27 maggio 2008
Gulbransson
Scopro che uno degli artisti preferiti di Celestino Villarosa era norvegese. Olaf Gulbransson uno dei maestri di Simlicissumus (la grandissima rivista tedesca che Celestino collezionava).
Non solo, scopro quasi per caso che questo artista ha fatto una sua autobiografiia a fumetti. Ora riedita da No comprendo. Espen, il direttore di questa casa editrice familiarizza con me e mi regala il libro. Non credo ai miei occhi. Questa che vedete è la copertina. Il libro contiene dei disegni da spavento. Lievi e articolati, meglio dei primi Picasso, disegnati senza sforzo alcuno, come se tracciare quei segni fosse poco diverso dal respirare.
Genio!
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35 commenti:
Genio, sì. Mamma santissima!
http://www.falkbooks.ch/795d.jpg
igort, quanto sei bono!
cavolo.. si
Ce lo pubblichi per Coconino?
Dai!
Nandotur
qui si puo' vedere il libro:
http://www.old-coconino.com/sites_auteurs/gulbransson/index.html
il link finisce con
index.html
Gulbransson assolutamente meraviglioso.
Grazie a tutti.
sono andato a sfogliarmelo, e se il testo si avvicina anche solo lontanamente ai disegni...madonna santissima che figata!
che diavolo è quel sito? è pieno di cose fantastiche. è una coconino omonima?!
Un abbraccio al dolce Igort!
Ciao Axel, sono belli i tuoi quadri, conosci Georgia O'keeffe? Penso che ti piacerebbe.
Coconino world è un bel sito di cose antiche e moderne, dedicato anche esso a George Herriman.
Un abbraccio a tutti.
Ahhh i primi del '9oo..... è proprio vero che si stava meglio quando si stava peggio, anche nella grafica.... ;-)
Che bello assistere a questo dialogo ininterrotto tra secoli.
Sul mio monolocale elettronico un post pertinente (se gradite)
http://sostituto.blogspot.com/2008/06/felix-il-nero_01.html
ciao IgorT
The Sub
sull'integratore tota mi fa notare che il il link del mio primo commento a questo post manda a un disegno di matisse, non di gulbransson.
eheheh
chiedo scusa a tutti
ehehehe
http://rockborn.de/
in questo sito nella sezione "Blättern" credo siano digitalizzati e raccolti diversi numeri, se non tutti, di simplicissimus
Volevo dirvi che vi seguo, anche se sono in silenzio perché magari ho un po' di temporaneo casino, vi seguo ('vi' nel senso di tutti e coconinici e naturalmente il grande patriarca fondatore che ha radici in oriente e occidente... :-). Anzi colgo l'occasione per spiattellare un po' di complimenti per le ultime pubblicazioni splendide (sul supplemento di Repubblica 'D' sono praticamente recensite ogni settimana, e avete trafitto anche il cuore della Lipperini). L'albo di Corona poi è pazzesco.
rieccoti finalmente! O meglio, ritrovatoti finalmente ;-)
un caro saluto!
Molto, molto, molto.
Decisamente molto.
Una grazia che insegna senza risultare stucchevole o, peggio, frigida.
da anni guardo e riguardo quel sito(Coconino autori) ed ogni volta mi sorprendo con qualcosa di nuovo ma soprattutto ogni volta mi lascia una sensazione che non saprei definire, è come se non riuscissi a capire se l'esperienza visiva di noi esseri umani stia seguendo una parabola evolutiva o involutiva..
bentornato Igort!
anche se,proprio tornato non sei visto il luogo da dove posti ultimamente!
ps: se mai ci fosse un punto di arrivo ovviamente...
ben tornato! Belle cose si facevano un tempo... ma anche ora, a guardar bene. Siete per il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
smoky zen ;)
Io sono per la parabola evolutiva e il bicchiere che trabocca.
Il fumetto vive quel bellissimo stato di invenzione che alla fine degli anni novanta ha toccato la letteratura italiana (Mozzi, Scarpa, Moresco, Voltolini, Covacich...).
Mi pare che in questo momento ci sia una continua spinta sul limite di quello che si può tentare, senza che questo produca sperimentazione fine a se stessa. Anzi è esattamente il contrario, si cercano forme narrative e di figurazione per raccontare la vita.
