senso avrebbe?
ma paradossalmente è una critica che sento di muovere in generale a molti autori (a prescindere dalla loro bravura e dalla loro sensibilità) su quanto riguarda l'uso, un po' sbrigativo, dei simboli.
da lettore, non amo troppo la casualità.
quando un autore sceglie un colore, a prescindere da cosa rappresenta per lui, deve sapere cosa quel colore rappresenta in sé.
mi spiego meglio citando smoky che scrive cose che non condivido:
"Poi alla fine forse troppo pensare non fa bene all'arte... un po' di inconsapevolezza, (però pensata. o involontariamente pensata perchè parte del mondo stesso di cui si nutre l'autore.Bella questa, no?). Un uso ironico, un po' Dada del colore... un colore buttato lì fintamente a caso, ma per quel fintamente invece pieno d'ironia...?"
la casualità uccide l'arte.
l'inconsapevolezza dell'artista è un falso mito contemporaneo (di comodo).
non è una provocazione, la mia.
e non è casuale. con questo intervento non faccio ironia o dadaismo. trovo che se l'arte figurativa (in questo caso il fumetto) perde di vista i simboli (quelli anche ormai storicizzati) di cui si compone... si impoverisce.
diventa prodotto senza nessun valore intrinseco.
credo che l'autore debba studiare a fondo. non basta una ricerca veloce su google per capire ciò che si è fatto. perché se vogliamo che il fumetto sia prodotto culturale, l'autore ha il dovere di conoscere il senso delle proprie scelte.
scrivo questo con tanto affetto.
grazie mille ausonia...mi fara` piacere conoscere la tua opinione sul mio utilizzo di determinate simbologie, dopo che avrai letto il libro, pero`.
Le ricerche su google bisogna saperle fare...bisogna sapere cosa cercare...
Tu parli molto, teorizzi, proclami.
Lo leggo ogni tanto il tuo blog.
Non e` nel mio stile, preferisco esprimermi direttamente con il fumetto.
Sei libero di esprimere una tua opinione e di generalizzare, ma non mi fido molto di chi giudica un libro avendone visto una sola pagina.
ho appena pubblicato una cronachetta sul mio blog, stammi bene
nannnni!!!!!! :)
non ho giudicato il tuo libro perché non l'ho letto.
io parlo di un'altra cosa. la mia è una riflessione sull'approccio che un autore ha verso i simboli che usa. la spinta me l'ha data la tua intervista... in cui affermi certe cose riguardo la casualità.
tutto qui.
dai.
scusa ausonia eh? appunto, cioè tu approfitti di un post per fare un discorso generale, ma inevitabilmente essendo dedicato il post al mio libro, non posso fare a meno di sentirmi coinvolto se dici "trovo che se l'arte figurativa (in questo caso il fumetto) perde di vista i simboli (quelli anche ormai storicizzati) di cui si compone... si impoverisce."
visto che nell'intervista avevo detto "Non mi interessa per esempio l’utilizzo di archetipi o simbologie particolari, quello che mi interessa è raccontare la storia che voglio raccontare"
Comunque preciso ancora, anzi riporto quanto scritto più sopra:
quando dico che non mi interessa l'utilizzo di simbologie, non intendo dire che tu come lettore non possa trovarvene. Il punto e` che se anche dovessi trovarvene non riusciresti a trovare in esse una coerenza rispetto ad un messaggio ideologico. Il libro contiene una storia d`amore. Punto. E' chiaro che se il palazzo che vedi ti riporta al nazismo, probabilmente non e' un caso.
riguardo alla casualità: non conoscevo il lavoro di Michel Pastoureau, ma il mio è un libro a fumetti, non un trattato teorico sulla tradizione della colorazione delle fiabe. Anzi, mi ha fatto piacere conoscere una cosa nuova.
D'altra parte, L'architettura del palazzo non è casuale, è veramente un'architettura fascista, "esistente".
Riguardo ancora ai colori poi: in pubblicità viene utilizzato il rosso in determinati contesti, il blu in altri, ma sono in genere i colori primari ad avere la meglio perchè attraggono rapidamente lo sguardo dell'osservatore. Per questo dovremmo eliminarli dal nostro vocabolario? Io le capisco le tue idiosincrasie, ma non le condivido.
l'affetto è reciproco, però se mi scrivi "ma la prossima volta: scegli un altro pantone? ce ne sono a centinaia... :)"
mi da fastidio, perchè è stata una scelta sofferta, e mi sembra che manchi di rispetto al mio lavoro, avevo già scritto molto semplicemente questo: "a me interessava utilizzare il rosso perché di ombre rosse in genere se ne vedono poche nella realtà, è un colore che più spesso viene messo in relazione con la luce, e mi è piaciuto giocare con questa ambiguità. Mi interessava il fatto che il rosso non mi sarebbe servito solo per descrivere la luce ma anche per creare situazioni evocative di un altro tipo."
