19 giugno 2014

Tokyo, 19 giugno 2014

"Erano coltivati, come passatempo perfino dai samurai, i crisantemi", mi dice Kaoru. E poi mi fa vedere nel suo libro di storia e legge "erano amati per la loro bellezza anche dall'ottantaduesimo imperatore, Gotoba Tenno (1183-1198) il quale li fece diventare il simbolo della sua casata". L'aristocrazia giaponese prese ad apprezzare quel fiore, simbolo di lunga vita, di pace, e di nobiltà d'animo. E con il tempo si instituì anche la festa del "giorno del crisantemo, 菊の節句 Kiku no Sekku, celebrata il nono giorno del nono mese (9 settembre). La fioritura avveniva con l'arrivo dei primi freddi e concludeva il periodo attivo e creativo dell’anno. Kaoru San, la maestra di ikeabana che incontro a Nishi Nippori, lo ama particolarmente. "E' il mio prediletto, questo fiore", dice, "forse perché è legato alla storia della mia famiglia". Racconta che suo padre le diceva: "guarda bene il crisantemo, è come un sole, con i suoi raggi". Mi rendo conto che la storia del crisantemo è da secoli intrecciata a quella del Giappone. Da quando almeno, sebbene esistessero degli esemplari autoctoni, una specie selezionata in Cina fu importata più di mille anni fa. Il simbolo di un sole con tredici petali lungi e stilizzati si trova ancora oggi nel tempio di Yasakuni. Il nono giorno del nono mese, durante la festa, le cortigiane sfilavano, nel quartiere dei piaceri, e le case d'appuntamento esponevano vasi di crisantemo davanti all'entrata. La processione conduceva a un santuario dedicato a Inari (la divinità volpe, simbolo di femminilità) dove si pregava per una giovinezza duratura e per una vita lunga e felice.
Con la crescente popolarità di questo fiore si arrivò a costruire delle figure umane a grandezza naturale, dette kiku ningyo (菊人形, letteralmente bambole di crisantemo) che si preparavano costruendo una leggera struttura in canne intrecciate o di fil di ferro, su cui venivano fatti crescere i fiori, a mo' di veste. Poi testa, mani e piedi li si modellava in cera e colorava in modo realistico. Spesso si poteva riconoscere il volto di un attore famoso del teatro kabuki. Il biglietto d’ingresso per questo genere di esposizioni era di solito carissimo, dato il costo elevato per produrre queste bambole a grandezza naturale. Oggi purtroppo l'usanza è scomparsa. L'idea che il crisantemo simboleggi la vita lunga viene dal fatto che cresce anche in zone desertiche, resista al gelo e non perda i petali neppure quando appassisce. Kaoru San mi offre dei biscotti e cerca un libro in inglese. "lo legga, me lo restituisce prima di partire". E' un libro degli anni Cinquanta che sfoglierò in seguito, assorto nella contemplazione delle numerose stampe Ukiyo-e, raffiguranti quel fiore. Il libro racconta che l'imperatore lo celebrava nell'augurio che l'affievolirsi della luce solare non coincidesse con un calo dell’energia vitale negli uomini. DIce anche che in Giappone, forse a causa di questo, una tradizione antica e curativa consiste nel porre un batuffolo di cotone sui fiori di crisantemo, l'8 settembre, alla vigilia del giorno del festival. La mattina successiva, il cotone, bagnato dalla rugiada, viene utilizzato per la pulizia del corpo; questa usanza di purificazione è nota come “cura da cotone del crisantemo”. Sono le 5 del mattino l'alba è sorta da circa un'ora, in questo giugno giapponese.

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