25 aprile 2006
foglietti
per anni, quando Carver scriveva, negli studi presi a prestito o nel suo, aveva dei cartoncini sei-per-dodici nei quali annotava delle frasi che erano punti per un decalogo immaginario. Le regole cui attenersi per una scrittura "onesta".
"Su uno dei foglietti che ho attaccato alla parete c'è un frammento preso da un racconto di Chechov: "... e all'improvviso tutto gli fu chiaro". Per me queste parole sono piene di meraviglia e di possibilità. Mi piace la loro limpida semplicità e l'accento di rivelazione che contengono. C'è anche del mistero. Cos'è che non gli era chiaro prima? Perché diventa chiaro proprio ora? Cos'è successo? E soprattutto: cosa accadrà ora? Risvegli cosi' improvvisi portano con sé delle conseguenze. Sento un'acuta sensazione di sollievo. E di attesa.
Una volta ho sentito Geoffrey Wolff dire a un gruppo di aspiranti scrittori: "Niente trucchi da quattro soldi". Ecco un'altra frase che dovrebbe andare in un cartoncino sei-per-dodici.
tratto da "Voi non sapete che cos'è l'amore" di Raymond Carver, edito dagli amici di Minimim Fax
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79 commenti:
io i libri di Carver se dovessi illustrarli li farei disegnare a Tomine.
in Tomine ci ho trovato atmosfere simili e istanti spaccati allo stesso modo.
ciao.
Si', hai ragione, abbiamo parlato diverse volte con Tomine di Carver appunto, che è un suo punto di riferimento, come pure Richard Ford. Leggete i suoi racconti. Magnifici.
Ogni narratore adotta delle "tecniche di caccia". Tu come procedi? Hai block notes, prendi appunti per le storie? Hai anche tu i bigliettini come Carver?
Parliamo di come si scrive e come si legge. Ho dovuto fare un nuovo post perché il server si era inceppato.
Rpartirei da qui:
Brekane:
"il problema che mi assilla da qualche tempo non è cosa leggere, ma come si legge? come fate voi? prendete appunti? sottolineate? piegate le orecchie del libro? o nulla di questo? io le provo tutte, ma sempre poi mi ritrovo a non capire il perchè delle sottolineature, delle orecchiette o dei brani copiati privati dal contesto di lettura..."
volete sapere come legge un dislessico come me ?
ho come una testa guancia a guancia alla mia , leggiamo a quattro occhi ma lui o l'altra farfuglia di altro racconta e vede luoghi che niente hanno a che vedere con cio che il testo racconta ....cosi è tutto un sotto pensare ...basta ..sta zitta ..ma che c'entra ora questo cavallo bianco....
poi quando il testo ci da una frase bella che ci aclappia allora l'emozione ci fa tossicchiare il collo si contorce in tic nervosi e gli occhi si fissano a rileggere quel passaggio ...quello che precede la frase bella per quattro , cinque volte di seguito ,in modo compulsivo quasi per assaporare il momento di calma assoluta che da la rivelazione del bello ....facile è la vita per voi normali :)).....porcc
lu
HEMMM....
Una camomilla?
ho modi diversi per leggere. leggo per lavoro con un quaderno marble memo nero a righe, accanto. faccio piccoli asterischi a margine, e prendo appunti brevi su cosa m'interessa di quel pezzo. quali strade mi apre, quante, perché. sviluppo i ragionamenti sul quaderno, ed è immediatamente chiaro dove devo andare a fare ricerche. quali bibliografie, quali percorsi, annotando anche le strade che non mi sembrano troppo interessanti. per questo tipo di lettura non c'è un luogo, non c'è un tempo e non c'è uno spazio. ovunque, va bene. sono rimaasta 2 ore seduta su un muretto alla zisa, a palermo, perché il set non era mai pronto e non c'era altro spazio per lavorare. ma anche una stazione dei carabinieri, a perugia, è andata benone.
per le mie letture, per leggere i libri che mangio io, serve un angolo di pace. cambia, a scelta, fra i vari letti, la mia poltrona, il mio divano (che pur essendo in città diverse hanno lo stesso colore), il giardino. la spiaggia, dopo le 6. a parte la fame, l'attrezzatura è un quadernino marble, piccolo e viola, con un mozzicone di matita. segno le parole. quelle che suonano. i verbi che vedono, aprono o scoprono. i pensieri, i luoghi. piccole visioni. sogni. polvere.
se c'è una birra ghiacciata, molto meglio.
i quaderni, tutti, finiscono ordinati in settore della libreria, a roma. li riprendo in mano, dopo anni. e mi piace, se rileggendo un libro non ho notato le stesse cose. ci vedo una crescita, un cambiamento, un passo. gli appunti mi parlano del momento in cui ho vissuto dentro quel libro, mi ricordano quale passaggio mi ha aperto. mi riportano la stessa polvere.
io sottolineo sempre, e ho diverse gradazioni.. alla fine della lettura un mio libro è un po' stanco e provato, in paticolare le edizioni economiche.. :)
A volte mi capita però di prendere in mano un libro che ho letto e non capire perchè ho sottolineato o perchè non l'ho fatto... credo che non sia colpa del modo in cui ho sottolineato o degli appunti che ho preso, ma più che altro nel fatto che inevitabilmente si cambia.. e anche abbastanza velocemente a volte..
