29 ottobre 2006

provvisoriamente




Accadono cose e si affastellano, una sopra l'altra. Non ho neppure il tempo di accorgermene. Forse avrei bisogno di fare come quegli indiani che, attraversato un lungo tratto a cavallo, si sedevano ad attendere l'anima, che quella di un uomo va a passo d'uomo.
Ma ho la fiera di Lucca a brevissimo e ieri ho inaugurato la mia mostra a bologna (Galleria Ta Matete) e il mio nuovo libro in stampa (è una sorpresa, ve ne scrivo tra qualche giorno).
Soprattutto nel corso di questi incontri di presentazione di 5 lo stupore di trovarmi a chiacchierare a voce con voi che mi scrivete. Ogni incontro diverso, ma siamo forse tutti diversi da come scriviamo? Me lo chiedo sinceramente.
A ogni modo grazie per essermi venuti a trovare, grazie della visita.
Oggi poi è arrivata ufficialmente sulle pagine del giornale la notizia, quindi posso parlarne liberamente senza infrangere il segreto editoriale. Coconino cura una collana di graphic novel per la repubblica.
Così non possono più dirci che non ci preoccupiamo di rendere popolare il nostro lavoro.

guardando a oriente





La mostra. Paola Bristot e tutti gli amici del Ta Matete hanno fatto davvero un gran lavoro.

21 ottobre 2006

nuove date





due nuove date completano il tour nelle librerie feltrinelli. E sono date importanti.

6 novembre ore 18:00
Napoli
Sede: Feltrinelli Piazza dei Martiri tel: 081.2405411
igort e ANGELO CURTI (Angelo è produttore e direttore di Teatri Uniti. Nonché amante del fumetto. Un amico ricco di visioni)

9 novembre ore 18:00
Roma
Sede: Feltrinelli Via V. E. Orlando tel:06.4870171-4870183
igort e GIANCARLO DE CATALDO - EGIDIO ERONICO (un maestro el noir e il regista internazionale che realizzerà il film di 5)

17 ottobre 2006

14 ottobre 2006

in libreria, in galleria



a partire dal 24 ottobre, saro' in viaggio. Faro' un piccolo tour per una serie di incontri. mi fanno da padrini diversi cari amici che ringrazio sin da ora. Ecco le date, per chi vorrà venire a sentire qualcosa su
5 è il numero perfetto.

24 ottobre ore 18.00
Torino
Sede: la Feltrinelli Libri e Musica - piazza CLN tel.011.5620830
igort e IAIA FORTE (Iaia è stata il modello inconsapevole su cui ho modellato il carattere di Rita)


25 ottobre ore 18.30
Milano
Sede: la Feltrinelli Libri e Musica - piazza Piemonte 2 tel.02.43354205
igort e TONI SERVILLO - LUCA CROVI - MATTEO STEFANELLI (Toni leggerà dei passi del libro. Con Luca e Matteo si parla di noir e fumetto)


26 ottobre ore 18.00
Firenze
Sede: la Feltrinelli Libreria - via de' Cerretani 30r tel.055.2382652
igort e GIPI (si promettono frizzi e lazzi: io presento lui, lui presenta me)

27 ottobre ore 18.00
Bologna
Sede:la Feltrinelli Libreria - piazza Ravegnana, 1 tel.051.261392
igort e MARCELLO JORI- PINO CACUCCI (due vecchi amici, che conoscono il mio lavoro meglio di me)


Inoltre il giorno 28 Ottobre si inaugura, alle 18
Igort. Guardando a Oriente
curata da Paola Bristot. Mostra alla galleria TA MATETE in via Santo Stefano 17/A, Bologna .

La mostra (ingresso libero) è visibile sino al 25 novembre.

Saranno esposte circa duecento tavole da 5, a Fats a Boabab. E ci saranno diversi lavori ancora inediti.

eduardo fotografo napoli



ricevo una mail da Eduardo. Vado a vedere il suo sito e rimango folgorato; fotografa con l'energia di un tempo. E si pone pure delle domande su cosa sia lo sguardo. Vedere per credere.bravo Eduardo.

12 ottobre 2006

una pausa



Hai bisogno di staccare? Un momento di ottima musica, la macchina ideale per viaggiare nel tempo, è qui , a tua disposizione. Buona visione.

11 ottobre 2006

con il silenziatore






L'orrore bisogna guardarlo in faccia, nei dettagli. Per avere il coraggio di soffrire e perché questa sofferenza ci insegni qualcosa. L'uomo che ha sparato con questa pistola, una makarov 9x18 con silenziatore, si dice non fosse neppure un professionista. Ha sparato 4 colpi, due conficcati nell'ascensore, due nel corpo di Anna. Ha poi buttato l'arma ed è scappato. Ci sono impronte digitali. Si crede che possa essere già stato ucciso a sua volta.
Nelle ipotesi si analizza il senso di questo assassinio. E' un senso complesso. A chi poteva fare comodo la morte di Anna?
Paradossalmente alcune analisi indipendenti coincidono con le dichiarazioni di Putin a Dresda.

