
Questa è la faccia che aveva Hubert Selby Junior quando scrisse Ultima fermata a Brooklyn e si scolpì nel firmamento letterario dei cantori dei diseredati. Così, con un libro, anche influenzò la storia della musica, e non solo. Divenne un mito per scomparire poco dopo, inghiottito dal gorgo della memoria corta. Non ci sarebbe Take a walk on the wild side senza last exit to Brooklyn, non ci sarebbe Patti Smith, nè Munoz, probabilmente. E non ci sarebbero tanti altri cantori di maniera che costituiscono solo zavorra inutile.
"Conosco l'alfabeto, forse posso essere uno scrittore".
Preso dal terrore, dopo una visione, che la sua vita scorresse inutilmente, si accanì a cercare di raccontare, basandosi sui ricordi violenti di infanzia. Selby scriveva "a orecchio" e si lasciava andare alla sua prosa spontanea, una sorta di flusso di coscienza che lo apparentava a Kerouac. Come per Kerouac, il ritratto dell'America prendeva corpo a partire dai reietti. Portuali, senzatetto, delinquenti, sfruttatori, travestiti, prostitute, omosessuali, tossici e, non ultimi, i miserabili esclusi dall'american dream in generale. Ma a differenza di Kerouac il mondo di Selby è più feroce e decisamente meno mobile. Del tutto metropolitano.