La cosa che lascia stupefatti è l'uso di un linguaggio semplice come la satira senza mai cedere a tentazioni semplicistiche. Gulbransson o Paul, Grosz o Dix stavano parlando con Picasso o Klee, Kandinsky o Mirò. e lo facevano commnentando fatti di cronaca o politica. Siamo un bel pò lontani da quanto avviene oggi (eccezion fatta per Altan, che ha una complessità superiore).
Penso spesso a una possibilità di satira oggi. Mi rendo conto che è difficile.
A parte Corrado Guzzanti e Altan (che riesce a mantenersi incredibilmente sempre lucidissimo) non vedo grandi esempi.
Oggi abbiamo alcuni esempi significativi si satira di denucia (dalla Guzzanti a Crozza) che a mio parere non riescono ad essere satira, o perchè sono troppo incazzati, o perchè sono troppo indietro di fronte all'assurdità della classe politica o delle classi sociali che prendono di mira.
Chi lo batte Calderoli che entra in moschea con i maiali?
Chi lo batte Berlusconi che dice che il nucleare è la fonte di energia più sicura del mondo?
Chi lo batte il terrone che vota lega?
A me piacciono molto le vignette 'non-disegnate' di Bucchi.
Ah, ho visto tornare in libreria Guy Delisle dopo i fatti della Birmania. Segno che una presa sulla realtà del fumetto non manca. Mi viene in mente anche il film Gomorra, dove i picciotti sono davvero picciotti, e i loro corpi, le loro facce sembrano disegnate da Gipi.
Certo, l'inizio del novecento era una culla di linguaggi ineguagliabile. Però allora c'erano mi pare dei picchi di genialità che portavano avanti tutto, mentre oggi tanti giovani disegnatori, che non avranno d'accordo la statura di Grostz o Dix (o di Saviano), vanno avanti per rivoluzioni piccolissime, ma sanno inventare forme narrative, sanno insomma raccontare le cose. Questo è molto bello.
Quello di cui parliamo è la capacità di comprendere che far ridere di qualcosa possa essere anche apportatore di senso. Di uno sguardo sul mondo, poetico, crudele o lirico.
Chaplin faceva ridere ma la sua statura (come quella di Keaton) è assoluta. Se parliamo della satira oggi parliamo di cronaca rivisitata da una risata. In generale è questo. Eccezioni ne trovo pochissime.
Se io guardo i disegnatori di simplicissimus oggi non mi preoccupo neppure di capire quale era il soggetto dello scherno disegnato, tanto meravigliosa era la complessità artistica che ancora oggi rappresentano.
Fare storie oggi deve misurarsi con un'idea complessa. con la voglia di trovare una complesità interna nel linguaggio usato.
Credo che in Italia non ci sia un problema di talenti ma di spazi, pensate a EMME dell'Unità dove ci sono anche bravi autori ma è talmente visibile lo slalom di autocensura che fanno per non dispiacere troppo l'area politica del giornale ospitante che il risultato è uno sbadiglio in quadricromia.
E pensate invece a Charlie Hebdo in Francia che da quarant'anni continua a dare cazzotti in pieno viso (la copertina con Allah ad es.)come all'epoca di Reiser.
In Italia si commenta troppo la cronaca politica e troppo poco il costume e impera ancora la forma vignetta.
Concordo con chi ha citato il trittico di AltanGuzzantiBucchi ma aggiungerei Mannelli (in sonno)e chi svetta mondialmente che secondo me è GROENING
Dibattito bellissimo interessantissimo e utilissimo peccato che tra 20 m devo essere dall'altra parte della città
salutiiiiiii
No, non credo che nessuno degli autori citati possa, per quanto grande, neppure avvicinarsi a quelli di cui si parla. Per il semplice fatto che Satira è oggi, appunto, qualcosa di diverso da quello che significava un tempo. E' come se si fosse abdicato all'ambizione. E non è questione di spazi. Oggi chiunque può autoprodursi un albo. E' questione di complessità interiore. Di qualità della sfida.
