4 ottobre 2006

il giorno dopo

provvisoriamente imbuco un lungo commento. Si riparte da questa pagina se vogliamo continuare a fare il punto. Grazie a tutti i partecipanti.

Alcune considerazioni, dato che la discussione è andata avanti senza il mio contributo. ieri sera ho spento il computer, mi stavo trasformando in otaku.

Abbiamo sfondato il counter di Shiny Stat, ieri. A 657 ha smesso di contare, voleva la versione pro. Abbiamo superato i mille contatti. Segno che la discussione interessa.

Trovo un tono eccessivamente polemico ad oltranza. Manca il sapere comprendere che siamo tutti su una stessa barca. E il datto che uno stia a prora o a poppa, a destra o a manca non cambia molto sul senso della traversata. Ci sono atteggiamenti inutilmente tignosetti, che poco contribuiscono a una discussione che in sé è sana.

Esiste un fumetto da edicola o popolare. Uno da libreria o graphic novel. Sono due categorie merceologiche interscambiabili che usufruiscono di distribuzioni diverse.

L'esigenza di fare, imperativo dell'artista, non è incompatibile con quello di venire pagati, che lo dico a fare? C'era davvero bisogno di specificarlo?

Il fumetto ha bisogno di un progetto. Di un'idea che lo fonda. Oggi più che mai. Nel fumetto popolare viviamo, rispetto ad altri media, un ritardo. Si vive in un mondo esterofilo che racconta storie costruite su altre storie. Di genere, più che su un'osservazione diretta del reale. Questo a causa, come scrive Recchioni, di idee e complessi degli editori. Per cui nomi e cognomi dei personaggi possiedono la stessa iniziale: Nathan Never, Dylan Dog, Martin Mystere ecc, di origine straniera, a volte con fisionomie di attori noti (Julia, Dylan Dog) che ricorda quell'atteggiamento degli anni 50 (grand'hotel).

A tutto questo Magnus, padre del fumetto popolare si è sottratto, eccezion fatta per l'esotismo (kriminal è a Londra) e per il fattore K che all'epoca sostituiva la regola aurea del nome esotico. Diabolik, Kriminal, Zakimort ecc.
Possiamo dire che, paradossalmente, il fumetto popolare di ieri era molto più duro di quanto non lo sia oggi.
E questo a dispetto di quanto non sia avvenuto in altri media. il cinema di ieri ci fa sorridere rispetto a quanto ci ha abituato quello di oggi.

Il lavoro ha una vita a sé, una vita editoriale e una vita autonoma presso i lettori che attribuiscono a questo o quel lavoro un valore affettivo.
Non si riuscirà a imbrigliare un lavoro a un edizione singola, neppure per tutti i DEVE del mondo. E' la natura dell'edizione stessa che lo chiede. nessuno si è indignato quando Mazzucchelli nella nuova edizione di Batman Year One ha fatto ricolorare interamente il libro. Ed era un 'edizione a prezzi maggiorati, con copertina cartonata e sovracoperta. non una cosa popolare. Neppure quando Seth ha rieditato "it's a good life..." in veste deluxe a prezzi raddoppiati cambiando i frontespizi. La polemica è pretestuosa. la prendiamo per quella che è. Usciranno altre edizioni con bonus diversi, in futuro, di tutti i libri che state nominando. Non si puo' accusare coconino di fare edizioni d'elite e allo stesso tempo accusarla di fare libri a costi popolari, con dei bonus, a formati diversi, con qualità costante, perché cerca di diffondere i propri lavori. io che sono forse meno "fumettofilo" di voi, perfino io, ho entrambe le edizioni di Mazzucchelli e di Seth. E non mi sono mai fatto problema di 15 euro. Se non li avevo cercavo di trovarli. Non siamo in Madagascar, dove la miseria regna sovrana. Questa cosa dei libri ai poveri è anacronistica. Viviamo in un paese dove, come si è detto, il lusso è dappertutto. una scheda da 10 euro per il telefono dura pochi minuti. un libro da 14 euro e 90 ce lo possiamo comperare senza chiedere l'elemosina. Costa meno di un DVD, odi un CD e che cazzo.

L'editoria è una cosa pratica. Non dimentichiamolo, ha molto poco a che fare con la demagogia. Si tratta di editare un buon libro, stampato in maniera che soddisfi i lettori ma anche gli autori (ci avevate pensato?) che consenta a questi ultimi di non chiedere l'elemosina, se possibile.
Il manifesto che ha meno mezzi di repubblica costa di più. Si chiama militanza. La coconino ha pochi mezzi. Non ci vergognamo, ma vogliamo fare libri con un equilibrio di qualità e prezzo.

