14 aprile 2006
inside
Ho visto inside man, ultima narrazione filmica di spike lee. Belllo e solido. Ma a parte un'idea interessante il film è un totale remake di dog day afternoon. Ci sono intere dinamiche e scene (l'uomo che soffre di cuore che viene liberato per primo e che i poliziotti scambiano per un rapinatore, per dirne una. Il rapinatore atterrato mettendo in pericolo tutti gli ostaggi e il complice che lo salva in extremis ecc).
Il riferimento è quell'equilibro anni 70 in cui i personaggi erano servi di scena del genere ma esistevano come personaggi e non solo come pupazzi.
Negli anni settanta comunque l'humanitas era molto più potente. sembra che la visione anestetizzata di oggi renda quasi impossibile la creazione di personaggi veramente complessi. in questo, per la sua povertà, il fumetto ha una assoluta maggiore libertà. e chances molto forti.
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81 commenti:
Bello, a me è piaciuto moltissimo. Sopratutto il colpo di scena finale. non avevo mai visto un film cosi' sorprendente. Parlo dei film di azione, sembra un film diverso da quelli che si producono adesso.
Oohya
Caro Oohya,
una regola d'oro della sceneggiatura stando a McKee, che è un decano della materia, è un buon finale. "Trova un buon finale e hai metà del film", dice McKee.
Io condivido questa idea e condivido che il finale del film di Spike Lee è un bel finale, in cui tutte le cose sembrano tornare e ci sono anche delle piccole controchiuse che fanno sorridere me spettatore (il brillante in tasca del poliziotto, per es.).
Pero' più passano i giorni e più mi accorgo che dei personaggi non mi è rimasto molto. Sono "servi di scena" di un bel meccanismo. Ma i film degli anni settanta, cui Spike dice di essersi inspirato, sono altra cosa. Il dramma di Fredo nel padrino è un dramma shakespiriano per potenza e profondità, il Sonny di dog day afternoon è un personaggio ricco, sfaccettato e umano. Non certo un servo di scena.
Hollywood sembra aver paura del lato umano, sembra che l'azione sia più rassicurante. Come se fossimo tutti teen ager e avessimo bisogno di cazzotti e esplosioni.
Ma il film è molto sensuale, girato bene, e i montaggi analitici sui palazzi di new york al principio sono davvero belli.
cosa intendi con :
"in questo, per la sua povertà, il fumetto ha una assoluta maggiore libertà. e chances molto forti."
Loopguru
Fare fumetti costa poco, possiamo perfino autoprodurceli oggi, e non abbiamo bisogno di attori, scenografi, operatori , costumisti ecc. Una forma di libertà (la povertà appunto) che non ha nulla a che vedere ovviamente con povertà espressiva.
E' un mezzo economico e potenzialmente molto libero.
Sfruttiamo questa caratteristica!
fare fumetti ti permette di dare ai personaggi quello spessore che nessuno ti chiede più, quando scrivi un film. quando parli di fredo, e credo come te che sia molto molto bardico, parli di un personaggio che è fatto anche di particolari, sui quali la regia indugia, che gli altri personaggi sono diretti a cogliere (perché la camera segue il loro sguardo mentre notano il tremore delle mani di fredo, mentre fuma una sigaretta...) perché il regista sa cosa farsene, di quel che lo sceneggiatore (che ha avuto tempo per scrivere, che ha cercato nel già scritto qualcosa di originale, qualcosa che lui potesse raccotnare in modo originale, e che non è stato costretto a fare un instant movie perché "sai, questo è il mercato") ha piantato. facci caso, i personaggi dei film sono piatti. e il fumetto, è vero, ti permette la tridimensionalità che stiamo perdendo. ci sto facendo un pensierino. chi l'avrebbe mai detto...
mi piace il tuo lavoro.
Cara Perec,
il cinema puo' essere complesso come il fumetto, non credo sia una questione di genere quanto di atteggiamento, come ti stessa suggerisci. Certo, fa orrore pensare che adesso stiamo abbassando il tiro.
Film belli e complessi recenti? Big Lebowsky, l'uomo che non c'era, dei fratelli coen. Il ladro di orchidee(tranne la fine) di Spike Jonze, Central do Brasil, molto bello (regia di Walter Salles).
In questi film ci sono personaggi complessi.
E stiamo parlando di roba fatta sei, otto anni fa.
Se penso a un fumetto recente con bei personaggi, sono pieno di cose da proporre.
Forse ha ragione Fofi quando dice che nel fumetto (anche italiano) si trova quello che non si trova nella letteratura o nel cinema.
p.s.
mi fa piacere che ti piaccia il mio lavoro. Tu cosa fai? Scrivi? Disegni?
caro igort,
faccio l'autore in tv. per una serie di coincidenze, mi capita di avere a che fare coi libri. ne sto preparando uno per bambini e ho un bel po' di tempo per raccontare, in un'altra pubblicazione, quello che mangio in giro per il mondo facendo inchieste. ma sarà perché non sono nata giornalista, ma sceneggiatrice, da qualche tempo medito di non fare dei miei racconti una raccolta, ma qualcosa di diverso. perché dei corti si sta perdendo la cultura, relegandoli in festival che diventano circoli chiusi di partecipanti in rotazione vorticosa. e non ho mai aspirato al ruolo di regista delle mie stesse pensate. forse perché sono anta copy, mi è rimasto il vizio di pensare che il confronto, fra arti e teste, sia la cosa più fertile per l'arte. e per raccontare storie, che è ancora quello che faccio...
