30 luglio 2011
take a look at this man
Questa è la faccia che aveva Hubert Selby Junior quando scrisse Ultima fermata a Brooklyn e si scolpì nel firmamento letterario dei cantori dei diseredati. Così, con un libro, anche influenzò la storia della musica, e non solo. Divenne un mito per scomparire poco dopo, inghiottito dal gorgo della memoria corta. Non ci sarebbe Take a walk on the wild side senza last exit to Brooklyn, non ci sarebbe Patti Smith, nè Munoz, probabilmente. E non ci sarebbero tanti altri cantori di maniera che costituiscono solo zavorra inutile.
"Conosco l'alfabeto, forse posso essere uno scrittore".
Preso dal terrore, dopo una visione, che la sua vita scorresse inutilmente, si accanì a cercare di raccontare, basandosi sui ricordi violenti di infanzia. Selby scriveva "a orecchio" e si lasciava andare alla sua prosa spontanea, una sorta di flusso di coscienza che lo apparentava a Kerouac. Come per Kerouac, il ritratto dell'America prendeva corpo a partire dai reietti. Portuali, senzatetto, delinquenti, sfruttatori, travestiti, prostitute, omosessuali, tossici e, non ultimi, i miserabili esclusi dall'american dream in generale. Ma a differenza di Kerouac il mondo di Selby è più feroce e decisamente meno mobile. Del tutto metropolitano.
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3 commenti:
Poi c'è l'imprescindibile Requiem for a dream. E lo strepitoso film che Aronofsky ne ha tratto.
Gary Oldman ( nomen omen : la consapevolezza imbianca le tempie e sperde lo sguardo come direbbe quel capitano in Lord Jim che lascia le istruzioni al secondo e si zavorra prima di saltare tra le onde ) pettinato come il David Janssen del serial tv Il Fuggiasco. Praticamente un'immagine a fuoco - una volta tanto - di Lee Harvey Oswald prima che altri facesse fuoco, regalando agli USA qualche anno di polvere ( da sparo ) sotto il tappeto. Gli States in viaggio sulla tratta Warren-Garrison, nelle carrozze solo passeggeri con qualche dindo in più del minimum wage. Selby, Bukowski e Fante viaggiano con l'autostop e si riprendono con l'autoscatto, eternando un'altra America.
Hubert in tv in una miniserie HBO: vive nel Bates Motel e vorrebbe affrancarsi dalla sua personale Ma Barker, una combo di Bette Davis e Crudelia De Mon, che lo tratta come Liz trattava Marlon in Riflessi da un occhio d'oro ( ma senza quella scena con la Taylor che sale le scale avvolta solo dalle ombre mentre Brando piange e tende verso di lei una mano come in una splash page di Jack Kirby ). Una sera, dopo il crepuscolo, Hubert entra nella camera di Ma Demon e la trova seduta immobile che fissa una farfalla trafitta da uno spillone sulla parete coperta da una carta da parati che sarebbe piaciuta ai Coen di Burton Fink. Un altro spillone le ha spezzato il cuore come nemmeno Rio de Janeiro di Marcella Bella. E'il momento in cui Junior diventa un vecchio. La
crisalide si apre e spiega le ali una nottola frastornata dai fari dei bikers. Non lo sfiora nemmeno per un istante il pensiero che qualcuno possa sospettarlo dell'omicidio. Troppo preso dai fatti suoi, come direbbe il signor Rossi di Zocca, e dal cauterizzare la traumatica rescissione del cordone ombelicale. Il tempo di infilare nello zaino un barattolo di brillantina Linetti e un paio di t-shirts candide e Kid Oldman è on the road. Il tempo di vedere The Wild One ed il solito pulotto alla Non è un Paese per Vecchi
( appunto ) è sulle tracce del nostro. Sarebbe perfetto Robert Ryan, ma dovremo accontentarci di Tommy Lee Jones. Kid scappa e Tommy insegue. Kid fende un ettaro buono di diseredati. Alla fine le cose ed i ruoli si confondono. Come quel serpente che si mangia la coda, sonagli e tutto, in quel Texas State of Mind.
Igort, che belle queste pagine di viaggio che stai pubblicando!
Tra i cantori, anzi le cantrici di questo mondo emarginato mi pare buono il lavoro di Mary Gauthier, da 'Drag queens in limousines' a 'The foundling'. Lei è una cantante folk di New Orleans, è tutta fuori registro: immagine, voce, musica e storie che racconta (che poi sono davvero la sua vita). Fuori registro, disassata, storta.
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