19 agosto 2006

ARGENTO! capitolo 40



Trottavano sconsolatamente verso nord. Uomo e bambino, a cavallo di Herr Doktor. Senza pronunciare una parola. Ascoltavano il vento fischiare mentre il sole poco a poco asciugava quell’umido che appena un giorno prima sembrava eterno.
Con gli occhi da ebreo triste, che tante donne avevano sedotto in passato, ora osservava meravigliato un paesaggio cangiante, che lentissimamente, riscaldato dal sole, riportava arbusti e rocce e fronde e perfino i cartelli stradali superstiti al loro tono opaco e polveroso di sempre.
Non avevano mangiato nulla da un pezzo e le loro pance vuote gorgogliavano a commento di quello spettacolo inatteso.
Il cavallo, incurante, procedeva, nel suo incedere ritmico, manco fosse l’unico ad avere una meta precisa.
Era l’ignoto a spaventarlo? Vladymir non avrebbe saputo dirlo. Sapeva solo che il senso di malinconia che gli serrava la gola, aveva fattezze femminili, e se avesse interrogato, alla ricerca di un nome, il fastidio che gli indolenziva le ossa sarebbe stato chiaro che non era artrite, ma Lupita quel nome.
Lupita Lupita Lupita. Gli piaceva come risuonava il nome della sua malattia incurabile. E Soffiava. Soffiava e sibilava dentro di lui molto più potente del vento del nord che lo rinfrescava di tanto in tanto in quella sua avanzata verso il non si sa dove.
Non gli piaceva pensare. A chi piace pensare quando soffre per amore? Ma era uomo di mondo, dopotutto, e aveva imparato che i mali della vita si schivano, sino a stordirli, come fanno i toreri nell’arena. E si schivano con stile, se non vuoi solamente sopravvivere. Per cui sorrideva e faceva le sue veronicas con grazia sopraffina.
Aveva imparato da adolescente, muovendosi in quel mondo di adulti che lo aveva chiamato uomo troppo presto.
Vladymir era questo probabilmente: un bambino mai cresciuto, restato in solitudine per tanto di quel tempo da non ricordare più niente di sé.

Un giorno prima, Elmer, nascosto tra le frasche, mentre lo spiava rassettarsi e riportare a un aspetto civile le cose e il cavallo, aveva creduto di riconoscere la sua stessa solitudine di bambino.
Ed era stato rapito dalla passione con cui Vladymir nettava; con maniacale precisione, quei volumi dall’aspetto antico e prezioso.
Lui che il suo volume nero, sottratto al Duca di Porcellana a prezzo altissimo, aveva perso per sempre in quel mare di mota.

I gabbiani volteggiavano su di loro, e questo fu prima che intravedessero la baracca del cercatore, e prima che si illudessero di mettere qualcosa sotto i denti. Sollevò la tesa della lobbia, solo il tanto per vedere quegli uccelli sgraziati che interpretavano il ruolo di avvoltoi.
“Avete sconfinato, piccoli, il mare è lontano, a sud”.
Elmer fissava quei gabbiani con intenzione. Vlad, pur senza vederlo avvertiva quello sguardo fisso.
“Elmer sa. Io sa cacciare uccelletti”.
“Non sono uccelletti figliolo. Sanno di stoppa e di pesce. Pessimo connubio”.
“Elmer fame; bisogno nourriture”
“Vladymir capito, ma gabbiano no buono.”

Poi Herr Doktor imboccò la strada più piccola a un bivio e di li a breve si ritrovarono per una piana sconfinata, Quel che restava di un cartello penzolava, a pezzi, e portava un’iscrizione ancora leggibile.
“Sa Stria” diceva.
Era una grande distesa bionda di grano che costeggiava la carrettera.
“Questa è terra coltivata” disse Vladymir.
In fondo alla vallata, dietro il letto di un torrente secco, una piccola baracca da cercatore d’oro che avrebbe avuto bisogno di un restauro serio aveva un comignolo fumante.


