
nel 75 ero avevo 17 anni. Mi trovavo a Roma con mio padre, che faceva il sindacalista. C'erano i film in prima visione e correvano per l'oscar. Mio padre, come me, amava il cinema e andammo a vederli tutti e due, quelli che erano in gara. Un pomeriggio dopo l'altro, dopo il congresso del sindacato.
I film erano "quancuno volo' sul nido del cuculo" e "quel pomeriggio di un giorno da cani". Due titoli belli ed enigmatici, molto diversi dai titoli oggi di moda. ("colpevole di innocenza", per esempio: vorrei conoscere il demente che lo ha ideato per stringergli la mano).
I film erano buonissimi entrambi e da allora non hanno cessato di interessarmi per la tensione e la grande umanità dei personaggi raccontati. In America inoltre, a differenza di oggi, si cercava, negli anni settanta, una riflessione sull'identità.
Una riflessione anche sociale, stratificata e complessa. Allora non eravamo narcotizzati come oggi.
Adesso riguardo il dvd e sento il commento di "dog day afternoon"; il commento di Lumet, che lo diresse. Ed è affascinante sentire come ha costruito, mattone su mattone, con esperienza e capacità di ascolto un piccolo affresco che appare oggi come immortale.
Il film gli fu commissionato dai produttori. Ma lui ne fece un capolavoro.
Un ottimo esempio di come si possa essere popolari e geniali al tempo stesso.