26 marzo 2006
ascoltando vinicio
caro Claudio, caro Niccolo',
rispondo ai vostri ultimi post con un'immagine.
Per me ci sono molti punti in comune con una visione narrativa , bislacca, astratta con cui vinicio compone i suoi viaggi musicali.
Adesso disegno, a stomaco vuoto, mangero' dopo, quando avro' tempo. Rielaboro alcune storie e le pitto, coloro, distorco, riscrivo al suono della musica di vinicio; che mi ispira come i racconti di pasolini, di genet, la pittura di emil nolde, o kirkhner, i racconti di celati o buzzati o di fante.
Cerco un'idea di racconto che non sia quella piatta e codificata di molte "scritture bianche" di oggi; per me l'italia è il ventre della narrazione umana, gnoma, polverosa (troppi aggettivi, lo so, poi Hem mi si incazza. Ma sono a stomaco vuoto come miro' quando faceva le sue cose grandi e io con le mie piccinerie sto comunque bene, avvolto in questi spifferi di racconto dell'isola).
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20 commenti:
Post affascinante , non facile scrivere qualcosa di più profondo e completo di quello che hai scritto tu Igort.
Leggerlo mi ispira a continuare la mia ricerca verso una forma di linguaggio e comunicazione sempre più incisiva e rappresentativa di idee, stati d'animo e quant'alto mi gira nell' anima.
In effetti in Italia nessuno racconta perchè nessuno ha niente da raccontare e questo è colpa dei mediocri che si servono dei tubi catodici e dei tetti antennuti per ipnotizzare gli altri.
Per fortuna c'è qualcuno che comunica e che si impegna per non far cadere nel dimenticatoi l'arte di comunicare attraverso il fumetto , il disegno.
Per me il disegno non è altro che un idea con intorno una linea ed è per questo concetto che mi piace andare avanti a scoprirne le infinite risorse
Spogliatevi, guardevi nel cavo degli occhi. C'è tanto di vero e profondo nella nostra terra. Lo hanno detto, cantato con semplicità estrema tutti inostri grandi (ce ne sono stati e ce ne sono ancora tanti). Si impara a camminare guardando gli altri e cadendo; sino a quando le nostre ossa risuonino come diapason.
Riprovando, perché lo sguardo è nel nostro cervello e il respiro nell'anima. Ma si tratta di vedere oltre quello che si crede di vedere. In questo senso occorre avere un coraggio visionario e sapere riporre nel tascapane le cose giuste per il viaggio.
Le cose che amiamo. Leggere e potenti, che ci diano la spinta quando siamo persi nel mare delle incertezze.
Disegnare o camminare è lo stesso. Si tratta di essere semplici e nudi davanti alla vita. Proviamoci. Non è possibile che vinca la merda e il vuoto.
Perfettamente d'accordo Igort , non ci si può lasciare deprimere dal grigiume che gi ruota attorno gli stronzi hanno solo più visibilità , e nient' altro.
Arrendersi mai , crescere e liberarsi attraverso l'arte e la comunicazione , da parte mia non mi arrenderò mai .
Quanto meno nessuno potrà mai considerarmi complice del superfluo!Disegnare e camminare è lo stesso?
Credo proprio di si , l'importante e non starsene mai fermi , si fà la muffa!
a me capita di provare la sensazione di sentirmi fermo... di avere scarpe inadatte per la strada che ho difronte... e mi rendo conto che il più delle volte non c'è 1 "entità" precisa che mi si oppone e mi ostacola... il più delle volte sono soltanto io...
provo una sana invidia nei confronti di chi riesce a non ostacolare se stesso... come quando vedo disegnatori che hanno un'ottimo rapporto con il proprio "fare" creativo.
Io sono il primo a fabbricarmi ostacoli e barricate, e non sarebbe affatto necessario, dato che il cammino ne è pieno già di suo..
dimenticavo.. per la registrazione del concerto ho postato nel post precedente..
Non conosco nessuno degli autori che non si fabbrichi ostacoli da solo. Ma questo è territorio della mistica.
Si tratta di fare cose e disfare, accettare un fare dialettico significa semplicemente "dire". Intendo che se ti metti "in pista" hai già, virtualmente, vinto la battaglia.
Gli attentati ce li si farà sempre, basta sorridere e tirare dritto.
Creare i punti di appoggio è indispensabile per non farsi prendere dallo sconforto quando siamo deboli;
quello che i giornalisti chiamano "esprimersi" è un territorio privilegiato di ricerca, che costa fatica e sudore.