Una donna intenta a issare un secchio d’acqua da un pozzo li vide in lontananza.
Cavalcavano da diverse ore e anche le borracce erano ormai quasi a secco. Scacciò con un soffio le mosche che si accanivano sulle labbra screpolate e apparecchiò il suo sorriso più rassicurante. Se la donna era sola non si sarebbe sentita a suo agio con un uomo e un bambino alla porta. Questo era logico. L’esperienza lo insegnava.
Erano circostanze strambe quelle, suonate da un destino avverso e stonato che dettava il ritmo a una giornata schifosa. Vladymir se lo diceva mentre, con aria sussiegosa, cercava di apparire il meno morto di fame possibile.

La donna lo fissò e si allontanò rapidamente con i due secchi d’acqua.
“a quanto pare non siamo i benvenuti figliolo”.
La porta si rinchiuse.
Era un gesto che non ammetteva repliche quello.
Ma Vladymir non era tipo da arrendersi alle prime difficoltà.

Scese da cavallo e si portò Elmer a fare da spalla in quella recita miserevole e poco plausibile. Con il cappello in mano attaccò la solfa:
“Gentildonna, non abbiate timore, sono un uomo di fede, mi chiamo Vladymir Andrey Rostropovitch. A dispetto delle apparenze sono un uomo onesto. Le circostanze avverse conducono me e mio figlio Homer …”
“Mio nome Elmer no Homer”
“Si, dopo figliolo, adesso taci, grazie”
“Me e mio figlio Homer, dicevo, costretti a chiedervi asilo. So che siete donna caritatevole, sono i vostri lineamenti a dirmelo e io che fui studioso di fisiognomica non sbaglio su questi …”
“Siete sotto tiro e sto per aprire il fuoco”.

“Comprendo i vostri argomenti Gentildonna e pur tuttavia mi trovo costretto a insistere…”
“Uno…”
“Due…”
“Possiamo almeno riempire le nostre borracce?”

La schioppettata sdrucì la spalla sinistra della marsina di Vladymir ed eccheggiò per la vallata terrorizzando Herr Doktor.

“Il prossimo colpo non miro alla spallina ma dritto in fronte. Capito straniero?”

“Capito capito, femmina della malora”. Sentiva che si stava già innamorando; aveva un debole per le donne di carattere, ma il suo senso di sopravvivenza unito all’istinto molto terreno di Herr Doktor lo portarono subito fuori tiro.

Poi si voltò di colpo e disse “Maledizione. Il bambino”

Non c’era traccia a perdita d’occhio. Non poteva mica essersi volatilizzato.
Decise di accamparsi ad attenderlo poco distante, seppur decisamente fuori tiro; ne aveva avute abbastanza in quelle ultime ore.
Accese un fuoco, per dare un segnale e poco dopo sentì un altro colpo di fucile e poi un altro ancora. Ma non ebbe il coraggio di andare a vedere cosa stava accadendo.

Quando se lo vide apparire, di colpo e sorridente, con una gallina morta tra le braccia Vladymir ebbe un sussulto. Capì subito che quel ragazzino aveva delle risorse inaspettate. E questo fu un sollievo per lui perché non ci si vedeva a viaggiare zavorrato dovendosi occupare di quel marmocchio oltre che di sé e di Herr Doktor.

“Bene bene bene bene, figliolo.”

Fecero un lauto pasto gustando gli ultimi sorsi d’acqua delle loro borracce, come fosse nettare. E una mezz’ora dopo erano ancora accampati perché Vladymir, per ringraziare il suo Dio che gli aveva inviato Elmer e la sua forza di iniziativa prese a leggere:

“L’uomo dai molti percorsi, o Musa, tu cantami, colui che molto vagò dopo avere abbattuto la rocca sacra di Troia: di molti uomini vide le città, scrutò la mente e molti dolori sul mare patì nel suo cuore per guadagnare a sé la vita, il ritorno ai compagni”.

Il sole era alto. La vallata coltivata a grano era accarezzata da folate di vento fresco che muovevano le fronde dell’ulivo sotto cui erano accampati Vladymir ed Elmer. All’ombra e con la frescura, a stomaco pieno e con un buon libo in mano Vladymir cominciava a riacquistare il suo sorriso abituale.