Continuo a ritenere che il dibattito attorno a questo nostro mondo sia utile e necessario; mi aiutano poco, i polemici estremi, e i disfattisti. Le cose si costruiscono anche con il confronto. Il confronto puo' essere anche duro. Ma deve essere apportatore di contenuti.

Io sono un fan delle serie tv (quelle che ritengo ben scritte) e del cinema (quello di qualità). Sono due cose diverse e a entrambe lavorerei. A condizione che non mi chiedano di fare cacate. tutto, qui. Questo per riassumere la mia posizione.

In una conversazione con Mazzucchelli gli domandavo perché mai, se amava tanto il fumetto classico non provava a creare un "personaggio". Come dick Tracy o Spirit, o Alck Sinner, o Corto Maltese.
Aveva semplicemente voglia di fare altre cose. Ma non escludeva l'ipotesi.

Io la penso come lui.

66 commenti:

igort ha detto...

Per Roberto Recchioni. Durante i miei soggiorni giapponesi ho notato che gli editor, in redzione, leggevano i giornali. Per un momento ho pensato che erano fannulloni. poi mi spiegarono che gli editor erano obbligati a leggere per sottolineare quali erano i temi di interesse per un lettore giapponese.
Se ci si pensa i giapponesi fanno "mito" attorno a cose come la crisi della borsa, il boom del calcio, la passione per la cucina straniera, la vita dei salarymen.
Uscendo dalla redazione di kodansha non ho potuto constatare come questa pratica diffondesse il fumetto a persone di tutte le età e ceti sociali. Era un linguaggio universale e applicato in maniera veramente popolare.

Oggi si parla di uso diverso del fumetto e si dimentica spesso che in giappone, il fumetto autobiografico, reportage sociale, di guerra, fuetto di taglio storico pedagogico ecc esistono dagli anni sessanta.

Credo che sia utile a comprendere anche come sia possibile affrontare tematiche come quelle che riguardano la società che cambia.

Amelio ha fatto "Lamerica" è ha vinto i festival e si è costruito una reputazione internazionale parlando di problemi sociali.
"La meglio gioventu"' era miniserie per la tv , sei ore, programmato nelle sale di molti paesi stranieri ha vinto premi e consacrato Giordana.
ecc ecc

channeldraw ha detto...

Questo argomento è molto interessante, quello dell'affrontare la realtà con il fumetto.
Parlo di una mia esperienza personale.
Le mostre da me organizzate con Ass. Mirada su autori come Joe Sacco, Marjane Satrapi oppure anche Zograf hanno avuto grandi affluenze di pubblico.
La più piccola parte di questo pubblico era quello del fumetto.
Le persone venivano a vedere queste mostre non perchè erano degli appasionati di questi autori ma per quello che dicevano e raccontavano, questo perchè gli argomenti affrontati sono argomenti che interessano la gente, la gente comune, il popolo.
Allora Joe Sacco può essere definito un autore popolare?
Io credo di si.
Per essere popolari bisogna vendere per forza 100.000 copie in edicola facendo delle cose discutibili e parlando di alieni venuti dallo spazio?
No, non è così.
Come autore posso dire che faccio un lavoro popolare con il mio sito politicalcomics.org, 1000 visite al giorno al sito sono per me un motivo di orgoglio e soprattutto che il mio lavoro viene letto e visto nel modo giusto. Serve, fa pensare su determinati argomenti. Il 90% delle visite è di altri paesi. (Nessuno mi paga per farlo).
In Italia questo mio lavoro non viene quasi considerato, come se un Italiano non si potesse permettere di parlare di queste cose, perchè se un italiano parla di certe cose lo fa solo perchè è di "moda".
Allora Joe Sacco può essere definito un autore popolare?

Francesco Chiacchio ha detto...

Buongiorno a tutti

Si, sono d'accordo con Gianluca e mi sento di poter definire quello di Joe Sacco un fumetto popolare.
Mi colpì molto un articolo su internazionale dove si raccontava del fatto che Persepolis, il fumetto di Marjane Satrapi, era stato adottato come libro di testo da un'accademia militrare negli Stati Uniti, per raccontare agli allievi la storia dell'Iran, in questo caso attraverso le vicissitudini della protagonista, dunque sotto un aspetto più umano e legato ad una storia, ad un racconto che affrontava e mostrava certi aspetti di una realtà.

Ricordo un intervista di Joe Sacco dove raccontava di essere tornato a Gaza portando con se "Palestina". Giovani e Vecchi mostravano curiosità e interesse, racconta, perché potevano "leggere" le immagini. Insomma, Joe Sacco riflette anche su quanto il fumetto possa essere un linguaggio internazionale ed arrivare in modo piuttosto immediato e forte alle persone. E questo è grande.

andrea barbieri ha detto...