Andate a vedervi questo link interessante... risale ad un progetto della minimum fax del 2001, non so come si sia sviluppato.... tu ne sai qualcosa igort?
http://www.minimumfax.com/
speciale.asp?specialeID=5&ns=4
tra l'altro, per collegarmi al post, la minimum fax ha raccolto piccoli brani da interviste, saggi autobigrafici, recensioni... in "niente trucchi da quattro soldi. consigli per scrivere onestamente".
Sto leggendo in questi giorni "Racconti in forma di poesia" ed è sorprendente..
andate a vedere il link!
@ kiakkio
ci dovrebbe essere una sezione, dedicata ai consigli per scrittori nel sito di minimum. se non la trovi, ti mando il documento che devo avere nei meandri dell'ibook, con una bibliografia completa. comunque, a parte scrivere è un tic, di piccolo, c'è anche nuotare sott'acqua e trattenere il fiato, di fitzgerald. anche se la mia bibbia è sempre stato esercizi di stile di raymond quenau. e i carrtelli per accattoni. un classico.
ops, ho tralasciato un particolare importante: i piccoli brani da interviste, saggi autobigrafici e recensioni a cui mi riferivo prima, sono di Carver...
Per un momento i cammini di Coconino e Minimum Fax si sono incrociati. Ho sempre avuto simpatia per quella casa editrice e come spesso accade i desideri si materializzano. Volevo conoscere chi la animava? Un pomeriggio ero con Gianni Celati a Mantova, al festivl di letteratura, e Cassini mi si fa avanti e mi si presenta. "Ciao sono quello di minimum fax". Essendo io un frequentatore dei suoi libri ho esteso l'affetto alla sua persona. In breve ci siamo abbracciati come vecchi amici.
E si è parlato di idee, visioni e traiettorie.
C'era complicità.
Voleva fare fumetti.
E aveva pensato una collana che avrebbe ospitato la Giandelli che ha idea di fare Carver a fumetti da quando era all'asilo, me, che avevo scoperto uno scrittore dal nome altisonante Thom Jones (non quello che canta) ed ero divertito e colpito al tempo stesso e qualcun'altro. Mattotti mi pare, ma potrei sbagliare.
Aveva poi opzionato due libri che in realtà avevo opzionato anche io, senza saperlo. Lui dagli agenti, io direttamente dagli autori.
Poi le cose sono cambiate. Ha fatto un libro a fumetti, "Cardia Ferrania" e nulla più.
Ci siamo sentiti per mail anche di recente e la mia simpatia per questa piccola fucina editoriale rimane immutata.
Scrivo sempre sui libri che leggo e li apro spesso al punto che si staccano i fogli.Per me i libri sono come quaderni di un mio percorso.
Il mondo è bello perché è vario, a quanto sembra è proprio cosi'.
Perec, al solito è supermetodica e legge con uno spirito vorace e disciplinato. Secondo me sa più lei su un dato libro dello scrittore stesso.
Io credo che l'amore per i libri e per la lettura vada ricercato anche per un senso di intimità che poche altre cose sanno dare.
Il libro.
E' un oggetto piccolo, più piccolo del corpo umano. Trasportabile e fatto di una materia sensibile, viva. La carta. Che era albero, ma resta sensibile agli accidenti esterni. Acqua, fuoco, umidità.
E contiene, se scritto in maniera autentica, le esperienze di un altro essere umano.
E' un oggetto che irradia.
In diversi casi, nei vostri commenti, appare chiaro che si legge per scrivere. E questo sembra essere un precetto molto preciso che anche lo stesso Carver riporta, quando parla del suo vecchio maestro di scrittura creativa John Gardner che diceva : "non sono qui per dirvi come scrivere, ma anche cosa leggere".
Tomine sì, ma anche Clowes (penso ad esempio a Caricature): ne verrebbe un Carver più visionario forse (e in certi punti carver è molto visionario) ma non meno efficace.
Carver è uno di quegli autori che mi ha cambiato la vita e lo sguardo - forse l'ho letto al momento giusto, ma mi ha allargato gli orizzonti come poche cose prima e dopo. Il saggio che hai citato è illuminante: "niente trucchi da poco" andrebbe inciso nelle stanze di chiunque narri qualcosa.
Anche io avrei la tendenza a lasciare intonsi i libri, ma alle volte non ho il tempo di prendere appunti. Per non sottolineare, piego un angolo sperando poi di ricordarmi perchè l'ho fatto. Il più delle volte, però, non torno indietro a controllare. Vorrei avere un rapporto più "carnale" col libro, più vissuto, quasi una battaglia, tanto da poterlo poi ricordare a memoria.
Oppure ho foglietti ovunque, quaderni mezzi cominciati ma mai finiti, perché poi non mi riconosco nelle citazioni che salvo o nelle riflessioni che seguono.
Forse è un po' un'ossessione, spesso mi sento scisso come il protagonista di Les incidents de la nuit, in un mondo onirico pieno di pagine.
Di recente mi è venuto il sospetto che l'unico modo di leggere bene sia quello di rileggere. Lo farei, se non avessi la sindrome del piccolo enciclopedista: l'impressione che tutto possa e debba interessarmi perché tutto prima o poi può risultare utile.
"Ma gli scrittori dovrebbero leggere gli altri scrittori, certo, innanzitutto per capire come fanno, come lavorano gli altri; e poi anche per sentire che partecipiamo tutti a un'impresa comune e ne siamo tutti coinvolti".
(sempre) Carver
"la sindrome del piccolo enciclopedista" è grande. Non ho mai provato questa cosa. Per un periodo ho pensato di spogliarmi di tutti i libri e i film. Non sopportavo l'idea che io fossi quegli oggetti.
