A parte l'ovvio desiderio di vedere raccolti questi tuoi ultimi - splendidi/dolorosi - lavori, mi piacerebbe sapere se hai in mente di raccoglierli anche per una mostra itinerante.
Non so, Emiliano, non ci ho pensato minimamente a fare una mostra. E' ancora troppo presto, ma perché no, in futuro. Voglio dire che i disegni che vedi tutti qui che pascolano sul tavolo, e per la stanza, in mezzo ad altri bozzetti e agli appunti per la tavola di domani. Come ho detto, non li ho mai messi in rete i disegni, mentre li facevo, così a caldo. E' una cosa che mi ha insegnato Gipi, questa. E ne capisco il fascino, perché chi vuole può vedere davvero in tempo reale cosa sto facendo. E mi scrive, e questo crea una bella atmosfera complice, che aiuta il lavoro stesso. Ma io sono in mezzo ai fumi del racconto, alle atmosfere che vengono fuori, man mano. Completamente immerso. A presto. Un abbraccio.
Caro Angelo, sono ancora qui, sono in Ucraina adesso , a Dnepropetrovsk, a raccogliere materiali, scrivere e schedare. Ho dovuto cominciare a disegnare subito perché quello che ho trovato era talmente intenso che stavo male se non affrontavo la cosa. Al principio ho fatto le interviste, alla gente, per la strada. Chiedendo che mi raccontassero la loro storia. Volevo capire cosa era rimasto dell'Unione Sovietica. C'era molto dolore. E veniva fuori il ricordo dolente della carestia.Se ne sa poco di questa carestia. E' tuttora negata e nascosta dai russi.Non lo si riconosce come un genocidio. Allora ho cominciato a studiare per raccontare la cosa da un punto di vista anche storico. E ho trovato questi rapporti delle polizie segrete di Stalin, mai pubblicati che io sappia. Li sto traducendo io, in Italiano non si trovano. Questa parte che sto mettendo sul blog, in diretta, riguarda quello che accadde in Ucraina o agli ucraini deportati. Poi sono andato in Russia a cercare di capire, di orientare la bussola rispetto alla memoria, al tempo, alle condizoni di vita. Ho trovato una realtà e uno spirito diversi. E da lì ho preso la transiberiana e sono andato in Siberia, in treno appunto, a vedere cosa era la Siberia d'inverno. Questo racconto, nel mio piccolo.
Mi spiace che non disegni, perché? E' interesante indagare l'effetto che ci fanno le cose.
(nello specifico,fotografavo, filmavo, intervistavo, studiavo e disegnavo) Un abbraccio. i.
Queste opere di una sublime tetraplegicità del segno, rivolti all'indentro (e all'indietro), non so come dire, quasi autolesionistici, mi fanno pensare all'opera del grande Filimberti, che pur usando un linguaggio diverso sapeva giungere lì dove pochi uomini sono giunti prima: e parlo di quel luogo immaginario/sintetico che è l'Altrove. Spero, nel mio piccolo, di riuscire a scorgere tutta l'anima che riversi in queste magnifiche tavole. Certo, è un poco complicato, ma credo che mettendoci tutto l'impegno possibile, ci riuscirò. Sai, anche io mi diletto nel disegno. E posso capire quanto sia difficile riversare su un supporto così povero e alienante come la semplice carta bianca, tutto il sangue che ci scorre nelle vene. Ma qualcuno lo deve pur fare. Ed è qui entrano in campo gli artisti, quelli con la A maiuscola, di cui son più che certo, tu sei uno dei più grossi rappresentanti nel nostro disastrato paese di giullari e grand'uomini.
11 commenti:
A parte l'ovvio desiderio di vedere raccolti questi tuoi ultimi - splendidi/dolorosi - lavori, mi piacerebbe sapere se hai in mente di raccoglierli anche per una mostra itinerante.
