1 ottobre 2008

dniepro 4


Andrey dice che suo padre era nell'armata rossa. Quando era maggiore ha dovuto prendere la tessera del partito comunista, altrimenti non aveva speranza di fare carriera. E' diventato capitano. Sua moglie sperava di potere un giorno vivere in appartamento da soli, lei e la famiglia, perché in Russia condividevano l'appartamento con un altra famiglia. Hanno aspettato e aspettato il loro turno per anni, e si sono comperati finalmente un appartamento, e una macchina. Il loro matrimonio però è andato a rotoli nell'attesa. Adesso sono divorziati. Andrey dice che quando lui era bambino ascoltava le storie dagli adulti. Se una persona andava all'estero aveva finito con ogni ambizione, poteva fare solo l'operaio, perché a nessuno sarebbe saltato in testa di affidare un ruolo di responsabilità a qualcuno che poteva essere diventato una spia. Andrey dice che se avevi problemi e ti ricoveravano una volta, mai avresti avuto un ruolo di responsabilità, perché eri considerato instabile. Le regole erano non dette, ma tutti le sapevano. E si cresceva tra le fabbriche di missili e di armi, le chiacchiere e il sospetto durante la guerra fredda. Sua madre era nata in un paesino degli Urali, a 8000 km dalla grande Mosca, poi con gli anni aveva seguito il marito nei trasferimenti dettati dalla carriera militare, ed erano tutti giunti a Dnepropetrovsk, che era Ucraina, ma pur sempre Unione Sovietica.
Oggi sua madre si è stufata, le piace il mare ed è andata lontano, più a sud possibile, in Crimea. Ed è una donna felice.

1 commento:

Anonimo ha detto...

e pensare che alcuni intellettuali italiani (Rodari e Calvino per esempio) per anni hanno continuato a visitare l' Urss e a descriverlo come un paese da prendere come riferimento...
se penso che tempo fa ho visto un'intervista di Bertinotti in cui prometteva di battersi contro la globalizzazione e lo faceva da Cuba dove si può essere arrestati (fatto vero) se si guardano con la parabola le partite di basket dell' NBA!
non manca di ironia la cosa ah ah ah...