Si', Julia, sono d'accordo. La scommessa è proprio qui, riscoprire le basi della bellezza.
Sartre (non lo leggo da tanti anni) ne "la nausea", mi pare, descrive per pagine intere la bellezza delle rughe che solcano il volto. Questa idea di bellezza confina da vicino con l'idea che non è il "nuovo" ad essere bello quanto "il tempo che passa e lascia tracce" a definire un tipo differente e più profondo di estetica.
In Giappone le tazze di ceramica per il the sono fatte pensando al calore che screpolerà la superficie interna delle tazze. La bellezza è sapere vivere appieno questo senso di screpolatura, sapere convivere armoniosamente con il tempo che consuma.
Oggi viviamo (conviviamo, meglio) con un'idea che è quella di bellezza cosmetica. Si pretende di annullare il tempo seguendo questa idea fasulla dell'eternamente giovani.
Si nega la vita, per inseguire un'idea preconfezionata di bellezza. Un'idealizzazione che sarebbe tutta da sondare. Un'idea piuttosto ignorante, che prescinde da tutta la storia dell'arte. Ignora i colli di modigliani, gli sguardi asimmetrici di Matisse e via dicendo. In questo contesto il dolore è cosa da cui sfuggire, e i tempi di racconto non sono mai posati. Si insegue una concezione ottimizzata del ritmo per cui tutto scorre veloce. E le persone diventano non più nemmeno personaggi ma semplici pupazzi. Dei Big Jim che fanno acrobazie e pum pum sparano e prendono a cazzotti.
Ce lo meritiamo tutto questo?
Cara Perec,
Oggi un amico del blog (Bardamu) mi ha mandato un cortometraggio animato, tratto da un racconto di Bukowsky. Essendomi suggerito l'ho guardato con cura e ho scoperto una cosa bella. In effetti i corti non hanno una collocazione. Non li si vede con la stessa attenzione con cui si frequenta un film o altro. Eppure si parla tanto di "fruizione veloce" che caratterizzerebbe la nostra epoca...
Ci sono, nella comunciazione di oggi, delle falle e delle contraddizioni. Che hanno a che fare con il mercato, a mio avviso.
Semplicemente non si fa promozione ai corti perché non ci si guadagna abbastanza. Nessuno si cura di questa forma di comunicazione.
Quello che dovremmo fare è una cura di zen; vale a dire "imparare a prestare attenzione" per le cose.
Nutrirsi con piacere e consapevolezza seguendo i sassi che permettano un guado a questo fiume di sciocchezze che i media ci propinano di continuo.
Avete notato che perfino i telegiornali girano a vuoto? l'informazione in italia si è fatta sensazionalista, sul modello della tv USA.
Se non c'è una guerra da "coprire" si parla di "questo ha detto questo e quell'altro ha cosi' replicato". Terribile.
Non c'è complessità, si perde di vista il centro, e si vivacchia nutrendoci di scorie.
caro igort,
forse è l'essere costantemente in giro a caccia dis toriee, che mi fa annotare i aprticolari. sarà perché entro in una casa, o incontro qualcuno, per lavoro sapendo che dovrò farmi un'idea complessiva, al volo. spesso senza la possibilità di riconsiderare.
per cui, mi sto tarando gli occhi sui particolari, sui primi piani, sui dettagli.
mi accorgo che è su quelli che baso le mie impressioni, e mi prendo sempre più tempo per le conclusioni. so di assumere velocemente le ifnormazioni, e per questo tendo a rilasciarle lentamente, a lasciarle fermentare, a non prendere nemmeno appunti finché la storia che ho assorbito non mi chiede di risputarla fuori subito, al volo, senza aspettare un attimo di più.
scivolano così anche le informazioni che mi servono per ricostruire una sotira, per decidere se è quella che ci itneressa oppure no. non più e non solo le scenggiature o i racconti. ogni tanto, elggendo il gironale, qualche titolo mi colpisce. tipo la storia del tipo che si era nascosto nella 500 della moglie, per pedinarla,ma non aveva saputo resistere a tenere il bagagliaio aperto con una mano, ed è stato beccato dal benzinaio. ma qui finisce. le notizie, il caos di notizie che i telegironali trasmettono è tale, e così confuso, da togliere il tempo di pensare, di riflettere. così, assumo le notizie a piccole dosi, da più quotidiani. e ho modo di verificare di persona, quando lavoro, di che tipo di politica si sta parlando.
o di fatto criminoso scuoticoscienze collettive. è tutto collettivo, cumulativo, poco personale. tutto parla poco al singolo.
generalizziamo, massifichiamo. un corto, una volta, era un piccolo film dove succedeva tutto. c'erano, sparsi, gli elementi costitutivi del passato e del futuro, e un presente dettagliato, fatto di sensazioni. di indizi. di sottili evocazioni.