Sopratutto si è tentati continuamente dagli "effetti da tre soldi" che costeggiano il nostro fare. Basta guardarsi a destra e sinistra e siamo circondati da minestre riscaldate travestite da racconti.
Ma bisogna sapere leggere. Sapere cosa ci serve oer rubarlo dall'alto e dal basso.
Ho appena visto una fiction della rai dedicata a Ginettaccio Bartali , per quanto questo show fosse un prodotto rai la morale che se ne può trarre è rimarchevole e affine al post.
Mai fermarsi , continuare sempre a correre , imparare, questa è la cosa importante , imparare e fare tesoro di ogni esperienza.
Il mondo che ci gira intorno è ottuso fatto di folli che riescono solo a distruggere .Per Igort ,sapersi creare dei punti di appoggio è una cosa molto saggia da fare , riflttere su quello di cui abbiamo bisogno poi è un esercizio da fare quotidianamente.Spero di riuscirci.
Secondo me, che non sono un disegnatore, un disegno è come un po' di parole: interpretabile, con una tonalità emotiva, profondo o superficiale (senza dire che la superficie è peggio del profondo). Parlare, disegnare, è la stessa cosa no?
Sullo stomaco vuoto di Mirò, mi viene in mente un libro-intervista che ho letto un sacco di anni fa, mi pare si intitolasse Il colore dei miei sogni. Mi era rimasto impresso allo stesso modo che per esempio "Le carnaval d'arlequin" fosse nato come sogno di un quasi morto di fame. Questa è la prova che la merda e il vuoto non possono vincere.
Questi commenti sono sempre più belli e profondi , le persone che postano qui sono una prova tangibile che la merda alla quale fate riferimento non vincerà mai , potrà avere un poco di vantaggio ma solo perchè è più facile , non per altri motivi!
Bei disegni Capo. Molto belli. Bastardo.
Dice che non vuole essere chiamato capo e poi scrive: "Sintonizzatevi tutti. E' un ordine."
Sì potrà... :-)
A me piace molto quello della barca.
Grazie Gipi.
Sono appunti che penso per una raccolta di racconti. Voglio lasciare una forma non definita perchè mi piace avere un libro a colori con storie di diversa intensità emotiva e cromatica. E' divertente riprendere cose mai pubblicate o pubblicate sotto altre forme e ripensarle.
Come fare una diversa versione di una canzone.
(ci fu una versione in "david live", bowie del 74 di "rock'n'roll suicide", che originariamente era di "ziggy stardust", del 72, da lasciare senza fiato.
Ho sempre invidiato alla musica la possibilità di potere essere reinterpetata. Adesso mi sono inventato questa cosa di una sorta di nuova versione a colori di materiali diversi fatti nel tempo. La storia più recente, per ora è di cinque anni fa. Ma mi sto divertendo. E' come guardarle per la prima volta.
Ci sto scrivendo anche raccontini secchi. Una cosa che penso diventerà un libro, prima o poi.)
PerAndrea.
A "capo", preferisco "colonnello". E' il colonnello che è in me che si impadronisce del mio blog di tanto in tanto.
Ciao Igort!
A proposito di musica reinterpretata mi viene in mente di segnalare a te e a tutte le persone che vengono in questo bel blog l'uscita del greatest hits dei MassiveAttach .
La cosa interessante e molto bella dal punto di vista dell'integrità artistica della band è che ogni successo che compone la raccolta è completamente riarrangiato e reinciso, niente remix ne robe furbesche.
Questa è un altra delle forme di intelligenza che fanno bene ai nostri cuori .
