In aperta polemica con Yoani, Gianni Minà fa la sua propaganda castrista. Nostalgia degli anni sessanta, ideologie arruginite e non so quanta buona fede portano ad affermare che:
" I ragazzi cubani che Yoani Sanchez sostiene vivono solo privazioni sanno perfettamente, infatti, che queste conquiste sociali rendono Cuba, pur con tutti i suoi errori, diversa, più libera, dai paesi che invece, negli anni, sono stati prigionieri del neoliberismo e del mercato, come quelli delle villas miserias delle grandi città o come i trenta milioni di bambini randagi del continente.
Yoani Sanchez, nei suoi articoli, fa finta di non saperlo."
Gianni Minà, dal suo blog
Gli avvenimenti di ieri, purtroppo mostrano quanto sia libera la Cuba di Yoani Sanchez, che Minà vede solo, evidentemente, daglle finestre di un hotel a 5 stelle.
8 novembre 2009
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8 commenti:
entro certi limiti, gianni minà potrà sempre sostenere la diversità di cuba e il suo relativo essere migliore di tanti altri paesi.
ma quando si arriva a picchiare una donna per le sue idee (ed è solo l'ultimo di una lunga serie di episodi odiosi) bisogna accettare che l'utopia di cuba rimarrà purtroppo tale, di fronte ai classici comportamenti violenti e repressivi che caratterizzano ogni forma di potere.
A me pare che chi scriva abbia una responsabilità. Chi scriva, o con le sue azioni appoggi un regime, si copre delle colpe che questo compie. E' chiaro che impedire a un semplice cittadino di partecipare a una manifestazione pacifica, rapirlo, sbatterlo dentro un'auto e pestarlo, è un atto di semplice barbarie.
Se poi il crimine è semplicemente un crimine di opinione allora è una cosa che lede i diritti umani più basilari.
Esistono troppi miti in cui ciascuno di noi decide di credere irrazionalmente. Le ideologie sono state e sono miti in cui "la Nuova Società" o "l'Uomo Nuovo" diventano manifesti pubblicitari incollati con il sangue della gente. Qualsiasi devoto di un mito considererà sempre il tutto e mai la parte, sempre la Causa e mai il cittadino, sempre l'Ideale e mai la realtà. La storia ne è piena di miti: religiosi, politici, economici... Ma la storia umana è fatta anche da coloro che non si riconoscono in nessun mito.
Si, ma povero l'uomo che non crede a niente.
Sì! Ma ancora più povero è chi ammazza o tortura o vìola la libertà di un altro essere umano, solo perché dissente dal mito ufficiale. E anche di questo la storia umana, passata e presente, ne è piena... purtroppo.
Le cose sono più sfumate, esistono sogni che poi, a contatto con il potere, si deformano, marciscono, diventano altro. Probabilmente il sogno comunista era uno di questi, come sembra anche dalle stesse pagine che igort sta pubblicando da qualche mese su questo blog. Poi esistono i crimini contro l'umanità, che io credo non possano essere giustificati da nessuna ideologia, sogno o mito.
Daria Capucci
(Ciao igort).
Questo è un brevissimo dialogo in due battute tratto dalle VITE DEI FILOSOFI di Diogene Laerzio. Nello stesso libro se ne trovano diverse tradizioni con diversi personaggi. Il primo cambia sempre, il secondo no. Trascrivo la versione in cui il primo è Platone.
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Platone lo vide mentre lavava la verdura e gli si avvicinò mormorandogli nell'orecchio: "se tu corteggiassi Dionisio (il tiranno/il potente), non laveresti la verdura". Diogene gli rispose egualmente nell'orecchio: "e tu se lavassi la verdura, non saresti cortigiano di Dionisio". (VI 58)
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Io preferisco chi lava la verdura senza sfumature e condivido pienamente quando si dice che il potere deforma, marcisce e fa diventare altro.
Scusate, non ho specificato una cosa importante. Il Diogene di cui si parla nel dialogo non è Diogene Laerzio, lo storico che scrive le VITE, ma Diogene di Sinope il Cinico, contemporaneo di Platone.
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