Riceviamo e volentieri pubblichiamo: Dunque sarà stato l’85 circa, quindi avevo 10 anni e un giorno riuscii a convincer mia madre a portarmi a Torino in cerca di ogni possibile cosa esistente che fosse di Braccio di Ferro, quaderni, diari, gomme, caramelle e naturalmente fumetti. La piccola Asti nella sua grande sfiga offriva quasi zero ma erano i tempi yuppi che erano duri col vecchio guercione o forse solo io scemo nella mia bimbaggine a non saper dove guardare. Mi sentivo come un giovane papero in partenza per il Klondike. In un pomeriggio eterno girammo tutte le cartolerie, librerie e pulciose bancarelle che il grigiore torinese aveva da offrire alle mie corte gambette (forse solo 3 o 4 ma io ne ricordo molte di più) e purtroppo verso sera sconfitto e acciggliato me ne tornavo in stazione a mani vuote, staccato di qualche metro dalla mamma per non far vedere l’abbattimento. L’orgoglio innanzitutto. Ma ecco spuntar fuori la pepita. Mia madre mi chiama e voltandomi la vedo vicino a una bancarella sotto i portici zona Porta Nuova indicante un enorme volumone rosso con in copertina scritto POPEYE in giallissimo (quello della Milano Libri) e sonante sganassone sottostante. Da allora amo il giallo. Improvvisamente sbrocco dando di matto. La mamma mi compra la Bibbia, e torniamo in stazione con me staccato di qualche metro DA TERRA per non far vedere la gioia. Dopo un ritorno in treno disconnesso da ogni realtà circostante perso a sfogliare cazzotti aggiungendo io il sonoro, a casa piazzai il librone dritto sullo schienale del divano in modo che potessi vederlo bene da tutta la stanza e ce lo lasciai per settimane. Guai chi toccava. Ogni giorno tornavo da scuola e aprendo la porta me lo trovavo davanti e giù a risfogliare e il risotto a raffreddarsi. Giorni e giorni. Questo solo per dire come stanno le cose fra me e il marinaio. Solo un po’. Che mi venga.
Ci sono delle cose che fanno venire la voglia di leggere e fare fumetti. Sono poche, e sanno trasmettere bene cosa sia la febbre del fumetto.
Una che ricordo era la piccolissima storia di Steve Ditko nella quale racconta in poche pagine come lui e Stan Lee crearono l'uomo ragno. Si tratta di poche paginette nelle quali Steve pubblica dei disegni con lo "schema di costruzione". Si vede il suo tavolo da disegno e le tavole di Spyderman non ancora finite. Quei disegni, per anni, furono per me un vero e proprio manuale di anatomia. Sognavo su quelle pagine con gli occhi lucidi. Un'altra cosa che ho scoperto da adulto è una puntata dei Simpson in cui i ragazzini hanno una casa sull'albero e parlano di un numero introvabile di non ricordo bene quale albo di supereroi (mi pare fosse l'uomo atomico, un'invenzione di Groening). I personaggi son finti ma la passione, quella, è vera al 100%. Li' credo sia descritta benissimo quella specie di febbre che prende un lettore appasionato. Stiamo parlando di pura fumettofilia non di amore critico e intelligenza visiva. Di una cosa sola: l'amore incondizionato che impariamo da bambini.
Altro libro magico per me è la biografia Manga di Tezuka che ho pubblicato con la coconino. Credo che faccia venire l'amore per il fumetto anche ai sassi.
E l'ultima in ordine di tempo è questa piccola perla biografica di Sergio Ponchione. Che è un grande auotre perché, evidentemente, è un grande uomo. Mi piace, in periodo di cinismo e indifferenza, chi sa denudarsi con sincerità. Lo apprezzo molto.