Poi ho capito che loro erano me, non viceversa. Me lo ha spiegato la mistica indiana.
Una frase diceva qualcosa del genere: "se una musica o un libro ti piacciono è perché parlano di te".
Scusate, ho messo da parte il turbante adesso.
Potete riprendere a parlare.
Gli scrittori dovrebber anche rileggere sé stessi. Io per esempio ho rifatto e pubblicato tre volte la stessa storia nel giro di pochi anni.
Poi mi hanno ricoverato. Ma sino a quel momenti ero convinto di fare una ricerca rigorosa.
Scherzi a parte, ho imparo molte cose. Si imparano molte cose a dare i pesi giusti ai segni, le pause, i ritmi e gli accenti.
Carver disegnato da Clowes? Elettrico!
Quel link che segnali, Kiakkio, porta a tavole di Giandelli che somigliano a Loustal.
Sono strane ma mi piacciono. Non capisco perchè non si è sforzata di fare un vero fumetto. Non è strano con quei testi sotto?
OWEN
Il punto è proprio quello che dici, di capire (ma dirlo è più facile che convincersene veramente) che per scrivere probabilmente basta quello che abbiamo.
Flannery O'Connor, in un bel libro non sempre convincente (Nel territorio del diavolo, ancora Minimum Fax!) dice che a un narratore, per trovare idee, basta ricordarsi dei propri primi nove anni di vita, che lì ci sono tutte le esperienze di cui ha bisogno per scrivere racconti su racconti. Vado a memoria, perché non riesco a trovare né la mia copia, né gli appunti (appunto)
Sono abbastanza d'accordo, anche perché alcuni dei miei libri preferiti sono quelli che rievocano l'infanzia (alcuni a caso, i primi che mi vengono in mente: Il buio oltre la siepe di Harper Lee, L'arpa d'erba di Capote)
Oppure: "Quel che comunque ritengo importante è una disponibilità alla riscrittura e al ripensamento del lavoro. [...] So che il segreto della riscrittura è quello di buttare via e di riprovarci senza paura e senza noia; la consapevolezza che lavorare con le parole e i racconti è un gioco estremamente divertente, ma anche faticoso, poiché ad ogni capoverso devi fare una scelta e non sai mai, fino alla fine, dove questa ti potrà portare. Per questo, per scrivere un racconto non è importante pensare o avere tante idee. E' importante buttar giù. L'ispirazione è lavorare. Le migliori idee vengono scrivendo". Questa volta il libro l'ho trovato: è un brano contenuto in Un Weekend Postmoderno di Pier Vittorio Tondelli.
bin - del- la!
aggiungerei uno zang zang tumb tumb alla faccia della metodicità...
Igort, a proposito del rileggersi. Non so se hai presente Fred Frith, ex-henrycow, collaboratore di J.Zorn...musicista insomma. Qualche anno fa (forse 10 anni fa addirittura) suonò a bologna e ci fu un incontro con lui, durante il quale qualcuno si lamentò del fatto che i vecchi dischi degli henry cow erano stati remixati nella nuova edizione su cd, e alcune parti di chitarra erano addirittura state sovraincise da lui, in pratica dopo 20 anni. Lui si innervosì anche un pochino e poi disse: "ma io sono ancora vivo, e quella musica è mia." Era anche piuttosto serio nel dire questa cosa. Penso che ti darebbe ragione in pieno.
La sindromedelpiccoloenciclopedista mi richiama a "beuvard et pecuchet" invece, il romanzo di flaubert, chi non l'ha letto non sa cosa si perde.
Lo "sciocchezzaio" di Flaubert, divertente (per me è sopravvalutato, si capisce?).
Si', molti autori si "mettono a registro". Io faccio parte di questi. A me piace rileggermi e riscrivermi di continuo.
Magnus mi diceva che dopo tre mesi lui riguardava cosa aveva fatto e gli faceva schifo, vedeva tutti i difetti.
Il lavoro appartiene a chi lo fa?
Non lo so, ha ragione Perec quando dice che il libro è suo, di chi legge insomma, indipendentemente dal fatto che un autore te lo dedichi.
Te lo ha già dedicato quando lo ha scritto.
Brekane, ho cercato la citazione di Flannery O'connor. Adesso non la trovo neppure io.
Ragazzi bisogna sottolinearli i libri, che poi non si trovano le cose che ci sevono.
Scribble scribble.
(ritiro quello che ho detto su "beuvard et pecuchet")
Uhm, "leggere per scrivere", uhm uhm: non è meglio leggere per vivere e poi, se proprio scrivere risulta necessario, partendo dalla propria vita, scrivere? Lo so, sono un po' romanticone però sento qualcosa di vero nel mio romantichesimo.
Se non è così fatemi pure un trattamento sanitario obbligatorio nella clinica igortiana.
leggo per curiosità. quindi leggo per leggere.
se ho da scrivere... non leggo.