Costantini dice delle cose che condivido. Il suo lavoro vale ed è ora di riconoscerlo.
Io vedo davvero quello che fa Igort e quello che fa Costantini come due parti che si completano a vicenda (e a volte anche si compenetrano).

Anonimo ha detto...

Personalmente non riesco a considerare Joe Sacco come un autore popolare, come non credo lo siano neanche Gipi o Igort.

Mi spiego… non sono certo un esperto di fumetti, ma di cinema ne capisco un po’ di più, e per diversi anni ho discusso su di un forum sul quale la contrapposizione cinema popolare/d’autore ritornava in modo ricorrente. Mi sembra che anche qui la discussione giri vortiginosamente attorno alla stessa questione. Sul forum di cinema c’erano quelli che citavano l’equazione matematica di Muccino, secondo il quale il talento di un regista si misura nella quantità di spettatori che vanno a vedere i suoi film, mentre altri (come il sottoscritto) preferivano citare quella di Oscar Wilde, secondo il quale L'arte non dovrebbe mai cercare di essere popolare, perché è il pubblico che dovrebbe cercare di diventare artistico.

In definitiva, da quelle discussioni non si è mai riuscito a cavare un ragno dal buco, ma ne ho concluso che piuttosto che alimentare un’antagonismo tra forme di culture bassa ed alta, tra popolare e autoriale, è molto meglio godersi la diversità esistente, ed approfittarne, finché è possibile. Perché è un bene che possa coesistere l’offerta di opere con poetiche e finalità cosi’ diverse.

Se degli autori come Gipi, Igort o Sacco non saranno mai popolari (almeno non nel senso Mucciniano del termine), a mio avviso è perché non fanno libri principalmente per vendere, intrattenere o distrarre i lettori, ma li fanno perché hanno l’esigenza di raccontare delle storie. Il che non significa che non possano vendere dei milioni di libri o essere diffusi nelle scuole, ma una differenza con la politica commerciale degli editori che puntano innanzitutto al botteghino c’è, ed è bene sottolinearla.

Anonimo ha detto...

Di fondo, io ho le mie perplessità.
Igort mi trova assolutamente concorde quando dice che serve un progetto, un'idea di fondo, un perché.
Poi, per me, questo progetto, prima che "artistico" deve essere produttivo perché solo con i piedi ben piantati per terra si può lavorare liberamente.

Trovo meno interessante, anzi meglio, trovo superficiali le affermazioni qualunquistiche sul "paese dell'opulenza che spende soldi in cellulari e tv al plasma ma non in cultura".
15 euro non sono tanti, è vero... ma non di sola Coconino si vive e se sono un lettore appassionato di fumetti, con questi prezzi non è che mi posso allargare più di tanto.
Poi per me il problema è relativo: lavoro tanto, guadagno benino, non mi pongo lo scrupolo (generalmente) di spendere soldi suq qualcosa che mi piace.
Ma basta tendere l'orecchio per sentire le lamentele di un pubblico vasto che è logorato dall'attuale politica dei prezzi.
Quello che mi stupisce è che nessuno ha nemmno preso in considerazione l'idea dell'edizione economica.
E' una consuetudine editoriale che esiste in tutto il mondo ma che nei fumetti sembra essere una cosa brutta... eppure, secondo me, la linea "Oscar" della Mondadori fece miracoli negli anni '60 per la divulgazione della cultura (per 350 lire ti portavi a casa un "addio alle armi", oscar mondadori n.1).

Infine chiudo su una notarella a margine:
ho come l'impressione che in questo confronto tra "noi e voi" (distinzione che per me non esiste ma, lo ripeto, non sono io che chiamo i fumetti "graphic novel") ci sia una disparità di conoscenza: perché se è vero che io parlo con Gipi o Igort sulla base della conoscenza e la lettura del loro lavoro (che potete trovare nella mia libreria) ho l'impressione che dall'altra parte di questa barricata immaginaria si parli un poco per sentito dire.

"Il fumetto popolare da edicola è immobile sempre uguale"... sarà.
Io mi guardo i 40 numeri di JD che ho pubblicato, penso a quello che ho scritto e agli autori a cui ho dato spazio e mi viene da sorridere.

andrea barbieri ha detto...

Roberto, sabato ci sarà l'ennesimo meridiano mondadori in edicola, sarà il turno di Boccaccio. Un meridiano venduto in edicola costa 12,90 euro. E' un prodotto praticamente uguale al meridiano in libreria che costa 55,00 euro, solo non è rilegato e la carta probabilmente non è la stessa (ma è difficilissimo distinguerla). E' una manna che alcuni titoli siano finiti in edicola: prodotti di altissima qualità a prezzi accessibilissimi. Perché in un meridiano la qualità è data dalla traduzione, dalla cura filologica, dalle note, dalla bio-bibliografia...