Sono Davvero belli i ricordi dei quali avete parlato in questo post. Personalmente la febbre da fumetto mi si è attaccata per poi mai più staccarsi quando da piccolo trovai in casa dei numeri di Frigidaire. Quei numeri erano stati lasciati da un mio cugino più grande , avevo tra le mani un tesoro inestimabile , bellissimo. Liberatore , Scozzari e Pazienza la facevano da padroni su quei pochi numeri che avevo , quello che mi affacinava era la varietà e la peronalità dei loro stili e la voglia naturale e pulsante di raccontare per immagini. Che bello prendere la febbre con così tanti colori parlanti!
questo link ospita la copertina del primo fumetto della mia infazia.. http://img72.imageshack.us/img72/4183/krazykat1ov.jpg
mi fu regalato da un grande amico di mio padre che per molti anni ha continuato a regalarmi fumetti, spesso i suoi, a cadenze regolari... la mia passione è anche merito suo..
Me lo regalò quando non sapevo ancora leggere... ma all'epoca poco importava... ho passato ore a sfogliarlo... e dopo qualche giorno ricominciavo da capo... tutte le pagine sono in bianco e nero su carta gialla tranne quelle centrali su carta bianca ma coloratissime...è rimasto una presenza costante nella mia libreria a dispetto di tante altre cose che sono arrivate, passate e fuggite via... Quando ho imparato a leggere finalmente l'ho letto, più e più volte... ancora oggi ogni tanto lo tiro fuori, lo spolvero e me lo riguardo... solo adesso forse mi rendo conto...
Per Bardamu e Igort , scusatemi ma di quale libro parlate? Perdonate la curiosità ma da come ne parlate sembra proprio interessante. Vi ringrazio anticipatamente
Grazie Bardamu ,ho pure io qualcosa di Krazy Kat , assieme a quelli citati fino ad adesso rappresentano una delle forme più soavi di intelligenza fumettistica. Fumetti del genere hanno un contenuto di poesia che discretamente ti entra dentro senza poi lasciarti mai .
Salve Igort, sono contento che da strade e attraverso esperienze differenti, in questi giorni anche qua sul suo blog si animi il tentativo di riappropriarsi della memoria dei primi passi nella lettura dei fumetti. Continuerò a leggere con curiosità e a raffrontare i diversi amarcord qui e da me.
Caro Emiliano, qui ci si da tutti del tu. Coraggio, dicci quali son i tuoi libri del cuore. Confidatevi. Non mordiamo mica. Io potrei andare avanti per dei giorni ad elencare le cose che ho amato e che hanno formato i miei occhi di lettore.
Bellissimo. Mi fa pensare a Wenders che dice "la mia vita fu salvata dal rock'n'roll". Per molti di noi dalla carta non troppo nobile stampata a colori sgargianti.
Per questo, anche, forse, l'idea di libro è cosi' distante da quella patinata dei cartonati classici alla francese.
Anche l'idea di quell'odore fortissimo degli inchiostri che ti invadeva e diventava essa stessa parte del racconto.
Qualche anno fa, ai tempi di Rorschach,per celebrare il quarantennale di Zagor e il decennale di Nathan Never, ho azzardato - in vece di un articolo commemorativo - il passo del racconto (finto)autobiografico. Se può interessare/incuriosire, quell'ibrido è on line al seguente indirizzo: http://www.rorschachonline.it/online/source02/ror47.htm
"Vinicio Capossela in concerto su rai 2 venerdi sera ore 21.00". scusate il "fuori tema", solo una segnalazione di servizio per chi non potesse andare ad una delle date italiane.. ma magari riesce in qualche modo a vedere rai 2 da Parigi
Avevo una zia, anzi ce l'ho ancora, per fortuna. Però all'epoca non era sposata e io ero il suo unico, e quindi preferito, nipotino. Mi viziava, quella donna. Per dire: non riuscivo a finire l'album delle figurine di UFO e lei mi portò a casa una scatola intera di bustine, insieme allo sbigottimento dell'edicolante.