è il motivo per cui leggo pochi fumetti, perché faccio fumetti. insomma: non mi stimola il lavoro degli altri nel momento in cui sto realizzando un lavoro mio. in quel preciso momento tutto il resto che c'è di simile a ciò che sto facendo mi interessa poco. se ho da disegnare parecchio leggo molto, se invece devo scrivere vado al cinema e ascolto molta musica e tendo a vedere di più gli amici... tendo ad avere tanta voglia di ascoltarli.
se ho voglia di fare sesso con la mia ragazza... non guardo film porno.
i libri che leggo, comunque, li rovino. ci scrivo e ci disegno sopra. piego gli angoli e butto via le sovraccoperte, proprio perché niente potrà salvare quella carta rilegata dalla mia voglia di aprirla in due. lo scrittore scrive come gli pare e il lettore legge come gli pare. e questa è una combinazione fantastica... un'interazione. e io li spacco in due, i libri. e i miei amici mi detestano perché non possono prtestarmene e non possono prenderne in prestito da me... peccato. :)
Caro Ausonia,
capisco, ma penso che la digestione di un idea non sia mai simultanea all'ingestione. Prima si mangia e poi si digerisce.
Molti autori di fumetti leggono pochi fumetti, ma in genere usano altri tipi di suggestioni. Sia cinema o letteratura, musica o altro poco cambia.
Si legge e si sedimenta, poi queste cose magari appaiono nel nostro lavoro.
Per Andra Barbieri
Io credo che il problema non sia tanto la dicotomia tra vita e arte. Già ai tempi di dali' o di hemingway la faccenda era obsoleta.
Cos'è un autore? Una persona che ha un proprio osservatorio sul mondo.
Io da Vonnegut, Proust o Chekov ho imparato molto sul come prendere le cose della vita.
E i loro libri sono pieni di tanti elementi meravigliosi. Dico questo per intendere che "non si esauriscono".
A me piacerebbe molto creare o trovare molti fumetti con queste caratteristiche.
scusa, giusto per chiarire: non ho scritto "chi non l'ha letto è brutto e cattivo", ho scritto solo che vale la pena leggerlo.
una buona giornata a tutti
Quel libro l'ho letto una ventina di anni fa. l'ho schedato mentalmente tra le cose divertenti e genialoidi ma non indispensabili. Il mio commento vuole dire solo: "l'ho schedato cosi', ma è passato tanto di quel tempo...forse oggi la penserei diversamente."
tutto qui.
@Andrea Barbieri
"Leggere per vivere", bello. In fondo chi non fa lo scrittore legge per sé, per vivere.
A me leggere aiuta a superare le giornate in cui decisamente non va. Mi piace uscire, mentalmente da una realtà che in quel momento non apprezzo. E andare a esplorare modi di fare altrui. Diversi dai miei.
In fondo cosa cerchiamo nei libri?
Cerchiamo di trovare conforto. Di imparare dagli altri come affrontare questa cosa che non conosciamo bene.
E poi nei racconti, scritti o disegnati, si scoprono visioni.
Queste mi piacciono, anzi le cerco proprio.
Loopguru
In un senso un po' più pedestre, anche chi fa lo scrittore "legge per vivere"(ehm, sì, la smetto)
neanch'io credo in quelle frasi di chi cercava una vita più vera nell'arte, la vita di chi non sa vivere veramente, come in tanta poesia italiana fino agli anni cinquanta (e non solo)
leggere non è proprio come mangiare o bere: se non leggessi non morirei (ma sarà vero?), eppure vivrei sicuramente peggio (ma sarà vero?)(ma si può diventare obesi di letture?)
non riesco però a leggere in modo gratuito. rubo e mi approprio delle cose che mi piacciono e cerco di riutilizzarle nascondendole (parole, immagini, scene, personaggi). Da dove parto poi? Dalla "vita" o dalla lettura? Mah, le due cose si confondono più di quanto uno voglia ammettere. Diciamo, in parti uguali.
lettura e vita vissuta: senza l'una non avrei capito certe cose dell'altra e viceversa; tutte e due, credo, ci forniscono delle specie di obbiettivi fotografici con cui vedere meglio il mondo, gli altri, noi stessi (bum!)...
(Adesso qui ci vorrebbe una pernacchia, giusto così, per dare un tono un po' meno saccentello alle mie frasi...)
igort
proprio perché come dici "prima si mangia e poi si digerisce"... non leggo quando scrivo e viceversa. sono due momenti diversi... mi sa che stiamo dicendo la stessa cosa.
Già che ci sono lo dico che mi sempra giusto, Gianluca Costantini sta curando una nuova collana per l'editore Fernandel, dedicata al graphic novel: "Illustorie".
Spero che riesca a andare avanti perché per ora hanno stampato tre belle cose. Poi il taglio è un po' diverso rispetto a Coconino, BV, Kappa, quindi contribuiscono alla polifonia delle voci fumettistiche.
Aggiungendo che in tale polifonia la voce-faro rimane sempre, indiscutibilmente, quella del "colonnello"! :-)
Complimenti per Marzo Francese su Xl de La Repubblica, bel diario
Massimo
Per Max
Grazie. E' gia' uscito?
(Si tratta di una sorta di diario nel quale racconto la lotta degli studenti francesi contro il CPE.
A caldo.)
Non sapevo questa cosa della Fernandel. I migliori in bocca a lupo a Costantini. Sono curioso di vedere cosa fate.
Grazie a Andrea, sempre generoso con me.
Per Gianluca.
Si' è vero che Carver è caldo. Ha una materia di scrittura ovattata e lacerante mentre i due autori americani (tomine e clowes) hanno una visione post 60 che reca con sé il "freeze" della pop art.
Ma è anche vero che il modo di osservare il reale di Tomine si avvicina a certe schegge di Carver. E a un certo tono dolente.
Piu' di quanto non si avvicini al tono di altri due grandi narratori di lingua inglese come Cheever o Purdy, per dire.