Ti sembra che avessi scelto il primo pantone che capitava? Pensi che sia corretto liquidare una scelta di questo tipo con una battutina di quel genere?
No, Giacomo, secondo me non è corretto. Te lo dico dl mio punto di vista di osservatore.
qui si vuol far finta di fraintendere.
si fraintendono anche gli emoticon...
quindi mi arrendo.
le cose che ho scritto poco più sopra danno la possibilità di essere rilette e comprese meglio.
vi invito a farlo.
grazie.
ma non ho prroprio voglia di entrare in polemica...
Nessuno vuole entrare in polemica, Ausonia. Ma se ti avessero detto che la ricerca tua era nazi kinder credo che non ti avrebbe fatto piacere. O no?
se segui il ragionamento che ho fatto qualche riga sopra si evince che:
se si fanno scelte senza tenere conto dei simboli oramai storicizzati si rischia un cortocircuito espressivo. narrativo. culturale.
nazismo e kinder sono due cose lontane e diverse che però hanno deciso di avere la stessa "bandiera" cromatica. chiunque conosce il nazismo e la scritta kinder rossa con la "K" nera su fondo bianco.
e se io, autore, scelgo quella stessa bandiera cromatica non posso che accettare che il lettore (curioso) veda prima queste due bandiere della mia.
perché nell'immaginario collettivo sono due bandiere molto più potenti e storicizzate, appunto, del mio fumetto che è appena uscito. che è una novità.
e così, nella testa del lettore curioso, anche solo a livello inconscio, si crea un cortocircuito.
e l'inconscio non è da sottovalutare quando si ha a che fare con l'arte.
un autore DEVE pensare prima di fare scelte. deve pensare che prima di lui c'è stato tanto altro. che alle sue spalle esiste una storia e una cultura.
e che lui, autore, non è altro che una persona sensibile a cui è stato passato un testimone.
Che palle Ausonia. bastaa!! Bianco rosso e nero stanno bene insieme, ok? Fanno stare bene. I contenuti del libro di cui parlate, fanno stare male. E la combinazione di queste due sensazioni danno una gran pacca, disorientano, rendono il libro bellissimo: cazzo, leggitelo!
(...Ma poi, scusa, l'ovetto kinder non è bianco e arancione?)
E poi, se pensi che non sia bene sottovalutare l'inconscio del lettore, come mai sottovaluti tanto il TUO?
Pensi veramente di poter CONTROLLARE tutto? Pensi davvero che la Storia e la Cultura abbiano unicamente un percorso razionale..illuminato dalla ragione e dalla consapevolezza?? Beh, a me non pare proprio, nel bene e nel male.
(...ma poi, dico, è pazzesco! Se uno deve calcolare il preciso effetto storicosociologicoesteticoculturale di ogni colore che GLI VA di usare...sai che alla fine sarebbe tanto bloccato che non farebbe PROPRIO NULLA?...Non ti pare?)
Ascoltare Music for films di Brian Eno, distende i nervi.
igort: :D
Igort. ausonia: :D :D
la moglie di frankenstein: lo so. a volte siamo puntigliosi su cose che magari sono o sembrano di poco conto... io vorrei che i miei interventi fossero presi per il verso giusto e cioè come spunti critici. o iper-critici.
ma non offensivi.
io adororo il lavoro di nanni. e non vedo l'ora di leggere il suo libro.
però spesso sui blog si finisce solo per farci i complimenti a vicenda e... è un po' noioso. e non serve a nessuno.
anni fa gli artisti si ritrovavano nei caffé a parlare, a discutere e anche a litigare, ma il giorno dopo erano di nuovo lì a bere caffè insieme. e la stima era intatta.
lo so, ho una visione un po' nostalgica. aggressiva, anche. forse.
ma ti assicuro che non intervengo mai sui commenti che mi lasciano indifferente e di persone in cui non credo.
mi ha fatto piacere anche la tua irruenza nei miei confronti. non credere.
almeno dimostri di essere vivo.
No.
Nel blog è banale essere aggressivi gratuitamente, caro Ausonia. Perché ognuno, proprio nel blog, pare volere indossare una maschera.
Questa "pratica" fa parte del vuoto pneumatico contemporaneo (di cui abbiamo tanto parlato nel post successivo).
Vediamo di avere il coraggio di essere semplici se ci riesce. Semplici e nudi. Persone e non personaggi. Ok?
Demitizziamo queste visioni per cui andare d'accordo significa essere piatti, e senza opinioni. Litigare significa essere profondi.
Provocare significa essere profondissimi.
Sono tropo vecchio per credere a queste scempiaggini. Queste sono categorie adolescenziali.