Fu lei che mi comprò, avevo appena imparato a leggere, una delle famigerate buste che costavano poco. Il caso, anzi la fortuna, volle che il cellophane contenesse il N.1 dell'Uomo Ragno. BUM. Fulminato. Da allora è stata una discesa a rotta di collo: tutti i supereroi Marvel, quelli pubblicati dalla Corno (con la DC, intesa come casa editrice non c'è mai stato molto feeling, neanche con l'altra DC, quella nostrana, invero), e la bancarella con gli albi usati a 50 lire, e i pomeriggi passati tra le due attività principali - leggere e disegnare - e poi i Tex, collezionati tutti con una costanza che non mi riconosco più, e Storia e gloria della dinastia dei paperi a memoria. E la scoperta di Eisner, dei francesi, di Jeff Hawke e tutto il resto, in una ramificazione infinita. Poi un'adolescenza simil-punk con obbligo di Frigidaire e Metal Hurlant e Valvoline. E avanti così. Fino a oggi, fino a un Fats Waller con disegno e dedica, di cui vado immensamente fiero...
p.s.: il buon profumo di Topolino non era citato in Un'estate di Paz?
Si', il profumo di topolino credo proprio che fosse citato in una storia magnifica che paz fece, credo, in scioltezza. E' una delle cose che io amo maggiormente del suo lavoro.
Credo che i ricordi siano una macchina importante per noi umani. E credo che il fumetto sia una cosa legata molto alla crescita. Ma mi batto anche perchè possa esistere una visione non solo "nostalgica".
Anche se, ovviamente ho molto presente quel senso di felicità che quegli oggettini di carta, spesso scadente, riprodotti con inchiostro nero sbiadito o a colori sgargianti, mi provocavano.
E' anche per questo , credo, che la stampa è per me qualcosa di mitico.
Ma credo che alla base di questo affetto, per tutti noi, ci sia un senso delle proporzioni diverso. In pratica, da piccoli si impara il valore del sogno e della fantasia. E sono le cose che vediamo sfogliamo, ascoltiamo, a formarci.
18 commenti:
http://home.earthlink.net/~thimbletheatre/comicstrip.html
ci sono una serie di disegni e vecchi manifesti davvero belli.
P.S. nel sito c'è una strip in basso, con vignette minuscole. Se fai click su ogni piccola icona si aprono altre pagine con cose notevoli.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Dunque sarà stato l’85 circa, quindi avevo 10 anni e un giorno riuscii a
convincer mia madre a portarmi a Torino in cerca di ogni possibile cosa
esistente che fosse di Braccio di Ferro, quaderni, diari, gomme, caramelle e
naturalmente fumetti. La piccola Asti nella sua grande sfiga offriva quasi
zero ma erano i tempi yuppi che erano duri col vecchio guercione o forse
solo io scemo nella mia bimbaggine a non saper dove guardare. Mi sentivo
come un giovane papero in partenza per il Klondike. In un pomeriggio eterno
girammo tutte le cartolerie, librerie e pulciose bancarelle che il grigiore
torinese aveva da offrire alle mie corte gambette (forse solo 3 o 4 ma io ne
ricordo molte di più) e purtroppo verso sera sconfitto e acciggliato me ne
tornavo in stazione a mani vuote, staccato di qualche metro dalla mamma per
non far vedere l’abbattimento. L’orgoglio innanzitutto. Ma ecco spuntar
fuori la pepita. Mia madre mi chiama e voltandomi la vedo vicino a una
bancarella sotto i portici zona Porta Nuova indicante un enorme volumone
rosso con in copertina scritto POPEYE in giallissimo (quello della Milano
Libri) e sonante sganassone sottostante. Da allora amo il giallo.
Improvvisamente sbrocco dando di matto. La mamma mi compra la Bibbia, e
torniamo in stazione con me staccato di qualche metro DA TERRA per non far
vedere la gioia. Dopo un ritorno in treno disconnesso da ogni realtà
circostante perso a sfogliare cazzotti aggiungendo io il sonoro, a casa
piazzai il librone dritto sullo schienale del divano in modo che potessi
vederlo bene da tutta la stanza e ce lo lasciai per settimane. Guai chi
toccava. Ogni giorno tornavo da scuola e aprendo la porta me lo trovavo
davanti e giù a risfogliare e il risotto a raffreddarsi. Giorni e giorni.
Questo solo per dire come stanno le cose fra me e il marinaio.
Solo un po’.
Che mi venga.
ponk
Ci sono delle cose che fanno venire la voglia di leggere e fare fumetti.
Sono poche, e sanno trasmettere bene cosa sia la febbre del fumetto.