Se compro le edizioni economiche di Crepax non ho un prodotto praticamente uguale alle edizioni di SE. Nella prima il disegno perde forza, è come una foto stampata male di un dipinto molto bello. Dylan Dog lo puoi stampare come vuoi, anche piccolissimo e non succede nulla, per altri fumetti la qualità della stampa diventa sostanziale.
Penso che sia questo il discorso Coconino.
Ora tu dici bisogna stampare sulla carta igienica pur di divulgare. A me sembra un discorso sbagliato. Secondo me ciò per cui la qualità della stampa è sostanziale può essere divulgato solo grazie ad una economia di scala, quindi lasciando quasi immutata la qualità e vendendo molte più copie, cosa che consente di abbassare il prezzo.
A questo punto Roberto dovresti incazzarti con Rizzoli, che nonostante tenti di vendere caterve di volumi, non abbassa i prezzi se non in misura minima. Non è Coconino che non fa quello che deve...

andrea barbieri ha detto...

Ti faccio un altro esempio. E' stato ristampato da Taschen il volume che raccoglie tutti i dipinti di Van Gogh. E' un volume molto bello, con un lungo e curatissimo testo critico e biografico sul pittore. Prima costava una trentina di euro, ora ne costa solo 9,99. Costa così poco anche perché è una iniziativa promozionale che permetterà di far avvicinare nuovi lettori ai prodotti taschen. Solo che l'edizione da 9,99 è talmente piccola da rendere quasi impossibile la lettura, e i dipinti si vedono male: è un'edizione inutile. E' utile solo come pubblicità, come gadget, ma sicuramente snatura il libro. Insomma, non sempre è possibile produrre edizioni ipereconomiche.

ausonia ha detto...

«Poi, per me, questo progetto, prima che "artistico" deve essere produttivo perché solo con i piedi ben piantati per terra si può lavorare liberamente.»
rrobe - Responsabile Marketing Nike.


caro barbieri, rrobe è un tipo "produttivo"... che ci vuoi fare. per lui la produzione viene prima del contenuto... prima di tutto.
è normale che per lui non esista il problema della qualità della stampa. l'importante è che una cosa arrivi a più persone possibili. l'importante è essere presente. se la carta igienica manda a puttana tutto il lavoro di gipi o di qualsiasi altro autore... è irrilevante ai fini del commercio. tanto il popolino non ha gusto. non sa la differenza. no?

personalmente credo che se rrobe abbandonasse le scene del fumetto per dedicarsi al commercio di scarpe non ne avvertirei l'incoerenza.

Niccolò Storai ha detto...

I soldi si hanno per quello che si vogliono avere, vero che non si vive di sola Coconino ma è altrettanto vero che un libro è un tesoro prezioso e questo dato deve essere visibile anche dal prezzo.
Lungi da me il fatto di dire che se un fumetto costa poco non è egualmente un piccolo tesoro, vero, come è altrettanto vero che in entrambi i casi ci si riferisce a due tipi di pubblico che non sempre coincidono.
Credo che il problema sia a monte, tutti noi dobbiamo capire che magari al giorno d'oggi comprarsi un libro, una ricarica del telefonino e poi andare al cinema e a cena fuori può rappresentare un problema.
Non sono i fumetti a 15 euro il problema,il problema è stabilire delle priorità nelle nostre vite, se per esempio passiamo una sera a leggerci un bel numero di Jhon Doe e 5è il numero perfetto senza uscire facciamo un gran bel favore al nostro portafoglio ma sopratutto al nostro cervello.
Poi si può anche uscire e fare tutto il resto ma con calma, con lentezza, il gusto per quest' ultima ti permettete di assaporare meglio le cose.

Anonimo ha detto...

Ausonia, non mettere in bocca le tue cazzate a gente che non le ha dette.

Anonimo ha detto...

Comunque, penso anche io che la scena del fumeto non sentirebbe l'assenza dellla "mole" del tuo lavoro, Ausonia.
Io non ti avevo mai notato fino a quando non sei diventato umanamente sgradevole.

ausonia ha detto...

era il contenuto del mio post: cerco di fare poco ma cerco di farlo bene.

Anonimo ha detto...

Sei un vero artista, Ausonia.
Tu non ti pieghi.
Presumo che quindi ti spezzi.

Anonimo ha detto...

