13 dicembre 2005

la rete




C'è una rete nel mondo che si dipana da casa Mazzucchelli a NY, si estende sino a casa Clowes, casa Tomine, a Berkley, casa Ware a Chicago, casa Gallant a Guelph, casa Tuveri a Parigi. Questa rete collega le collezioni del lavoro di Suihou Tagawa. Creatore di Norakuro.
Tagawa, autore degli albori, ispirò lo stesso Tezuka ed esplorò una serie di possibilità del nostro linguaggio combinando tecniche di narrazione e possibilità di lettura multipla (tagliando la pagina in tre strisce orizzontali, per esempio). Queste pagine viste oggi provocano shock e risultano ardue anche per un fumetto d'avanguardia, figurarsi per un fumetto popolare.

Mi piace pensare che ancora molto è da fare, e vorrei davvero arrivare a una libertà mentale come quella di Suihou Tagawa.

17 commenti:

igort ha detto...

Mettiamola così, se vi è antipatico il termine "montaggio" applicato al fumetto possiamo usare un termine qualunque per designare una cosa che comunque nel fumetto è usata fa parte della sua grammatica.
Pirulazio.
Esiste infatti un "pirulazio analitico", molto usato da Guido Crepax nei suoi fumetti, ma anche dal suo fratello spagnolo Enric Siò. Poi abbiamo il "pirulazio parallelo", da non confondersi con il "pirulazio alternato", anche se ci somiglia da vicino.
Il "pirulazio analitico", per tornare a bomba, è di solito legato alla "lallata" (panoramica) che regolarmente lo precede. Ma ci sono autori che osano l'inosabile e disegnano il "pirulazio analitico" addirittura prima della "lallata", scombussolando i lettori.
Ora usciamo dal pantano e mettiamoci comodi in poltrona. Se raccontiamo una scena possiamo farlo scegliendo una scansione temporale più o meno sincopata. Questa scansione nel fumetto si controlla tramite una cosa comunemente definita montaggio (o pirulazio).

Indipendentemente dalla capacità di chi lo usa il montaggio serve.

Ieri mi sono sentito dire questa cosa: "il dibattito è interessante anche se io sono per l'enterteinment, lo sai bene".

Dove stiamo sbagliando? Io non ho mai pensato che un fumetto debba essere solo "impegnato" per essere buono.
Tit tin? Lo stesso Krazy Kat gridano vendetta.

Voglio capire qualcosa sul senso di leggere. Per azzerare la cosa (mi pare di essere tornato agli anni settanta altrimenti) dirò una definizione del magico duo ( Munoz & Sampayo) :
"esistono solo due tipi di romanzi, film o fumetti, quelli buoni e quelli non buoni". Indipendentemente dal fatto che siano più o meno impegnati.
A voi la palla.

andrea barbieri ha detto...

Se c'è un equivoco sul fumetto di intrattenimento credo che parta da me che in un colonnino avevo scritto che non amo leggere cose di "puro intrattenimento". Occorre dirimere. Tit tin, Krazy Kat e tanti altri personaggi secondo me sono bellissimi (ho passato l'infanzia a Servon, Tit tin e la baguette erano il pane quotidiano :-)
Per puro (sottolineo "puro") intrattenimento pensavo a cose seriali, senz'anima.
Anzi dirò di più, mi pare che la voce del fumetto abbia proprio la capacità oltre che di offrire prodotti raffinati e intellettuali, anche prodotti raffinati e popolari, dove "popolare" non è sinonimo di massificato, ma di linguaggio e temi che arrivano con semplicità, con garbo, dritti a tutti. Ecco ammiro molto questa qualità di certi fumetti.

andrea barbieri

Francesco Chiacchio ha detto...

Tarkovskij nel suo libro scolpire il tempo parla di una sostanza intima del materiale girato che si rivela durante la fase del montaggio, attraverso il carattere delle saldature tra le varie parti. Lui parla del cinema ( e dunque di un altro modo di scolpire il tempo), ma secondo voi qual è il momento in cui il senso intimo della storia si manifesta durante la realizzazione di un fumetto?

igort ha detto...

Dipende molto dal metodo che l'autore sceglie. C'è chi scrive la sceneggiatura seguendo il ritmo dei dialoghi e visualizzandolo con una seconda scrittura e chi invece disegna direttamente lo schema delle vignette sul foglio in uno storyboard.

Io credo che la autentica scansione temporale è quella che consegue a una definizione grafica della pagina. Se ci sono 16 piccole vignette non è lo stesso ritmo che se c'è nè una grande.