forse, il tratto è questo.
opinione di una che usa la matita solo per scrivere, perché col disegno non mi guadagnerei il necessario perr comprare un quotidiano. e non ne meriterei uno di quelli che si distribuiscono aggratise...
ho svaligiato la giannino stoppani, ultimamente. e a parte il bambino nascosto, più intenso di un film (o buono come jona che visse nel ventre della balena...), ho comprato rosa bianca. da restarci senza parole... e scatenare i pensieri.
si dice che la televisione inizialmente abbia insegnato agli italiani a parlare. e io ci metto anche a pensare in modo diverso: negli anni sessanta la tv era una finestra sul paese reale. inchieste (quelle di allora, perec, erano formidabili) e tanta arte e cultura. ci si esibiva in tv dopo aver dato prova di avere capacità in altri ambiti. teatro, cinema, musica, editoria. e se non eri bravo lì, in quella scatoletta bianco e nera non entravi. la tv era un concentrato di talenti. qualcuno mi dirà che c'erano anche degli inetti... ma io mi riferisco alla televisione nel suo complesso. e nel complesso la media era davvero buona. e in parte questo media ha contribuito insieme al cinema, la letteratura ecc... a far crescere un paese.
e adesso? adesso lo sappiamo tutti: un paese deve crescere se ha un conflitto mondiale devastante alle spalle. però non può crescere troppo (intendo in ambito culturale, che è quello che aiuta l'introspezione, il senso critico)... non deve. e adesso (dagli anni ottanta in poi) tramite prima la tv, e poi con tutti gli altri mezzi, si cerca di rimediare. si abbassa il livello, si abbassano le coscienze. e si fa quello che dice igort: si producono e si consumano scorie.
e poi si legge un libro così così, si guarda un telefilm così cosi...e ci paiono belli.
troppo riottosi gli italiani che consapevolmente affrontavano la vita politica nelle piazze degli anni settanta... non sono più tranquilli adesso? adesso sì che sono carini "liberi di testa e ben vestiti".
l'uomo è un animale estremamente adattabile.
Prendere coscienza e rimboccarsi le maniche è differente dal piagnucolarsi addosso.
Editori che standardizzano ce ne sono tanti ma la situazione non è quella descritta. A sapere cercare esistono molti segni differenti e la stagione del racconto è oggi di livello.
Parere personale di lettore.
cosa è ROSA BIANCA:
La Rosa Bianca (in tedesco, Die Weiße Rose) fu un gruppo di studenti che formò un movimento di resistenza nella Germania nazista, dal giugno 1942 al febbraio 1943.
Basato a Monaco, il gruppo rilasció sei opuscoli, che chiamavano i tedeschi a ingaggiare la resistenza passiva contro il regime. Un settimo opuscolo, che potrebbe essere stato preparato, non venne mai distribuito perché il gruppo cadde nelle mani della Gestapo.
Il gruppo era composto da cinque studenti: Hans Scholl, sua sorella Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell, e Willi Graf, tutti poco più che ventenni. Ad essi si unì un professore, Kurt Huber, che stese gli ultimi due opuscoli. Anche se i membri della Rosa Bianca erano tutti studenti all'Università di Monaco di Baviera, gli uomini avevano anche partecipato alla guerra sul fronte francese e su quello russo, dove furono testimoni delle atrocità commesse contro gli ebrei e sentirono che il rovesciamento delle sorti che la Wehrmacht soffrì a Stalingrado avrebbe alla fine portato alla sconfitta della Germania.
Essi rigettavano il militarismo prussiano della Germania di Adolf Hitler e credevano in un'Europa federata che aderisse ai principi cristiani di tolleranza e giustizia. Citando estensivamente la Bibbia, Lao Tzu, Aristotele e Novalis, così come Goethe e Schiller, si appellarono a quella che consideravano l'intellighentsia tedesca, credendo che si sarebbe intrinsecamente opposta al Nazismo.
In un primo momento, gli opuscoli vennero spediti in massa da differenti città della Baviera e dell'Austria, poiché i membri ritenevano che la Germania meridionale fosse più ricettiva nei confronti del loro messaggio antimilitarista.
A seguito di un esteso periodo di inattività, dopo il luglio 1942, la Rosa Bianca prese una posizione più vigorosa contro Hitler nel febbraio 1943, distribuendo gli ultimi due opuscoli e dipingendo slogan anti-Hitleriani sui muri di Monaco, e addirittura sui cancelli dell'università. Lo spostamento delle loro posizioni risulta ovvio dalla lettura dell'intestazione dei loro nuovi opuscoli, sui quali si leggeva, "Il movimento di resistenza in Germania".
Il sesto opuscolo venne distribuito nell'università, il 18 febbraio 1943 in coincidenza con la fine delle lezioni. Quasi tutti i volantini vennero distribuiti in luoghi frequentati, Sophie Scholl prese la coraggiosa decisione di salire in cima alle scale dell'atrio e lanciare da li gli ultimi volantini sugli studenti sottostanti. Venne individuata da un inserviente che era anche membro del partito nazista, ed arrestata assieme al fratello. Gli altri membri attivi vennero subito fermati e il gruppo assieme a tutti quelli a loro associati, venne sottoposto a interrogatorio.