Si tratta di trovare un'ipotetica scrittura vicina a quella lunghezza d'onda.
Non ricordo che in questi giorni ha citato Loustal. Per me Loustal farebbe una bella rilettura di Carver.
E questo ti lascia ad intendere che concordo su una interpretazione calda. Per questo non vedo tanto il segno di Mezzo, che è ancora di più POP degli americani citati.
Si è così, abbiamo stampato 3 libri per adesso, sono: Vorrei incontrarti (Gianluca Costantini), Sketchbook Diaries (James Kochalka) e Pablo Ramone (Pablo Ramones) un pò di dettagli li trovate qui www.fernandel.it. Le prossimi uscite sono The Diary of a Teenage Girl di Phobe Gloeckner e Pandemonio di Gianluca Morozzi e Squaz.
Inoltre anche inguineMAH!gazine passa da Coniglio Editore a Fernandel. E' uscito in questi giorni il nuovo numero con questi begli autori;
Felipe Cava & Monique Brouillard (Spagna-Portogallo), Allan Antliff & Gianluca Costantini (Canada-Italia), Maja Veselinovic (Serbia), Wostok (Serbia), Paper Resistance (Italia), Hannes Pasqualini (Italia) e Nicole Schulman (Stati Uniti)...
Speriamo bene è una bella sfida.
Particolarità della collana è che è in formato libro classico cioè 14 x 20 cm .
Questo è il riassuntino della cosa che stiamo facendo.
volevo dire Pablo Echaurren....
tsk tsk faccio un sacco di errori!!!
io lo sto leggendo ora marzo francese,appena acquistato.................
Ehm, posso permettermi di segnalare una mia recensione al volume di Kochalka, visto che siamo in argomento? Il libro è molto più bello di quanto la mia recensione faccia intendere...
...Gianluca, ne approfitto per farti i miei migliori complimenti per il tuo lavoro (fumetti, illustrazioni...), che ammiro. E buona sorte per questa nuova avventura editoriale :)
Ok ragazzi da adesso la pubblicità su questo blog si paga in cioccolatini.
Costantini e Fernandel mi devo tre kg di gianduiotti (uno pere volume) e brekane mezzo chilo. Passo a riscuoterli alla prossima fiera, diciamo Lucca?
bello il diaro da parigi.dimostrazione del come si può fare fumetti adottando un linguaggio diverso dai soliti canoni di scritto -sceneggiatura-disegno.credo che questa nuova visione sia "uno" dei nuovi approcci al comunicare per immagini disegnate,e che non sia affatto antitetico al versione classica dello storytellin'.
si scoprono nuovi orizzonti,in special modo slegati dal "bello" per forza.chiunque abbia una testa che funziona in maniera decente,sufficentemente aperta alle contaminazioni,anche non possedendo ai massimi livelli il dono del "bel disegnare",può cimentarsi nel racconto grafico,e in particolar modo con il reportage.
molto,molto,molto interessante. accattatev' icselle!!
ben fatto fratellone.come al solito,centro al primo colpo.
Tre kg sono molti, non è che ti fanno male? Comunque ti saranno dati... un investimento!! Questo Blogger costa quanto la prima pagina di Flash Art!!
Ma torniamo a quello che più ci interessa e cioè Carver, Loustal forse è l'autore perfetto per questo tipo di lavoro, quando ero un pischello e vedevo i fumetti di Loustal su Metal Hurlant mi emozionavo moltissimo, quei colori ma anche, soprattutto alcune storie in bianco e nero piene di tratti forti... che delizia.
Prima mi devo essere perso nei vari Commenti il suo nome. Io non ci avevo pensato.
Però non so perchè Pezzo anche se pop è così sporco non so come dire...
A proposito Igort ultimamente sono stato ad Atene per una mia mostra alla libreria di Vavel... Che bel posto e che bella gente...
In libreria c'era il tuo libro "5 è il numero perfetto" in Greco, che dire stava bene con il lettering Greco...
Be' dai mezzo chilo di gianduiotti, pensavo di cavarmela con molto peggio.
Che so, qualche salame all'aglio, una paio di bottiglie di rosso... Basta, che poi magari cambi idea.
Invece, difenderò la mia linea Daniel Clowes. E' vero che è più freddo, quasi gelido, ma ha un ritmo, delle inquadrature e un gusto che mi sembra si adattino bene a certi momenti di Carver, a certi suoi personaggi marginali.
Prendete questo inizio, per dire: "Un uomo senza mani si è presentato alla porta per vendermi una foto della mia casa. A parte gli uncini d'acciaio, aveva un aspetto normale, più o meno sulla cinquantina"
Sto dicendo una scemenza?
p.s. comunque su Loustal sono d'accordo.
Non sono mai venuto a Lucca, sarebbe bello.
Dalle mie parti ci sarebbero anche la cioccolata al Sangiovese e una ghiottissima al sale delle saline di Cervia (pare strano ma esiste).
Come si puo' non vedere il testo proposto d Brekane con gli occhi di clowes?! Ovviamente c'è una consonanza di sguardi e, sono sicuro anche io, sarebbe una bella lettura, quella di un Carver un tantino "elettrico", per citare Owen.
Pero' a esere onesti, non è che Carver proponga uomini con uncino al posto delle mani a ogni pagina.
Riflettendo su queste ipotesi neppure tanto astratte di un adattamento a fumetti io, da eventuale editore, penserei a un accostamento non necessariamente "ortodosso".
Mi piacerebbe vedere una versione di Munoz, o Loustal, o Mattoti, per dire.