A ogni modo io credo che una delle cose magiche della lettura del fumetto sia l'arbitrarietà del tempo di lettura.
Io autore posso dilatare il ritmo ma non posso mai sapere quanto l'ho dilatato dentro la testa di un lettore.
Al cinema un dato montaggio dura, poniamo, 1 minuto per tutti i fruitori, lo sfogliare la pagina fa sì che per ognuno di noi sia diverso.

Francesco Chiacchio ha detto...

Un'opera buona ti emoziona: ti fa ridere o ti fa commuovere, o ti sorprende... insomma, una opera buona genera una reazione. ti porta davvero da qualche parte, ti fa fare davvero un viaggetto. un'opera brutta ti lascia indifferente: vuole farti ridere ma tu rimani serio, ecc.. e soprattutto la dimentichi facilmente, come un viaggio che non hai mai fatto.
...sempre indipendentemente dal fatto che sia più o meno impegnata...
che senso avrebbe ritenere un'opera buona solo perchè è "impegnata"?
(...è una parola che non amo molto e, guarda qua, l'ho già scritta due volte...)

igort ha detto...

sottoscrivo in pieno.


Aggiungo solo che quando un lavoro è molto sentito e sincero per un autore io lettore sono il primo ad accorgermene. Le energeie passano attraverso la materia di cui sono fatte. Che sia carta pellicola o vinile.

igort ha detto...

Che dire, caro Sten? Sottoscrivo e condivido molte delle tue idee. Prendere da tutto ciò che ci circonda, prendere da esperienze artistiche sorelle. Senza paura di "essere influenzati". E cercare un equilibrio tra ricerca profonda e comunicazione. A mio avviso queste regole potrebbero portare probabilmente a belle cose.

andrea barbieri ha detto...

Quando i commentatori stanno in silenzio si cominciano a sentire strani rumori: zanng sciummm svashhh...
E' la matita del padrone di casa che si agita sulla carta :-)

Francesco Chiacchio ha detto...

...pensa i vicini di casa :)

andrea barbieri ha detto...

Per me può fare tutto il casino che vuole, basta che vada avanti col Baobab!

CLAUDIO LO SGHI ha detto...

c'è moltissimo ancora da fare
fare..in senso anche di andare oltre quello che è stato già fatto..basta guardarsi da altre parti alla storia millenaria dell 'arti grafiche e della letteratura..molti se la meneranno alla benjamin che il fumetto è un arte a parte ed etc. ma il cinema è dalla letteratura e dalle arti pittoriche che ancora oggi secondo me si muove..certo ha delle categorie tutte sue come il fumetto ma stringi stringi ..c'è molto ancora ..è così giovane ..così come il fumetto..ho dovuto studiare la storia del cinema d'avanguardia ..del cinema puro..sono cose così ingenue che mi meraviglio nessuno cerchi ancora d'andare oltre quelle cose..non si può?..il fumetto è lo stesso giovane...qualcuno verrà..o lo scopriremo noi...che cosa la capacità d'esprimersi per rappresentazioni d' immagini in sequenza in devolutiva o evolutiva può permettersi ancora..a mio avviso dovremmo sbarazzarci della parola e andare verso il silent ..molto più esplicativo. vuoi mettere slacciarsi dalla parola finalmente ?...eppure s' intende....o io..farò un genere nuovo.. la poesia a fumetti..la graphic poetry..che niente ha a che fare con e.e cummings o i futiristi naturalmente..vabbene torneremoci su se rispondete .. è tardi e mi sembra di non dire un granchè..stimolatemi che sono giovane e pronto ad ogni battaglia ciao

www.losghi.blogspot.com


una cosa a "spari d'inchiostro"..perchè dici ancora di regole aristoteliche e di "farsi capire"
non ti ha folgorato abbastanza joyce o seppure Kafka ?

andrea barbieri ha detto...

Inventare la poesia a fumetti... ma il linguaggio della poesia visiva lo hanno inventato anni fa. Insomma bisognerebbe riflettere anche su quelle cose là, vedere cosa è vivo oggi.
Non so, io c'ho quest'idea: un'immagine non è per niente diversa da una parola; è ambigua o significante come la parola; come esistono regole retoriche per formare discorsi, devono esistere per le immagini; che come si pensa con le parole, si pensa con le immagini; Forse è un volo pindarico, forse è banale la ricaduta pratica che ci vedo: prima si pensa qualcosa, prima si capisce qualcosa della realtà, ci si autoanalizza anche, e si arriva a qualcosa di necessario da dire. Poi si disegna.
Lo dico anche in un altro modo: se gli scrittori producono pensiero attraverso le loro storie, anche i fumettisti non potranno scappare dalla responsabilità di dire qualcosa, di pensare.
Capisco che tutto questo discorso possa sembrare contro un fumetto lieve, gioioso, gentile, diretto, popolare. Ecco vorrei che non fosse inteso così, che uno pensa prima, ma poi la tavola è un'altra cosa, lì il pensiero diventa narrazione, che può avere benissimo tutte le qualità che dicevo sopra.

