24 giugno 2012

doppio viaggio

Sul mio tavolo molti libri di mistica. Non è facile tentare una sintesi. Sfoglio i giornali, mentre cerco di fare il punto, e mi cade lo sguardo su un sottotitolo: torna a suonare la banda degli gnostici che scorticano il sapere con aforismi. Si parla di Sgalambro, di cui sto leggendo Trattato dell'empietà. Ha pubblicato un nuovo libro per Adelphi, Della Misantropia. Ne scrive Guido Vitiello sulle pagine de La Lettura. Leggo che René Girard riconduceva l'atteggiamento di alcuni intellettuali a un contegno infantile. "Il bambino offeso si chiude nella sua stanzetta e si convince do non aver bisogno di nessuno; dopo un po' la solitudine gli è insopportabile., ma per orgoglio non può ripresentarsi sorridente in salotto, allora, per attirare l'attenzione, senza ammettere la resa, deve compiere un gesto insolente, un delitto da piccola peste: la sua misangtropia ha un disperato bisogno degli altri. Trasponete tutto questo alla letteratura", diceva Girard "e avrete Lo Straniero di Camus". Misantropia. Posizione eterodossa rispetto al comune sentire. Questo, in fondo, lo stesso Sgalambro rappresenta, di fronte a filosofi più à la page. Sul mio comodino pascolano molti altri volumetti. E penso al viaggio di conoscenza che portò nel 1917 Gurdjieff e undici allievi, a piedi, attraverso il Caucaso. Ancora non lo sapevano i coniugi de Hartmann, al pari di molti altri intellettuali della Russia Bianca presenti in quella stramba comitiva di "ricercatori dello spirito", ma quel viaggio non era solo un viaggio iniziatico, fu anche la ragione per cui si salvarono dai bolscevichi. Gurdjieff abbandona la Russia che ora è in mano all'armata rossa, un'evasione degna di Houdini. Poi penso a Lev Trockij che viaggia in Europa, incontra Simone Weil, i due discutono della rivoluzione "non ci può essere rivoluzione di masse, se prima non c'è stata una rivoluzione interiore, dice Simone a Lev". Lei, che si è fatta assumere dalle officine meccaniche Renault per capire cosa sia la vita di un operaio, la cui salute rimarrà minata per sempre da questa esperienza, lei che frequenta ambienti anarco-comunisti, che affetta da tubercolosi, si aggrava per le privazioni auto-imposte, e muore nel sanatorio di Ashford nel 1943, a soli 34 anni. Simone è un faro del sentire (stavo per scrivere pensiero, ma quanto lontana è questa parola dall'eredità mistica di questo gigante). E Trockij in esilio che in seguito andrà in Messico, incontrerà Frida Khalo, ne diverrà amante, è anche lui un frammento di questo nuovo viaggio russo, che intreccia la mistica alla storia. D'altronde è noto lo stesso Gurdjieff era compagno di seminario di un certo Iosif Vissarionovič Džugašvili, in seguito noto con il nome di Stalin. I documentari russi dicono che Stalin, studente curioso, approcciò Gurdjieff per i suoi studi esoterici, gli chiese un oroscopo. Gurdjieff lo fece, e gli disse: "le tue carte prevedono un grande futuro, ma anche molto sangue, devi comportarti a modo, avere un codice morale molto forte per evitare di caderci". Le leggende dicono che Stalin smise di frequentare il suo compagno di studi e che da quel momento finse di essere nato un'altro giorno. Gurdjeff lo seppe: "Chi nasce due volte, morirà due volte", gli disse. E Stalin, effettivamente, ebbe due funerali. Ma questo ha poco a che vedere con la storia, riguarda soprattutto la letteratura alchemico-esoterica. Che è l'oceano profondo in cui nuoto in questi mesi.

1 commento:

CREPASCOLO ha detto...

Alex Pope sosteneva che un po' di erudizione è pericolosa. Il motto era sul retro di un cartone del latte. Un Erasmus per detenuti. Formidabili quegli anni. Io, al tempo, ero incensurato, ma i miei genitori ritenevano che dovessi ascoltare il ruggito d'Albione e mi spedirono al seguito di quella masnada di borderline irriducibili. Erano gli anni del Brit Pop e la mia zazzera era una combo dello spazzolone di Paul Young e del pechinese di Howard Jones. Non ero erudito, poco o tanto , e ricordo che pensai che quel pontefice pontificava, appunto. La sentenza folgorò, invece, un tizio, la cui sentenza stava x andare in giudicato, che pasteggiava al mio tavolo. Un bonsai di teppista che aveva qualcosa dello homunculus degli alchimisti medioevali. Una epifania per Bonsai, anche se non era ancora Natale che portò alla nascita di Fred Calo, il nickname con cui affrontò il mondo da allora. Un intellettuale che mira a dimenticare tutto ed a farsi dimenticare ( memorabile il suo White Book, un ciclostilato di pagine abbacinanti come un cetaceo di Melville ). In una rara intervista FC spiegava ad un perplesso Gabe La Porta che le porte della percezione devono essere " chiuse come le chiese quando ti vuoi confessare " , con tante scuse a Venditti perchè
" l'intellettuale è come un bimbo che infila le dita nella presa e condanna tutto il mondo x aver scoperto l'elettricità ", immagine che aveva rubato da un vecchio Spider-Man. FC si arrampicava sulle pareti di un Palazzo Pasoliniano Pazzesco in cui sono da condannare sia sviluppo sia progresso. Una strada senza uscita.Una casa senza porte. Naturalmente gli altri intellettuali lo adoravano. Gli volevano bene come a Carmelo.
Credo che FC ne volesse a me. So che è stato arrestato con l'accusa di abigeato per aver dirottato un convoglio ripieno di gatti mutanti che ricordavano il mio delirio tricologico negli eighties. Come direbbe Massimo Semerano, sic transit Gloria Gaynor.