Ausonia, tu non hai nemmeno i strumenti basilari per capire cosa sgnifica "produzione" in ambito fumettistico.
Tanto è vero che non hai capito nulla di quanto dicevo.
Fatti un favore: smettila.

ausonia ha detto...

sei uno scrittore rrobe, dovresti saper leggere fra le righe...

allora, prova a rileggere tutti i tuoi commenti su questo blog e leggi tra le tue righe.

cosa ne viene fuori?

che approccio hai verso il fumetto?

ne viene fuori l'approccio che potrebbe avere un esperto di marketing.
niente di più e niente di meno.

e se questo ti sembra offensivo... non sei in conflitto con me... ma con te stesso.

Niccolò Storai ha detto...

Scusate se mi intrometto ma trovo che per campare, in qualsiasi ambito ci si voglia districare bisogna cercare di mediare tra un buon"sapersi vendere" e tra quello che ci sentiamo di esprimere tramite le nostre cose.
Qualità e quantità non vanno spesso a braccetto ma spesso può capitare, la dove le cose nascono con sincerità e voglia creativa.
Da lettore onnivoro ammiro il lavoro di entrambi( Ausonia e Rrobe) ma vi invito a moderare un poco i toni della discussione, siete troppo in gamba per certi schiamazzi.
Poi, fate come vi pare, non voglio fare ne da pacere ne da maestrino, dico solo quello che penso.

ausonia ha detto...

rrobe: io so della bella fatica, che insieme a vittorio pavesio e mario checchia, stiamo facendo per far sì che il mio libro sia stampato bene.
che sia fedele all'idea che abbiamo di questo progetto. saremo tutti e tre in tipografia venerdì.
so del rispetto che si deve al lettore che se spende 17 euro deve avere fra le mani una qualità perfetta.
e so dell'amore e della passione che ci stiamo mettendo.
amore e passione che qualsiasi lettore sa riconoscere.
questo fa la differenza.

igort ha detto...

Smettetela con le legnate. Basta. Fate cadere le braccia.

ausonia ha detto...

igort: lascia che siano gli altri a decidere. grazie.

Anonimo ha detto...

Va bene, igort.
Piacevole che siano rimaste solo le "mazzate" per me.
L'ho già detto che detesto cordialmente la non democraticità dei Blog? Sì, l'ho gia detto.

Anonimo ha detto...

poveriiiiiiiiino

ausonia ha detto...

concordo con rrobe, il suo era un attacco verso di me. ma era legittimo però. non ha avuto senso cancellarlo.

igort ha detto...

OK adesso basta con i toni esacerbati.
Sembriamo una classe di terza elementare i cui membri siano stati morsi da una tarantola.

Pare cosi' difficile accettare che ci siano persone che vivono in maniera diversa l'idea di libro?

Alle fiere si fanno gli sconti, le fumetterie li fanno, sul sito coconino si compra con lo sconto. Facciamola finita con il vittimismo. 14 euro diventano 10,5 se si accede allo sconto nel sito. Stiamo parlando di nulla.

E mi sto scocciando di questo nulla spinto a livelli parossistici che diventa nulla più che retorica.

Parliamo di cose per favore. Ci sono elementi che fanno parte della narrazione, di cui ho riportato sopra. Questi pare che interessino solo Costantini invece riguardano tutti noi e il fumetto (popolare o meno) di oggi.

igort ha detto...

La non democraticità del blog? E perché non è democratico Roberto?

ausonia ha detto...

la discussione è vasta. può aprire anche altre riflessini... ogni tanto andiamo off topic.

lo trovo normale.

igort ha detto...

Lo trovi andare off topic quello che avete appena fatto?

Anonimo ha detto...

Forse perché ti sei preso la briga di cancellare tutte le mie risposte agli attacchi di Ausonia, Igort?
Comunque discorso chiuso.
Questa è casa tua.
Io un mio spazio dove postare liberamente e senza censura ce l'ho e posso usarlo.

igort ha detto...

Mi pare che sia defecare sul tentativo di costruire uno scambio. Credete che a leggerci ci siano solo addetti ai lavori del mondo del fumetto? credete che un lettore normale sia interessato a questo genere di scambi? Ricevo diverse mail piuttosto perplesse:

Guarda ora Ausonia e RRobe, proprio in questi minuti. Che idea danno del nostro mondo?
Ora un visitatore "x" delle tue pagine...

non lascio che siano gli altri a giudicare chi mena di più, non nel mio blog. Non è un arena. E lo scopo è quello di trarre uno straccio di dibattito sul fumetto.
Cumpri'?

ausonia ha detto...

siamo esseri umani, ci si scalda. altrimenti che noia! :)

e poi si parlava di due modi diversi di affrantare questo lavoro. da una parte quello "industriale" e dall'altra quello "pieno d'amore"...

:)

Anonimo ha detto...