CLAUDIO LO SGHI ha detto...

per spari d' inchiostro : rileggendo sono stato un po' brusco forse , ma evidentemente quando l ho scritto ci credevo molto ..bah ..in effetti NON sono un uomo particolarmente colto ed è di pareri che si parla qui..questa non è una marcia indietro ma un ' ingentilire il mio intervento troppo scritto di getto e magari percepito male...è interessante ciò che dite tutti ..rimarrò a leggere se continuate...

igort ha detto...

Il punto è che in assoluto tutto andrebbe bene. tuto sarebbe potenzialmente geniale o innovativo o degno di nota. La graphic poetry? Perché no? Ma deve commuovermi , interessarmi, fare ridere o piangere.
Smettiamo di pensare, come si faceva negli anni settanta, che tutto è gia stato fatto. La prospettiva è errata. Tutto può essere rifatto a partire da oggi, a condizione che lo si faccia seguendo una pista personale. Per il resto rubiamo a chi ci piace.

andrea barbieri ha detto...

Allora, la prossima volta cerco di contraddire il padrone di casa altrimenti sembro straparaculo. Però, per adesso (ma la prossima volta.. tuoni e fulmini!) mi viene da sottoscrivere. Da lettore sto imparando a slalomeggiare tra roba trita e ritrita (soprattutto nella letteratura). Il trito e ritrito è dato essenzialmente da prodotti che COMBINANO quello che è stato già fatto. Quindi occorre una cultura enciclopedica (ma oggi basta che sia googoleggiante) un pentolone e un mestolo per mescolare il "già fatto", ed ecco la genialata postmoderna: cioè un montaggio furbetto.
Invece bisogna metterci l'anima per commuovermi, toccare la vita: sappiatelo!
Ma sì che lo sapete, siete lettori anche voi :-)

igort ha detto...

il postmoderno è un'estetica, come il rock'n'roll o l'orfismo. Un'estetica è anche un modus vivendi, questo va da sé.
Parliamo di aria fritta se non atterriamo. Non esistono confini per il racconto. Lo dice Spiegelman e lo dimostra Breccia che ha disegnato l'astratto puro.
Punto e a capo. Per commuovere servono grandi storie, grandi personaggi, sopratutto cose da dire.
Le abbiamo?
Viviamo in un epoca in cui la plastica sta invadendo le nostre vite. Tutto trilla, suona, rumoreggia a ritmo della pubblicità. E se vediamo un film come quello di Garrell sul '68 ci sembra troppo lento solo perché viviamo un'ebbrezza futurista e velocista senza la minima ironia o cosapevolezza.

CLAUDIO LO SGHI ha detto...

la metto così stavolta cercando di essere più pragmatico : la mia ricerca riguardo la graphic poetry come ho scioccamente denominato è ciò che mi piacerebbe fare perchè più congeniale al mio modus cogitandi ..non so perfettamente cosa voglio da me ma l alchimia creativa anche se progetti tutto ti tirerà fuori sempre l'elemento non previsto ..anche uno sbaglio può rivelare altre possibilità magari migliori ..dopo anni di prove la storia che sto facendo ora mi sembra si avvicini a quello che avevo in mente ..ma come dice il signor igort ..sarà emozionante ? ..non so ..aspetto con ansia di vedermi tutte le tavole davanti a me finite di tutto punto per scoprirlo e con ciò mi ricollego a ciò che mi piacerebbe leggere..sono daccordo..tutto a condizione che sia Intenso Interessante e Intelligente in senso lato ( un po' come inglese internet ed impresa ..le tre i di berlusconi ).
Spero di aver detto qualcosa di sensato ..non mi andava di essere troppo lungo ma per essere meno vago posso spiegare come si svolge la mia ricerca per un tipo di fumetto "nuovo " ..ma per nuovo intendo a me congieniale ..trovare la mia strada come tutti gli artisti da che mondo e mondo fanno..solo i genii risulteranno rivoluzionari e classici nel senso di fondare una nuova classe ..non abbiamo questa pretesa .