Condivido quanto espresso da Gipi , quei disegni sono bellissimi
Per me parlare dei tuoi lavori non è mai facile.Abbiamo vissuto tante di quelle vicende insieme e che ci hanno indissolubilmente legato, che a volte potrei pensare di essere "poeticamente scorretto".Quello che altri non leggeranno mai tra le righe (oops..volevo dire vignette), che magari con te non hanno condiviso la meravigliosa adolescenza,io e qualcun altro lo intravediamo subito.Leggevo un intervista di un tuo conterraneo pochi giorni fa,lo scrittore Niffoi, il quale diceva che quel che porta con se nei romanzi è quasi sempre una parte di se, e questo gli consente di spremere emozioni e vita anche dalle pietre.Si parte da due punti di vista forse differenti ma convergenti in un qualche disegno.Dovrei essere abituato ormai alle tue storie,al tuo modo di raccontare,invece l'unica consapevolezza rimane quella di sapere che un tuo nuovo lavoro mi emozionerà.Rispetto a altri lavori commercialmente forse più importanti ed ai quali sono ugualmente legato,(Sinatra e 5 in primis) questo è l'IGORT che più mi piace,la perfetta alchimia data dalla dall'impossibilità di distinguere le due correnti artistiche ( il segno dalla parola)e mi rende particolarmente indifeso davanti alla poesia della narrazione.Un racconto dove chiunque abbia intrapreso vie affinate alle arti può riconoscersi.Il lavoro di tanti anni spesi a studiare poi paga.E paga bei soldoni in termini di comunicazione.Quante cose da leggere tra lo spazio bianco di una vignetta e l'altra,quanti ricordi che affiorano in questa vecchia testa bacata.....Sono forse io che voglio interpretarle o semplicemente il fatto che le nostre esistenze per un attimo nella vita si sono incrociate?Baobab mi segue da anni e da anni continua a portarmi nuove storie e nuove emozioni,un universo parallelo dove rifugiarmi nei momenti più bui e dove rincorrere i sogni, magari gustando un vino ghiacciato all'ombra di un palmizio.E' sconcertante come tu abbia reso tua la storia del racconto per immagine, di come riesca a fare citazioni senza ridondanze e come ,cosa in assoluto più importante di tutte, riesca a comunicare al lettore il fatto che realizzando un opera di tal portata tu ti sia divertito da morire.Quest'ultima secondo me è il più bel regalo che un autore possa fare al suo più fidelizzato lettore.Sono orgoglioso di esserlo.
Baci e abbracci.
Ragazzi, che dire? Grazie. Non voglio sbrodolare, ma mi fa molto piacere leggere le vostre righe. Grazie ai vecchi amici e grazie a quelli nuovi che il blog mi sta portando. Ci sono molte considerazioni, che certamente verranno. Per ora vi sono davvero grato.
A presto.
Vada per lo spirito del colonnello, però colonnello dell'armata rossa in omagggio ai primi lavori (colonnello golpista sudamericano non ti ci vedo).
Già che ci sono, completiamo i salamelecchi, tempo fa leggendo la sentenza del processo che coinvolgeva la Benedetti (accusata in modo insensato di diffamazione per il libro Il tradimento dei critici, la sentenza infatti le dava ragione) c'era anche un appello di solidarietà, e tra le firme...
Sarà una piccola cosa, ma dà il senso che chi la fa pensi in grande.
Stop salamelecchi, da qui in poi saremo ipercritici, non ci scapperà una sbavatura! :-)
Sei un artista sincero Igort e la cosa traspare da ogni piccolo gesto.
Tutto è importante
Immagini davvero poetiche, come poetiche sono le righe scritte e la musica di Vinicio, che per coincidenza mi accompagna "Indispensabile".
Credo che in Italia ci sia la voglia di raccontare non solo storie ,ma soprattutto emozioni che possono scaturire da immagini statiche come quelle del fumetto , a volte basta un marciapiede vuoto con un palazzo fatiscente ...
Tu e molti autori della Coconino ci riuscite.
Il segno é la matrice.
La matrice di una stampa calcografica ad inchiostro dell'anima. Come ogni stampa, il risultato finale, esce al contrario, o forse dal lato giusto.
Il mio pensiero sul tuo parallellismo si legava esattamente a questo concetto.
Sia le tue, che le opere di Vinicio, si imprimono sul loro supporto, ma vengono da noi fruite in maniera speculare. Imbarazzandoci, perché in loro ritroviamo noi stessi. Restiamo nudi, in silenzio ad osservarci e questo ci piace, ci intimidisce ma sopratutto (cosa più importante) ci fa riflettere.
Grande igort!
In Italia c'è bisogno che ci reinventiamo un approccio al modo di raccontare partendo dal semplice guardare. Io credo che la memoria del fumetto sia estremamente importante. ma qui si rischia di dimenticare come guardare al reale. Una cosa che poi apprezzo di alcuni artisti italiani( Vinicio, ma anche Ascanio Celestini, per citarne solo due) è un approccio non piatto alla cultura. Alla domanda se anche Vinicio cerchi una lingua lui risponde cosi': "si' per corteggiarla, frequentarla e violentarla".
Non è una semplice boutade si tratta di avere confidenza con gli strumenti e di osare per non cantare quello che già altri cantano. in questo senso il fare deve risultare una pratica intima e somigliare al nostro respiro.
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