I fratelli Scholl e Probst furono i primi ad affrontare il processo, il 22 febbraio 1943. Vennero trovati colpevoli di tradimento e giustiziati con la ghigliottina il giorno stesso. Gli altri membri chiave del gruppo furono anch'essi decapitati nel corso dell'estate. Amici e colleghi della Rosa Bianca, che aiutarono nella preparazione e distribuzione degli opuscoli, e raccolsero fondi per la vedova e il giovane figlio di Probst, vennero condannati al carcere per periodi oscillanti tra i sei mesi e i dieci anni.
Con la caduta del regime nazista, la Rosa Bianca divenne una rappresentazione della forma più pura di opposizione alla tirannia, senza interesse per il potere personale o l'auto-celebrazione. La loro vicenda divenne così popolare che il compositore Carl Orff, tentando di giustificare il suo essere rimasto in Germania durante la guerra sostenne, di fronte agli alleati che lo interrogavano, di essere stato uno dei fondatori della Rosa Bianca e venne rilasciato.
non sono un fanatico dei complotti... ma non c'è nessuna casualità in quello che accade da vent'anni a questa parte. però non voglio dire che la colpa sia solo del "re del mondo"... noi popolino, abbiamo altrettante responsabilità. a 19 anni (per rientrare nell'ambito del fumetto), era il '93, ebbi un'accesa discussione sul rapporto editore/autore con luigi bernardi, che allora era il direttore della granata press. incazzatissimo, sostenevo che gli editori producevano solo merda e che dovevano vergognarsi. luigi mi disse che la colpa era soprattutto degli autori, anzi, no, disse che la colpa è SEMPRE degli autori. lo sai che adesso, dopo quattordici anni, gli do ragione? è colpa nostra. e siamo noi che ci vendiamo al primo "ti pubblico" e ci dovremmo vergognare per questo.
tornando invece al discorso generale iniziale... credo che sia abbastanza vero che noi popolino facciamo rispetto al potere ciò che l'autore troppo spesso fa con l'editore... ci vendiamo. siamo facilmente corruttibili.
ps: (forse è in granata press che ho visto igort per la prima volta...cristo sembra una vita fa. :))
rosa bianca è anche il titolo di un libro di roberto innocenti, presentato all'ultima fiera del libro per ragazzi di bologna. e senza nulla togleire alla stoira più importante e più nota, è una bella storia di amicizia. quella di una bambina tedesca per alcuni bambini che vivono in un lager alle porte della sua città...
condivido quello che dici, ausonia, e forse per questo cerco di fare cose leggermente diverse da quelle che spesso vedi in tv. forse perchè per preparare quattro inchieste ci mettiamo un anno di tempo e lavoriamo duro con le ricerche e la scrittura. è una questione di passione per il propiro mestiere e di rispetto per chi ci vede. forse quello che l'inchieste vecchio stile avevano e molte di quelle che vediamo oggi hanno perso.
grazie per l'ospitalità, igort, questo è un bel posto. davvero.
No riesco a condividere generalizzazioni come è sempre colpa dell'editore o dell'autore.
La situazione di 5 anni fa (trionfo del manga e del comic USA) è molto diversa da quello che accade oggi. Per dire, un successo insperato, gli autori italiani di coconino, adesso vendono più di quelli stranieri. Quando abbiamo cominciato, sei anni fa, si vendevano di più
1 giapponesi
2 americani
3 francesi
4 italiani
era patetico ma funzionava cosi'. Quando dico giapponesi dico "qualunque giapponese".
oggi non è più cosi'.
Cara Perec, per che trasmissione lavori? Non è che hai a che fare con report?
("mi casa es su casa")
w l'italia, con riccardo iacona, è l'ultima cosa che ho fatto. sto alvorando alla prossima serie, che sarà per marzo dell'anno prossimo... forse...
Mi fa molto piacere. Io credo che voi siate tra le poche persone che ancora ci aiutate a riflettere.
dici? penso che siamo due ostinati, lui e io. due appassionati di storie. il fatto è che non puoi chiudere gli occhi davanti alla realtà. neanche se il sole te li brucia. ha il dovere di parlare, di fare domande, di essere molesto, di cercare l'inizio. è un grande maestro, riccardo.
ma, davvero, hai visto le inchieste?
terremoto, in diretta...
dai igort!
è ovvio che se la coconino è un caso editoriale ci sono i suoi buoni motivi, tu sei dotato di intelligienza e sensibilità e i tuoi autori pure... quando parlo dell'editoria generalizzando, la coconino e altre case editrici nascenti che stanno facendo cose interessanti (come la black velvet che pubblica thomas ott), si escludono da sole... lo davo per scontato. volevi proprio farti fare i complimenti, eh? :) però siete alla stregua della rosa bianca... anche se so che fortunatamente nessuno vi ghigliottinerà...
bello passare la domenica sera a chiacchierare con "la coconino" e "con report"... che strano, il mondo sembra improvvisamente un posto salutare.
ah, w l'italia di rai tre... bè, la qualità è la stessa. complimenti.