Non so, Emiliano, non ci ho pensato minimamente a fare una mostra. E' ancora troppo presto, ma perché no, in futuro. Voglio dire che i disegni che vedi tutti qui che pascolano sul tavolo, e per la stanza, in mezzo ad altri bozzetti e agli appunti per la tavola di domani. Come ho detto, non li ho mai messi in rete i disegni, mentre li facevo, così a caldo. E' una cosa che mi ha insegnato Gipi, questa. E ne capisco il fascino, perché chi vuole può vedere davvero in tempo reale cosa sto facendo. E mi scrive, e questo crea una bella atmosfera complice, che aiuta il lavoro stesso. Ma io sono in mezzo ai fumi del racconto, alle atmosfere che vengono fuori, man mano. Completamente immerso.
A presto. Un abbraccio.
Sono talmente intense che mi fanno uno strano effetto: da qualche giorno non tocco matita, né foglio.
Sono elaborazioni dei tuoi appunti di viaggio?
Mentre eri lì disegnavi oppure fotografavi soltanto?
Caro Angelo, sono ancora qui, sono in Ucraina adesso , a Dnepropetrovsk, a raccogliere materiali, scrivere e schedare. Ho dovuto cominciare a disegnare subito perché quello che ho trovato era talmente intenso che stavo male se non affrontavo la cosa. Al principio ho fatto le interviste, alla gente, per la strada. Chiedendo che mi raccontassero la loro storia. Volevo capire cosa era rimasto dell'Unione Sovietica. C'era molto dolore. E veniva fuori il ricordo dolente della carestia.Se ne sa poco di questa carestia. E' tuttora negata e nascosta dai russi.Non lo si riconosce come un genocidio. Allora ho cominciato a studiare per raccontare la cosa da un punto di vista anche storico. E ho trovato questi rapporti delle polizie segrete di Stalin, mai pubblicati che io sappia. Li sto traducendo io, in Italiano non si trovano. Questa parte che sto mettendo sul blog, in diretta, riguarda quello che accadde in Ucraina o agli ucraini deportati. Poi sono andato in Russia a cercare di capire, di orientare la bussola rispetto alla memoria, al tempo, alle condizoni di vita. Ho trovato una realtà e uno spirito diversi. E da lì ho preso la transiberiana e sono andato in Siberia, in treno appunto, a vedere cosa era la Siberia d'inverno.
Questo racconto, nel mio piccolo.
Mi spiace che non disegni, perché? E' interesante indagare l'effetto che ci fanno le cose.
(nello specifico,fotografavo, filmavo, intervistavo, studiavo e disegnavo)
Un abbraccio. i.
Grazie, Igort.
A disegnare riprenderò. Per adesso leggo e guardo
Grazie, Igort.
A disegnare riprenderò. Per adesso leggo e guardo
http://www.ihtp.cnrs.fr/spip.php%3Farticle343&lang=fr.html
non so, magari l'hai già consultato o magari può esserti utile.(mi riferisco all'indirizzo che ho sopra postato)
...
Grazie, conosco i documenti in questione ma non conoscevo il sito. Ora me lo studio bene.
Queste opere di una sublime tetraplegicità del segno, rivolti all'indentro (e all'indietro), non so come dire, quasi autolesionistici, mi fanno pensare all'opera del grande Filimberti, che pur usando un linguaggio diverso sapeva giungere lì dove pochi uomini sono giunti prima: e parlo di quel luogo immaginario/sintetico che è l'Altrove. Spero, nel mio piccolo, di riuscire a scorgere tutta l'anima che riversi in queste magnifiche tavole. Certo, è un poco complicato, ma credo che mettendoci tutto l'impegno possibile, ci riuscirò. Sai, anche io mi diletto nel disegno. E posso capire quanto sia difficile riversare su un supporto così povero e alienante come la semplice carta bianca, tutto il sangue che ci scorre nelle vene. Ma qualcuno lo deve pur fare. Ed è qui entrano in campo gli artisti, quelli con la A maiuscola, di cui son più che certo, tu sei uno dei più grossi rappresentanti nel nostro disastrato paese di giullari e grand'uomini.
Tetraplegia.
s. f. (med.) paralisi dei quattro arti.
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