In questi giorni Gipi è a Parigi. Con lui e Tota si fanno le tre di notte a parlare, nei caffé. Parliamo di tutto, con foga ed entusiasmo. Abbiamo visioni diverse, ma, mi pare, armoniche. C'è spazio per tutti. Avere cose da dire non significa "negare" l'altro.
Il libro di Nanni è bellissimo. E non ha nulla a che vedere con categorie pre-costituite.
L'edificio nel disegno di Nanni se non sbaglio è la stazione di Rimini.
A me sembra un disegno potente e i colori azzeccati.
Però mi piace molto quello che dice Ausonia perché argomenta e studia.
No, penso di sbagliare, non è la stazione, eppure mi pare di averlo visto quell'edificio. Forse è la sua forza archetipica :-)
Ehm, ora che ci penso dovrebbe essere la stazione di Forlì, la mia città, ecco perché mi è familiare. Comunque molte stazioni dalle mie parti sono state costruite in epoca e stile fascista assomigliandosi.
andrea: la scuola dove ho fatto le elementari era così. i fascisti non avevano molta fantasia.
no, no igort, io facevo l'esempio del litigio come pura eventualità e non come regola. dai... ci mancherebbe.
però a me e te, manca il fatto di conoscerci di persona... scopriresti che non sono così diverso da come sono sui blog, purtroppo :)
Sì, ma quella ha un orologio nel mezzo: dovrebbe essere una stazione. E Nanni abita a Rimini, quindi è una stazione vicina a lui secondo me. E' un giallo ormai!
http://www.comune.forli.fo.it/test_turismo/attributi/Stazione%20ferroviariask.jpg
ehi, anche la mia scuola ha un orologio nel mezzo!
guarda che quando dico che i fascisti non avevano fantasia... non lo dico per dire...
hanno costruito lo stesso edificio centinaia di volte in ogni città italiana...
Se i fasci non fossero l'incarnazione del male verrebbe da ridere con 'sta storia dello stesso edificio... mi limito a sorridere :-)
Andiamo; qui si ignora cosa sia il razionalismo e l'importanza dell'architettura di quell'epoca.
Ma è possibile? Una lettura ideologica per cui anche i futuristi e il movimento 900 furono banditi per anni.
Le letture ideologiche portano alla chiusura e al non comprendere logiche altre.
alla faccia dell'apertura verso nuove letture.
ah!ah!ah!
dai si scherza un po'...
sono consapevole di quello che dici.
è vero che quella è stata l'ultima grande ipotesi urbanistico/architettonica in italia. dopo il ventennio fascista l'italia non ha saputo lasciare nessuna impronta in questo senso. tralasciando lo sviluppo costante e sconsiderato delle periferie dormitorio...
Aspe' Igort, tu vivi a Parigi, io a Forlì che è a due passi da Predappio. Qui l'architettura fascista è ovunque e orrenda. Per la mia città è diventato addirittura un destino, nel senso che per quanto si tenti è impossibile che acquisti perlomeno un garbo architettonico.
I capolavori del razionalismo, per esempio la colonia Agip a Cesenatico, sono assai rari, il più delle cose qui sono progetti senza qualità, imponenti, spersonalizzanti e opprimenti. Il peggio dell'architettura di quel periodo. E tu che disegni sai quanto può essere importante una forma per l'anima della gente.
"E tu che disegni sai quanto può essere importante una forma per l'anima della gente."
ah!ah!ah! favoloso!
Eh ma guarda che l'architettura è una forza della natura. Hai mai provato a entrare in un progetto di Gaudì: diventi un altro.
Concordo con l'apprroccio visionario di Andrea. Gaudi' fa stare bene. Come Ellington. Fanno bene alla salute.
Beh, Andrea ti lamenti di Forlì ... io abito a Latina (Littoria). Nel razionalismo ci sono dentro tutti i giorni. Sembra di stare in un quadro di De Chirico. Gli edifici del centro storico sono i più vecchi (parola grossa per edifici che hanno 70 anni) della città. Molte cose non mi piacciono, altre sono pregevoli, perchè comunque pensate, magari con un modello d'uso diverso da quello che è l'anima attuale della città. Ma ti assicuro che tutto quello che è venuto dopo a livello architettonico (diciamo dagli anni '50 in poi), è da far accapponare la pelle. Non c'è un progetto o almeno un pensiero urbanistico dietro. Solo far soldi con la speculazione e creare "non luoghi". Però sono d'accordo con Igort in quanto ad evitare un approccio (solo) ideologico ai movimenti artistici o culturali. Cerchiamo di capire, se ci sono delle cose buone e quali non lo sono o non lo sono state ... in questo, da parte di molti studiosi, e non necessariamente di destra, si sta cercando di dare una lettura del razionalismo diversa e più laica rispetto alle ideologie. ... scusate, era solo una parentesi ....
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