Cari, non intendevo chiamare i complimenti alla coconino.
Ma la coconino fa parte del panorama editoriale, abbiamo fatto quasi centosessanta titoli in sei anni.
In Italia, si puo' dire, esiste una scena che pubblica praticamente in tempo reale le novità internazionali. Anni fa si era molto indietro. oggi non è più cosi'.
Per quanto riguarda le inchieste di w l'italia, ho visto delle cose. Mi piace e trovo importante un giornalismo non addomesticato.
Spero che lo si pratichi sempre di più.
Julia
no dai... faccio l'esempio di esterno notte. la gente l'ha comprato perché era bellissimo. punto. poi ogni lettore sarà diverso... ma quel libro appena lo guardavi sullo scaffale in libreria... ti chiamava. l'edizione poi era straordinaria. bella la carta, bella l'impaginazione. bella l'introduzione. l'immagine in copertina... che dire, sembrava più un oggetto d'arte che un libro. e quando gli editori si muovono così hanno capito tutto. perché è in questo modo che si deve proporre il talento di un artista: anche con il rispetto di come si riproduce l' "oggetto d'arte". e poi guardavi il prezzo e ti sembrava basso. "non può costare così poco!" mi son detto.
alla bellezza siamo sensibili tutti.
e ce ne vogliamo portare un pezzettino a casa.
esatto! escine subito!!!
mi riferivo proprio a ciò che dici sulla capacità d'ascolto da parte del pubblico... secondo me siamo messi male ma non così tanto. non quanto pensi tu... c'è uno zoccolo duro di idioti, ma anche milioni di persone fantastiche... un bel libro a fumetti se lo comprano qualche migliaio di loro. ecco dov'è andato esterno notte. in quelle case lì. per lo più. credo... insomma... devo andare a dormire.
ah, dimenticavo... la cosa che mi diverte del libro su pinocchio che sto facendo... è che l'ho concepito per entrare in quelle altre, di case... lo vedi e sembra una cretinata, e magari in parte lo è... ma te lo prendi perchè sei idiota e... magari leggendolo capisci due cose elementari. questo ho fatto. ho fatto finta di essere giotto che illustra la vita di gesù agli analfabeti... perché il mio pin, un pò vittima sacrificale... lo è. paradossalmente spero che il mio libro non venda mezza copia. sarebbe consolante... :) non so su quale fusorario sia tarato questo blog... ma sono le due Julia e domani andiamo al lago...
E' utile leggere le cose che si scrivono. Ma non bisogna perdere la bussola sul "reale".
Laterza pensava che se un editore non riesce a vendere i propri libri era meglio che cambiasse mestiere. Intendeva, con questo, che fare gli eroi dell'intelligentia è relativamente facile. Ma l'editoria è una "macchina della comunciazione" e come tale va usata.
Un autore è qualcuno che sente di avere qualcosa da dire. cerca un uditorio. Io, Gipi, e molti di noi, pensiamo che ci sarà qualcuno interessato alla nostra "visione".
Se poi interpreterà le cose come le abbiamo concepite o in maniera differente è questione insondabile.
Ma è essenziale cercare di fare i conti con il reale.
Sei anni fa, quando ho parlato con i miei attuali soci per aprire la coconino press, avevo una sensazione terribile, molte cose che amavo non erano tradotte in italia, non erano reperibili. Peggio, avevo la sensazione che il fumetto d'autore stesse scomparendo dalle nostre librerie.
Ho deciso di non piagnucolare, di non andarmene "semplicemente" a fare l'autore straniero, ma di scavare una trincea, di delimitare uno spazio.
Una riserva. Si', era una specie di riserva.
Carta, inchiiostri speciali, tecniche, discorsi con gli autori, che sono i miei migliori amici, incontri con i lettori, partecipazione ai festival, esposizioni e via dicendo sono diventati il focus di un'azione continua in difesa dell'esistenza di questa riserva.
Non è molto importante, cara Julia, se qualcuno compera un libro perché fa chic, per il semplice fatto che facendolo permette al suo editore e autore di farne degli altri. E di servire chi a quel libro ci crede.
Questione di prospettive.
Anni fa non era per nulla chic. Nessuno si era preso la briga di farlo, un libro di Gipi. Eppure era li', che era bravo e aveva da dire si vedeva, no?
Una cosa che mi colpisce, comunque, e che trovo fondata, è il senso di ribellione della nuova generazione nei confronti dei valori con cui sta crescendo.
Perché questi valori cagoni propagandati dalla nostra società e dai nostri media, sono già difficili da sopportare per quelli che hanno memoria di "come si era" del fatto che si aveva dei "sogni", dei "progetti". Adesso che si vive per alimentare le nostre batterie e ricariche sim, per vedere i grandi fratelli dire il nulla che hanno nelle loro teste a milioni di spettatori è comprensibile che ci si faccia prendere dallo sconforto.
Ma io ritengo che sia reperibile, ancora e sempre, una serie di frammenti (parlo come un archeologo, me ne rendo conto) che possono rinfrancare lo spirito.
