Il sole picchia contro il vetro alle mie spalle e mi rende difficile capire se il signore del ritratto indossa un colbacco in sottopelo di carlino pretrattato o se ha una chioma da blaxploitation come un abbronzato -direbbe il tale - manager per signorine non timide in una pellicola di quelle che piacciono tanto a Tarantino con Pam Grier che silenzia ceffi a colpi di semiautomatica che rieccheggiano nella grindhouse o nel drive in ripieno di convertibili ripiene di teen-agers che sbucano da portabagagli ( Crepascolino li chiama portamagari - termine che non ha ancora il copyright e che intendo ruargli, per il suo bene ovvio ) x non pagare il biglietto. Meglio così. Nulla come l'ambiguità per speculare. E' l'ABC se lavori in una agenzia di rating o se guardi il soffitto come il Candido di Sciascia e sogni. Io intravedo il tizio e mi piace e penso che si chiami Mordecai T. Spink nato a Detroit in anni in cui la generazione perduta aveva ancora una mappa. Tratti mongoli senza nessuna ragione particolare. Gli amici lo chiamano Marcopolo. Si sente nomade, vuole girare il mondo. Caracolla fino ad un bar di Bay City. Poco ci manca che finisca comparsa ne La Sorellina di Ray Chandler. E' x qualche tempo easy rider ( ganzo di una pro - non il suo manager, ma nemmeno il suo cavalier servente ndr ) di Florence Pupp, clone di Eileen Brennan al tempo della Stangata. Spaccia Tijuana Bibles ai marinai, un paio disegnate da un suo amico che per anni cerca di vendere una striscia che si chiama Galbo Talks ! completamente muta. Un genio incompreso. Quando Flo lo pianta x un commesso viaggiatore di Peoria , Illinois, Mordecai si compra una macchina da scrivere ed un rullo di carta ( '' non voglio interrompere il flusso, come Jack '' ) si siede sull'impiantito, un colbacco ben piantato sulla zucca, e scrive la storia di un veneziano che non attraversa nemmeno la laguna per paura di bagnarsi i piedini, ma si inventa un viaggio per terre lontane. Lo stronca una polmonite mentre sta descrivendo il sistema di staffette nel Catai. Il suo padrone di casa tappezza con il suo lavoro le pareti di un vecchio magazzeno casermaggio riconvertito. Nei Seventies, Warhol compra l'immobile, vede quelle pagine ingiallite e sogna. Tutto ha un senso infine.
2 commenti:
eh già... :)
che bello eh! ciao Igor grazie per i libri sono arrivati! un saluto anche a tutta la tua numerosa famiglia
Il sole picchia contro il vetro alle mie spalle e mi rende difficile capire se il signore del ritratto indossa un colbacco in sottopelo di carlino pretrattato o se ha una chioma da blaxploitation come un abbronzato -direbbe il tale - manager per signorine non timide in una pellicola di quelle che piacciono tanto a Tarantino con Pam Grier che silenzia ceffi a colpi di semiautomatica che rieccheggiano nella grindhouse o nel drive in ripieno di convertibili ripiene di teen-agers che sbucano da portabagagli
( Crepascolino li chiama portamagari - termine che non ha ancora il copyright e che intendo ruargli, per il suo bene ovvio ) x non pagare il biglietto.
Meglio così. Nulla come l'ambiguità per speculare. E' l'ABC se lavori in una agenzia di rating o se guardi il soffitto come il Candido di Sciascia e sogni. Io intravedo il tizio e mi piace e penso che si chiami Mordecai T. Spink nato a Detroit in anni in cui la generazione perduta aveva ancora una mappa. Tratti mongoli senza nessuna ragione particolare. Gli amici lo chiamano Marcopolo. Si sente nomade, vuole girare il mondo. Caracolla fino ad un bar di Bay City. Poco ci manca che finisca comparsa ne La Sorellina di Ray Chandler. E' x qualche tempo easy rider ( ganzo di una pro - non il suo manager, ma nemmeno il suo cavalier servente ndr ) di Florence Pupp, clone di Eileen Brennan al tempo della Stangata. Spaccia Tijuana Bibles ai marinai, un paio disegnate da un suo amico che per anni cerca di vendere una striscia che si chiama Galbo Talks ! completamente muta. Un genio incompreso. Quando Flo lo pianta x un commesso viaggiatore di Peoria , Illinois, Mordecai si compra una macchina da scrivere ed un rullo di carta ( '' non voglio interrompere il flusso, come Jack '' ) si siede sull'impiantito, un colbacco ben piantato sulla zucca, e scrive la storia di un veneziano che non attraversa nemmeno la laguna per paura di bagnarsi i piedini, ma si inventa un viaggio per terre lontane. Lo stronca una polmonite mentre sta descrivendo il sistema di staffette nel Catai. Il suo padrone di casa tappezza con il suo lavoro le pareti di un vecchio magazzeno casermaggio riconvertito. Nei Seventies, Warhol compra l'immobile, vede quelle pagine ingiallite e sogna. Tutto ha un senso infine.
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