23 gennaio 2009
Mosca, Anton e gli altri
Io e Anton Pavolovich abbiamo tante cose da dirci, da anni. Lo vengo a trovare qui, nella Mosca che lo ha accolto per sempre, che lo ha visto ritornare dalla Germania, ucciso dalla tubercolosi a 44 anni, in un treno di ostriche fresche. Una cosa lievemente ridicola, come nei suoi racconti. Cechov è un pezzo della mia vita, qualcun'altro si ricorda di lui e della sua moglie attrice, Olga Knipper Cechova, sepolta di fianco. Ci sono delle rose e qualche orchidea gelata. E un'aria di tempo fermo. Eterno. Ci parliamo, nella neve di questo inverno quasi temperato. Meno sette. Poco distante da lui Gogol, grande anima, grande spirito, che sorride sornione.
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4 commenti:
che bella questa foto
belle esperienze. begli scritti.
spero ci si riveda presto in terra sarda per racconti in voce...
un abbraccio calaritano
smok!
..."e il mio maestro mi insegnò quant'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire"...
Buon cammino igort
beh, sulla vicenda Politkovskaia, tutti assolti!! il cerchio s'è chiuso. come al solito, purtroppo, secondo le più fosche previsioni.
si sarà suicidata ?
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