Notatre poi che il mio primo intrevento era in piena risposta del tuo... ma si legge solo quello che si vuole.

ausonia ha detto...

robe, ne ha cancellato uno solo. dai... erano tre righe... ora non esagerare.

Anonimo ha detto...

fatela finita idioti, andate a produrre un po' di roba bella piuttosto, a meno che l ecagate che scrivete siano un pretesto per non fare un cazzo

ausonia ha detto...

"Che idea danno del nostro mondo?"

forse l'idea che X ha "del mondo dei fumetti" è un po' parrocchiale...

igort ha detto...

Penso che non ci si renda conto. Parrocchiale è il mondo che stiamo esibendo. Fatto di piccole cose davvero.

Anonimo ha detto...

Basta con il turpiloquio. Igort, qui volano indecenti schiaffoni, ancora, basta! Non ho mai letto JD, ma mi riprometto di farlo. Riguardo al prezzo: gente, ma la conoscete la realta' delle tirature e del lavoro che fanno le piccole case editrici? Igort non credo che riceva alcun compenso, Martini per BV neanche (e fa quasi tutto, traduce pure). Alcuni collaboratori lavorano gratis, per amore dell'arte, e spesso sono veri e propri profesionisti. Quindi i libri dovrebbero costare di piu' dei prezzi a cui sono venduti. Inoltre, siete mai stati al cinema? Avete mai acquistato un DVD? Il fumetto costoso e' roba da ridere... Chiudo con una piccola polemica: perche' invece di prendere tre bonelli o due x-men non si investe su un altro tipo di prodotto? E' il vecchio, classico problema microeconomico dell'allocazione di risorse scarse.

Anonimo ha detto...

su radio tre stanno parlando di letteratura disegnata, in questo momento. ore16:39. Ospiti: claudio Gallo e Bonelli.

piero

Anonimo ha detto...

sintonizzatevi su fahreneit, radio 3

Anonimo ha detto...

16:43. Hanno gia' finito. 4 minuti. Insomma.
piero

Anonimo ha detto...

non semplificate! qualcuno prima ha detto che il lettore è trasversale, non segue (o parzialmente) questi due schieramenti immaginari! Io quando arrivo alla stazione di Mestre mi compro un Topolino. Concordo con Costantini, Sacco e compagnia possono essere percepiti come popolari. Gli stessi autori attingono da mondi diversi e lo riassemblano in un qualcosa che è lo spirito del racconto di adesso.
Se no finiamo come in quella canzone di gaber, il minestrone è di sinistra, la minestrina di destra.

Mastro Alberto Pagliaro ha detto...

io credo che il vero problema sia la mancanza di motivazioni.
Io non ho mai letto john doe, ma credo che ci voglia passione per mettere in piedi una struttura del genere, di conseguenza credo che di base sia un fumetto onesto. è scontato poi che per mettere su un fumetto seriale ci vuole una certa base economica, anche se 30 euro circa a pagina mi sembrano veramente poca cosa, visto che selen 10 anni fa mi pagava 90 mila lire per delle tavole disegnate molto peggio.
La stessa passione la ritrovo nella produzione coconino, cambia solo lo stile e il pubblico di riferimento.
io, disponendo di una mente molto semplice, penso che il fumetto sia o bello o brutto, tutte le altre definizioni servono solo ad individuare un mercato, un pubblico. rispondendo a Costantini dico che, si, joe sacco è un autore popolare.
Per me il fumetto è solo popolare e per esserlo deve essere comprensibile
e realizzato per essere letto.
il fumetto ha delle regole ben precise e sono queste regole che lo rendono fruibile, chi non le comprende e spesso è perchè non ne ha le capacità, dice di fare fumetto d'autore o peggio ancora alternativo.
mi è venuto freddo....
joe sacco le regole del fumetto le conosce benissimo.
cerchiamo di fare dei bei fumetti, poi se sono seriali o graphiic novel personalmente non me ne frega niente.
ieri ho conosciuto un pazzo che si è comprato l'avversario, inizialmente volevo dargli una testata perchè
quel fumetto era un fumetto senza alcun senso, poi però, ripensando al mega culo che mi sono fatto per rendere il tutto il più presentabile possibile, ho optato per un sorriso.
l'importante è guardare sempre avanti, cercando di imparare dai propri sbagli, con la speranza di fare sempre meglio.
ciao

Anonimo ha detto...

scusate la chiosa... senza questa interscambiabilità tra i generi non esisterebbero autori come il grande Mazzuchelli!
ciao a tutti

duccio ha detto...

scusatemi,
provate a togliermi una curiosità..
ma in quale categoria collochereste un lavoro come "Calvin e Hobbes" di Watterson?

igort ha detto...

categoria capolavori

andrea barbieri ha detto...