Una che ricordo era la piccolissima storia di Steve Ditko nella quale racconta in poche pagine come lui e Stan Lee crearono l'uomo ragno.
Si tratta di poche paginette nelle quali Steve pubblica dei disegni con lo "schema di costruzione". Si vede il suo tavolo da disegno e le tavole di Spyderman non ancora finite.
Quei disegni, per anni, furono per me un vero e proprio manuale di anatomia. Sognavo su quelle pagine con gli occhi lucidi.
Un'altra cosa che ho scoperto da adulto è una puntata dei Simpson in cui i ragazzini hanno una casa sull'albero e parlano di un numero introvabile di non ricordo bene quale albo di supereroi (mi pare fosse l'uomo atomico, un'invenzione di Groening). I personaggi son finti ma la passione, quella, è vera al 100%.
Li' credo sia descritta benissimo quella specie di febbre che prende un lettore appasionato. Stiamo parlando di pura fumettofilia non di amore critico e intelligenza visiva. Di una cosa sola: l'amore incondizionato che impariamo da bambini.
Altro libro magico per me è la biografia Manga di Tezuka che ho pubblicato con la coconino. Credo che faccia venire l'amore per il fumetto anche ai sassi.
E l'ultima in ordine di tempo è questa piccola perla biografica di Sergio Ponchione. Che è un grande auotre perché, evidentemente, è un grande uomo.
Mi piace, in periodo di cinismo e indifferenza, chi sa denudarsi con sincerità. Lo apprezzo molto.
Sono Davvero belli i ricordi dei quali avete parlato in questo post.
Personalmente la febbre da fumetto mi si è attaccata per poi mai più staccarsi quando da piccolo trovai in casa dei numeri di Frigidaire.
Quei numeri erano stati lasciati da un mio cugino più grande , avevo tra le mani un tesoro inestimabile , bellissimo.
Liberatore , Scozzari e Pazienza la facevano da padroni su quei pochi numeri che avevo , quello che mi affacinava era la varietà e la peronalità dei loro stili e la voglia naturale e pulsante di raccontare per immagini.
Che bello prendere la febbre con così tanti colori parlanti!
Non finisce qui. Ci sono altri racconti che mi stanno facendo amici e conoscenti. Stay tuned. E dite la vostra...
questo link ospita la copertina del primo fumetto della mia infazia..
http://img72.imageshack.us/img72/4183/krazykat1ov.jpg
mi fu regalato da un grande amico di mio padre che per molti anni ha continuato a regalarmi fumetti, spesso i suoi, a cadenze regolari... la mia passione è anche merito suo..
Me lo regalò quando non sapevo ancora leggere... ma all'epoca poco importava... ho passato ore a sfogliarlo... e dopo qualche giorno ricominciavo da capo...
tutte le pagine sono in bianco e nero su carta gialla tranne quelle centrali su carta bianca ma coloratissime...è rimasto una presenza costante nella mia libreria a dispetto di tante altre cose che sono arrivate, passate e fuggite via...
Quando ho imparato a leggere finalmente l'ho letto, più e più volte... ancora oggi ogni tanto lo tiro fuori, lo spolvero e me lo riguardo...
solo adesso forse mi rendo conto...
E' divertente che i tuoi amici e conoscenti raccontino la loro riguardo l'argomento di questo post.
Chissà quali ricordi riemergeranno.
Kapperi, Bardamu, anche quel libro è stato molto importante per me.
abbracci
Per Bardamu e Igort , scusatemi ma di quale libro parlate?
Perdonate la curiosità ma da come ne parlate sembra proprio interessante.
Vi ringrazio anticipatamente
Krazy Kat, Milano Libri Edizioni, collana I NOSTRI IMMORTALI n°4, I edizione maggio 1974.
ti riposto nuovamente il link con la copertina.
ciao.
http://img72.imageshack.us/img72/4183/krazykat1ov.jpg
(potrebbe non venire il jpg finale come prima.. si vedeva solo la "j")
ciao
Grazie Bardamu ,ho pure io qualcosa di Krazy Kat , assieme a quelli citati fino ad adesso rappresentano una delle forme più soavi di intelligenza fumettistica.