Fa comodo a qualcuno gettare discredito sulla Russia, fa comodo sottolineare che si muore facendo i giornalisti.
E' la cosidetta seconda pista. Riporto quanto tradotto nel blog di Mirumir

L'omicidio a scopo di destabilizzazione. Subito dopo la morte di Anna Politkovskaja l'Izvestija ha trovato su Internet uno studio anonimo scritto nel 2005. Vi si legge che tra le misure con cui l'ex presidente della Yukos Leonid Nevzlin (attualmente in Israele) progetta di destabilizzare la situazione in Russia era previsto anche un attentato contro la Politkovskaja. Visto che si trovava in aperto conflitto con le autorità, la sua morte avrebbe compromesso il potere costituito.

La terza pista sembra la più probabile. Nel labirinto del potere dell'ex impero sovietico i generali corrotti sono capaci di tutto e hanno facoltà di insabbiare quello che desiderano scompaia.

10 ottobre 2006

un uomo da poco

per una birra




Recupero in rete, dal bel blog di inquilina

per una birra

di Anna Politkovskaja, tratto da "Cecenia. Il disonore russo", pp. 8-12.


"Mi hanno sparato", prova a spiegare Aisha con estremo sforzo, dopo aver perso brevemente conoscenza. "A bruciapelo".
"Dio mio! Ma perché?"
Ancora una volta, cerco di capire. Di nuovo, l'irrazionale prende il sopravvento.
"Per una birra".
Due settimane prima, un giovane soldato russo originario di un villaggio della regione di Riazan, Oleg Kuzmin, in servizio da nove mesi, aveva fatto sedere davanti a sé, sul letto, una donna di Grozny di sessantadue anni, Aisha Suleimanov, e le aveva sparato a bruciapelo cinque pallottole 5.45 vietate da tutte le convenzioni internazionali. Si tratta di pallottole dal baricentro decentrato, assolutamente disumane: attraversano il corpo con traiettorie bizzarre facendo esplodere gli organi al loro passaggio. Ecco cos'è successo ad Aisha, a casa sua, in un sobborgo di Grozny chiamato Michurin.
Suo figlio, adulto, le sta accanto in ospedale. Non si è rasato da alcuni giorni. Significa che recentemente c'è stato un funerale in famiglia. Mi guarda freddamente, come da una grande distanza. Mi odia e non lo nasconde.
Di quando in quando sembra che abbia voglia di parlare. Ma, con una smorfia di disgusto, si ferma alla prima mezza parola:
"Non tocca a voi avere pietà di noi... Non a voi!". Un urlo muto e disperato che sembra inghiottire tutta la stanza in una specie di vortice: "Non a voi! Non a voi!"
Noi siamo noi, i russi.
Il figlio di Aisha stringe così forte la sbarra di ferro opaco del letto d'ospedale che le ossa sporgenti delle sue falangi diventano bianche. "Non a voi!"
"E a chi allora?"
Non sente la mia domanda muta... Non vuole? Piuttosto, non può.
La guerra mette alla prova le persone senza chiedere loro il permesso: affina l'udito degli uni e rende sordi gli altri.
Ma, grazie a Dio, Aisha ha voglia di parlare: ha bisogno di condividere la sua sofferenza, e così facendo di alleggerirla un po', questa sofferenza immeritata, incomprensibile e quindi ancora più pesante da sopportare.
"Eravamo già coricati... A un tratto, alle due del mattino, credo, bussano alla porta. Qualcuno che bussa alla porta, a quell'ora, con il coprifuoco, non significa niente di buono. Ma siamo costretti ad aprire, sennò si rischia grosso. Perciò mio marito e io abbiamo aperto. Sulla porta ci sono due soldati. Dicono: 'Dateci una birra'. Gli rispondo: 'Non vendiamo birra'. Insistono: 'Vai, portaci un po' di birra!'. Allora dico: 'Da noi non c'è birra, le nostre leggi lo proibiscono'. Rispondono: 'Bene, nonna', e se ne vanno. Noi siamo tornati a letto".
Aisha si sente male. Le sue labbra non sono più grigie ma blu, rigate di nero. Si tormenta il collo, come se avesse una crisi di asma. Ma è un'ondata di lacrime che la sommerge.
Dietro a me risuona la voce del dottor Khajev:
"Non sarebbe meglio smettere? Andiamo nella stanza accanto".
"Per favore, no...". Aisha alza la testa dal cuscino e ci chiede di rimanere. Ha bisogno di parlare e spiega perché: "I russi non vengono mai qui e io voglio che sappiano... Che abbiano pietà per noi. Perché ci fanno questo? Perché?"