I rapporti umani, le letture, le idee e i progetti.
Sono una cosa preziosa, da salvaguardare.
E' utilissimo decidere di "vivere" e non già di "sopravvivere".
Una briciola, ma una bella briciola, di questo si trova nel libro "la fine è il mio inizio" di Tiziano Terzani. leggetevelo.
C'è molto di una persona curiosa che ha saputo sognare, che ha vissuto e si è trasformato seguendo un progetto. Che ha subito cocenti delusioni, ma che ha saputo passare attraverso le cose, non le ha guardate con sguardo pre-fabbricato.
se hai tempo, modo e voglia, ci sono i libri di angela terzani: giorni cinesi e giorni giapponesi.
da un altro punto di vista, la stessa coraggiosa storia, le stesse scelte. fatte come io sento si debbano fare le scelte. rischiando, sempre, di perdere tutto.
mercoledì torno a roma, e non passerò davanti al negozio di comics dietro l'angolo senza entrarci.
essere contaminati è ancora una gran bella sensazione.
Igort, non so come vanno le vendite di Coconino, però non ho mai visto una casa editrice così circondata dall'affetto dei suoi lettori. Il vostro guest book è un vero e proprio assedio, e allora vuol dire che quando siete partiti avete scommesso su un lettore che aveva bisogno di quei libri lì. Il lettore esisteva davvero e ricambia anche con le parole.
Cara Perec,
cerco giorni cinesi e giap di Angela Terzani, non sapevo che fossero pubblicati.
Mi interessano i diari di persone complesse e ricche.
Caro Andrea, la coconino è attorniata da molto affetto. Lo sentiamo. Questo ci aiuta molto.
Cara Julia (hai un alter ego che usurpa il tuo blog che si chiama Sam?)
non ti crucciare. Le cose non vanno bene ma dipende anche da noi. Non tutto bianco o nero. Un po' e un po'. OK?
Nabokov?
Un genio.
Lolita un capolavoro di acume, ironia, e talento narrativo.
a me è fabrizio del dongo, che mi viene in mente quando scrivo. penso a lui, fuori da casa sua, a guardare la sua finestra e il suo balcone senza poter enrare, perché il padre lo denuncerebbe. ogni volta che mi trovo a far muovere un personaggio dentro ad una stanza, ogni volta che devo fargli toccare qualcosa, che voglio sentire con i suoi polpastrelli, penso alla amno di fabrizio sul muro. pernso a lui, che è arrivato tardi per la battaglia, presto per l'amore, appena in tempo per scappare. e penso alle cose che lui vede, e che lui sente. per cercare di essere altro, di entrare nei personaggi.
se cerco di fissarmi un paesaggio, o di sentire se un luogo va bene, se è adatto, cerco di vedere come vedrebbe turner.
faccio esercizi di stile, in pratica.
se non trovi i libri, che sono usciti in tea, fammelo sapere. te li faccio mandare, o te li mando io stessa, tanto devo passare in casa editrice. ti amnderei i miei, ma sono residuati bellici.
e, tanto che ci siamo, da cosa comincio a leggerti?
uh uh....bella domanda .
Stendhal è uno dei percorsi che mi ripropongo di fare questa prossima estate. mi interessa molto, uno che volava alto.
Da cosa puoi partire per leggere le mie cose?
"5 è il numero perfetto" direi, e "Baobab". Sono i lavori da cui si possono cogliere delle traiettorie di racconto. Il "dove sto andando". Ma forse non sono la persona più adatta a consigliarti.
C'è chi preferisce Yuri e Brillo o Fats Waller, per esempio.
Ho provato a cercare la tua mail ma sei in incognito nel tuo blog.
Cerco i libri della terzani. Proviamo con IBS.
thanks
prova con questa: suziewang@yahoo.com
bananos, sono la regina della domanda diretta, spesso fatta combinando un qualche disastro. però, a chi chiedere? meglio di così... e poi il tipo del negozio di comics è stufo di vedermi ciondolare fra le vetrine, in cerca di qualcosa che non si specifica mai. qualcosa.
se non trovi i libri, non incaponirti. domani riapre la casa editrice, riapre l'ufficio stampa e basta una mail. di terzani ho l'opera omnia, in almeno tre copie, per via degli inviti ai programmi. i disegni, i disegni di tiziano, mi pare che siano nel film di zanot. posso chiedere, questo sì.
perec,
credimi non c'era nessuna ironia nella frase,volevo solo significare che la tua domanda,come ho scritto,era una bella domanda da fare ad un autore.
comunque non limitarti alle vetrine.entra sfoglia e segui l'istinto.
ma io adoro l'irronia. e con quel fez, mi sembri uscito da tin tin.
hai un qualcosa che aprla di sigaro e lagavulin, o faccende simili. e lo trovo così divertente, che potrei dirti che fuori ci sono le palme, e che tipo di sabbia sollevano le macchine.
mica togliermela, l'ironia...
Perec, Bananos è un amico da 30 anni e passa. Sei più vicina di quanto non pensi alla sua radiografia spirituale.