“Questa è la storia di un grande guerriero che tutti credono morto, figliolo. Un racconto di viaggi e incontri formidabili. La più bella storia che sia mai stata scritta”.

“continua leggere. A Elmer piace”

Ma neppure così li salvò, per quanto lottasse….”

Furono interrotti da una voce grossolana, un accento forestiero che diceva:
“guarda guarda, che bella scenetta” e si voltarono entrambi, disturbati e un tantino sconsolati, e videro delle canne di fucile spianate all’altezza dei loro volti.

“alzatevi lentamente, e non una mossa falsa, bastardi”

30 commenti:

Unknown ha detto...

"Argento", la mia lettura preferita in questi giorni di reclusione volontaria al tavolo da disegno o coricato sull'amaca. Rimpiango i tempi in cui lo si poteva leggere diariamente. Maledetto Igort e i suoi mille impegni!

igort ha detto...

Procedo. Non è facile sdoppiarsi per scrivere cose diverse tra di loro o immaginare ambienti da rendere con il disegno.
Ci sono dei momenti in cui proprio il cervello si rifiuta di collaborare e le parole piovono sul foglio con il contagocce.

Comunque siamo a 40 capitoli. A breve spero di riuscire a scrivere i rimanenti 20/30.

hasta la vista.

andrea barbieri ha detto...

Igort, ho letto la tua intervista su D di Repubblica. Complimenti per il libro e il film. Quando puoi dicci qualcosa sulla nuova edizione del tuo 5 è il numero perfetto.

Nel frattempo sono usciti nuovi Ignaz, lo dico per i passanti dato che questo è l'unico blog di editore in cui le proprie nuove uscite sono top secret! :-)
(in realtà è una nota di merito... di gazzette pubblicizzatutto ce ne sono anche troppe. Dunque dènghiu)

igort ha detto...

L'intervista su D:
Ho trovato che la sintesi di quello che ho detto fosse un pochino stringata e il risultato è che se la leggessi senza sapere quale era il tono della conversazione mi troverei una persona fredda e antipatica. Forse lo sono comunque, ma il tono era tutt'altro. Mentre parlavo dell'editoria italiana dicevo che esiste un concetto bizzarro di esotismo; mai avute tante proposte dalle major italiane come da quando vivo a parigi. Invece nell'intervista mi si fa dire la stessa cvosa con il tono di chi non vede l'roa di sentirsi parigino a tutti gli effetti. Che sarebbe fesso e patetico.

Questa del fare l'emigrato cerco di viverla non senza un velo di ironia, se posso.

In futuro ne parleremo, se si presenta l'occasione.

Le nuove uscite ignatz: c'è Niger che amo molto e il secondo numero di Interiorae. Il primo è un'opera matura, una nuova serie, piccolo gioiello di sensibilità realizzato con una tecnica personale e accuratissima. Mi piace il mondo di Leila, in cui le relazioni tra i personaggi sono sempre un poco "sfasate". C'è un senso di grottesco nella vita come viene raccontata in questo bosco.

Interiorae di Gabriella Giandelli è un lavoro che cresce, Gabriella coltiva il mistero e una visione felpata. C'è anche dolore nel modo in cui lei guarda il mondo, ma è molto diverso da come lo fa Leila.

Sono due albi che mi sono arrivati e piaciuti nel loro complesso. Non sai mai come funziona una cosa stampata prima di avere l'oggetto tra le mani. E mi sono sembrari albi calibrati, il rapporto di densità tra carta, stampa, storia e disegno mi ha convinto.

La nuova edizione di 5 per Rizzoli, che esce a fine agosto:
Presenta un "making of", in appendice, e una postfazione nella quale racconto cosa è diventato questo libro, che sembra un pò la coperta di linus della mia vita.
Ormai non posso muovermi senza di lui. Mi piace e in questi giorni sto facendo degli acquerelli per un'altra, ennesima edizione.
Il formato è quello di Black, 17 X 24 centimentri. Ed è un oggetto compatto. Ha molti disegni che avevao fatto all'epoca, in cui forse si capisce il metodo che seguivo, il fatto che una stessa scena la si potesse disegnare tre volte differente. Non ho scelto quasi mai la più "bella", quanto la più aderente al tono della sequenza. Che poteva essere naif, violenta, semplice, viscerale ecc.