...ma penso anche che ci sia qualità in una sfida quando c'è in entarambi gli sfidanti.hai ragione ,la satira di oggi è qualcosa di diverso da quello che significava un tempo , ma ad essere cambiata profondamente e nel suo interno è anche la politica stessa e niente ovviamente giustifica l'ignoranza.
...sicuramente non possiamo però lavarcene le mani.ed io sono fiducioso, son convinto che a guardar bene, qualche piccolo Gulbransson,(con rispetto parlando ovviamente )e non parlo solo nel campo dell'arte, in giro c'è, ma è troppo in alto per i pagliacci che vediamo tutti i giorni
Ma credo che Igort si chieda proprio se è possibile oggi un Simplicissimus, cioè quella forma satirica, con quella forza, quella grandezza di visione.
La vedo dura un po' perché l'ambizione artistica è depotenziata sostenendo: 'tutto è già stato scritto, tutto è già stato fatto'.
E un po' perché il discorso che pretende di portare verità (anche la satira si appoggia a una verità) è depotenziato sostenendo: 'tutti sono ideologici, faziosi, la verità non esiste'.
Questa è l'aria che tira. Ci vogliono persone veramente in gamba per andare in direzione contraria. Da noi tempo fa lo fece Fo. Però appunto: tempo fa.
Grazie dei vostri interventi. Il punto è che oggi impera una sorta di falsa visione per la quale si naviga verso derive veriste o neo realiste. Pare che il novecento sia passato invano. E che il naturalismo di Zola o il verismo di Verga non siano un'approccio possibile, un genere letterario, ma qualcosa di VERO E AUTENTICO, e tutto il resto sia semplice fuffa. Per il resto intendo le grandi correnti culturali che hanno definito il romanzo moderno, che lo hanno arricchito, a partire dall'influenza di Freud, sino a cose come espressionismo, dada, surrealismo e via dicendo.
Raccontare, o disegnare è lo stesso, nel senso che esistono grandi spinte, occorre una prospettiva, un osservatorio sul mondo. Penso che ci sia non solo confusione, ma un generico volare basso che porta anche il cinema a misurarsi con cose davvero piccole. Per esempio, leggere la cronaca per capire cosa raccontare è un passo che si può fare, Ma occorre una lente, uno sguardo. Altrimenti si fanno pessime storie e pessimo giornalismo.Da Simplicissimus era possibile trovare satira feroce e grande arte.
Concordo con Barbieri io il bicchiere lo vedo straripante. Forse perchè i blog permettono di curiosare nei retrobbottega di così tanti autori (bravo Bufi) ma l'impressione è quella di un formicolare di nuovi sguardi originali sul mondo, se voleranno alto o rasoterra è tutto da scoprire. Quello che forse è perso per sempre è la possibilità che la narrazione per immagini nella sua forma grafico-cartacea torni ad essere diffusa e popolare come per i fogli di cui parliamo.E questo è un peccato perchè le performance migliori spesso si fanno sotto gli occhi delle folle.Ma chissà che le nostre amate mazzette di carta disegnata non conoscano una nuova giovinezza, in fondo sono un po' degli I-pod senza pile e con il petrolio alle stelle...
ecco, io vedo il fumetto e i fumettari (e te Igort) come i Robinson Crusoe dell'arte.Come reinventarsi un mondo su un'isola deserta con mezza matita spuntata e un foglio stropicciato.
interrompo la discussione per segnalarvi
http://www.radio.rai.it
/radio3/dentrolasera/
sono discussioni sulla scrittura fatte da Pontiggia.
Scusate se vi distraggo dalla discussione ma penso che ai lettori, nonchè all'autore, di questo blog, possa interessare.
ciao
scuzate angora
(la seconda puntata!
la seconda puntata!)
"Raccontare, o disegnare è lo stesso, nel senso che esistono grandi spinte, occorre una prospettiva, un osservatorio sul mondo. Penso che ci sia non solo confusione, ma un generico volare basso che porta anche il cinema a misurarsi con cose davvero piccole. Per esempio, leggere la cronaca per capire cosa raccontare è un passo che si può fare, Ma occorre una lente, uno sguardo. Altrimenti si fanno pessime storie e pessimo giornalismo.Da Simplicissimus era possibile trovare satira feroce e grande arte."
condivido.
et voilà!
bello!
:^)
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