16 ottobre 2008

dniepro19 (Storia di Nicholay6 e ultima)


Chiese soldi ai figli ma nulla, fu operato a credito. Pagava con l’intera pensione. I vicini gli davano cibo. Ma non migliorava, era talmente magro, gli dissero che aveva bisogno di una seconda operazione ma che il rischio era davvero troppo alto.
Nella convalescenza però, incontrò un uomo che veniva a trovare un amico. Era di un anno più giovane di Nicholay, di Dnepropetrovsk. Una chiacchiera tira l’altra e in breve l’uomo divenne anche suo amico. Portava cibo e calore umano.
La cosa della seconda operazione era un problema reale, c’era poco tempo, si sentiva sempre peggio, debole. Quest’uomo propose di accoglierlo a casa sua e di aiutarlo, accudirlo. Cucinare per lui. Comprava anche le medicine. Per due mesi visse in quella casa. E non migliorava. Allora l’amico gli propose: “andiamo in un altro ospedale, e vediamo se sono disposti a operarti”.
Ma anche qui i dottori preferivano non rischiare. Al terzo ospedale, dopo un lungo esitare, accettarono. Per la convalescenza, dopo la seconda operazione, l’amico lo accolse nuovamente a casa e si comportò come un fratello. Nicholay stette un altro mese, era molto grato. Anche adesso ricorda quest’uomo con commozione.
E poi tornato a casa prese a scrivergli, perché l’amico si era ammalato a sua volta e adesso stava presso una sorella, a Zaparojie. Ma in breve l’uomo morì.
Non era durata molto. Aveva perso il grande amico di una vita.

Dopo questo avvenimento Nicholay dice che ha cominciato a pensare alla vita in un altro modo. Ha ripreso ad amarla e continua a lavorare. Ma ha capito di essere solo e di non avere bisogno di nessuno.
Oggi si alza presto alla mattina, fa le faccende domestiche, cucina, pulisce, fa ogni cosa. Coltiva vegetali e verdure e fiori.
“Il più bell’orto del villaggio”, afferma sorridendo.
“ molto pulito ordinato. Ognuno si ferma a guardare la mia casa”.
Quando si alza, che è ancora buio, saluta le verdure, gli alberi da frutto, gli uccelli e il sole. Non si sente solo con tutto quello che ha, che non è molto ma quello che gli serve.
“Un cane? In passato ne ho avuto uno ma non avevo di che dargli da mangiare e l’ho lasciato partire”.
Adesso pensa molto alla morte, ha paura che quando non ci sarà più nessuno si ricordi più di lui. Crede di non avere molto tempo davanti, oramai. E d’altra parte non ha soldi per vivere normalmente. La settimana che viene vorrebbe andare dall’oculista perché non ci vede più tanto. Ma come pagarlo? Ha una pensione di 530 grivnas (75 euro al mese) e solo di gas ne paga 200.
Quindi viene al mercato di Dnepropetrovsk, per vendere le cose che amava di più di casa sua. Piatti, teiere, bicchieri. Non ne ha più bisogno. Non sa a chi andrà la sua casa, sperando che non vada distrutta; vorrebbe lasciarla ai figli. E spera che un giorno la abiti una buona famiglia, una famiglia come si deve.
“Quando vedo il mercato osservo la gente che passa, e non mi sento più solo”.
Oggi ha mangiato patate.
Mi ha invitato a casa sua, a vedere come vive.


Igort, Dnepropetrovsk.

Registrazione del 12 ottobre 2008

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie, davvero bellissima la storia di questa vita. Stai facendo degli incontri molto profondi. Se tutti i viaggi fossero così si crescerebbe molto e subito.
Un saluto da Mantova. Aurora.

Anonimo ha detto...

Bella, si.
Adesso puoi tranquillizzare Nicholay e dirgli che quando non ci sarà più saranno in molti a ricordarsi di lui.

igort ha detto...

Grazie. Bella cosa che hai detto, Massimo. Lo considero un grande complimento. Se il resoconto di questo racconto rimarrà nei ricordi di qualcuno di noi vorrà dire che il mio curiosare è servito a qualcosa.