Nell'edizione in volume certe cose furono riviste, adesso c'è la possibilità di comparare.
Inoltre ho rivisto alcune frasi che i napoletani dicevano suonassero strane. In sostanza sono pochissime, ma abbiamo fatto anche questa.

Sono curioso di capire cosa vi sembrerà e se preferite l'edizione di grande formato coconino o quella compatta Rizzoli.


Frattanto procedo nell'elaborazione di nuove cose.
Una buona giornata a voi.

Anonimo ha detto...

Congatulazioni! A quando il resoconto del viaggio in Corea e soprattutto...dove?
Ciao.
Luca

Niccolò Storai ha detto...

Sono Tornato dalle vacanze ed ho trovato il nuovo capitolo di Argento, questa si che è vita.
Bello come sempre Igort.
Volevo chiederti una cosa Igort, una volta ho seguito un intervista a George Lucas il quale affermava che i film non sono creature statiche ma possono subire dei rimaneggiamenti o delle modifiche ne l corso nel tempo.
Questo, sempre secondo Lucas li mantiene vivi.
Pensi che sia un concetto applicabile anche ai libri?
5 per esempio muterà rimanendo sempre fedele a se stesso ma in qualcosa combierà.
Mi piacerebbe conoscere la tua opinione in merito.

andrea barbieri ha detto...

Igort, a me l'intervista è piaciuta molto e anche la chiusura Penso che anche se tagliate le parole ti rispecchiano, non nel senso dell'antipatia ma in quello della non piacioneria. Sei una persona che ha lavorato tanto per lasciare qualcosa nel fumetto, cioè nell'arte. Le persone che lavorano e che fanno qualcosa seriamente hanno sempre una specie di "isolitudine". Con questo non voglio dire che tendono a vivere su un'isola facendsi i fatti loro, cosa che per un artista sarebbe distruttiva. Voglio dire che tengono una distanza critica, sanno dare il valore e non entrano in nessun circo mediatico a fare i pagliacci. Dal mio punto di vista sono autori come te che fanno un servizio agli editori. A Rizzoli porti il frutto di tanti anni di ricerca. Loro - che poi sono gli stessi che hanno chiuso la precedente collana "Sintonie" e spedito via la curatrice, la bravissima Benedetta Centovalli, e messo alla porta forse il più importante autore italiano, Antonio Moresco (del resto è importante nella scrittura ma non nelle vendite...) - loro hanno su un piatto d'argento la qualità che gli darà lustro e profitti. Lo so che il mio è un discorso utopico perché il potere è dei grandi gruppi editoriali e non certo degli autori. Però, te lo dico lo stesso, così sai che ci sono lettori utopici, strambi e pronti a emozianarsi sul serio per i tuoi segni (e relativi sogni), e che i toni delle tue interviste vanno benissimo.

igort ha detto...

Stanno cambiando delle cose. Per il romanzo grafico. delle cose che porteranno una grande esposizione. State sintonizzati, da settembre comincia la rumba. io sono molto fiducioso.

frattanto vi segnalo l'uscita di un piccolo gioiello. L'ho appena ricevuto. Ganges, maledizioni. Di Kevin Huiizenga. Nuove narrazioni dall'america, con ritmi e traguardi inediti. Kevin è considerato il golden boy dello storytelling americano. Sappiatemi dire.

Il libro è spartano ed è come lui lo ha voluto.
a giorni in libreria.

channeldraw ha detto...

Ganges è molto bello, complimenti per averlo pubblicato.

igort ha detto...

Rettifico, scusate, volevo dire che è uscito "Maledizioni", il volume di Huizenga. 100 e passa pagine, con tre tecniche diverse, racconti in bianco e nero, in bicromia e a colori.