Credo che mr. B. se la rida.
besos
acc....sono stato scoperto!!!così non vale...ma Igort, tu dovresti coprirmi che diamine....bha..torno a guardare lost.Il piacere è tutto mio perec.
l'infallibile metodo di mio padre per appassionarmi alla lettura era il seguente:
(perec) papà mi compri la bella addormentata nel bosco?
(papà di perec) certo tesoro, ma prima scrivi la storia.
(p.) come?
(p.d.p.) scrivi la storia per come la immagini, poi papà ti compra il libro.
ha funzionato...
Ma era un genio, tuo babbo. Davvero una cosa bella. Cazzo.
c'è una doppia libreria, per i libri per l'infanzia, in casa mia. è divertente leggere quello che pensavo, per esempio chi pensavo che fosse peter pan. e che razza di posto fosse il castello di biancaneve, per come una bambina può descrivere un castello. certo, la faccenda ha i suoi contro. le illustrazioni: non so farle! ci sono i collage con la coccoina impiastricciata. e non so disegnare. niente. assolutamente niente. posso fare la radio, però. io blatero, qualcuno disegna.
i libri che ho scritto sono stati tutti rilegati, con le loro belle date scritte in bella calligrafia da papà, e c'è anche il foglietto con la recensione...
poi dicono che sono matta...
Io credo che un genitore abbia un ruolo fondamentale in quello che poi diventiamo. Bella scoperta, si dirà. Pero' leggendo le cose che scrive Perec mi viene da ricordare che anche mio padre incoraggiava il fatto che io disegnassi. Mi comprava i disegni se gli piacevano (gli piacevano quasi sempre) e io mi impegnavo molto perché disegnare aveva una doppia valenza. Fare una cosa che mi piaceva e verificare se quello che mi piaceva piaceva anche ad altri.
ma, infatti, nemmeno tu sei molto normale...
(scusa la mancanza di serietà, ma la bimba di comida de mama sta imparando a leggere. e sto inventando una storiella suddivisibile in 21 cartelli, con dei criteri assurdi per farle imparare una vocale alla volta... quindi sghignazzo senza dignità...) (e, in ogni caso, come sai, era un complimento...)
Accetto il complimento, of course.
Le difficoltà ci forniscono strumenti che torneranno utili in un secondo momento, quando meno ce lo si aspetta, magari.
Comunque io credo che se un figlio provi ad esprimersi con una qualche forma artistica (eccetto forse la batteria, e io sono un ex batterista molto appassionato) sia un pochino criminale scoraggiare la cosa. Detto questo non ho figli, eccetto quelli adottivi e uno quadrupede con naso rosa e pelliccia bianconera.
quello quadrupede è il più somigliante all'adottante, chiaramente. va in giro con una matita legata alla zampett.. ooooops, manina destra. reperibile a montmartre, ore turistiche.
(la storiella per marta si arricchisce di un personaggio...)
anche io sono un ex batterista... anche se non del tutto convinto del termine "ex"...
Mio padre era strano con me. aveva un comportamento ambiguo verso la mia creatività.
quando eravamo soli mi copriva di "merda" mi criticava spesso aspramente, mi ricordo chiaramente i suoi "non ci siamo" e io ogni volta mi ostinavo a fare qualcosa che finalmente incontrasse la sua approvazione... Poi scoprivo che di nascosto mi rubava i disegni, li datava e li nascondeva in un cassetto. Quando parlava con gli amici poi si vantava di me, di quello che facevo e di quello che volevo diventare. non ha mai visto un mio fumetto finito.
mi manca.
viaggiamo, Bardamu. Siamo fatti di acqua.
vero.. l'ironia è che l'acqua in un modo o nell'altro ti frega sempre. non si ferma mai, e fatta così..
ma in fondo.. la bellezza stà tutta lì.
!
ore 7:25.
mia madre se n'è andata stamattina.
dopo due mesi.
non so perché ve lo dico...
forse perché qui si sta bene.
sono venuto spesso a trovarvi in questi giorni fra un iniezione di contramal e una di insulina. non ho detto niente. ma adesso c'è il corpo di mia madre nell'altra stanza e qui si parla di genitori. non è una coincidenza... grazie di essermi stati vicini.
senza saperlo.
vi voglio bene.
Mio caro Ausonia.
Riscalda il cuore pensare che forse siamo riusciti a starti vicino in un momento tanto difficle.
ausonia,
ti sono molto vicino credimi.da poco ho perso mio fratello,un vivido 50enne,tutto sesso droga e r'n'r.non è mai facile ma voglio citare il post di igort poco più su."viaggiamo e siamo fatti di acqua" a cui è seguita la bellissima risposta di bardamu.le sofferenze per chi sta male sono il peggio.forse domani scopriremo che anche quelle sono servite, in un qualche modo che a noi ora non è dato sapere.se ci pensate è l'unica cosa che ci accomuna.tutti noi esseri viventi.forza.
non tenerti neanche una lacrima.
baci.
igort e bananos
è servito anche a me.
io e mia madre ci detestavamo... ci vedevamo poco e quelle poche volte litigavamo. ma era il nostro modo per dimostrarci affetto!
paradossalmente questi due mesi sono stati bellissimi. forse i più belli della nostra vita. ce lo siamo detti. ce li siamo regalati.
vado a cercare di prendere sonno perché sono stanco. grazie ancora.
julia
al lago ci andiamo nei prossimi giorni, ok?
non ci conosciamo. forse non ti servirà a un granchè...
pensavo che la morte di mio padre (54 anni) fosse la cosa peggiore che mi fosse mai capitata. era vero.
ora a quasi 4 anni di distanza è il mio motore. la mia forza. la cosa a cui aggrapparmi quando mi dico che non ce la faccio. o anche solo che non ne ho voglia.