Fumetti del genere hanno un contenuto di poesia che discretamente ti entra dentro senza poi lasciarti mai .
Salve Igort,
sono contento che da strade e attraverso esperienze differenti, in questi giorni anche qua sul suo blog si animi il tentativo di riappropriarsi della memoria dei primi passi nella lettura dei fumetti.
Continuerò a leggere con curiosità e a raffrontare i diversi amarcord qui e da me.
saluti,
emo
Caro Emiliano, qui ci si da tutti del tu. Coraggio, dicci quali son i tuoi libri del cuore.
Confidatevi. Non mordiamo mica.
Io potrei andare avanti per dei giorni ad elencare le cose che ho amato e che hanno formato i miei occhi di lettore.
Bellissimo. Mi fa pensare a Wenders che dice "la mia vita fu salvata dal rock'n'roll". Per molti di noi dalla carta non troppo nobile stampata a colori sgargianti.
Per questo, anche, forse, l'idea di libro è cosi' distante da quella patinata dei cartonati classici alla francese.
Anche l'idea di quell'odore fortissimo degli inchiostri che ti invadeva e diventava essa stessa parte del racconto.
Qualche anno fa, ai tempi di Rorschach,per celebrare il quarantennale di Zagor e il decennale di Nathan Never, ho azzardato - in vece di un articolo commemorativo - il passo del racconto (finto)autobiografico.
Se può interessare/incuriosire, quell'ibrido è on line al seguente indirizzo:
http://www.rorschachonline.it/online/source02/ror47.htm
"Vinicio Capossela in concerto su rai 2 venerdi sera ore 21.00".
scusate il "fuori tema", solo una segnalazione di servizio per chi non potesse andare ad una delle date italiane.. ma magari riesce in qualche modo a vedere rai 2 da Parigi
Avevo una zia, anzi ce l'ho ancora, per fortuna.
Però all'epoca non era sposata e io ero il suo unico, e quindi preferito, nipotino. Mi viziava, quella donna. Per dire: non riuscivo a finire l'album delle figurine di UFO e lei mi portò a casa una scatola intera di bustine, insieme allo sbigottimento dell'edicolante.
Fu lei che mi comprò, avevo appena imparato a leggere, una delle famigerate buste che costavano poco. Il caso, anzi la fortuna, volle che il cellophane contenesse il N.1 dell'Uomo Ragno. BUM. Fulminato. Da allora è stata una discesa a rotta di collo: tutti i supereroi Marvel, quelli pubblicati dalla Corno (con la DC, intesa come casa editrice non c'è mai stato molto feeling, neanche con l'altra DC, quella nostrana, invero), e la bancarella con gli albi usati a 50 lire, e i pomeriggi passati tra le due attività principali - leggere e disegnare - e poi i Tex, collezionati tutti con una costanza che non mi riconosco più, e Storia e gloria della dinastia dei paperi a memoria. E la scoperta di Eisner, dei francesi, di Jeff Hawke e tutto il resto, in una ramificazione infinita.
Poi un'adolescenza simil-punk con obbligo di Frigidaire e Metal Hurlant e Valvoline. E avanti così.
Fino a oggi, fino a un Fats Waller con disegno e dedica, di cui vado immensamente fiero...
p.s.: il buon profumo di Topolino non era citato in Un'estate di Paz?
Si', il profumo di topolino credo proprio che fosse citato in una storia magnifica che paz fece, credo, in scioltezza. E' una delle cose che io amo maggiormente del suo lavoro.
Credo che i ricordi siano una macchina importante per noi umani. E credo che il fumetto sia una cosa legata molto alla crescita. Ma mi batto anche perchè possa esistere una visione non solo "nostalgica".
Anche se, ovviamente ho molto presente quel senso di felicità che quegli oggettini di carta, spesso scadente, riprodotti con inchiostro nero sbiadito o a colori sgargianti, mi provocavano.
E' anche per questo , credo, che la stampa è per me qualcosa di mitico.
Ma credo che alla base di questo affetto, per tutti noi, ci sia un senso delle proporzioni diverso. In pratica, da piccoli si impara il valore del sogno e della fantasia. E sono le cose che vediamo sfogliamo, ascoltiamo, a formarci.
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