Lo rileggo e mi sembra ancora più belle delle bozze.

channeldraw ha detto...

Questo libro di Huizenga non lo conosco...
gianluca "l'antipatico"

channeldraw ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
igort ha detto...

Oggi, sul magazine del corriere della sera D'orrico dice cose sin troppo generose su 5. Mi incuriosisce molto il fatto che 5 venga letto per quello che è. semplicemente come un romanzo con le immagini. cioè un fumetto. ma senza pensieri preconcetti sul linguaggio.

Niccolò Storai ha detto...

Meno male che succede Igort!
E' una bella cosa che fa bene alla testa.
Quando succedono certe cose vuol dire che l'opera in questione assottiglia qualsiasi preconcetto fino a farlo sparire.

channeldraw ha detto...

Si, diciamo che succede sempre più spesso, ma credo che sia anche grazie ad alcune case editrici che stanno un pò cambiando il loro modo di fare comunicazione. Cercano di entrare di più nelle teste dei lettori, soprattutto quelli non abituati al fumetto. E soprattutto il livello di disegno e contenutistico si sta alzando sempre più...

Niccolò Storai ha detto...

Sono della tua stessa opinione Gianluca.

Anonimo ha detto...

E allora, Igort, ci avevi promesso di leggere Stendahl in estate, che ci racconti?

igort ha detto...

ricevo, materiali, commenti, frasi celebri, domande, provocazioni, notizie, racconti, fotografie, disegni. Frattanto procede la saga di argento (el livro de plata), sto scrivendo tre capitoli. Rivedendo i primi 40.

Andrea dice:
Di Spinoza Deleuze scriveva: "Lasciava vivere gli altri a patto che gli altri lo lasciassero vivere. Voleva solo ispirare, risvegliare, far vedere."

Però bisogna che faccia un fioretto: continuare ad arrabbiarmi con chi tratta i libri come merce qualunque, ma costruttivamente, senza usare il solito meccanismo della "mise en abyme ".

prima aveva detto: Non ho letto la recensione di D'Orrico, in genere non lo leggo anche perché si era incaponito a recensire libri in una manciata di parole, venticinque....

ecco una serie di recensioni in 25 parole

Qualcuno, meglio se un parente, dovrebbe comunicare a Tommaso Pincio che scrivere libri non fa per lui. Per il suo bene (e il nostro, soprattutto) La ragazza che non era lei - di Tommaso Pincio (Einaudi)

Qualcuno, meglio se un fidanzato, dovrebbe comunicare a Rossana Campo che scrivere libri non fa per lei. Per il suo bene (e il nostro, soprattutto). Duro come l’amore - di Rossana Campo (Feltrinelli)

Qualcuno, meglio se un poliziotto, dovrebbe comunicare a Franz Krauspenhaar che scrivere noir non fa per lui. Per il suo bene (e il nostro, soprattutto).Cattivo sangue - di Franz Krauspenhaar (Dalai)"


Francesca mi scrive:
....ieri mi sono dimenticata di dirti che XXX del
Manifesto aveva letto subito in mattinata l'articolo di D'Orrico.L'ha
trovato anche lui splendido!


Michele dice:
ma non spremerti troppo nei film- a meno che tu non faccia i miliardi- ma
continua a raccontaci altre storie...


ecc ecc ecc. Grazie della vostra attenzione.

sul mio comodino:
i futuristi
Paul Klee
Cormac McCarthy
Saviano
Il libro dei padri (l'ho comprato per verificare se, come mi era parso in un primo momento, non ci si sovrapponesse con ARGENTO)
sousa tavares
kubrick, la biografia

Anonimo ha detto...

belle le recensioni in 25 parole...
fanno proprio al caso mio...
ma la mia fidanzata è troppo buona con me..

igort ha detto...

Provocazioni. le recensioni in 25 parole come quelle che ho riportato, a opera di D'Orrico, sono provocazioni. Andrea ritiene che non sia corretto trattare il lavoro di un autore in questo modo, che non sia per nulla rispettoso.
Naturalmente ha ragione.
Io, in astratto, penso che una recensione del genere sia come uno schiaffo. Fa male. Ti prende alla sprovvista. Ma a volte serve pure.

