6 marzo 2014
Ucraina, 6 marzo 2014
Olga, di Sebastopoli, scrive a Oksana, in Italia.
“Carissimi miei, voi non vi immaginate neanche cosa sta succedendo qui! Attorno al Punto di comando della Marina militare e nelle vicinanze girano i titushki”. I titushki sono avanzi di galera al soldo di Yanukovich per creare disordine ed eseguire pestaggi in piena regola. Si sono visti all'azione a Piazza Maidan e sono apparsi ora in Crimea, per esacerbare la situazione, malmenare chi si dichiara pro-Ucraina, fomentare l'odio.
Sono loro che si proclamano forze di autodifesa, il che tradotto vuol dire, ostacolare le misere forze armate ucraine e cercare di evitare ogni rifornimento di viveri che possa agevolare la permanenza dei militari nelle caserme assediate dalle forze di occupazione russe.
I soldati ucraini ora sono al freddo, senza elettricità e senza linee telefoniche.
Si ostinano a una resistenza passiva, sapendo che cedere alla minima provocazione significherebbe far scoccare la scintilla di una guerra in piena regola.
I russi, hanno preso il comando di quasi tutti i luoghi strategici. Evitano di parlare con chiunque, danno solo ordini. Occupano.
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Si dice che gran parte di questi siano delle giovani reclute in addestramento spedite in Crimea. Carne da cannone in pratica, cui sono stati requisiti telefoni cellulari per evitare che i genitori sappiamo dove si trovano. Sono stati anche istruiti sul fatto che la loro cattura, o peggio il rivelare a quale unità appartengano, significherebbe un tradimento della Grande Madre Russia.
A questi ragazzi si affiancano i corpi scelti, che hanno l'incarico di prendere gli obiettivi sensibili.
Nella sua propaganda doppiogiochista che porta a inviare truppe senza mostrine e insegne nazionali spacciandole per “autoctoni ucraini molto ben equipaggiati” Putin sottovaluta il potere dei media. La vita in diretta testimoniata dai social network, che sono un veicolo difficile da tenere a bada.
Così, molto ingenuamente, il tiratore scelto Sergei Maksimov della squadra speciale SSO Russia, mette su Vkontakte, il popolarissimo FB russo e ucraino, le sue foto scattate durante l'occupazione di Crimea.
Le foto mostrano scene di vita militare dentro e fuori dalle caserme occupate.
Scattate con un Ipad (lo si vede in un autoscatto allo specchio). Il tiratore scelto è stato redarguito da un superiore, e subito il suo nome è cambiato. Ora era Anton Grachev.
Un'altra mezz'ora e la pagina è scomparsa nel nulla.
Ma FB è un anguilla difficile da agguantare. E altri avevano scattato le foto dallo schermo. Eccole.
All'inizio del 2013 in Russia dai commissariati di leva venivano inviate delle lettere di ingaggio. Lo stato proponeva il lavoro a contratto per gli uomini di eta' tra i 19 e i 35 anni, per l'unita' militare 31681 e che si sarebbe occupata del servizio informazioni. Servizi speciali, direzione strategica sud-ovest. Allo stato interessavano i ragazzi di provincia “non troppo stupidi e non troppo viziati”.
"Come sia finito in quel corpo di tiratori scelti Sergei Maksimov è un mistero", secondo Oksana che commenta con me l'articolo.
( per completezza di informazione trovate la pagina salvata a questo indirizzo
La guerra è oggi anche una guerra di piccole cose, di informazione soprattutto. In cui tra le parti che si combattono ci siamo noi lettori, tesi a comprendere, dissipare il fumo di una propaganda senza morale che si appresta, spesso, a falsificare il reale svolgimento dei fatti.
E' un vecchio trucco dei servizi segreti russi, che fin dal tempo di Stalin negava la carestia che decimava il popolo ucraino sino a sterminare un quarto dell'intera popolazione.
Erano ufficialmente “cose mai accadute”.
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Quando mostro a Galya le foto di una manifestante, una donna dalle capacità attoriali indiscutibili, che è stata “casualmente” intervistata dalla tv russa, rimane senza parole. La donna lanciava i suoi appelli accorati dichiarandosi ora residente a Kiev, ora a Odessa, o a Kharkiv. Poi era la madre di un soldato o una manifestante pro Russia.
Le foto che la ritraggono nei vari ruoli sono pubblicate dal Daily mail.
E' una corsa alla propaganda che dipinge come indispensabile l'intervento armato russo per salvare l'Ucraina dalle “forze fasciste” che ne metterebbero in pericolo le minoranze russofone.
Un quadro abbastanza fantasioso per chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale.
Ci sarebbe da ridere se non fossimo in un teatro di invasione di uno stato sovrano.
E' di oggi una dichiarazione di Enzo Bettiza, vecchio corrispondente dall'Unione Sovietica per La Stampa, che osserva che un tempo i servizi segreti russi erano meno grossolani nella falsificazione.
Frattanto Oksana, esasperata, spera che noi occidentali ci rendiamo conto della gravità della situazione. Come darle torto?
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