Non vorrei che cadessimo nell'errore di pensare che la cosa migliore sia necessariamente la più "conforme" al mondo dell'autore.
Fare racconti a fumetti è un linguaggio preciso. E Carver comunque esiste in versione letteraria. E nessuno lo tocca.
Esatto, forse Clowes è un pò troppo surreale per Carver, io lascerei da parte Munoz e Mattotti troppo scontati, resterei su Loustal oppure anche Andrea Bruno per ringiovanirci un pò, io comunque rimango anche su Raul, per chi non lo conoscesse il signor Raul è un vero talento qui trovate un pò di sue informazioni http://www.fremok.org/entretiens/raulberlin.html sul suo fumetto capolavoro scritto da Felipe Cava.
La discussione è puramente virtuale. Lascerei la possibilità di vedere come vogliamo le cose. Non si sceglie uno a scapito di un'altro.
Munoz o Mattotti non sono affatto disegnatori minimali, cosi' come Clowes non è surreale, a mio modesto parere. Non in senso stretto.
Munoz è disegnatore di grandi sentimenti tragici e trovo per nulla prevedibile il suo incontro con i mezzitoni di Carver, con la sua visione di "dolore in sordina".
Mattotti poi è addiritura "sturm und drang" e anche in questo caso non so immaginare precisamente cosa e come verrebbe interpretato il ritmo preciso che Carver scandisce con le poche pagine di un suo racconto.
Raul è un ottimo artista. Ma anche lui, al pari di Mattotti, è molto "colorato".
Credo che si sottovaluti una cifra di Carver, che è appunto il minimalismo.
Il suo essere "piccolo", "minimo" appunto.
Non è scontato affiancare a questo tono di voce quella di un visionario. Non è per nulla prevedibile cosa accadrebbe.
Ma, lo ripeto, è una discussione del tutto virtuale.
In effetti ammetto di aver scelto proprio il brano più ad hoc, quegli uncini rimangono incisi nella memoria e non è facile trovare qualcos'altro così "caratteristico"(ne avevo altri, ma non trovo il libro che mi serve...)
E' vero, l'accostamento non ortodosso è interessante, ma qualche consonanza penso ci debba essere. Per dire: non me li vedo David B. o Tardì su Carver - ma forse è solo un mio pregiudizio. Tra i giovani, oltre a Bruno, ci metterei anche Cattani.
L'adattamento è un lavoro difficile, credo di essere rimasto soddisfatto poche volte (uno su tutti, facile, Chtulu di Breccia), ma anche mi stupisce che si faccia così poco. Quale il motivo? E tu, Igort, su chi ti cimenteresti?
Sono tanti gli autori che lasciano suggestioni nel mio modo di vedere.
Celati è sicuramente un autore che ammiro.
Anche Carver lo disegnerei volentieri.
Per l'affetto Jim Thompson.
Certo, ceerto che è virtuale... ci mancherebbe. Comuque era proprio per discutere, da una discussione di questo tipo possono venire fuori anche altre posizioni, naturalmente.
Nessuno mette in discussione il lavoro di Munoz oppure Mattotti, ci mancherebbe, soprattutto di Munoz che apprezzo moltissimo. La mia frase infatti era "scontato", proprio per far venir fuori altri nomi che non i soliti "maestri".
Altri occhi direi.
Personalmente inn questo periodo trovo molte affinità con Orhan Pamuk, sarebbe bello raccontarlo con il disegno.
Pamuk, che ha precendentemente rifiutato il titolo di "artista di Stato", dal governo turco, viene incriminato, nel 2005, a seguito di alcune dichiarazioni fatte a una rivista svizzera riguardanti il massacro, da parte dei turchi, di un milione di armeni e trentamila kurdi in Anatolia durante la prima guerra mondiale.
Il processo, che ha attirato l'attenzione della stampa internazionale, è iniziato il 16 di dicembre 2005 ma è stato successivamente sospeso in attesa dell'approvazione del ministro della giustizia turco.
Nonostante il grande successo riscosso in patria, una significativa parte dell'opinione pubblica turca si è schierata contro Pamuk: un sottoprefetto di Isparta ha ordinato la distruzione dei suoi romanzi nelle librerie e biblioteche mentre una TV locale ha proposto di ritrovare una studentessa che aveva ammesso di possederne uno.
Le accuse sono state ritirate in 22 gennaio 2006 con la motivazione che il fatto non costituisce reato sotto il nuovo codice penale.
Non conosco Pamuk, se non di nome. Cosa mi consigliate di leggere?
Igort, il pensiero di Colpo di Spugna disegnato da te mi manda in sollucchero e aumenta la mia salivazione. E sì che ho appena mangiato.
Chtulu di Breccia, bellissimo!
Ciao Brekane,
ti consiglio di iniziare con "Il mio nome è rosso", credo sia Einaudi. Romanzo sulla miniatura e sul disegno in generale, è un libro eccezzionale.
In questi giorni è uscito anche "Istanbul" ma non l'ho ancora letto, solo comprato.
Igort,
ma lo leggi solo adesso Carver? Un po mi meraviglio... Tomine e Clowes lo hanno allegramente "scopiazzato" con i loro racconti.
Ciao.
Pippo
Scopro che non hai ancora letto niente di Stendhal, Igort. Ma com'e' possibile? Vergogna! Un artista come te!! Dico, corri a leggere subito "il Rosso ed il Nero". E beato te che lo leggi per la prima volta...Ti salvi solo perchè non ti vergogni a dire che da adolescente leggevi Kamandi di Kirby.
