20 giugno 2014
Tokyo, 20 giugno 2014
E' una serata umidiccia e calda di questo giugno giapponese, quando incontro Oda San.
Lui è un henshu, (editor) della Shogakkukan, editore di punta del firmamento giapponese, e si occupa di alcuni tra gli autori più celebrati.
Assiste il parto della regina del manga: Rumiko Takahashi, creatrice di Lamu, Ranma 1/2, maison Hikkoku ecc, una signora sulla cresta dell'onda da più di trentacinque anni, che ha veduto oltre duecento milioni di copie delle sue opere nel solo Giappone.
Lei, multimilionaria, ha 6 assistenti, che la aiutano a produrre e confezionare graficamente, capitolo dopo capitolo, delle saghe infinite (38 volumi, quando non 56, per dire).
Oceani di narrazioni vissuti in leggerezza, con il pragmatismo che è divenuto proverbiale. Hai qualcosa da dire? La dici, e c'è qualcuno che ti ascolta.
Parliamo di schiere di fan, milioni appunto, che aspettano con calma apparente l'uscita periodica di queste storie.
Generazione dopo generazione il rito si è rinnovato. E la Takahashi rifiuta di lavorare per le riviste di lettori "più adulti. "Vuole restare in prima linea", mi conferma Oda San.
I manga qui si disegnano in equipe, il fumetto somiglia al cinema e l'autore a un regista. Un regista che deve tenere ben salde le redini del racconto, Il polso della situazione, per rendere sempre interessante ciò che racconta. Un'arte, è chiaro, che si impara anche stando all'ascolto, anche tendendo l'orecchio per capire come il tuo narrare arrivi o non arrivi al cuore di chi ti segue.
E così che si svolge, con religiosa precisione, la danza di composizione di una nuova storia di Rumiko Takahashi.
Sono le 22 in punto, qualcuno suona alla porta. Lei sa già chi è: Oda San, il suo editor. Oda san si accocomoda sul divano della stanza adiacente allo studio e aspetta. In quel preciso momento i fogli del sensei (il maestro, come si dice in modo cermonioso) sono intonsi.
Sensei Takahashi si chiude dentro la stanza per non meno di un paio di ore. Oda attende. Ha sulle spalle un'intera giornata, ma è ben consapevole della responsablità che gli è affidata.
Quando la porta di apre sono ormai passate le 24. Rumiko Takahashi ha le prime 4 pagine di un nemu. Un nemu è un forma molto primitiva di storyboard. Un uovo al posto di una testa, con su scritto A o B, per distinguere i personaggi. Ma la scansione narrativa, vignetta dopo vignetta, e i dialoghi, quelli, sono precisi e definiti.
Oda San raccoglie le sue forze, legge l'incipit della nuova storia. Comunica le sue impressioni a una Rumiko sensei molto esigente. D'altronte la macchina del manga funziona così: un giovane autore lavora con un editor esperto. E un mangaka navigato lavorerà con un editor giovane, che in questo modo si farà le ossa. Uno scambio continuo, un flusso assai salutare che permette alla conoscenza di passare di generazione in generazione.
Ma non è un gioco. Rumiko Takahashi è assai seria nel suo comporre le storie e realmente vuole che un editor le faccia da specchio, che le consenta di sentire se quello che racconta arriva, va a segno.
Finito il primo round si rinchiude ancora. Oda attende ancora, lei deve comporre lo sviluppo, e nel farlo sa che lui è li fuori.
Dato che rispetta il suo editor, che ha famiglia, figli, e che resta in attesa, insonne, lei ce la mette tutta per andare al punto.
Esce nuovamente a mostrare le altre 4 pagine. Segue lettura di Oda san, confronto. domande puntuali su questo o quel personaggio, questa o quella reazione. Poi ancora nello studio, sino a notte fonda, sino a che la struttura di un capitolo di 18 pagine non è completata.
La parte grafica, in tutto il processo compositivo, sino a questo punto, non c'entra. L'editor, che Oda San ha brillantemente paragonato al ruolo di uno sherpa in una scalata del Kilimanjaro, ha il ruolo di preparare la spedizione, verificare le piste, assistere, portare il fardello. Sono uomini invisibili, come i servi di scena del teatro kabuki, che aprono botole, fanno scorrere scenografie, vestiti di nero e dunque, appunto, invisibili. Tu li vedi benissimo, ma sai che non ci sono, che la storia è altrove, che quanto devi seguire è altro.
Se lo scalatore si perde, per quanto esperto può capitare, allora il ruolo dello sherpa è quello di indirizzarlo sulla pista giusta, perché è chiaro a tutti che si deve arrivare in cima. Un buon editor è questo, e un buon storyteller giapponese ne è del tutto consapevole, per questo gli editor seguono gli autori nei viaggi, nelle cene di lavoro importanti o durante le cerimonie dei premi, in patria o all'estero. E' chiaro a tutti che si tratta di un lavoro di equipe. E dunque per un piccolo istante, che dura lo spazio di un battere di ciglia, il palcoscenico è condiviso, il servo di scena si toglie il cappuccio nero, saluta, ha un nome, si parla del suo ruolo indispensabile, poi lui, modestamente come gli hanno insegnato, si inchina e scompare nell'ombra, lasciando il palco al sensei di turno.
Finita la maratona notturna per comporre la struttura delle 18 pagine Rumiko Takahashi licenzia Oda. Possono entrambi andare a dormire. Per lei, dopo qualche ora, arriverà l'armata degli assistenti. Sono 6, a libro paga, e la aiuteranno a disegnare le 18 pagine in pochi giorni lavorando ininterrottamente.
Perché la settimana corre veloce, e il nuovo numero della rivista deve essere pubblicato. Ci sono i lettori che aspettano di ridere e piangere seguendo le storie lievi e sentimentali di Rumiko Takahashi, chiamata, non a caso, la regina del manga.
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