Una volta un mio disco fu stroncato da un critico inglese. diceva più o meno così:"sembrano gli art of noise con le pile scariche." ricordo che la casa discografica, scioccata, mi chiese di replicare. Ne avevo il diritto, quando facevo quella musica gli art of noise non erano neppure nati. E poi il disco era molto ben accolto in genere. Ma io trovai la recensione spiritosa e briosa.

Francamente mi piaceva quello spirito sarcastico.
Bisogna avere anche il senso dell'ironia, ogni tanto.

igort ha detto...

Entrambi i contendenti meritano stima, perchè tanta acredine? non sono mica degli imbecilli.
Il mio amico Sfar per esempio ha alimentato ad arte una polemica con il festival di angouleme, un annetto fa. E io sorridevo, non credevo una parola di quanto si dicevano i duellanti. Ma entrambi erano sulle pagine dei giornali e dei blog. Un modo intelligente di farsi pubblicità, che a Sfar è servito più di un premio.

Non siamo nati ieri, vero?

ausonia ha detto...

igort: "Entrambi i contendenti meritano stima, perchè tanta acredine? non sono mica degli imbecilli."

spari: "Solo indifferenza. Non riesco a nutrire stima per tutti quelli che non sono imbecilli."

:) si parla di provocazioni... e questo scambio di battute è da manuale!
grandi.

andrea barbieri ha detto...

Per tanto tempo ho detestato la scrittura di Baricco e il suo modo di fare. Avevo trent'anni, pochissime letture dietro, ancora più ignorante di ora, e parlavo in base a una mia auto-presunta sensibilità. Adesso penso che anche se i suoi libri non sono nelle mie corde lui nella sua vita ha fatto qualcosa. Ha avuto successo e ha camminato per una strada sua, che non è poco.
Citati per me è uno snob, uno con i paraocchi. Messo così puoi parlare di poche cose e senza connetterle al resto, ti tocca essere astratto e forse anche superficiale.

Torno da una settimana a Barcellona. Non credevo che mi sarebbe piaciuto tanto Gaudì, soprattutto non pensavo di trovare nel suo lavoro esattamente quello che mi piace in un artista: intensità, umanità, coraggio, ostinazione, avventura interiore, attenzione ad ogni particolare della vita, libertà creativa assoluta. Davvero un immenso maestro. Ho preso un po' di libri per approfondire.

Picasso e Mirò mi hanno deluso (ma lo immaginavo). Del Museo Picasso salvo soltanto il quadro di una capra, il resto è variazione e variazione di temi vagamente mitologici o oggetti o dipinti altrui. Il segno è quello di un angelo, ma a me non interessano quelle variazioni: mica sei Bach caro il mio Pablo!
Le cose più belle di Mirò sono di metà degli anni venti. Molto intensi nonostante si tratti di forme che porterebbero a creare giochi di combinazioni invece di mondi concreti. Esattamente la trappola in cui cade il grande Mirò. Tele su tele enormi da grafico elegantissimo. Decorazioni!
Klee era un'altra cosa. Sempre al massimo e sempre su misure piccole. Oggi a mio parere Mirò ha pochi pezzi che valgono mentre Klee continua a mostrare una strada.
Molto belle le maschere del museo Barbier (non è un mio parente eh... il museo è esattamente davanti a quello Picasso), dentro c'è la ricerca dell'ultimo Picasso, e allora tanto vale vedere direttamente la fonte ancora imbevuta di visioni magiche e animistiche.
Be' spero vi sia piaciuto il resocontino (un po' tranchant):-)

andrea barbieri ha detto...