è ancora la cosa peggiore che mi sia capitata. ma ora mi serve...
penso a lui ogni giorno e rimango stupito per l'aiuto che inconsapevolmente continua a darmi...
forza.
Perché la morte è radicale: confrontarsi con qualcosa di radicale non può che darci un metro diverso e farci fare cose che non pensavamo possibili.
Un abbraccio a Ausonia.
Nel film "viaggio in inghilterra" c'è un momento nel quale Anthony Hopkins (che fa il professore universitario) incontra per caso, su un treno, un suo ex allievo contenstatore. Il ragazzo adesso sembra riaccostarsi, sembra avere capito meglio. Hopkins era amico del padre del ragazzo, che ora, apprendiamo è morto. Il ragazzo dice a Hopkins:
ragazzo: "è morto, qualche mese fa, gli volevo molto bene"
Hopkins: "E lui lo sapeva?"
ragazzo: "credo di si'"
Hopkins: "Bene, bisogna dirle le cose. Il momento passa e poi si è di nuovo soli."
Hopkins: "leggiamo per sapere che non siamo soli. Diceva cosi' suo padre, vero? non l'ho dimenticato."
Trovo questi dialoghi piuttosto belli. Mi hanno aiutato a capire certe cosette sulla nostra esistenza.
A evitare la trappola del cinismo che oggi sembra dilagare. La mentalità del furbetto disonesto, anche con i sentimenti.
Evitare la melassa. Questo è imperativo. Ma bisogna evitare di cadere nello sterile esercizio del distacco. Vivere in maniera impermeabile è fin troppo facile. Ma non si vive veramente.
Bisogna avere il coraggio dei propri sentimenti.
ciao Ausonia, l'ho saputo solo adesso.
Condoglianze amico mio, un caldo abbraccio a te, a tommaso e a tuo padre.
ciao
Alberto
E' come se i sentimenti fossero delegittimati dicendo che sono sempre falsi, consolatori, frutto di autocompiacimento. Così anche chi prende posizione su qualcosa, si dice subito che è "fazioso".
Sono modi di delegittimare tutto quello che è umano penetrati abbondantemente nell'arte come dei precetti su cosa si deve produrre e su cosa si deve leggere o scartare.
L’uomo era ancora giovane e indossava
un soprabito grigio molto fine.
Teneva la mano di un bambino
silenzioso e felice.
Il campo era la quiete e l’avventura,
c’erano il kamikaze,
il Nacka, l’apolide e Veleno.
Era la primavera del ’53,
l’inizio della mia memoria.
Luigi Cucchi
era l’immenso orgoglio del mio cuore,
ma forse lui non lo sapeva.
’53, Maurizio Cucchi, da Poesia della fonte.
mi costerai una fortuna in libri, di questo passo. (come sai, questa s'attaglia. diomiocome.)
like it!
che hai lì sotto? che stai disegnando?
una storia su Chet Baker.
Una storia che accompagnerà due dischi, pubblicati da Nocturne.
Sono un paio di anni che aspettano. Adesso mi diverto a disegnare Chet, Charlie Parker e altre seduzioni che hanno attraversato la vita di Chet.
Ciao Igort, se lo trovi (a parigi mi sa di no) leggi il romanzo "Un estate con Chet", edito dalla casa editrice Nutrimenti. è scritto a due mani da Gianluca Monastra e Massimo Basile, due giornalisti scrittori.
lo consiglio a tutti!
sono curiosissimo di vedere la tua storia.
se ti va di vederla, a questo link c'è una mia interpretazione di Charlie Parker:
http://photos1.blogger.com/blogger/451/1961/1600/charlieparker3.0.gif
...ti spezzetto il link, perchè non si vede tutto. ecco qua:
http://photos1.blogger.com/
blogger/451/1961/1600/
charlieparker3.0.gif
Bello. Molto.
andate a vederlo , ragazzi.
...perec, è proprio bella la poesia che hai trascritto 4 post più sopra...
...grazie Igort, contento che ti sia piaciuto. pensavo che deve essere molto bello disegnare il viso di Chet Beker... ricorda quasi Pasolini.
stupendo kia,davvero bello.mi piace poprio stare qui in mezzo!!dai ragazzi che magari mi riprende la voglia irrefrenabile di usare quei bastoncini di legno con la graffite in mezzo.........
Non esageriamo che poi ti stanchi, scansafatiche!
Braccia rubate all'agricoltura!!!!
adesso non esageri....guardi che la mi si offende!!
....e poi non ti regalo più le dritte informatiche...ehehehehe
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