20 febbraio 2006

scintille



Ricevo segnalazione da Massimo Semerano (complice e fratello musicale) dell'uscita del nuovo Album degli Sparks.

Titolo: Hello Young Lovers.
(Ventesimo album della band capitanata dai Mael bros.)

Ascolto una preview di circa 4 minuti dal titolo "Metaphores" e suona meravigliosamente ironica, iconoclasta: perfetta. Incedere di piano e voce, voce scandita in senso ritmico, doppiata più volte con lo stile del vecchio e glorioso "Propaganda" ( stiamo parlando del 1974). poi entra l'orchestra, introdotta da una inedita chitarra acustica che sembra suggerire una ballad. Ma si tratta di una burla; basta ascoltare il testo e sentire le scansioni del controcanto. Romba la chitarra finto rock e il pezzo decolla.
Giubilo! Appena in tempo per un falsetto geniale accompagnato dai cori anni sessanta.

Sparkle! Stappiamo una bottiglia di Veuve Glicquot per festeggiate questo nuovo gioiello. Gli Sparks sembrano inossidabili e si ritrovano oggi; a trentacinque anni dal loro debutto con la fantasia dei primi lavori.
Consigliatissimo.

8 commenti:

igort ha detto...

leggo le recensioni in rete. Sono del tutto inattendibili e ingenerose

andrea barbieri ha detto...

Come direbbe Vonnegut: "così va la vita", non ti incazzà (questo lo dico io) :-)

igort ha detto...

Specifico: molte recensioni sono generose ma inutilmente elogiative. Servono a nulla.
Altre sono incredibilmente fuori fuoco. Ho ascoltato l'intero disco: confermo. Una perla. Una delle cose più interessanti degli sparks da almeno tre lustri.
Si sente chiaramente quando c'è il vento in poppa di una ispirazione autentica.

igort ha detto...

Gli Sparks sono grandissimi per avere inventato un fracco di cose che nella musica rock non sarebbero arrivate che più tardi.
"This town ain't big enough for both of us" ha dato la volata ai Queen dei primordi, ha giocato di scarto con testi e atteggiamenti pomposi o freak con un tono dandy e ironico.
Lil' Behetowen è un concept album, la chiave è la canzone Rhythm thief (il ladro del ritmo) per un album completamente privo di uso della batteria. Cosa non semplice nel rock.

Ma il punto che io amo molto degli sparks è l'uso dei testi per rendere paradossali e giocosi una serie di elementi della nostra cultura.

Comunque gli Sparks vanno ascoltati.

Poi certe cose si caricano di spessore perchè un disco come quest'ultimo ha la forza creativa di uno dei primi album che hanno reso celebri e lateral-sinistri i fratelli Mael.

andrea barbieri ha detto...

Io non li conosco mica. Sull'enciclopedia on line di Scaruffi il voto è unico: 10.
Vi copio incollo la scheda:

"Gli Sparks sono il progetto di due fratelli di Los Angeles, Ron e Russell Mael, i quali, suggestionati dall'art-rock e dal glitter-rock inglesi, confezionarono un music-hall nevrotico e futurista. Il falsetto agghiacciante di Russell, le melodie corrive e un senso dello humour dadaista fecero di Sparks (1971) e A Woofer In Tweeter's Clothing (1972) due pietre miliardi del glam-rock. Trasferitisi a Londra, perfezionarono il sound rendendolo piu` aggressivo (con chitarre da hard-rock e l'organo da flash-rock di Ron) e ancor piu` melodico (This Town Ain't Big Enough, 1974, Something For The Girls With Everything, 1974). Sfruttato fino in fondo il filone e tornati in America, annasparono in cerca di una nuova identita` finche' Giorgio Moroder li trasformo` in una classica catena di montaggio per hit di disco-music (N. 1 In Heaven, 1979, When I'm With You, 1980).
Gli Sparks furono il trait d'union fra l'estinta civilta` dei freak e la nascente civilta` della discoteca, entrambe facce diverse del decadentismo rock."

igort ha detto...

divertente. Quando con certe cose ci cresci insieme suona diverso. Ma molte cose che riporti sono vere.
La cosa che mi piace è anche l'equilibrio tra una vena rock/pop e una capacità di non sottomettersi alla regole.
C'è molta fantasia iconoclasta e molta arte dello sberleffo ma senza cadere nella dimensione "caricaturale". L'equilibrio è quasi british.
Per esempio moltissime copertine Sparks erano "narrative" e presentavano i due fratelli Mael come fossero personaggi di un film che continuava da un disco all'altro. Le trovate ritmiche che evocavano il cabaret tedesco di tingel tangel o di Brecht li resero, all'epoca, unici. Molto diversi da quegli scoppiatoni che nello stesso periodo si prendevano sul serio.

andrea barbieri ha detto...

Comunque Igort mi hai convinto, appena mi passa 'sta cavolo di influenza cerco il cd.
E ora mi ascolto The yellow shark in onore del Ponkyo :-)

igort ha detto...

Massimo Semerano mi ha scritto, dopo una serie di ascolti:
Mi piace proprio (ma proprio!) un sacco.
Anche più di quello prima che pure mi piaceva molto.

Grande!