Urca, una precisazione su quello che dicevo sopra di Baricco. "Non è poco" lo riferivo all'essersi creato e aver seguito la propria strada. Che uno abbia successo a me non interessa (anche se spero per lui di sì).

duccio ha detto...

quando ho letto Baricco la prima volta non avevo ancora 20 anni. e ne ero rimasto molto colpito. in un mesetto ho letto tutto quello che aveva scritto di facilmente reperibile. ed ero entusiasta di aver "scoperto" uno scrittore così. poi crescendo ho letto altri Autori che mi hanno davvero toccato nel vivo, in profondità. molto di più di quanto avesse fatto Baricco. Da allora i miei "riferimenti" sono decisamente altri. Mi sono anche reso conto che il suo modo di scrivere aveva sempre meno a che vedere con i miei gusti personali. Però non si può far finta che non abbia 1 incredibile abilità nello scrivere e delle trovate che sono davvero tutte sue. E questa sua grande capacità associata ad un solido mestiere (e perchè no, al successo) ovviamente fa nascere invindie più o meno evidenti, più o meno consapevoli.
A me "novecento" è piaciuto. molto. come mi è piaciuta la sua raccolta "Barnum". Anche "Senza sanghue" l'ho trovato piacevole e interessante e con meno autocompiacimento rispetto a i suoi romanzi più famosi ("Oceano Mare, Castelli di Rabbia, ecc..)
Io penso che forse Baricco dia il suo meglio sul breve, o sul "medio". E mi piace pensare che il suo "più Grande Romanzo" debba ancora venire.

Bruno Olivieri ha detto...

Oltre ai testi, il materiale iconografico che usi nel blog è bellissimo, dove lo trovi?

Un salutone.
;-)

igort ha detto...

Dunque, mi riprometto di intervenire su baricco. Trovo eccessiva l'antipatia che molti hanno verso di lui.
Per il resto a presto. Per bruno: materiale reperito quasi esclusivamente nella rete.
Su fahrenheit del 5 settembre intervista al fesso che vi scrive su 5 è il numero perfetto e sul romanzo grafico. E' scaricabile se andate al sito di fahrenheit.
baci (dalla provincia e non)

igort ha detto...

http://www.igort.com/html/updated_index.htm


qui il link all'intervista di fahrenheit

Daniele ha detto...

Ho appena finito di ascoltare l'intervista.

La discussione mi ha colpito profondamente quando ha cominciato a girare, quando si parlava di ritmo e di legame tra linguaggio e immagine. Quando Igort ha parlato del suo contributo originale nel concepire il personaggio e nel cercare angolature diverse per raccontare il conosciuto. Grazie, ho imparato molto, come sempre.

Mi rattrista molto che, in questi ambiti "esterni" ci voglia sempre del tempo per capire di cosa si parla.
Il fumetto è una realtà consolidata nell'immaginario e la graphic novel è una realtà determinata di fumetto.

Credo sia destabilizzante affrontare la graphic novel come una cosa aliena.

Ho notato come un tentativo di negare che la definizione pacifica di romanzo a fumetti andasse bene.

E' come se a Cannes o Venezia si intervistasse, che so', Kustirica e che per 5 minuti dovesse dire che la sua opera è fatta di immagini in movimento e sonoro, fatto con degli attori e una telecamera. "Tipo dagherrotipo ma forse..."

E' un film!, andiamo avanti.

Eisenstein come Vanzina hanno fatto film, cinema. L'uomo ragno e Mauss sono fumetti. Resettare sempre questo fatto, a mio parere confonde le idee e impedisce di andare agevolmente allo specifico.

Graphic Novel, è nella categoria Comics, comunque lo è nella mente del lettore. Un libro disengato a vignette con baloon o simili è un fumetto o bande dessinée o comic o manga.

Ho sofferto e goduto nel sentirti, Igort, eri come in missione diplomatica su Marte, a parlare di un altro mondo.

Mi è dispiaciuto che il conduttore ti chiamasse "Igortanziigortuveri".

Grazie.

Daniele

Luc ha detto...

Stamattina aprendo il supplemento domenicale di Repubblica c'era una sorpresa bellissima. Tavole di autori Coconico che raccontavano il tema dell'11 settembre. Bellissima iniziativa di Repubblica che si mostra sempre più sensibile alla narrazione a fumetti, e di Coconino (e tua) che mette a disposizione autori e materiali.
Un lettore affezionato Vi ringrazia