Igort scusa ma quando hai letto i commenti su Coconino mi pare ti sia scaldato parecchio anche tu, acciderbolina... :-)
Se ci sono lettori occasionali che rimangono perplessi tento di sciogliere la loro perplessità spiegando che gli autori veri ci mettono tutto proprio tutto nel loro lavoro (a volte senza nemmeno guadagnarci): pura passione, fuoco dentro. Dunque è naturale che raggiungano i cento gradi prima di una pentola a pressione! :-)
Bisogna volergli bene anche per questo...

andrea barbieri ha detto...

Anche io, capolavori.
Come La città incantata.
Come La metamorfosi.

duccio ha detto...

ci speravo

duccio ha detto...

eppure è un personaggio "seriale"
eppure è un "fumetto popolare"
eppure è senza dubbio un "fumetto d'autore"
eppure mette in gioco qualcosa di più profondo delle "semplici avventure" di un bambino e il suo peluche.

il fumetto è alchimia
tutto il resto.. è noia :)

igort ha detto...

Andrea, mi scaldo anche io ma cerco di portare contenuti. Non ho problemi se si usano toni accesi, ho problemi quando ci sono solo questi. Non ci si rende conto che per aprire e uscire dal ghetto è necessario avere capacità di articolare pensieri e parole, idee e progetti in una maniera che non sia sempre e solo quella di hulk.

Il dibattito con Recchioni è dovuto a un esame che poi è stato definito cazzeggio, nel quale io, la coconino e Gipi si era giudicati secondo categoriche mi pareva trascendessero dal vero. Ho risposto, e non intendo rientrare nell'argomento, per le rime. Punto, poi si é cominciato a parlare.
Recchioni è uno che mi sta simpatico da molti anni, ci si vede e scambia chiacchiere affettuose nei festival. Non mi attendevo di essere mal giudicato nel suo forum.
E non serbo rancore di sorta, saro' lieto di reincontrarlo a giorni. Dopo un centinaio di commenti di ieri oggi abbiamo ripreso da un punto e dopo poco si è tornati a prendere le clave. Ho ricevuto diverse e mail di protesta, lettori che frequentano il nostro blog e che hanno smesso di scrivervi.

Queste persone hanno smesso perché poco interessate alle scaramucce infantili, non perché poco interessate al confronto di idee.

Mi pare di avere cercato di portare il discorso su alcuni temi precisi e mi pare anche che non li si riesca ad affrontare con la dovuta capacità analitica.

Su autori come Watterson, Schultz, lo stesso Magnus e molti altri non ho dubbi. Gould, Segar, Eisner li amo. Hanno attraversato la storia del fumetto come gli atleti di decatlon, senza problemi di categorie.
Ma qui si parlava di strutture editoriali e forme di distribuzione ecc.
Fumetto seriale e opera unica.

Esistono lavori di frontiera ed esistono anche norme. Il fumetto da edicola non lo puoi tirare a cinquemila copie, non te lo distribuiscono.
Quando la Marvel pubblico' Gen di Hiroshima andai a cercarlo alla feltrinelli di Bologna, mi dissero che non tenevano fumetti della marvel, mi arrabbiai.

Ma esistono canali distributivi per cui la Marvel era considerata un editore da edicola e i suoi libri non li vendevano.

Cinque è il numero perfetto non lo hanno ancora venduto in un edicola. Lavorare a un romanzo grafico permette, forse, di sfuggire a una serie di costrizioni di marketing. Che sono senz'altro da mattere in discussione. ma oggi esistono. E dettano legge.

Poi ci sono alcuni che amano una forma di antiretorica e sono innamorati della macchina stampa e produzione di racconto. Come biasimarli? Anche io lo sono sarei ipocrita a non ammatterlo; ma non mi basta più questo amore, per me è fondamentale sapere "cosa" pubblico e racconto.

andrea barbieri ha detto...

"è necessario avere capacità di articolare pensieri e parole, idee e progetti in una maniera che non sia sempre e solo quella di hulk"

Parole sante. Sai che mi è venuta in mente una cosa. Il fatto che ti abbia pubblicato Rizzoli non ti dà solo una fetta di pubblico diversa. Secondo me ti tira anche più dentro il mondo culturale italiano con le tue parole. Per esempio oggi sei con questo topic che stiamo commentando nuovamente sul sito di 24/7. Sono contento che sia così, il mondo culturale italiano spesso vola bassissimo e sono sicuro che puoi contribuire a manovrare la cloche per il verso giusto. Uhm, ti vedo come un dirottatore di aerei ma per una causa buona :-)

igort ha detto...