Ciao.
Pippo
Lettera a Pippo.
Caro Pippo,
non sapevo a topolinia avessero pubblicato Carver. Né che tu sapessi leggere.
Ho letto "il rosso e il nero", qualche anno fa, ma un percorso è qualcosa di più armonioso di una lettura sparsa.
Mi piace leggere seguendo certi percorsi, un po' come fate voi cani quando pascolate annusando prima di farvi le vostre pisciatine.
Cosi' Stendhal è programmato per questa estate.
Carver lo leggo e rileggo.
Rileggerlo vuol dire leggere più volte, nel tempo. Sai come fate voi cani con gli ossi che gustate per ore e ore, giorni e giorni?
Kirby è un grande e con Kamandi si visse una bella stagione, non capisco perché dovrei mai vergognarmene.
Stammi bene, salutami topolino e boris, se ti capita.
Digli che su terzani si sbaglia. E che dovrebbe leggerlo prima di criticarlo.
un caro arf arf.
igort
Postilla alla lettera per Pippo,
se dici che Clowes ha scopiazzato Carver davvero non lo so se sai leggere.
Le energie e la dinamica istrionica di Clowes hanno poco a che vedere con Carver. Che è e rimane un sobrio minimalista.
Un po' come dire che un bassetthound è simile a un dalmata. pertanto sono entrambi cani di razza.
Mai detto che fosse Pippo, caro Boris. Ti ho solo mandato un messaggio su Terzani.
Io no volere offendere boris. Boris sa.
Grazie Gianluca, domani me lo procuro!
Il padrone di casa l'ha letto?
Cambio discorso e pongo una domanda a Igort: Coconino ristampera' mai i volumi de Il Grande Male di David B.?
Se si, quando? Sono tentato di acquistare la collezione pubblicata da un editore americano. Grazie.
Gianni
Mi sono scordato di una cosa: ho visto che da un paio di anni Omar Martini di Balck Velvet figura in redazione di Coconino. Oltre al libro Luis Riel, prelude questo a future collaborazioni fra le due (ottime) case editrici, o addirittura ad una (auspicabile) fusione delle due in un'unica identita' editoriale?
Sempre,
Gianni
Brekane, no. Non ho letto Pamuk.
Gianni Il grande male verrà ristampato a breve. Il volume due è reperibile, l'uno credo sia questione di un mese o due. Mi informo e ti faccio sapere (sono tempi tecnici)
Omar Martini è persona per la quale ho grande stima. Personalmente non credo nella concorrenza. E non mi piace chi sgomita. Qui si sta cercando di fare attechire una nuova realtà editoriale, una nuova dimensione del racconto: "il romanzo per immagini", che non è banale illustrazione di un romanzo, ma vera scrittura sequenziale.
Quindi chi rema in quella dimensione, chi si sforza di aiutare questa diffusione è mio amico.
Omar dunque è capo redattore di Coconino, e dirige Black Velvet.
Non abbiamo fretta di pensare a una fusione. Per ora ci piace la pluralità di voci.
Igort,
la mia era solo una curiosita'. Un fusione con Black Velvet rafforzerebbe tutte e due le realta'. Martini e' mitico, l'ho conosciuto ad una mostra. Voi pubblicate di piu', ma mi sembra che Black Velvet di solito valorizzi di piu' le sue cose con del materiale scritto. Siete due case editrici che verranno viste in futuro come "storiche", come alcuni adesso pensano a Frigidaire o a Alter Alter, ma forse ancora piu' importanti. Tornando alle ristampe mi pare che anche il secondo del Grande Male sia esaurito, ma sul sito lo date come disponibile. Attendo, e non sono il solo, con ansia la ristampa, per leggerelo e regalarlo. E' noto che la vostra sia la migliore edizione mondiale, come qualita' e come prezzo. E gia' che ci siete, perche' non ristampare Icaro? Dopo Bocchan che cosa farete di Taniguchi? Mi sembra che ci sia molto ancora di non pubblicato. Ho letto di recente Lampi, veramente interessante, confesso che dopo averlo fatto ho capito meglio l'operazione che sta facendo Tomine. Infine, ultimissima curiosita': che cosa aspettate a pubblicare ancora cose di Clowes, io l'ho letto tutto in americano e il livello anche delle cose minori e' altissimo?
Saluti,
Gianni.
PS: Kamandi e' anche una mia lettera di bambino. Ora che la DC lo sta rifacendo, e' sognabile una bella edizione italiana?
Autobiografia di un picchiatore fascista, di Giulio Salierno, Einaudi, 1976 (forse fuori produzione).
"Lampi, veramente interessante, confesso che dopo averlo fatto ho capito meglio l'operazione che sta facendo Tomine. "
Caro Gianni, Tomine parla con la sua voce, è' un grande autore.
Non tanto perché fa bei disegni o meno, quanto perché scandaglia i ritmi del racconto come pochi.
Si è costruito un metodo poco a poco, da solo, partendo dalle autoproduzioni degli anni del college per arrivare a quello che di suo conosciamo.
Tomine o Seth lavorano agli antipodi rispetto a molti autori francesi che sembrano presi dalla febbre della produzione, oggi tanto di moda.
Uno come Tomine, al contrario, fa un libro ogni cinque, sei anni.
Se il suo sguardo si affila frequentando Carver o Tatsumi, poco importa. Perché è onesto. Un distillato onesto e personale.