Aisha ha sessantadue anni. Ha vissuto quasi tutta la sua vita in Unione Sovietica e, nonostante la deportazione sotto Stalin e gli anni duri che erano seguiti, si considerava ormai una cittadina di quello stesso Stato che ha scatenato una guerra contro di lei e i suoi cari. Cerca senza riuscirci, come tanti altri anziani ceceni, di capire perché un soldato del suo stesso paese abbia tentato di uccidere lei e la sua famiglia...
"Perché?", ripete trattenendo i singhiozzi. Le ferite infette le fanno troppo male. Aisha afferra la spalla di suo figlio per appoggiarsi e prosegue:
"Poi siamo tornati a letto... Più o meno un'ora dopo, mi sono svegliata con quei soldati che andavano da una stanza all'altra. Frugavano ovunque. Perquisivano. Ci hanno detto: 'Stavolta siamo venuti per una zaciska*'. Ho subito capito che ci volevano punire perché avevamo rifiutato di dar loro la birra e mi sono pentita di non aver proposto loro dei soldi in cambio. I soldati hanno frugato la piccola farmacia -mio marito era asmatico- pensano forse di trovarvi qualche droga. Invano... Poi uno di loro è andato nella stanza dove dormivano i nostri nipotini: quattro mesi, un anno e mezzo e cinque anni. Ho avuto paura che violentassero mia nuora davanti ai bambini perché li ho sentiti urlare. L'altro soldato ha ordinato a mio marito di seguirlo in cucina. Abas aveva ottantasei anni. Sento che gli propone dei soldi perché se ne vadano tutti e due. E poi, ad un tratto, un urlo. Il soldato aveva ammazzato mio marito con una coltellata. Uscito dalla cucina, mi ha portato in camera, ero pietrificata. Capisco tutto ma non riesco ad opporre resistenza. Con un tono dolce e indicandomi il letto con la mano, mi dice: 'Siediti lì, nonnina, chiacchieriamo un po''. E si è seduto di fronte a me. 'Non siamo degli scellerati, siamo OMON*, è il nostro lavoro', e i bambini continuavano a piangere dall'altra parte del muro... Gli ho detto:'Non fare paura ai bambini'. 'Non si preoccupi', mi ha risposto con voce soave. E con queste parole, senza alzarsi dalla sedia, mi spara addosso. Mia nuora mi ha raccontato che, dopo, hanno chiuso la porta piano piano e sono andati via".
Sono passate una o due settimane. Non sono riuscita a scovare l'assassino, Oleg Kuzmin, però ho trovato l'altro soldato che era venuto quella notte a casa dei Suleimanov: lui non aveva sparato e non aveva affondato il coltello nel corpo di un vecchio di ottantasei anni, però se n'era andato, anche lui, senza far rumore.
Sono rimasta colpita dal suo aspetto completamente anonimo, insignificante. Un uomo dei più ordinari. E' anche vero che i suoi occhi erano vuoti forse per via dell'erba: cosa normalissima in Cecenia, dove barattare qualche cartuccia, senza chiedersi a cosa servirà, in cambio di un po' di droga è la cosa più facile del mondo.
"Hai visto quello che ha fatto Kuzmin a quella vecchia della periferia Michurin?"
"Sì".
"Sai perché?"
"Non ci hanno dato la birra".
"Ti pare una reazione normale?"
Lui alza le spalle con indifferenza e tace.
"E se l'avessero fatto a tua nonna? Per una birra?"
"Mia nonna gliel'avrebbe data, ai soldati".
"E se non ne avesse avuta?"
-

*letteralmente 'pulizia'. spedizione punitiva, purga.
*OMON, Unità Speciali del Ministero degli Interni.

8 ottobre 2006

4 ottobre 2006

il giorno dopo

provvisoriamente imbuco un lungo commento. Si riparte da questa pagina se vogliamo continuare a fare il punto. Grazie a tutti i partecipanti.

Alcune considerazioni, dato che la discussione è andata avanti senza il mio contributo. ieri sera ho spento il computer, mi stavo trasformando in otaku.

Abbiamo sfondato il counter di Shiny Stat, ieri. A 657 ha smesso di contare, voleva la versione pro. Abbiamo superato i mille contatti. Segno che la discussione interessa.

Trovo un tono eccessivamente polemico ad oltranza. Manca il sapere comprendere che siamo tutti su una stessa barca. E il datto che uno stia a prora o a poppa, a destra o a manca non cambia molto sul senso della traversata. Ci sono atteggiamenti inutilmente tignosetti, che poco contribuiscono a una discussione che in sé è sana.