Grazie della segnalazione. Ho visto il topic di oggi sul sito rcs.
Sono lieto che ci si misuri sulle cose e che si esca dal ghetto. Se ce la facciamo offro da bere a tutti. (paga Gipi)

Anonimo ha detto...

http://www.nytimes.com/packages/pdf/magazine/20061001_FUNNY.pdf

L'avete letto?
Cosa ne pensate?

maurizio

igort ha detto...

Non funziona. Il link porta a una pagina morta.

Anonimo ha detto...

dovrebbe portare ad un pdf, si tratta del lavoro di seth per il new york times...

Roberto La Forgia ha detto...

!!!

vedere!
vedere!

dacci il link giusto!

Luc ha detto...

Io ho provato e funziona.

Luc ha detto...

Ho anche scaricato il pdf (1,5MB circa). Se qualcuno che non riesce a scaricarlo, lo vuole posso spedirlo (magari zippato) via e.mail. Fate sapere.

Anonimo ha detto...

a me funziona, però su altri capitoli mi ha dato problemi semplicemente perchè va acquistato. questo è gratuito. io uso firefox e su questo browser funziona bene il link...
il link viene da http://www.drawn.ca/

Anonimo ha detto...

Cambiamo discorso, chi di voi ha letto l'ultimissimo libro di Scott McLoud (il terzo sul fumetto). Andate a vedere sul suo sito per la precisione? Sapete dirmi qualcosa?

igort ha detto...

Per vedere seth bisogna fare il log in, iscriversi insomma. Gratis.

Anonimo ha detto...

perfetto! però nn capisco bene perchè se cerco dal'archivio invece mi dce il prezzo di ogni cosa che cerco e non mi fa accedere... adesso provo l'iscrizione.

Anonimo ha detto...

Interveniamo un po' in ritardo su questo tema, su segnalazione di un amico che ci ha fornito il link alla discussione.
Sul discorso fumetto d'autore/fumetto popolare: a noi sembra più che normale che chi sta all'INTERNO del mondo del fumetto faccia questa distinzione, proprio per l'esigenza (molto italiana) dello "stare tutti sulla stessa barca" segnalata da Igort... Dall'ESTERNO, cioè da amanti di quest'arte, noi ci sentiremmo di dire invece che ci sono fumetti belli e brutti, indipendentemente dalla tiratura... Quelli che a noi sembrano belli, sono quelli che comportano almeno un minimo di ricerca, lo spingersi un po' più in là; quelli brutti si limitano a ripetere pedissequamente l'esistente. Detto ciò, negli anni Novanta noi vedevamo, in mezzo a una marea di fumetti francamente brutti, altri di giovani autori italiani che ci piacevano, come Gipi, Bacilieri, Bruno, Giandelli, Corona: sarà un caso, ma oggi tutti - o quasi - pubblicano con la Coconino press...

channeldraw ha detto...

The Funny Pages . Gorge Sprott by SETH
Mi sono piaciute molto queste pagine, bella ricerca storica: abiti, pettinature, oggetti e soprattutto atmosfera.
E’ questo il grande pregio di Seth, l’atmosfera.
Nonostante apparentemente sembri rifugiato in uno stile sicuro, freddo e duro, corre un rischio, il rischio è cadere nella glacialità della pagina.
Quel confine in cui cade spesso Chris Ware, in cui la tecnica sorpassa il racconto.
Oltretutto quest’eccessivo uso di vignette nella pagina rende ancora più dinamico il segno spesso di Seth. Il Chapter 1 è per quanto mi riguarda una costruzione perfetta.

Daniele ha detto...

Non so come definirlo meglio ma credo che la cosa imortante sia la presenza dell'anima in un opera.
Calvin & Hobbes tra i tanti straripa di cuore e anima.
Il fumetto seriale lo fa in alcuni casi, anche perchè credo che nel fumetto seriale "multiautore" dovremmo riferirci ai singoli albi, che sono dei "racconti".

Quello che sto iniziando a cercare è: come trovare una via di mezzo tra messa in scena di "Genere" ,noir, fantasy, storico ecc. e l'esperienza reale autentica della mia anima?

Come posso fare a non fare necessariamente biografia senza cadere nella trappola di raccontare basandomi su racconti di altri?.

(grazie Gipi per questo tarlo).

Daniele

Ora vi lascio è il mio primo giorno di lavoro.

Buona giornata.

Daniele ha detto...

Per racconti di altri non intendo l'originalità assoluta e totale, ma lo scambiare l'immaginario di altri per il proprio.

Daniele

Anonimo ha detto...

Daniele,
soluzione per la ricerca di universalita' e' sviluppare un proprio metodo Stanislasky.
Ciao.
Luca