24 dicembre 2012
la ballata di Steve Ditko
Ogni giorno, metodicamente, si reca nel suo modesto studio di Midtown est e si siede al tavolo per otto ore. Oggi ha ottantacinque anni. Non concede interviste ufficiali dagli anni Sessanta, e anche all'epoca rispondeva alle domande solo per posta. Non frequenta i festival, né si fa fotografare, le poche immagini che circolano di lui sono di cinquant'anni fa.
E' Steve Ditko, una leggenda vivente, il creatore dell'uomo ragno.Questo artista ha fatto della riservatezza una forma estrema di clausura, della devozione al lavoro una sorta di fede. Non si è mai sposato, non ha figli, né amici. Il sua misantropia fa pensare a J.D. Salinger o a Thomas Berhard. E sì che, all'uscita in pompa magna del nuovo film hollywoodiano di Spiderman, nel 2002, avrebbe potuto rivendicare la paternità del personaggio, richiedere un risarcimento. Eppure niente, non ha mosso un dito. Non è interessato al danaro né alle luci della ribalta, a lui piace disegnare. Punto.
Per questo, probabilmente, oggi, noi tutti, sappiamo che l'uomo ragno è frutto delle fervida mente di Stan Lee, mentre ignoriamo chi sia Steve Ditko.
L'importanza di Lee (al secolo Stanley Martin Lieber), non è in discussione: è stato il genio dei comics, un grande innovatore, che portò al genere dei super eroi una dimensione umana. Ma qui parliamo del reale apporto del suo co-creatore, partendo dalle parole dello stesso Ditko: “quando tu hai un idea, quella è un idea. Ma se la realizzi, la fai vivere, allora c'è un personaggio, un universo”.
Intendeva che Stan Lee aveva avuto la pensata di un ragazzo che si arrampica per i muri, e poco più, quello era l'uomo ragno. Mentre il suo lavoro non si limitò certo a mettere in forma grafica quella semplice idea. Ma creò fu un vero e proprio mondo di relazioni, uno sguardo intimista compiuto, degno di un grande storyteller.
Ditko. figlio di emigranti russi, crebbe nell'area industriale della Pennsilvanya. Suo padre all'epoca della Grande Depressione lavorava in un mulino. Sin da bambino Steve mostrò segni di una precoce manualità, durante la guerra costruiva modelli di aerei nemici per aiutare gli avvistatori. Poi la scoperta del fumetto, l'amore per le pagine sinuose di Will Eisner, creatore di Spirit e l'iscrizione alla prestigiosa New York School of visual arts, che all'epoca si chiamava ancora Cartoonist and illustrators school.
Fu allievo di Jerry Robinson, inchiostratore di Batman.
Il metodo di Robinson era quello di mettere in condizione i suoi allievi di pubblicare il prima possibile. “solo vedendo i tuoi lavori pubblicati puoi capire cosa funziona e cosa no.”
E così il giovane Ditko, classe 1927, si trova a esordire nel mondo della carta stampata nel 1953. Pubblica i suoi primi fumetti per la Crestwood publication e per la Harvey comics. Poi comincia a fare le copertine per diverse riviste di fantascienza della Charlton, casa editrice con cui collaborerà sino alla chiusura, nel 1986.
Si fa le ossa, disegna inchiostra, in quella fucina del racconto disegnato made in USA che forma i suoi talenti in tutte le diverse mansioni. Questa esperienza sarà preziosa quando Steve Ditko, dopo il suo incontro con Stan Lee comincerà a immaginare le gesta di Spiderman e di Doctor Strange in un secondo momento.
1962. L'anno della Pop art, di Fluxus, di Dylan, che si stabilisce a New York. Sono i primi anni della Marvel comics Group, Stan Lee è scenegiatore capo, inventa una galassia di personaggi e affida a Ditko l'uomo ragno. Per prima cosa il disegnatore, che all'epoca divide il suo studio di Hell’s Kitchen 53 con un altro autore di fumetti, più giovane di un anno, Eric Stanton, propone un costume del tutto fuori dal comune, e, cosa inaudita, una maschera che copre interamente il volto. In quel modo Spiderman sembra quasi un alieno, i suoi movimenti sono dinoccolati, stranamente eleganti, come avrà modo di notare Alan Moore, suo devoto fan sin dall'età di 8 anni. Lee propone una pistola spara ragnatela, Ditko chiacchiera con Stanton che gli dice “perché non un apparecchio nascosto nel polso, sotto il costume?” Prende così fisionomia un gesto, quello dello sparare ragnatele dal polso, che diventerà leggendario presso generazioni di teen-agers. Ma non è tutto, per meglio capire il mondo di Ditko e quello che sta per avvenire, la sua seconda stagione, è bene sapere che Ditko scrive. Racconta.
E infatti indaga, pagina dopo pagina, i rapporti familiari, le difficoltà esistenziali del giovane Peter Parker, concentrandosi quasi più su questo aspetto che sulle gesta atletiche dell'eroe in calzamaglia. Dal numero 10 non è più Stan Lee che scrive. Lui riceve le pagine disegnate e si limita a riempire i ballon con i dialoghi. Ma soggetto, sceneggiatura e disegno sono di Ditko. Nel numero 18 di Amazing Spiderman non compare l'uomo ragno in calzamaglia. Ci si aspetta una profonda delusione dai lettori teen-ager, e si scatena l'ira di Stan Lee che, dalle pagine della posta, scrive: “Molti lettori lo detesteranno di certo, il No. 18”. Al numero 25 i due non si parlano più. Al numero 38, all'acme del successo, Ditko lascia.
E qui comincia la vera leggenda. Una leggenda lunare e misteriosa.
The Question realizzato per la Charlton, un editore del Connecticut, che paga assai di meno ma ha fama di lasciare liberi gli autori, sembra rispondere alle esigenze quasi didattiche, del nuovo Ditko. Che frattanto ha cominciato a frequentare le teorie oggettiviste di Ayn Rand.
“La mia priorità in letteratura e filosofia è quella di definire e preservare l'immagine di un uomo ideale” afferma la Rand (al secolo Alisa Zinov'yevna Rosenbaum), nata a San Pietroburgo nel 1905, e convinta sostenitrice dei valori dell'individuo e delle forze razionali.
Poco dopo Ditko pubblica il nuovo personaggio: mr. A.
“Non cercavano neppure di essere storie”, dice di Mr. A il famoso sceneggiatore americano Neil Gaiman. “C'è il bene, il male. Tutto bianco e nero. Niente zona grigia”.
Ditko disegna, centinaia di storie, e scompare. I suoi giovani lettori non vogliono qualcuno che usi toni didattici. E' una sorta di suicidio artistico in piena regola. Ma un suicidio consapevole e rituale. Ditko persiste. Disegna, publica, e cala nella penombra. Ma diventa sempre più leggendario, come sottolinea lo stesso Alan Moore in un bel documentario della BBC, In search of Steve Ditko. Il creatore di Watchmen confessa che “Mr A ebbe una grande influenza sulla creazione del personaggio Rorschach, che ne condivide una feroce integrità morale”. Ancora oggi Ditko è imitato, mai eguagliato. D'altronde la stessa griglia grafica a 9 vignette, così tipica, sarebbe stata adoperata da Moore per la saga di Watchmen.
Questa è la storia di Steve Ditko. autore di fumetti al di là del tempo che preferisce la compagnia dei personaggi a quella delle persone.
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