Esiste un fumetto da edicola o popolare. Uno da libreria o graphic novel. Sono due categorie merceologiche interscambiabili che usufruiscono di distribuzioni diverse.

L'esigenza di fare, imperativo dell'artista, non è incompatibile con quello di venire pagati, che lo dico a fare? C'era davvero bisogno di specificarlo?

Il fumetto ha bisogno di un progetto. Di un'idea che lo fonda. Oggi più che mai. Nel fumetto popolare viviamo, rispetto ad altri media, un ritardo. Si vive in un mondo esterofilo che racconta storie costruite su altre storie. Di genere, più che su un'osservazione diretta del reale. Questo a causa, come scrive Recchioni, di idee e complessi degli editori. Per cui nomi e cognomi dei personaggi possiedono la stessa iniziale: Nathan Never, Dylan Dog, Martin Mystere ecc, di origine straniera, a volte con fisionomie di attori noti (Julia, Dylan Dog) che ricorda quell'atteggiamento degli anni 50 (grand'hotel).

A tutto questo Magnus, padre del fumetto popolare si è sottratto, eccezion fatta per l'esotismo (kriminal è a Londra) e per il fattore K che all'epoca sostituiva la regola aurea del nome esotico. Diabolik, Kriminal, Zakimort ecc.
Possiamo dire che, paradossalmente, il fumetto popolare di ieri era molto più duro di quanto non lo sia oggi.
E questo a dispetto di quanto non sia avvenuto in altri media. il cinema di ieri ci fa sorridere rispetto a quanto ci ha abituato quello di oggi.

Il lavoro ha una vita a sé, una vita editoriale e una vita autonoma presso i lettori che attribuiscono a questo o quel lavoro un valore affettivo.
Non si riuscirà a imbrigliare un lavoro a un edizione singola, neppure per tutti i DEVE del mondo. E' la natura dell'edizione stessa che lo chiede. nessuno si è indignato quando Mazzucchelli nella nuova edizione di Batman Year One ha fatto ricolorare interamente il libro. Ed era un 'edizione a prezzi maggiorati, con copertina cartonata e sovracoperta. non una cosa popolare. Neppure quando Seth ha rieditato "it's a good life..." in veste deluxe a prezzi raddoppiati cambiando i frontespizi. La polemica è pretestuosa. la prendiamo per quella che è. Usciranno altre edizioni con bonus diversi, in futuro, di tutti i libri che state nominando. Non si puo' accusare coconino di fare edizioni d'elite e allo stesso tempo accusarla di fare libri a costi popolari, con dei bonus, a formati diversi, con qualità costante, perché cerca di diffondere i propri lavori. io che sono forse meno "fumettofilo" di voi, perfino io, ho entrambe le edizioni di Mazzucchelli e di Seth. E non mi sono mai fatto problema di 15 euro. Se non li avevo cercavo di trovarli. Non siamo in Madagascar, dove la miseria regna sovrana. Questa cosa dei libri ai poveri è anacronistica. Viviamo in un paese dove, come si è detto, il lusso è dappertutto. una scheda da 10 euro per il telefono dura pochi minuti. un libro da 14 euro e 90 ce lo possiamo comperare senza chiedere l'elemosina. Costa meno di un DVD, odi un CD e che cazzo.

L'editoria è una cosa pratica. Non dimentichiamolo, ha molto poco a che fare con la demagogia. Si tratta di editare un buon libro, stampato in maniera che soddisfi i lettori ma anche gli autori (ci avevate pensato?) che consenta a questi ultimi di non chiedere l'elemosina, se possibile.
Il manifesto che ha meno mezzi di repubblica costa di più. Si chiama militanza. La coconino ha pochi mezzi. Non ci vergognamo, ma vogliamo fare libri con un equilibrio di qualità e prezzo.

Continuo a ritenere che il dibattito attorno a questo nostro mondo sia utile e necessario; mi aiutano poco, i polemici estremi, e i disfattisti. Le cose si costruiscono anche con il confronto. Il confronto puo' essere anche duro. Ma deve essere apportatore di contenuti.

Io sono un fan delle serie tv (quelle che ritengo ben scritte) e del cinema (quello di qualità). Sono due cose diverse e a entrambe lavorerei. A condizione che non mi chiedano di fare cacate. tutto, qui. Questo per riassumere la mia posizione.

In una conversazione con Mazzucchelli gli domandavo perché mai, se amava tanto il fumetto classico non provava a creare un "personaggio". Come dick Tracy o Spirit, o Alck Sinner, o Corto Maltese.
Aveva semplicemente voglia di fare altre cose. Ma non escludeva l'ipotesi.

Io la penso come lui.