24 aprile 2013

pao pao

Con Tondelli capitava che si chiacchierasse, ci si incontrava nelle occasioni più disparate, da Marcello, in osteria, in discoteca, a teatro, perfino nelle manifestazioni in Piazza Maggiore. Ma lui, che cantava la strada e la provincia, era incuriosito dalle istanze artistoidi di Valvoline, ma naturalmente più attratto da Pazienza, credo, che per molti versi era vicino al suo mondo. Ricordo che una sera, quando dissi che Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar, era uno dei miei libri più amati lui, un pò sospreso, mi chiese: "davvero? Credevo che ti piacessero di più delle cose con una scrittura meno importante". "importante" voleva dire, meno letteraria, più vicina alla strada. Per cui quando mi proposero, un paio di anni dopo, di fare le scenografie dell'adattamento teatrale di "altri libertini" rimasi di stucco, Specie perché venni a sapere che fu proprio Piervittorio a dare il suo placet, e in un certo modo a sponsorizzarmi. Lui e Roberto Daolio, che era stato consultato per l'occasione. Questo per dire che a volte, mondi apparentemente, lontanissimi, possono venire in contatto e confrontarsi. Una sera, era il 1982, lo vidi apparire in discoteca, aveva la barba lunga di settimane, le occhiaie e lo sguardo perso, mi disse che era evaso, "giorni che non esco, scrivo e basta". Stava scrivendo il suo secondo libro Pao Pao. Piervittorio era già molto famoso e scriveva per Linus. Mi piaceva quel suo mischiarsi con cose di cui cercava di decifrare le dinamiche. Era uno curioso, morto troppo giovane, e per questo, come Paz, ancora più rimpianto. Mi raccontò, lo ricordo come fosse ieri, che in una "latteria" di Milano stava pranzando, quei pranzi frugali e genuini che le vecchie latterie di Brera offrono, e riconnobbe a un tavolo poco distante Nanda. Lei gli fece un cenno e lui si presentò, commosso. Nanda era Fernanda Pivano, la leggenda della letteratura italiana. Che naturalmente lo aveva letto, e lo apprezzava. Ecco gli anni Ottanta, fatti di lustrini e teatralità, erano anche questo, piccole cose vere, nascoste nelle pieghe della vita di tutti i giorni.

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