Carver, sempre lui, annota quanto segue: "Ho amici che a volte mi hanno confessato di essesi dovuti sbrigare a scrivere un libro perché avrevano bisogno di soldi, o perché l'editore o la moglie gli mettevano fretta o li stavano per piantare...."
e aggiunge ""sarebbe venuto meglio se ci avessi lavorato di più". Quando ho sentito iun mio amico romanziere dire questo ci sono rimasto di sasso."
..."Al mio amico avevo voglia di dire, per l'amor del cielo mettiti a fare qualcos'altro. Devono esserci modi più facili e forse anche più onesti per guadagnarsi da vivere. Oppure cerca di farlo meglio che puoi, mettici dentro tutto il tuo talento, ma poi non ti giustificare, non cercare scuse. "
Certo, hai ragione, ma credo che molti autori francesi si divertano a fare i libri, ad essere presenti perchè gli piace un lavoro continuo, gli piace esserci.Come avere un appuntamento con i loro lettori.
OWEN
Inendi la necessità di non farsi dimenticare? Di esserci perché il mercato è tanto vasto?
Si', è possibile aturalmente. Anzi sicuramente è una delle ragioni del successo di alcuni di loro.
PLIN PLIN PLIN , goccia dopo goccia, anche l'acqua penetra la roccia.
Credo tuttavia che sia necessario prendere le distanze e osservare cosa ci resta dalla lettura di un libro. Non puo' essere solo semplice intrattenimento (arte nobilissima e difficile da raggiungere, di cui scrivero' di qui a poco).
Per dirla in due parole vi diro' come un amico, autore di rango, un giorno, a pranzo ha definito il continuo pubblicare di un altro autore: "diarrea espressiva".
La diarrea può' essere fastidiosa.
Loopguru
Puo' essere fastidiosa sopratutto se porta un opera a essere una serie infinita di variazione dello stesso concetto.
Per scrivere, o elaborare un'opera in genere, occorre il tempo di sedimentare, e di vivere.
Banalmente per non ripetersi.
E per il semplice piacere di "scoprire" ancora qualcosa.
dio. igort mi legge la mente. aiuto! le ulime cose che hai scritto le condivido totalmente. to tal men te.
"Non puo' essere solo semplice intrattenimento"
"Per scrivere, o elaborare un'opera in genere, occorre il tempo di sedimentare, e di vivere."
fa un certo effetto sentir dire questo genere di cose da un editore.
stima profonda.
igort, guarda c'è un nuovo autore sulla cresta dell'onda, si chiama Giorno Trinchero ed è uno che non sgomita per niente, anzi, è il ritratto personificato della modestia.
Guarda qua che bei disegni dal vero!!!
"Il Peso del Martello nasce dall'esigenza di far parte in maniera attiva della società, considerando comunque la società nella quale viviamo un orribile macchina distruttrice..."
Ahinoi, si vedono già i primi risultati.
Ausonia, caro amico, lo sai che baro. io faccio l'editore per passione e l'autore per vocazione.
Per anonimo.
Non sarei tanto catastrofista.
"della società, considerando comunque la società nella quale viviamo un orribile macchina distruttrice..."
che linguaggio da film holliwoodiano tutto crassshh boooouuummmm crak.
Guadiamo le sfumature ogni tanto, OK?
se non leggessi tanto, non scriverei mulla. e la stessa regola vale per le cose che giro. un documentario ha bisogno di due mesi di riprese e un mese di montaggio, oppure è altro. credo che manchi sempre più la voglia di studiare, di sapere, di approfondire, di scoprire nuovi linguaggi. o non si spiega il piattume che si vede in giro ovunque, indipendentemente dal media. non è solo una questione di fretta, a volte lo è anche di costi. ma, quando si può, prendere il tempo che occorre è anche una forma di rispetto per il proprio mestiere, per la propria arte e per il proprio interlocutore.
non arriverei a fare quello che faccio io, che siccome ho tempo e l'editore mi da' tempo... faccio la marmellata.
Trmpi: chiesi a Celati perché Calvino era cosi' preparato. Mi disse: "perché prima di scrivere un libro stava anche tre anni a studiare. Studiava e basta".
Allora non erano presi dalla smania del "produrre".
Anni fa ebbi una fortuna, vinsi un premio per il quale potevo stare in Giappone a piacimento. Potevo starmene con le mani in mano. In vacanza.
Ne approfittai invece per imparare la grammatica del manga, e per vedere dall'interno la straordinaria macchina dell'industria nipponica dello storytelling .
Mai investimento fu più azzeccato in vita mia.
poffarbacco, mi sento chiamato in causa...da un anonimo...
sono in qualche modo lusingato dall'essere degno d'attenzione, per quanto mi chieda anche che cazzo centri tirare fuori il mio editoriale in questo contesto...però devo ammettere di non aver letto proprio tutti i commenti con attenzione, quindi magari mi sono perso qualcosa di determinante.
...il mio editoriale on-line è davvero roboante ed eccessivo (questo non vuol dire che non sia sincero) e visto che gia altri me lo hanno fatto notare, credo lo sostituirò.
sul fatto che io non sappia disegnare... è vero, ho smesso di farlo da quasi un anno, non mi da più soddisfazione, e sono anche una ciofeca...quello che mi chiedo è: anonimo, ma a te, che te ne frega di far vedere i miei disegni sul blog di igort?
Giorgio Trinchero
Ah, bello. Forse da lassu' qualcuno ti ama e dice. Perché non riprendi a disegnare?
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